L’olio d’oliva in vendita non è italiano
L’import supera la produzione nazionale e allora come difendere un patrimonio con oltre 250 milioni di piante che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro?
Oggi la maggioranza delle bottiglie di olio confezionate in Italia sono state ottenute in realtà da olive straniere senza che questo sia noto ai consumatori. L’arrivo in Italia di olio di oliva straniero ha raggiunto nel 2011 il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo a 483mila tonnellate, ciò evidenzia come l’Italia sia il primo importatore mondiale di olio che per il 74% viene dalla Spagna, per il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia.
Nel 2011 si è dunque verificato un ulteriore aumento del 3% nelle importazioni di olio di oliva dall’estero, che sono quasi triplicate negli ultimi 20 anni (+163%), sommergendo di fatto la produzione italiana, che sarebbe peraltro quasi sufficiente a coprire i consumi nazionali. Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011.
È scandaloso che in un Paese come l’Italia, che ha conquistato primati mondiali nella qualità dell’extravergine, i cittadini siamo costretti a consumare, con l’inganno, prodotti scadenti ottenuti spesso mescolando prodotti di origine diversa, a dimostrarlo ci sono le ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e i sequestri di prodotto adulterato effettuati dalle forze dell’ordine a partire dal Corpo forestale dello Stato.
Sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza, visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate. E questo nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva.
La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
Antonio Bruno è Laureato in Scienze Agrarie Dottore Agronomo iscritto all'Ordine di Lecce - Esperto in diagnostica urbana e territoriale e studente all'Università del Salento del Corso di laurea in Viticultura ed Enologia
martedì 27 marzo 2012
domenica 25 marzo 2012
Olio Delizia Carapelli da 750 ml venduto a 1,99 centesimi presso la Despar.
http://www.tamtamofferte.com/scheda-prodotto.asp?id=26694
Olio Delizia Carapelli da 750 ml venduto a 1,99 centesimi presso la Despar.
Banale volgarissimo lubrificante». Così Massimo Gargano, presidente dell’Unaprol, ha definito la confezione di olio a prezzo stracciato. Come può una bottiglia venduta a 0,99 centesimi essere in grado di generare reddito se i costi di produzione dell’ olio in Puglia ammontano a 3,59 euro al litro?
Proprio contro queste realtà c’è una proposta di legge dal titolo «Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini».
Olio Delizia Carapelli da 750 ml venduto a 1,99 centesimi presso la Despar.
Banale volgarissimo lubrificante». Così Massimo Gargano, presidente dell’Unaprol, ha definito la confezione di olio a prezzo stracciato. Come può una bottiglia venduta a 0,99 centesimi essere in grado di generare reddito se i costi di produzione dell’ olio in Puglia ammontano a 3,59 euro al litro?
Proprio contro queste realtà c’è una proposta di legge dal titolo «Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini».
Guida all’acquisto di un buon olio extra vergine di oliva
Guida all’acquisto di un buon olio extra vergine di oliva
Dieci consigli per non sbagliare extra vergine di oliva
1. L’etichetta. Leggetela attentamente! È il punto di incontro tra chi vende e chi compra. Deve comunicare nel modo più trasparente informazioni utili per agevolare un acquisto consapevole.Ecco, di seguito alcune regole molto semplici da osservare:
• individuare il produttore ed eventualmente il confezionatore del prodotto, se diverso dal produttore;
• verificare se esista un servizio clienti: per esempio un numero verde ecc.;
• individuare da dove provengono le olive;
• se è frutto di miscela di oli provenienti da diversi paesi del mediterraneo;
• orientarsi sulla genuinità dei prodotti; avvalendosi del sistema dei marchi previsti dall’Unione Europea: DOP, IGP e Biologico;
• verificare se sull’etichetta sia stampato un numero di lotto, per facilitare la rintracciabilità del prodotto stesso;
• non dimenticare le norme generali di igiene sulla sicurezza alimentare;
• diffidare dei luoghi di vendita che non appaiono salubri e siano trascurati nell’ordine e nella pulizia.
2. Meglio un’etichetta più completa
Un’etichetta è più completa se contiene anche indicazioni chimico fisiche. L’olio extra vergine di oliva, più che essere un condimento, è un vero e proprio alimento. Sempre più spesso è consigliato dai medici come elemento fondamentale nelle diete alimentari.
Verificare anche :
3. Il contenuto di acido oleico. È un acido monoinsaturo, che svolge un ruolo importante nella lotta al colesterolo.
4. Il contenuto di polifenoli. Sono sostanze antiossidanti che combattono la formazione di radicali liberi. Queste molecole intervengono nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e di alcune forme tumorali
5. Il contenuto di vitamina E e provitamina A. A queste sono attribuite capacità protettive degli organi e dei tessuti dell’organismo.
Altre informazioni utili per il consumatore
6. Mille sapori e mille colori. Non esiste un solo olio extra vergine di oliva. Da Nord a Sud dell’Italia s’incontra una molteplicità di espressioni organolettiche, che conferiscono al prodotto locale una tipicità unica e spesso irripetibile.
7. La vera ricchezza dell’olio extra vergine di oliva, è la sua diversità rispetto alle miscele standard.
8. I fattori che contribuiscono a diversificare la produzione italiana sono: le diverse cultivar, il clima, l’altitudine.
9. Gli oli extra vergine di oliva non hanno lo stesso sapore. Gli oli extravergini di oliva non sono tutti uguali dal punto di vista organolettico ma si differenziano per l’aroma che può ricordare l’erba verde, i fiori, il pomodoro, la mela o la mandorla, per il colore dal verde intenso al giallo, per il gusto caratterizzato da più o meno intense sensazioni di amaro e piccante.
Il messaggio più importante
10. Non dimenticate che l’olio extra vergine di oliva è una spremuta di frutto e come tale deve avere il sapore dell’oliva. Quando si stappa una confezione di olio extra vergine di oliva, si deve sentire il profumo e la fragranza del frutto appena franto. Quell’odore di fresco, che accompagna l’aroma del prodotto e lo arricchisce con sensazioni sopra descritte. Se non avvertite nulla, e vi coglie qualche dubbio, chiamate il numero verde del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari.
OLIO – Carabinieri NAC e Unaprol presentano al SOL decalogo “senzaimbrolio”
OLIO – Carabinieri NAC e Unaprol presentano al SOL decalogo “senzaimbrolio”
Verona – Dieci regole per non sbagliare. “Senzaimbrolio” il decalogo che aiuta i consumatori a fare acquisti consapevoli, editato dai Carabinieri dei Nuclei Antifrodi Comunitarie del Mipaaf e da Unaprol – consorzio olivicolo italiano sbarca al Sol di Verona. L'iniziativa si inserisce nel quadro del programma di comunicazione istituzionale avviato per diffondere la cultura della legalità e della tutela della qualità nel comparto agro-alimentare con particolare riferimento all’olio extravergine d'oliva.
A seguito di indagini I NAC, Nuclei Antifrodi Carabinieri, hanno individuato, di recente, una frode commerciale sul flusso di commercializzazione dell'olio extravergine d'oliva che ha portato al sequestro di oltre 9000 litri olio risultato deodorato alle analisi di laboratorio.
