Quelli dell’Agrario di Lecce!
Incontrarsi nell’atrio della scuola che hai frequentato per cinque anni, dopo tanti anni. Sorrisi, frasi, discorsi. Un settore che conta le sue vittorie, i risultati professionali, le criticità e le prospettive. Tutto questo è accaduto stasera presso l’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” di Lecce con tanta emozione e tanto entusiasmo.
Nessuno che abbia trovato da ridire, tutti disponibili a fare per mettere a disposizione dei giovani e dei docenti le esperienze maturate nel lavoro e negli anni.
Dalle 17 alle 18 e 30 tutti hanno raccontato la loro storia, fatta dagli scherzi degli altri studenti che raggiungevano il capoluogo, quelli del liceo e delle altre scuole che non riuscivano a capire a cosa dovesse servire un diploma di Perito Agrario, la suola degli zappatori, la scuola dei contadini. Già! dei contadini, di quelli che non sanno cosa sia scansare le fatiche. Come puoi evitare ciò che ti fa stare bene? Il lavoro con il corpo, muovendo i muscoli, le braccia le gambe per spostare zolle di paesaggio, per sistemarle in maniera tale da consentirgli di darti un frutto, un prodotto che ti permette di nutrirti e di nutrire le altre persone umane. Come può essere un Perito Agrario terra, terra uno scansafatiche? Lavoro e poi ancora lavoro, siamo stati addestrati a questa scuola del lavoro e da questo luogo siamo andati a fare un po’ di tutto, ti ritrovi un Perito Agrario che fa il Dottore Agronomo, ma anche il Medico o l’Avvocato, o l’insegnante o ancora l’impiegato del Comune, il Professore di Università o che ha uno studio di libero professionista.
Volti fieri quelli di questa sera, volti abituati agli scherni e ai dileggi, che hanno subito il destino del contadino “scarpa grossa e cervello fino” che hanno dovuto dare un senso a quel raccogliere olive o tabacco, mentre il rosso tramonto si spandeva tra i giganti del Mediterraneo, quei nove milioni di olivi che da secoli fanno da ombrello al Paesaggio rurale del Salento leccese.
Scrivo di getto, per esprimere tutta la mia soddisfazione per una “convocazione attraverso la rete”, io senza internet sarei uno che scrive e ripone i suoi fogli nel cassetto, anzi no, siccome sono vanitoso non avrei mai scritto, non ha alcun senso scrivere qualcosa che nessuno leggerà. Adesso che ci penso però l’ho fatto! Ha ragione chi afferma che “mai dire mai” davvero, mai dire mai anche per la scrittura dei miei quintali di lettere che nessuno ha mai letto e che con ogni probabilità nessuno mai leggerà. Come mai dire mai e ti capita che comunque, pur amando la letteratura e la storia, pur filosofeggiando in giovinezza, arrivi all’Agrario di Lecce perché te l’ha indicato l’oggetto del tuo desiderio.
Mi sono perso lo so, ma è per dire che oggi abbiamo deciso di fare una iniziativa pubblica che abbia una copertura mediatica e che possa far giungere la “lieta notizia” della costituenda Associazione ex allievi dell’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” di Lecce a tutte le migliaia di colleghi che sono nel Salento e oltre i confini di questa penisola che si stende a Oriente nel mediterraneo.
L’oleologo Luigi Caricato mi ha dato l’incarico di relazionare su questa sera, davvero è difficile, è complicato scrivere le emozioni, le espressioni dei visi, le inflessioni delle voci, gli sguardi di tanti colleghi, dei tantissimi Periti agrari di stasera. Una cosa però è apparsa evidente a tutti, la gioia e la disponibilità di spendersi per l’Agrario di Lecce, la certezza di cogliere frutti meravigliosi e speciali da porgere ai giovani, quei “benedetti figli” che sono così temerari, incoscienti e meravigliosamente folli da intraprendere un ciclo di studi all’Agrario di Lecce. E’ arrivata la prof.ssa Fiorentina De Masi che ha salutato il suo vicario prof. Luigi Paladini e che ha fatto scattare in piedi noi tutti. Una signora ma anche una dirigente e, a scuola, la sindrome dell’allievo ti ritorna, come allora, che dovevamo alzarci ogni ora all’arrivo del professore e ogni volta che giungeva la visita del preside.
Caro dott. Caricato qui ci vuole lei, con la sua Milano, con il suo narrare l’olio, ci vuole lei che ha fatto l’Agrario di Lecce per farlo divenire ciò che è, ovvero la palestra dell’Ambiente che è come tutti sanno al 99% Paesaggio Rurale. Ci vuole il contributo delle donne e degli uomini che hanno passato i 5 anni più importanti della loro vita, che sono quelli dai 12 anni ai 18 anni, quegli anni che ti manifesti per quello che sei, che sei stato e che sarai per il resto della tua vita. Un periodo che rimane impresso, indelebile nell’esperienza di ognuno, anni con i genitori ma anche con i compagni di classe, con le prime ragazze, i primi baci i primi fremiti e le prime sofferenze e delusioni.
L’Agrario di Lecce, il simbolo di ciò che sono e di ciò che sarò per sempre. Queste parole devono risuonare nella mente di tutti noi per risvegliare quel sentimento, quell’amicizia tra persone che fa della nostra professione il mestiere che ti conduce al successo.
Non è detto che il successo sia quello che è considerato da questa società, ma di sicuro tra queste mura, quelle dell’Agrario, sono maturate idee, passioni, sogni, desideri che poi nel corso degli anni si sono realizzati, ciò che si realizza è un successo e chi lo realizza è una persona di successo.
Poi s’è fatto tardi, c’è chi, per esserci, è venuto con la moglie all’uscita della visita dal cardiologo, chi è partito da Erchie, chi ha lasciato l’Università della Basilicata, siamo venuti all’Agrario di Lecce tutti uniti e disponibili per questa straordinaria avventura. Tutti insieme siamo quelli dell’Agrario di Lecce, quelli che hanno successo e che si stanno spendendo per il territorio e la gioventù!
di Antonio Bruno Dottore Agronomo Master Degree IMD Esperto in Diagnostica Urbana e Territoriale
Buongiorno costosa amici!
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