Come si coltiva l’olivo
a Morciano di Leuca (Lecce)
C’è l’abbandono? Se come gli anni scorsi le olive cadute
dagli alberi saranno lasciate a marcire per terra ecco che il paesaggio rurale
ha il problema dell’abbandono. Ci sono però dei buoni esempi da imitare, io vi
racconto quello di Morciano di Leuca.
A Morciano di Leuca
le olive si raccolgono dagli alberi (spruate)
Morciano di Leuca è un Comune a quattro passi da Santa Maria
di Leuca. Finis Terrae Santa Maria di Leuca, dove i romani costruirono sul promontorio
japigeo il tempio dedicato alla dea Minerva la dea protettrice dell’olio. Qui
Antonio Renzo che è anche Presidente della Pro loco di Torre Vado, ha fatto un
esperienza di tecnica colturale dell’olivo che si prolunga ormai da un lustro e
che sottopongo all’attenzione dei colleghi e degli scienziati dell’agricoltura.
Una coltivazione
“SOSTENIBILE” dell’olivo
Intanto l’amico Antonio mi ha riferito che sono ormai nove
anni che lui al suo oliveto non effettua lavorazioni né concimazioni chimiche
né diserbo, né trattamenti antiparassitari con fitofarmaci.
La raccolta (spruatura)
delle olive di Renzo
Quando giungono i primi di ottobre si reca nel suo fondo
pieno di alberi di olivo della varietà ogliarola leccese dove due squadre composte
ognuna da un uomo e due donne provvedono alla raccolta delle olive dall’albero
(spruatura).
L’uomo provvede ad azionare un abbacchiatore che percuote i
rami degli olivi con dei rastrelli azionati meccanicamente in modo tale da far
cadere le olive nelle reti di raccolta. Ho potuto constatare di persona che è
un sistema molto veloce e produttivo e il Sig. Antonio mi ha assicurato che è
anche economico. Inoltre non si rovinano i ramoscelli degli olivi né vi è
danneggiamento per l'albero grazie all’utilizzo delle testine fatte di
materiali di ultima generazione (pettini a fibre di carbonio o di resine
particolarmente elastiche) che raccolgono le olive senza danneggiare la pianta.
La raccolta delle olive che cadono sulla rete che è posta
sotto la proiezione dell’albero viene effettuata dalle due donne.
L’abbacchiatore ha una lunghezza che non gli permette di
arrivare sino in cima alla chioma dell’olivo
Per i rami più alti, li dove il braccio dell’abbacchiatore
non arriva, ecco che il Sig. Renzo ha pensato bene di intervenire con la
cimatura utilizzando una moto sega. Il sig. Antonio ordina all’operatore di
tagliare i rami che siccome sono ad un’altezza tale che non può essere
raggiunta dagli abbacchiatori non potrebbero mai essere oggetto di raccolta
dall’albero. Dopo i vari tagli di ha come risultato finale una chioma
dell’albero di oliva più bassa.
I rami tagliati sono comunque carichi di olive ed è per
questo che vengono bacchiati con un ramo opportunamente preparato. Ho assistito
di persona alla bacchiatura con il ramo di olivo in sostituzione
dell’abbacchiatore pneumatico e ho osservato la rapidità di questa operazione.
Infatti in pochi secondi sotto i colpi di questo ramo che pare una frusta, le
olive cadono sulla rete messa sotto la proiezione dell’albero.
Le foglie concime
organico
Dai rami potati vengono asportate le foglie una parte delle
quali viene data in pasto ai conigli, di cui vi riferirò in altro mio pezzo, e
un’altra parte viene interrata alla base del tronco per divenire un vero e proprio
concime organico
La lotta alla mosca
delle olive inventata dal fratello di Antonio
Il fratello di Antonio Renzo è stato Preside di Scuola
Superiore e professore di Filosofia dell’Università del Salento. Mi ha detto
che aveva un albero di cachi che ogni anno era attaccato dalla mosca. I bei
frutti rossi che tutti ammiriamo in questa stagione erano immangiabili. Stessa
cosa accadeva con gli agrumi. Per questi alberi il professor Renzo ha trovato
un modo per non avere attacchi di questi insetti. Il sistema da lui adottato è
il seguente: ha preso un boccione di plastica di quelli che vengono utilizzati
per mettere il vino, ci ha messo dell’acqua e pochissimo ROGOR che come tutti
sappiamo è il dimetoato o dimethoate ovvero un insetticida della classe dei
fosforganici.
Siccome è un principio attivo neurotossico, nocivo per
l'uomo per ingestione, inalazione e per contatto con la pelle tutti sappiamo
che non possiamo utilizzarlo sulla frutta né sulle olive perché avveleneremmo
noi stessi e le persone che mangiassero quella frutta e quell’olio ottenuto da
olive trattate.
Renzo allontana gli
insetti usando il cattivo odore del rogor
Infatti il professor Renzo non tratta gli alberi, e quindi i
frutti, con questo potente insetticida ma lo mette in un profondo boccione di
plastica lasciando quest’ultimo senza tappo e appendendolo all’albero. Ebbene
né sui cachi, né sui limoni, arance e mandarini si sono fatte vivi gli insetti!
Una vittoria senza aver fatto uso delle armi! La stessa cosa è accaduta per le
olive.
Capite? Nessun trattamento contro la mosca! Solo un boccione
di plastica da 3 litri con qualche decina di grammi di acqua e poco rogor che
basta da solo da deterrente per gli insetti parassiti.
Conclusioni
Io ho solo riferito ciò che mi è stato detto e ciò che ho
osservato. Approfondirò l’argomento seguendo la tecnologia del prof. Renzo e in
conclusione posso affermare che sino a prova contraria, quella dei Fratelli
Renzo sembra una tecnica di coltivazione dell’oliveto che da un olio
assolutamente “biologico” senza contaminazione chimica di alcun tipo. Il
prodotto sano e di primissima qualità degli alberi di olivo dei Fratelli Renzo
è un olio monovarietale di ogliarola leccese. Le tecniche che ho illustrato
ottengono un prodotto finale dal sapore eccezionale e unico nella qualità. Ciò
penso sia possibile sia per la combinazione tra il giusto periodo di raccolta
ed il processo di lavorazione delle olive, sia per il bassissimo grado di
acidità e per le caratteristiche organolettiche e sensoriali che lo rendono
inconfondibile.
Mi rendo conto che queste mie parole faranno riflettere
tutti i colleghi e i produttori che adottano i metodi classici. Mi aspetto da
loro ogni obiezione al fine di iniziare un dibattito che affronti questa o
altre possibili tecnologie per superare le criticità del comparto olivicolo del
Salento.
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