“Alle analisi di laboratorio, svolte dai tecnici dell'Ispettorato Controllo Qualità e Repressione Frodi – ha riferito il capitano Marco Uguzzoni comandante dei Nac Carabinieri di Parma, il prodotto sequestrato si è rilevato olio deodorato e come tale non commerciabile come olio extravergine d'oliva”. In pratica aveva superato gli indici di deodorazione, gli alchilesteri (75 milligrammi al Kg) previsti dalla vigente normativa comunitaria.
“UNAPROL - ha riferito Silvano Zanelli dirigente del consorzio olivicolo italiano e presidente dell’Aipol di Brescia - ha più volte segnalato le nuove forme di minaccia per le produzioni nazionali che devono confrontarsi con competitors che pongono in commercio olio extra vergine d'oliva a costi bassissimi, ma ben lontani da quello derivato dalla qualità delle cultivar nazionali”.
Risponde a questa necessità la campagna, disposta ogni anno dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di controlli straordinari sulle importazioni dell'olio extravergine d'oliva. Tra i consigli individuati da Unaprol e dai NAC dei Carabinieri nel decalogo presentato oggi particolare attenzione viene dedicata alla lettura delle etichette che deve essere orientata a verificare che il prodotto sia di produzione nazionale, comunitaria o extracomunitaria. Se si tratti di un prodotto DOP/IGP, “che sono marchi che danno ulteriore garanzia sulla zona di produzione circoscritta in una determinata area, e quindi del tragitto breve della filiera” ha riferito Daniele Salvagno vice presidente di Federdop; e se i valori delle qualità nutrizionali siano quelli ottimali.
Continua intanto su tutto il territorio nazionale l’azione di prevenzione dei Nac. I consumatori possono inoltrare richieste di informazioni o segnalazioni di sospetta irregolarità alla casella di posta elettronica ccpacdo@carabinieri.it oppure contattare il numero verde 800 020320.
Per informazioni generali è possibile consultare il sito istituzionale del Reparto dei Carabinieri NAC sul link http://www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/consigli/tematici/.
Per i casi più gravi e urgenti il cittadino può sempre rivolgersi ad una delle oltre 4600 Stazioni Carabinieri diffuse su tutto il territorio nazionale.
Presso lo stand di Unaprol al padiglione Sol di Verona è possibile, fino a mercoledì effettuare gratuitamente le analisi dell’olio extra vergine di oliva. Olivia il macchinario della Foss è in grado analizzare la qualità dei campioni con un semplice test.
Verona, 25 marzo 2012
Verona – Dieci regole per non sbagliare. “Senzaimbrolio” il decalogo che aiuta i consumatori a fare acquisti consapevoli, editato dai Carabinieri dei Nuclei Antifrodi Comunitarie del Mipaaf e da Unaprol – consorzio olivicolo italiano sbarca al Sol di Verona. L'iniziativa si inserisce nel quadro del programma di comunicazione istituzionale avviato per diffondere la cultura della legalità e della tutela della qualità nel comparto agro-alimentare con particolare riferimento all’olio extravergine d'oliva.
A seguito di indagini I NAC, Nuclei Antifrodi Carabinieri, hanno individuato, di recente, una frode commerciale sul flusso di commercializzazione dell'olio extravergine d'oliva che ha portato al sequestro di oltre 9000 litri olio risultato deodorato alle analisi di laboratorio.
“Alle analisi di laboratorio, svolte dai tecnici dell'Ispettorato Controllo Qualità e Repressione Frodi – ha riferito il capitano Marco Uguzzoni comandante dei Nac Carabinieri di Parma, il prodotto sequestrato si è rilevato olio deodorato e come tale non commerciabile come olio extravergine d'oliva”. In pratica aveva superato gli indici di deodorazione, gli alchilesteri (75 milligrammi al Kg) previsti dalla vigente normativa comunitaria.
“UNAPROL - ha riferito Silvano Zanelli dirigente del consorzio olivicolo italiano e presidente dell’Aipol di Brescia - ha più volte segnalato le nuove forme di minaccia per le produzioni nazionali che devono confrontarsi con competitors che pongono in commercio olio extra vergine d'oliva a costi bassissimi, ma ben lontani da quello derivato dalla qualità delle cultivar nazionali”.
Risponde a questa necessità la campagna, disposta ogni anno dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di controlli straordinari sulle importazioni dell'olio extravergine d'oliva. Tra i consigli individuati da Unaprol e dai NAC dei Carabinieri nel decalogo presentato oggi particolare attenzione viene dedicata alla lettura delle etichette che deve essere orientata a verificare che il prodotto sia di produzione nazionale, comunitaria o extracomunitaria. Se si tratti di un prodotto DOP/IGP, “che sono marchi che danno ulteriore garanzia sulla zona di produzione circoscritta in una determinata area, e quindi del tragitto breve della filiera” ha riferito Daniele Salvagno vice presidente di Federdop; e se i valori delle qualità nutrizionali siano quelli ottimali.
Continua intanto su tutto il territorio nazionale l’azione di prevenzione dei Nac. I consumatori possono inoltrare richieste di informazioni o segnalazioni di sospetta irregolarità alla casella di posta elettronica ccpacdo@carabinieri.it oppure contattare il numero verde 800 020320.
Per informazioni generali è possibile consultare il sito istituzionale del Reparto dei Carabinieri NAC sul link http://www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/consigli/tematici/.
Per i casi più gravi e urgenti il cittadino può sempre rivolgersi ad una delle oltre 4600 Stazioni Carabinieri diffuse su tutto il territorio nazionale.
Presso lo stand di Unaprol al padiglione Sol di Verona è possibile, fino a mercoledì effettuare gratuitamente le analisi dell’olio extra vergine di oliva. Olivia il macchinario della Foss è in grado analizzare la qualità dei campioni con un semplice test.
Verona, 25 marzo 2012
sabato 24 marzo 2012
L'importazione di olio di oliva straniero ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale
L'importazione di olio di oliva straniero ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale
Secondo Coldiretti, Fondazione Symbola e Unaprol, negli ultimi tempi l'arrivo in Italia di olio di oliva straniero ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. L'Italia è così arrivata ad essere il primo importatore mondiale di olio che per il 74% viene dalla Spagna, per il 15% dalla Grecia e per il 7 dalla Tunisia. «Oggi – dicono – la maggioranza delle bottiglie di olio proviene da olive straniere, senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori. Gli oli di oliva importati in Italia vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011». Da qui l'idea: una nuova legge sulle etichette che tuteli produttori e consumatori indicando chiaramente l'origine della materia prima. E, in attesa della legge, i produttori consigliano di guardare con diffidenza ai prezzi eccessivamente bassi. Basta sapere che una confezione da un litro di un buon olio extra vergine di oliva, prodotto al 100% con olive italiane, non potrebbe costare sullo scaffale di un supermercato meno di 6 euro.
