Nel Salento leccese una centrale a Olio lampante di 24 megawatt produrrebbe la stessa energia di 400 ettari di pannelli fotovoltaici.
di Antonio Bruno
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Le biomasse comprendono vari materiali di origine biologica, scarti delle attività agricole riutilizzati in apposite centrali termiche per produrre energia elettrica. Si tratta generalmente di scarti dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'industria. Trarre energia dalle biomasse consente di eliminare rifiuti prodotti dalle attività umane, produrre energia elettrica e ridurre la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio. Una fonte di energia pulita su cui l'UE ha deciso di investire al pari dell'eolico. In questa nota una proposta di un progetto immediatamente cantierabile da sottoporre all’Assessore alle Risorse Agricole Dario Stefano scaturito dal Tavolo Interprovinciale sull’olivicoltura dello scorso 28 febbraio 2011
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I numeri dell’olio d’oliva
Secondo dati ufficiali raccolti da ISMEA, le produzioni maghrebine sono in forte calo, la Turchia con le sue 40 mila tonnellate segna un sensibile ribasso rispetto alla precedente campagna. La Spagna raggiunge le 900.000 tonnellate, la Grecia 400.000 tonnellate, risultando in netto aumento. L'interscambio con l'estero nel comparto degli oli di oliva e di sansa registrava un forte disavanzo.
L'elevato flusso di prodotto in entrata e in uscita dal Paese rischia di cancellare le tracce del vero prodotto nazionale e che il forte ribasso non può non creare forti allarmismi tra i produttori impossibilitati a competere con i prezzi stracciati dei prodotti in ingresso da Spagna, Grecia e Nord-Africa.
Gravi perdite economiche, dunque, per il settore olivicolo italiano e scarsissima sicurezza alimentare sono i dati oggettivi.
Coldiretti Lecce e La Casa dell’ulivo unite nella proposta di valorizzazione energetica dell’olio lampante
Il Presidente della Coldiretti di Lecce Ing. Pantaleo Piccino e il Direttore della Casa dell’olivo di Leverano Francesco Caricato hanno proposto al Tavolo Interprovinciale dello scorso 28 novembre 2011 che l’olio lampante prodotto nel Grande Salento diventi una biomassa da valorizzare trasformandola in energia. Dobbiamo ricordare che nel Grande Salento si produce una grande quantità di olio lampante e che per il commercio seppure può andare avanti in maniera autonoma vi è la necessita di essere legato alle raffinerie che non sono presenti nel Salento. Ma accade che non si raccolgono più le olive da terra e ciò è un duro colpo al sistema di impianti trasformazione, che si è ridotto a meno di un terzo di quello che era tradizionalmente. Rischiamo che salti il sistema produttivo di secondo livello.
Allora non resta che bruciare l’olio lampante? Pare che sia l’unico sistema praticamente attuabile per dare respiro all’olivicoltura, che è storicamente agroenergetica, non nasce cioè per sfamare ma per produrre energia. Il nodo sta nella capacità di una centrale di pagare il prodotto, tenendo presente anche che si ricevono ogni anno 4 miliardi e mezzo per produrre energia da fonti rinnovabili, sarebbe ovvio per il Salento cercare di ritagliarsi un piccolo sistema autoincentivante di energia.
L’olio lampante che è di qualità scadente può, in maniera sostenibile, servire per la produzione di energia.