Secondo Coldiretti, Fondazione Symbola e Unaprol, negli ultimi tempi l'arrivo in Italia di olio di oliva straniero ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. L'Italia è così arrivata ad essere il primo importatore mondiale di olio che per il 74% viene dalla Spagna, per il 15% dalla Grecia e per il 7 dalla Tunisia. «Oggi – dicono – la maggioranza delle bottiglie di olio proviene da olive straniere, senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori. Gli oli di oliva importati in Italia vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011». Da qui l'idea: una nuova legge sulle etichette che tuteli produttori e consumatori indicando chiaramente l'origine della materia prima. E, in attesa della legge, i produttori consigliano di guardare con diffidenza ai prezzi eccessivamente bassi. Basta sapere che una confezione da un litro di un buon olio extra vergine di oliva, prodotto al 100% con olive italiane, non potrebbe costare sullo scaffale di un supermercato meno di 6 euro.
Comunicato stampa del “Forum Ambiente e Salute del Grande Salento”
Comunicato stampa del “Forum Ambiente e Salute del Grande Salento”
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UNA MANIFESTAZIONE CONTRO LA "MACELLERIA TERRITORIALE" DELLA NUOVA SS 16 MAGLIE-OTRANTO!
Appello alla partecipazione di tutti gli amanti della Puglia al Sit-in per salvare Otranto ed il suo entroterra dalla voracità di una nuova SS-16 progettata assolutamente “non a misura di Salento”!
“Si al lavoro che salva e non devasta il Salento: quello della Rinaturalizzazione!”
Una “STRADA PARCO” in una “CANTIERIZZAZIONE VIRTUOSA” davvero, che valorizza il paesaggio!
NON UNA ENNESIMA PERICOLOSA INUTILE STRADA DELLA MORTE AD ALTA VELOCITÀ!
“Un sit-in pacifista gandhiano per riportare i Lumi della Ragione in una regione che li ha smarriti!”
Luogo e data del sit-in: Domenica 25 marzo 2012 pomeriggio ore 17.30 Otranto, svolta per gli Alimini, lungo il tratto terminale della SS-16
L’ ecatombe annunciata di oltre 8000 alberi d’ulivo per il progetto della nuova Strada Statale 16 nel tratto Maglie-Otranto, seppure già impressionate come dato di inaccettabile devastazione, è solo uno dei molteplici gravi fattori di compromissioni del territorio connesso al progetto della nuova Strada Statale 16 nel trato Maglie-Otranto. Un’inaccettabile “macelleria territoriale”, che sta portando i cittadini a manifestare contro l’atteggiamento sotto-culturale ed involutivo che la alimenta, con un primo simbolico sit-in organizzato per Domenica 25 marzo, a partire dalle ore 17.30, in Otranto, nei pressi dello svincolo della SS16 per gli Alimini. Ad organizzarlo è il Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, che fa appello a tutti gli amanti del territorio Apulo-salentino. Alberi da frutto, innumerevoli alberi di specie selvatiche, pini, querce e arbusti della macchia mediterranea, tutti salvabili e trapiantabili come gli ulivi, con le opportune tecniche e nelle opportune stagioni autunno-invernali, ma anche numerosissime testimonianze della civiltà contadina, interi preziosi trulli (“pajare”), ecc., e chilometri di muretti a secco, tutto oggi condannato alla cancellazione per la voracità di un’ opera che risponde ad una filosofia di infrastrutturazione “modello La Svegas”, assolutamente assurda; un mega spreco di denaro pubblico per una già tra le più comode, larghe e transitabili strade a due corsie del basso Salento! Una terra per altro tra le più ricche di strade asfaltate d’ogni tipo, in Italia! La concretizzazione del “paradosso della pianura”, la concezione di dover e poter congiungere con una strada rettilinea ogni punto ad un altro per una asfaltazione totale e paradossale di tutto il vitale suolo! Un sit-in pertanto “illuminista”, come è stato definito, per riportare i “lumi della ragione” in una regione che pare aver smarrito ogni misura ed ogni dimensione di vera eco-sostenibilità! Un sit-in che non nega le aspirazioni al lavoro, anzi, degli operai e manovalanze varie che dall’apertura dei cantieri sperano di trarre alcuni mesi di stipendio, prima di tornare nel baratro dell’ inoccupazione, ma che afferma invece un principio fondamentale: “il lavoro si, ma il lavoro deve essere etico e di quella vera pubblica utilità che lo rende nobile!” Non si può, per dare “lavoro” genericamente, commissionare opere inutili e devastanti per il paesaggio storico-naturale del Salento, che è la vera ricchezza di questa terra, per il suo fascino ed appeal turistico e per le produzioni della tipicità agro-silvo-pastorali, da cui dipende l’economia vera, destagionalizzata, tutto l’anno del territorio, ovvero di migliaia e migliaia di famiglie, e da cui dipende il benessere psico-fisico di tutti gli abitanti del Salento; valori, paesaggio e salute-qualità di vita, tutelati tutti dalla nostra Costituzione (art. 9 e art. 32). No dunque ad un lavoro effimero fondato immoralmente nella ripetizione infinita e ritmica dell’ erosione, della fagocitazione di porzioni crescenti di territorio, cementificate, sfregiate, profanate, cavate, stuprate ed asfaltate nell’entroterra come anche nel mare, (vedi i progetti anche per talvolta inutili mega-porti). Si, dunque, all’ impiego continuo e stabile di quelle stesse forze lavorative, e non, nell’ opera di ricostruzione dell’ infrastruttura di cui il Salento ha davvero e grande bisogno: la bonifica dagli inquinanti con restauro paesaggistico dei suoi territori nel rispetto del suo inconfondibile Genius loci, il restauro-ricostruzione dei beni culturali distrutti o in rovina, la decemetificazione, la riforestazione con piante autoctone naturali assolutamente NO OGM (organismi mutati geneticamente), l’incremento dei suoli agricoli strappati all’antropizzazione degradante e ridati all’”agricoltura del biologico, della tradizione e della salute”, che ovunque deve essere sostituita all’ “agricoltura della chimica di sintesi, hi-tech e del nocivo”!
E per tutto questo si deve ripartire proprio, oggi e non domani, dalla Maglie-Otranto, la strada che congiunge la città patrimonio UNESCO di Otranto nel “Parco naturale costiero Otranto-Santa Maria di Leuca”, con la città di Maglie e quella di Muro Leccese da cui si entra nella vasta area del costituendo importante nell’ entroterra “Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere” fortemente voluto, come volano di vera crescita culturale ed economica e di tutela dagli stessi cittadini e dalle giovani generazioni, e fondato sulla massimizzazione dell’estetica del pittoresco storico-naturale e sulla bio-compatibilità!
Da qui i punti cardine della filosofia virtuosa che sarà affermata per quello che deve essere il progetto modificato all’ insegna della virtuosità mancante per la nuova SS16!
Il ripensamento dovuto del progetto per passare dall’anacronistico “modello Dubai” autostradale con quattro mega-corsie con maxi-complanari e svincoli faraonici, ipercavalcavia di soffocante cemento, e dispendio copiosissimo di denaro pubblico, al modello di una ben più utile “Strada Parco”, che valorizza invece il territorio, favorisce la scorrevolezza del traffico ma scoraggia l’alta velocità foriera di mortali incidenti, e favorisce l’uso della bicicletta, vietando rigorosamente ai comuni di cambiare la destinazione d’uso nella fascia di un chilometro intorno alla strada perché restino rurali le aree attraversate e non ricettacolo squallido di industrie, capannoni e centri commerciali come già avvenuto nel tratto Maglie-Lecce della stessa SS16 nei decenni di “barbarie del cemento” recentemente trascorsi. Una strada dove tutti i muretti a secco vengono ricostruiti e costruiti anche dove assenti e soprattutto al posto delle “orride recinzioni in cemento” o moderno metallo che oggi in alcuni tratti offendono il percorso e che nell’allargamento delle carreggiate saranno finalmente abbattute; dove si piantano piante autoctone, (non le si estirpano!), e dove tutta la strada viene ribordata al di là delle piste ciclabili e a debita distanza di sicurezza da due file paesaggistiche continue parallele interminabili di Pini ad ombrello (il mediterraneo pittoresco Pinus pinea), come era in origine, ancora nella prima metà del ‘900, proprio quel tratto panoramico di strada della 16 tra Maglie e Otranto! Una civiltà del paesaggio e della bellezza, e dunque del rispetto per il prossimo, che dobbiamo oggi ripristinare! Un nuovo progetto dove con quella che è stata definita una “cantierizzazione virtuosa”, (ad oggi del tutto mancante!), nel mero ampliamento delle carreggiate, tutti gli alberi, non solo del sacro olivo, ma anche di tutte le altre specie da frutto e selvatiche e gli arbusti della macchia mediterranea vengono recuperati e trapiantati sempre nella medesima zona nelle aree poste nei coni visuali che si godono dalla stessa SS16! Una cantierizzazione in cui tutti gli eventuali “abituri” rurali e trulli, inevitabilmente non bypassabili dall’allargamento della strada, vengono ben rilevati pezzo pezzo e pezzo per pezzo smontati e ricostruiti poco oltre dalle manovalanze espertissime della pietra a secco del Salento! Dove tutti gli interventi abbiano a monte e nel mentre indagini archeologiche accuratissime con la collaborazione delle Soprintendenza atte a suggerirne varianti progettuali a monte ed in corso d’opera. Una strada con divieto assoluto di cartellonistica pubblicitaria, che si snoda nel mosaico restaurato del tipico paesaggio salentino per tutti i suoi chilometri da Maglie ad Otranto; un paesaggio che alterna masserie, uliveti, pascoli rocciosi, orti e giardini, pinete, querceti, vista di serre e valli fluviali idruntine, del mare del Canale d’Otranto all’ orizzonte e degli alti Monti dell’ Epiro.
Tanto lavoro non solo per gli operai della movimentazione terra, ma anche per altri e per altre professionalità, primi fra tutti i vivaisti dell’autoctono, e i giovani maestri della pietra a secco formati dai tanti corsi fatti nella nostra provincia in merito! E soprattutto, infine, un’ opera utile davvero al Salento, la “strada parco”, per farlo crescere nella “strada” che ha imboccato e che è stata sancita dal PTCP, il Piano di Coordinamento Territoriale della Provincia di Lecce adottato nel 2009, che consacra il Salento quale “Parco Naturale e Culturale dei 100 e più comuni”; il Salento che tutti vogliamo e la cui edificazione motiverà tutti coloro che, amando il nostro territorio, parteciperanno all’appello di partecipazione a questo primo pacifista sit-in dei lumi della ragione!
E’ per questo, che tutto questo processo virtuoso si deve svolgere azzerando da parte dei più diretti interessati alla cantierizzazione e di quegli eventuali politici al loro fianco, ogni conflittualità inutile, sterile e perditempo, vero freno alla crescita culturale e al miglioramento della nostra terra, per un costruttivo dialogo con ANAS, il Governo e tutte le istituzioni territoriali (i comuni attraversati di Maglie, Muro Leccese, Palmariggi, Giurdignano e Otranto), Provincia di Lecce e Regione Puglia), specie poi in questo momento storico di crisi, dove la “misura”, ed “equità”, ed il “rispetto” dei territori e delle loro genti ed esigenze, devono essere i fari più brillanti da perseguire tutti insieme per il Bene Vero di Tutti e Tutto!
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UNA MANIFESTAZIONE CONTRO LA "MACELLERIA TERRITORIALE" DELLA NUOVA SS 16 MAGLIE-OTRANTO!
Appello alla partecipazione di tutti gli amanti della Puglia al Sit-in per salvare Otranto ed il suo entroterra dalla voracità di una nuova SS-16 progettata assolutamente “non a misura di Salento”!
“Si al lavoro che salva e non devasta il Salento: quello della Rinaturalizzazione!”
Una “STRADA PARCO” in una “CANTIERIZZAZIONE VIRTUOSA” davvero, che valorizza il paesaggio!
NON UNA ENNESIMA PERICOLOSA INUTILE STRADA DELLA MORTE AD ALTA VELOCITÀ!
“Un sit-in pacifista gandhiano per riportare i Lumi della Ragione in una regione che li ha smarriti!”
Luogo e data del sit-in: Domenica 25 marzo 2012 pomeriggio ore 17.30 Otranto, svolta per gli Alimini, lungo il tratto terminale della SS-16
L’ ecatombe annunciata di oltre 8000 alberi d’ulivo per il progetto della nuova Strada Statale 16 nel tratto Maglie-Otranto, seppure già impressionate come dato di inaccettabile devastazione, è solo uno dei molteplici gravi fattori di compromissioni del territorio connesso al progetto della nuova Strada Statale 16 nel trato Maglie-Otranto. Un’inaccettabile “macelleria territoriale”, che sta portando i cittadini a manifestare contro l’atteggiamento sotto-culturale ed involutivo che la alimenta, con un primo simbolico sit-in organizzato per Domenica 25 marzo, a partire dalle ore 17.30, in Otranto, nei pressi dello svincolo della SS16 per gli Alimini. Ad organizzarlo è il Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, che fa appello a tutti gli amanti del territorio Apulo-salentino. Alberi da frutto, innumerevoli alberi di specie selvatiche, pini, querce e arbusti della macchia mediterranea, tutti salvabili e trapiantabili come gli ulivi, con le opportune tecniche e nelle opportune stagioni autunno-invernali, ma anche numerosissime testimonianze della civiltà contadina, interi preziosi trulli (“pajare”), ecc., e chilometri di muretti a secco, tutto oggi condannato alla cancellazione per la voracità di un’ opera che risponde ad una filosofia di infrastrutturazione “modello La Svegas”, assolutamente assurda; un mega spreco di denaro pubblico per una già tra le più comode, larghe e transitabili strade a due corsie del basso Salento! Una terra per altro tra le più ricche di strade asfaltate d’ogni tipo, in Italia! La concretizzazione del “paradosso della pianura”, la concezione di dover e poter congiungere con una strada rettilinea ogni punto ad un altro per una asfaltazione totale e paradossale di tutto il vitale suolo! Un sit-in pertanto “illuminista”, come è stato definito, per riportare i “lumi della ragione” in una regione che pare aver smarrito ogni misura ed ogni dimensione di vera eco-sostenibilità! Un sit-in che non nega le aspirazioni al lavoro, anzi, degli operai e manovalanze varie che dall’apertura dei cantieri sperano di trarre alcuni mesi di stipendio, prima di tornare nel baratro dell’ inoccupazione, ma che afferma invece un principio fondamentale: “il lavoro si, ma il lavoro deve essere etico e di quella vera pubblica utilità che lo rende nobile!” Non si può, per dare “lavoro” genericamente, commissionare opere inutili e devastanti per il paesaggio storico-naturale del Salento, che è la vera ricchezza di questa terra, per il suo fascino ed appeal turistico e per le produzioni della tipicità agro-silvo-pastorali, da cui dipende l’economia vera, destagionalizzata, tutto l’anno del territorio, ovvero di migliaia e migliaia di famiglie, e da cui dipende il benessere psico-fisico di tutti gli abitanti del Salento; valori, paesaggio e salute-qualità di vita, tutelati tutti dalla nostra Costituzione (art. 9 e art. 32). No dunque ad un lavoro effimero fondato immoralmente nella ripetizione infinita e ritmica dell’ erosione, della fagocitazione di porzioni crescenti di territorio, cementificate, sfregiate, profanate, cavate, stuprate ed asfaltate nell’entroterra come anche nel mare, (vedi i progetti anche per talvolta inutili mega-porti). Si, dunque, all’ impiego continuo e stabile di quelle stesse forze lavorative, e non, nell’ opera di ricostruzione dell’ infrastruttura di cui il Salento ha davvero e grande bisogno: la bonifica dagli inquinanti con restauro paesaggistico dei suoi territori nel rispetto del suo inconfondibile Genius loci, il restauro-ricostruzione dei beni culturali distrutti o in rovina, la decemetificazione, la riforestazione con piante autoctone naturali assolutamente NO OGM (organismi mutati geneticamente), l’incremento dei suoli agricoli strappati all’antropizzazione degradante e ridati all’”agricoltura del biologico, della tradizione e della salute”, che ovunque deve essere sostituita all’ “agricoltura della chimica di sintesi, hi-tech e del nocivo”!