In una sua nota l’Ing. Pantaleo Piccino scriveva:
“E poi il lampante. L’olivicoltura salentina ha fatto passi da gigante sul piano della qualità. Ma produce ancora una grande quantità di olio lampante. Lo ha sempre prodotto. Lo produce. Sempre lo produrrà. Per non produrre più olio lampante dovremmo abbattere gli ulivi secolari e sostituirli con impianti giovani. Non lo possiamo fare e non lo vogliamo fare. L’olio lampante viene destinato alle raffinerie e molto spesso ce lo ritroviamo nelle bottiglie di finto extravergine. Possiamo essere
servi a vita di un’industria che fa cartello e decide il prezzo sulla nostra pelle? Per progettare correttamente il futuro dobbiamo guardare il nostro passato. L’olivicoltura salentina è stata storicamente una olivicoltura energetica. Dai porti di Gallipoli e Otranto partivano navi cariche di olio lampante destinato ad illuminare tutta l’Europa. Da lì nasce la ricchezza del Salento, la bellezza dei centri storici. Dall’olio lampante. E allora se deve essere federalismo, che federalismo sia. Se deve essere federalismo energetico che federalismo energetico sia. Facciamo approvare dal Governo uno speciale conto energia per l’olivicoltura salentina. Se ci danno la stessa incentivazione del fotovoltaico si può pagare l’olio lampante a 2.20 euro al chilo. E allora per la prima volta potremmo dire ai commercianti: lo vuoi l’olio? Me lo paghi a quanto? O me lo paghi al mio prezzo oppure lo brucio. Lo brucio. Perché è meglio bruciarlo che fare ancora arricchire gente sul nostro lavoro. È vero: l’agricoltura deve sfamare il mondo. Ma prima di sfamare il mondo abbiamo il dovere di sfamare le nostre famiglia.”
L’on.le Adriana Poli Bortone in una interrogazione al Ministro per le Attività Produttive e al Al Ministro per l’ Ambiente osserva che a parità di incentivo stanziato, si potrebbe ottenere, da una centrale da 24 megawatt che utilizza olio d’oliva lampante, la stessa quantità di energia prodotta da un impianto fotovoltaico da 137 megawatt, che le centrali ad olio d’oliva lampante hanno, sicuramente, un impatto ambientale minore rispetto alle centrali fotovoltaiche, che questa scelta di finanziamento risulterebbe a costo zero per lo Stato dal momento che comporterebbe solo uno spostamento, a favore delle centrali che utilizzano olio d’oliva, di aiuti già destinati alle energie rinnovabili, che la possibilità di utilizzare olio d’oliva di bassa qualità disincentiverebbe alcuni produttori fraudolenti da tentativi di sofisticazione alimentare e chiede di introdurre una misura ad hoc all’interno della bozza di decreto sugli incentivi alle energie rinnovabili che favorisca l’utilizzo, come combustibile, di olio d’oliva lampante prodotto esclusivamente sul territorio nazionale.
Sono molti i presidenti di cooperative olivicole del Grande Salento che pensano che il nostro lampante potrebbe essere impiegato per usi energetici visto che si parla tanto dell’esigenza di sperimentare nuove forme di approvvigionamento energetico per liberare l’Occidente dalla dipendenza dal petrolio. Questo permetterebbe di risollevare i dissestati budget delle aziende olivicole salentine ed allo stesso tempo di liberare il mercato da una fetta consistente di lampante che, è bene che la gente lo sappia, finirebbe comunque sulle tavole degli italiani, opportunamente rettificato dalle multinazionali dell’olio”
La proposta di Coldiretti di realizzare una centrale a Olio lampante di 24 megawatt
A parità di incentivo stanziato per un impianto fotovoltaici da 137 megavatt, si potrebbe ricavare la stessa quantità di energia sostenendo invece una centrale da 24 megawatt che utilizzi l’olio d’oliva lampante.
Se si costruisse un impianto fotovoltaici di 137 megaWatt dovremmo ricoprire di pannelli fotovoltaici ben 400 ettari di terreno, invece lo stesso impianto se alimentato con olio lampante assorbirebbe l’intera produzione del Salento leccese senza devastare il Paesaggio rurale. I calcoli di Coldiretti sono stati fatti per assorbire la produzione di olio lampante di 80mila ettari di oliveto. La stessa proposta è a costo zero per lo Stato perché dovrebbe spostare le risorse degli aiuti previsti per le energie rinnovabili alle centrali che utilizzano l’olio lampante.
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