E per tutto questo si deve ripartire proprio, oggi e non domani, dalla Maglie-Otranto, la strada che congiunge la città patrimonio UNESCO di Otranto nel “Parco naturale costiero Otranto-Santa Maria di Leuca”, con la città di Maglie e quella di Muro Leccese da cui si entra nella vasta area del costituendo importante nell’ entroterra “Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere” fortemente voluto, come volano di vera crescita culturale ed economica e di tutela dagli stessi cittadini e dalle giovani generazioni, e fondato sulla massimizzazione dell’estetica del pittoresco storico-naturale e sulla bio-compatibilità!
Da qui i punti cardine della filosofia virtuosa che sarà affermata per quello che deve essere il progetto modificato all’ insegna della virtuosità mancante per la nuova SS16!
Il ripensamento dovuto del progetto per passare dall’anacronistico “modello Dubai” autostradale con quattro mega-corsie con maxi-complanari e svincoli faraonici, ipercavalcavia di soffocante cemento, e dispendio copiosissimo di denaro pubblico, al modello di una ben più utile “Strada Parco”, che valorizza invece il territorio, favorisce la scorrevolezza del traffico ma scoraggia l’alta velocità foriera di mortali incidenti, e favorisce l’uso della bicicletta, vietando rigorosamente ai comuni di cambiare la destinazione d’uso nella fascia di un chilometro intorno alla strada perché restino rurali le aree attraversate e non ricettacolo squallido di industrie, capannoni e centri commerciali come già avvenuto nel tratto Maglie-Lecce della stessa SS16 nei decenni di “barbarie del cemento” recentemente trascorsi. Una strada dove tutti i muretti a secco vengono ricostruiti e costruiti anche dove assenti e soprattutto al posto delle “orride recinzioni in cemento” o moderno metallo che oggi in alcuni tratti offendono il percorso e che nell’allargamento delle carreggiate saranno finalmente abbattute; dove si piantano piante autoctone, (non le si estirpano!), e dove tutta la strada viene ribordata al di là delle piste ciclabili e a debita distanza di sicurezza da due file paesaggistiche continue parallele interminabili di Pini ad ombrello (il mediterraneo pittoresco Pinus pinea), come era in origine, ancora nella prima metà del ‘900, proprio quel tratto panoramico di strada della 16 tra Maglie e Otranto! Una civiltà del paesaggio e della bellezza, e dunque del rispetto per il prossimo, che dobbiamo oggi ripristinare! Un nuovo progetto dove con quella che è stata definita una “cantierizzazione virtuosa”, (ad oggi del tutto mancante!), nel mero ampliamento delle carreggiate, tutti gli alberi, non solo del sacro olivo, ma anche di tutte le altre specie da frutto e selvatiche e gli arbusti della macchia mediterranea vengono recuperati e trapiantati sempre nella medesima zona nelle aree poste nei coni visuali che si godono dalla stessa SS16! Una cantierizzazione in cui tutti gli eventuali “abituri” rurali e trulli, inevitabilmente non bypassabili dall’allargamento della strada, vengono ben rilevati pezzo pezzo e pezzo per pezzo smontati e ricostruiti poco oltre dalle manovalanze espertissime della pietra a secco del Salento! Dove tutti gli interventi abbiano a monte e nel mentre indagini archeologiche accuratissime con la collaborazione delle Soprintendenza atte a suggerirne varianti progettuali a monte ed in corso d’opera. Una strada con divieto assoluto di cartellonistica pubblicitaria, che si snoda nel mosaico restaurato del tipico paesaggio salentino per tutti i suoi chilometri da Maglie ad Otranto; un paesaggio che alterna masserie, uliveti, pascoli rocciosi, orti e giardini, pinete, querceti, vista di serre e valli fluviali idruntine, del mare del Canale d’Otranto all’ orizzonte e degli alti Monti dell’ Epiro.
Tanto lavoro non solo per gli operai della movimentazione terra, ma anche per altri e per altre professionalità, primi fra tutti i vivaisti dell’autoctono, e i giovani maestri della pietra a secco formati dai tanti corsi fatti nella nostra provincia in merito! E soprattutto, infine, un’ opera utile davvero al Salento, la “strada parco”, per farlo crescere nella “strada” che ha imboccato e che è stata sancita dal PTCP, il Piano di Coordinamento Territoriale della Provincia di Lecce adottato nel 2009, che consacra il Salento quale “Parco Naturale e Culturale dei 100 e più comuni”; il Salento che tutti vogliamo e la cui edificazione motiverà tutti coloro che, amando il nostro territorio, parteciperanno all’appello di partecipazione a questo primo pacifista sit-in dei lumi della ragione!
E’ per questo, che tutto questo processo virtuoso si deve svolgere azzerando da parte dei più diretti interessati alla cantierizzazione e di quegli eventuali politici al loro fianco, ogni conflittualità inutile, sterile e perditempo, vero freno alla crescita culturale e al miglioramento della nostra terra, per un costruttivo dialogo con ANAS, il Governo e tutte le istituzioni territoriali (i comuni attraversati di Maglie, Muro Leccese, Palmariggi, Giurdignano e Otranto), Provincia di Lecce e Regione Puglia), specie poi in questo momento storico di crisi, dove la “misura”, ed “equità”, ed il “rispetto” dei territori e delle loro genti ed esigenze, devono essere i fari più brillanti da perseguire tutti insieme per il Bene Vero di Tutti e Tutto!
venerdì 23 marzo 2012
Coltiviamo insieme Corviale
Coltiviamo insieme Corviale
Prove di innovazione sociale
1. Il percorso di progettazione partecipativo dal basso riguardante “Corviale Domani” è volto a proporre un Piano Strategico condiviso in base ai principi della Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili. Si tratta di affrontare lo sviluppo urbano con un approccio globale: integrare politiche diverse; potenziare l’economia; creare e assicurare spazi pubblici e infrastrutture di qualità; progettare il territorio andando oltre l’urbano e il rurale; salvaguardare e valorizzare i beni paesaggistici e architettonici, sia storici che contemporanei; irrobustire il sistema della conoscenza; migliorare l’ambiente e l’efficienza energetica; favorire l’integrazione degli immigrati regolari come condizione per elevare i livelli di sicurezza. Federalismo, sussidiarietà ed economia civile dovranno essere i perni di uno sviluppo umano, i cui indicatori, oltre il livello del Pil, siano anche la coesione e la sostenibilità ambientale.
2. Tra le cause della crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008 va considerato il venir meno della fiducia, della collaborazione, dello spirito di coesione, della solidarietà. Si tratta di quel patrimonio su cui sono nati il mercato e lo Stato e che costituisce l’ingrediente principale per farli funzionare correttamente. E questo patrimonio lo produce la società civile, che è fatta di relazioni sociali imbastite sulla base di un impulso valoriale non egoistico. Le relazioni sociali sono fatte di amicizia e fiducia, che a loro volta devono sempre andare di pari passo con la responsabilità. La responsabilità è l’obbligo di rendere conto agli altri di quel che si fa e di come lo si fa; è rispondere ai bisogni e alle richieste dell’altro. Se l’amicizia si imposta solo sul vantaggio reciproco e non sul mutuo aiuto è destinata ad estinguersi. Se viceversa l’amicizia si alimenta di fiducia e responsabilità si accresce anche il senso di fraternità. Tra i tre pilastri della Rivoluzione francese, quello della fraternità è stato il pilastro più trascurato: espressione emblematica delle società rurali è stato visto come una palla al piede del progresso e dunque da tenere ai margini; ma oggi riemerge come elemento ineliminabile per il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e dell’economia di mercato.
La ruralità contemporanea – un fenomeno sociale di grande rilevanza avviatosi nelle società industriali tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso - è la manifestazione più evidente del riemergere nelle società moderne di bisogni ancestrali legati alle relazioni uomo-terra e uomo-cibo che si erano determinate nell’ambito di assetti comunitari e di forme collettive di utilizzazione delle risorse naturali, considerate da tempi immemorabili come beni comuni. Si tratta di bisogni diffusi di socialità e fraternità che si manifestano, ancora in modo latente e soprattutto nelle realtà metropolitane, come reazione al disagio urbano. Tali bisogni andrebbero trasformati in domanda strutturata di beni materiali e immateriali per poter costruire nuove forme di vivibilità, di cura, di convivialità, di produzione, di scambio, di consumo, e contribuire così ad affrontare la crisi economica e il disagio diffuso delle realtà urbane. Andrebbe, però, abbandonata una cultura architettonica e urbanistica legata ad una visione urbanocentrica del governo del territorio, che vede nettamente sconnesse le funzioni della città da quelle svolte dalla campagna. E occorrerebbe ripensare interamente i modelli di welfare e di governo del territorio, nonché il senso stesso del luogo e dell’abitare, alla luce dei nuovi problemi e delle nuove opportunità che la globalizzazione, l’insicurezza alimentare, il rischio di esaurimento delle risorse naturali, la crisi energetica, i cambiamenti climatici e l’intensificarsi dei flussi migratori hanno dischiuso dinanzi a noi.
3. La ruralità contemporanea può, pertanto, costituire il nuovo scenario entro cui Corviale, da problematico aggregato insediativo, può trasformarsi in aggregatore di socialità positive. Tale evoluzione è possibile se si governano processi che già stanno avvenendo spontaneamente. Infatti, la Città Capitale non cresce più come espansione di nuove articolazioni di un unico insediamento originario, ma si sono sviluppate ulteriori centralità per dinamiche sociali autonome. Inoltre, Roma non cresce più in assoluto e perde quote significative di abitanti, mentre ha preso corpo di fatto un’area metropolitana di ingenti dimensioni che pone l’esigenza di risolvere, in siffatta scala, problemi sociali fondamentali che si sono acutizzati nell’ultimo periodo. Sia all’interno della Città Capitale che nei Comuni vicini, frammenti urbanizzati si alternano con residui di ambienti rurali e con aree di manufatti ereditati dal passato, dando luogo ad insediamenti promiscui. In contiguità con quest’ultimi si estendono, d’altro canto, aree tutelate all’interno di parchi urbani o regionali dove verde urbano, ville e zone a colture di orti inglobano in vario modo casolari, granai e stalle del passato. Ad esempio, Corviale convive con due Riserve Naturali d’inestimabile valore estese per 1350 ettari. Permane altrove, nelle zone di minore densità abitativa, la campagna tradizionale, come si è strutturata dopo gli interventi di bonifica e riorganizzazione fondiaria degli inizi del XX secolo e dopo la riforma agraria dei successivi anni Cinquanta-Sessanta, alternando aziende di dimensioni diversificate. Infine, vi sono zone nelle quali la campagna è attrezzata secondo esigenze che non corrispondono più alla tradizionale funzione di produzione agroalimentare ma ad una domanda di servizi nuovi che i cittadini richiedono: aziende agro-ambientali, agriturismi, fattorie sociali, orti urbani, centri sportivi e per il tempo libero, maneggi, body farm, cliniche per animali, vivai, ecc.
4. Si sono rese più complesse le attese nei confronti degli spazi agricoli e dei sistemi di relazione in cui sono integrati e implicati. Le villettopoli dei ricchi convivono coi tuguri degli immigrati. La ricerca di senso e di nuovi stili di vita, da parte di persone provate dal disagio contemporaneo, s’incrocia coi bisogni abitativi di giovani coppie e di nuovi poveri. Dunque, un nuovo mondo, composito e promiscuo, è protagonista di un fenomeno ancora sottovalutato, che va sotto il nome di “rurbanizzazione”: un sovrapporsi di urbanizzazione e ruralizzazione, una sorta di continuum urbano-rurale, in cui è sempre più difficile distinguere ciò che è città da ciò che è campagna.
La dimensione “rurbana” fa emergere con maggiore evidenza che in altri contesti iniziative innovative come i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) o i Mercati Agricoli di vendita, che ripropongono la cultura del cibo locale o filiera corta, come riconnessione del legame tra produttore e consumatore e tra spazio urbano e spazio rurale e come garanzia di accesso al cibo di qualità soprattutto nelle aree dove si concentra la popolazione a più basso reddito.
Alla luce di questi fenomeni, siamo convinti che occorra conciliare le esigenze di tutela agroambientale e storico-culturale con quelle relative alla vita sociale ed economica, per porre le aree agricole nella condizione di produrre cibo sano e di qualità e fornire servizi sociali, culturali, turistici e ambientali in modo sostenibile, nonché per garantire reale vivibilità ai frammenti urbani.
Oggi la riscoperta della multifunzionalità dell’agricoltura e le componenti strategiche che si vanno affermando nella pianificazione territoriale potrebbero consentire di perseguire più ampi e organici obiettivi di tutela del territorio, sviluppo locale, interazione nel rapporto urbano-rurale. Ci vorrebbe un nuovo approccio interdisciplinare che permetta di integrare l’agricoltura e il sistema alimentare nella crescita urbana, creare attività innovative capaci di forgiare modelli di visione e di dare ad essi valore estetico e avviare percorsi condivisi di sviluppo intesi come nuove costruzioni sociali. Agricoltura “sui tetti”, co-housing, agricoltura sociale, orti urbani, food hubs, economia di comunione sono soltanto alcuni esempi di innovazioni organizzative, in cui le dicotomie città/campagna, modernità/tradizione, complesso/semplice fanno spazio a forme reali, possibili e sostenibili dell’abitare.
5. Principi imprescindibili per progettare il territorio di Corviale sono quelli contenuti nella Convenzione europea sul Paesaggio che definisce “obiettivo di qualità paesaggistica” la formulazione da parte delle autorità pubbliche competenti “delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita”. Il che significa fondare lo sviluppo del territorio di Corviale sull’equilibrio tra bisogni sociali, attività economiche e ambiente e sull’aspirazione della popolazione locale di svolgere un ruolo attivo nelle trasformazioni del proprio paesaggio quale elemento fondamentale del patrimonio storico e culturale del Quadrante e fattore di sviluppo. In siffatto contesto diventa decisiva un’azione mirata a promuovere e assicurare spazi pubblici e collettivi, intesi come luoghi di socialità, convivialità, creatività, integrazione e sicurezza. Si tratta di introdurre modelli di welfare che permettano di promuovere processi economico-produttivi capaci di generare ricchezza e contestualmente spazi collettivi e beni relazionali, quali arte, cultura, salute, conoscenza, ecc., potenziando un’economia civile e mercati sociali in grado di creare benessere e rafforzare i legami comunitari.
Gli spazi e gli interessi pubblici andrebbero, altresì, pianificati e gestiti in base al principio di sussidiarietà per superare la pianificazione centralizzata e uniforme e collocare l’esercizio di competenze statali, regionali e comunali all’interno di dimensioni commisurate agli insediamenti attuali e possibili.
Va, inoltre, superata la separazione tra la dimensione istituzionale (Stato, Regione, Comune) e quella della società civile, integrando nei processi di elaborazione e di controllo sia le molteplici competenze tecnico-scientifiche necessarie, sia i gruppi sociali e culturali presenti sul territorio.
6. Gli spazi dell’agricoltura periurbana andrebbero considerati a pieno titolo nell’elaborazione degli strumenti urbanistici. Finora la sola tutela dei terreni agricoli dall’edificazione non è stata, infatti, sufficiente a garantirne il mantenimento perché tali aree, prive di una funzione specifica corrispondente alla propria vocazionalità e alle esigenze di una comunità, diventano “non luoghi” in attesa di essere edificati.
Si tratta di creare le condizioni per superare la separazione tra urbano e rurale e promuovere sviluppo economico e sociale guardando al territorio nel suo insieme. Occorre eliminare una sorta di "divisione del lavoro" tra chi pianifica e realizza i quartieri e i servizi tradizionalmente considerati urbani e ne gestisce le problematicità e chi, invece, è addetto alla pianificazione e gestione delle aree agricole, a partire da quelle protette.
Per progettare le attività produttive e i servizi che si potrebbero svolgere nelle aree agricole periurbane occorrerebbe programmare un mix di azioni: un’indagine precisa sugli andamenti demografici e sul mercato del lavoro del territorio di riferimento; un’inchiesta a tappeto dei bisogni sociali a livello locale; una verifica dei bisogni più suscettibili di tradursi in domanda strutturata di prodotti e servizi; una disamina delle problematiche riguardanti l’offerta di servizi e di prodotti di qualità da parte delle strutture agricole; un percorso formativo per soggetti imprenditoriali di tipo privatistico e non lucrativo a cui affidare la gestione dei patrimoni pubblici, in base a capitolati che prevedano chiari indirizzi di utilità sociale; forme di partecipazione attiva per promuovere utilizzi produttivi e “terziari” del patrimonio privato (casali, ecc.) in un'ottica intersettoriale e integrata che ponga al centro i bisogni sociali e abitativi nel rispetto delle risorse ambientali e paesaggistiche.
7. Si vanno diffondendo anche a Roma pratiche economicamente sostenibili che producono ben-essere e inclusione, mediante processi produttivi e beni relazionali propri dell’agricoltura e delle tradizioni civili di solidarietà e mutuo aiuto del mondo rurale. Si tratta di attività in cui persone provate da varie forme di svantaggio o disagio danno un significato alla propria vita e un senso alle proprie capacità, misurandosi con ritmi naturali, ambienti aperti, processi produttivi che forniscono risultati tangibili, diretti e comprensibili, in termini di miglioramento delle proprie condizioni di salute, e permettono percorsi più efficaci di apprendimento, autostima e partecipazione. Tali esperienze sono legate ad un’idea d’impresa in cui viene praticata una diversa gerarchia degli obiettivi imprenditoriali: in particolare, quelli riferiti alla promozione umana e alla giustizia sociale precedono quello della massimizzazione del profitto. Per i protagonisti di queste pratiche non si tratta di auto-infliggersi un sacrificio e trovarlo gratificante perché finalizzato ad una causa nobile ma di ricercare nuove convenienze economiche in una competizione di mercato intesa come intreccio complesso di cooperazione e concorrenza. Per descrivere la concorrenza cooperativa è stato creato il neologismo co-opetition che distingue tale modello dal prevalente modello competitivo di tipo posizionale (c’è chi vince e c’è chi perde come in una gara sportiva) in quanto si fonda sul mutuo vantaggio dei soggetti dello scambio di mercato. In sostanza, tali soggetti (persone deboli inserite nell’attività, imprenditori agricoli, operatori sociali, consumatori, soggetti pubblici e privati del territorio) agiscono come un team per raggiungere obiettivi comuni in grado di avvantaggiare tutti i partecipanti dello scambio economico. In questa ottica la scelta di perseguire prioritariamente l’obiettivo di produrre beni relazionali inclusivi accresce, nel soggetto imprenditoriale che la compie, reputazione e visibilità nelle comunità locali. In tal modo diventa più facile costruire relazioni con gruppi di acquisto e network di consumatori, al fine di creare ulteriori quote di mercato, in grado di compensare gli eventuali costi aggiuntivi per inserimenti lavorativi rispettosi della dignità umana e per servizi sociali non sempre e non del tutto sostenuti dal pubblico. La co-opetition permette di rendere economicamente sostenibile l’iniziativa imprenditoriale di coloro che scelgono di praticarla perché, negli ultimi decenni, è emersa una novità di rilievo nell’agricoltura e nei rapporti urbano/rurale. Si tratta dell’entrata in scena di una particolare tipologia di consumatore che vuol essere partecipe del progetto con cui si crea il prodotto agricolo e non semplicemente spettatore passivo nel teatro del marketing; vuole, in sostanza, essere un co-protagonista che interagisce con il produttore, diventando un “consumATTORE”. Egli non si limita ad informarsi sui diversi prodotti, guardare l’etichetta e acquistare passivamente il bene in qualunque punto vendita. Vuole invece partecipare attivamente al rapporto di scambio dopo essersi aggregato, anche informalmente, in gruppi di acquisto. Finora le finalità prevalenti di tali aggregazioni hanno riguardato la ricerca del rapporto diretto produttori/consumatori e della genuinità dei prodotti. Si tratta, ora, di proporre una nuova finalità - da aggiungere a quelle esistenti soprattutto nell’ambito di quei gruppi sociali sensibili ai bisogni delle persone svantaggiate – che riguarda il sostegno diretto da parte dei cittadini ai sistemi di welfare mediante l’acquisto di prodotti alimentari delle fattorie sociali (dal momento che quello indiretto, attuato coi meccanismi redistributivi classici, sempre più risulterà insufficiente e inefficace in una società che tende ad invecchiare).
8. Un’altra pratica che si sta diffondendo anche a Roma è quella degli “orti urbani”. Riguarda terreni di proprietà pubblica, privata e collettiva che allo stato attuale comportano solo costi di manutenzione e sorveglianza. Potrebbero, invece, essere valorizzati raccogliendo la domanda di molte persone e famiglie a cui piacerebbe coltivare un orticello come hobby. La gestione potrebbe essere analoga a quella dei circoli sportivi, offrendo al socio una parcella in cui potrà coltivare secondo il proprio desiderio, per produrre per se e per la propria famiglia ortaggi o fiori, piante, erbe aromatiche…., di ciclo annuale. Niente esclude che, in parcelle predisposte, si possa anche organizzare la partecipazione a colture pluriannuali da frutto, oliveti, vigneti…. Per avere questa opportunità il coltivatore hobbista si iscrive al club, ne accetta le norme e ne paga la quota annuale di iscrizione. A quel punto potrà coltivare come e quanto vuole ed eventualmente ricevere anche assistenza tecnica ed aiuto manuale alla coltivazione. Si tratta di costituire degli agro-club, che si configurano come vere e proprie imprese di economia sostenibile e di interesse sociale.
9. Innovativo e praticabile in modo diffuso, soprattutto nelle periferie urbane ultradense, è il sistema di produzione intensiva ortofrutticola idro-aeroponica senza suolo in serre fotovoltaiche. Con tale sistema produttivo è possibile liberare le risorse sociali, economiche ed energetiche degli isolati urbani, trasformandoli in isole produttive per gruppi di acquisto solidali. Inoltre, va considerato che la bonifica della crosta urbana passa attraverso l’armatura ecologica del latifondo urbano improduttivo e inquinante costituito dalle coperture piane. Queste diventano superfici coltivabili a noleggio da parte di gruppi formati da contadini urbani e ingegneri ambientali. Si tratta di ingegnerizzare in modo condiviso la liberazione del patrimonio edilizio, prima che la tigre del fotovoltaico balzi sui tetti. L’innovazione tecnologica e la ricerca hanno ormai tutti gli strumenti; manca solo il coraggio e lo slancio per aprire un nuovo orizzonte soprattutto per le generazioni più giovani.
10. L’obiettivo di queste forme di agricoltura urbana non è produrre cibo in sé, ma produrlo in un certo modo per ottenere beni pubblici capaci di soddisfare bisogni collettivi. Si opera una sorta di capovolgimento dei mezzi in fini, per ristabilire un ordine di priorità che si era smarrito con la modernizzazione agricola: è l’uomo coi suoi bisogni e le sue aspirazioni più profonde e sono i beni pubblici, relazionali e ambientali, i fini dell’attività economica, mentre il processo produttivo, il prodotto e la sua scambiabilità sono soltanto i mezzi per conseguirli. La ricostituzione del nesso agricoltura-comunità permette, inoltre, di riconoscere il rapporto tra agri-colture – natura – culture. Un trinomio che esprime il fondamento della diversità. In questo nuovo approccio territoriale e comunitario viene, dunque, a cadere l’idea di agricoltura come modello unico ma dobbiamo parlare di agricolture, al plurale, legate a specifiche comunità. Questa nuove agricolture che si sono venute a creare e che si potrebbero definire agricolture civili costituiscono un’opportunità per le famiglie e per le istituzioni dal momento che mettono in gioco risorse inusuali, come quelle ambientali e produttive, e legami comunitari fondati sulla reciprocità e informalità per incrementare i servizi socio-educativi all’infanzia, diversificare e personalizzare con maggiore flessibilità i servizi alla persona e realizzare percorsi inclusivi attivi. Esse si presentano come una vera e propria innovazione sociale nei modelli di welfare che integra economie locali e offerta di servizi alla persona, assunzioni di responsabilità diffuse e forme di collaborazione tra soggetti pubblici, soggetti operanti nel terzo settore e soggetti privati secondo il principio di sussidiarietà. Oggi c’è una separazione netta tra un’economia che produce guasti sociali e ambientali e un’area molto autoreferenziale e protetta (no profit, volontariato, terzo settore) che provvede ad aggiustare quei guasti. Le agricolture civili contribuiscono a rompere gli argini e creare sinergie tra imprese profit e no profit su obiettivi di responsabilità e utilità sociale, puntando su progetti innovativi che danno effettivi risultati di ben-essere sociale. Se l’innovazione non è intesa solo come innovazione tecnologica ma soprattutto come innovazione sociale, è facile verificare come le agricolture civili costituiscono delle novità che, allo stesso tempo, incontrano bisogni sociali e creano nuove relazioni o collaborazioni sociali. Producono reti formali e informali di relazioni tra diversi soggetti, che contribuiscono all’ideazione, concretizzazione e sviluppo dell’innovazione sociale. Rivoluzionano i modelli di welfare perché costringono ad ampliare le modalità di utilizzo dell’approccio dell’autoapprendimento, che si distingue nettamente rispetto ad interventi di assistenza e supporto.
11. Nell’ambito di “Corviale Domani” e come sua articolazione andrebbe realizzata una “Rete di agricolture civili” finalizzata al rafforzamento dei legami di comunità. Per raggiungere tale obiettivo bisogna far sì che al partenariato partecipino non soltanto organizzazioni di rappresentanza ed enti pubblici ma anche singole strutture (imprese, cooperative, associazioni, ecc.) e singoli cittadini (persone e gruppi familiari). Il partenariato non va considerato una sede dove le istituzioni e le organizzazioni di rappresentanza mediano interessi, ma deve essere inteso come una tessitura continua di relazioni tra soggetti che decidono di fare un percorso condiviso di progettazione partecipativa. Tanti fallimenti nelle forme di progettazione dal basso e nella costruzione delle reti hanno a che fare con relazioni spente, utilitaristiche, formali, divenute tali perché non più alimentate da fiducia e responsabilità e quindi non più amichevoli e fraterne. La costruzione del partenariato concepita come tessitura di relazioni personali, di amicizia e di fraternità permette di: a) concentrare l’attenzione sul territorio piuttosto che sui singoli settori; b) creare una visione comune circa l’evoluzione del territorio; c) favorire la divisione dei compiti, delle responsabilità, del coordinamento delle azioni, evitando sovrapposizioni o conflitti; d) facilitare la partecipazione dei soggetti più deboli alle attività economiche e sociali del territorio. L’esame del contesto socio-economico del territorio di riferimento è la condizione (e il pre-requisito) fondamentale per avviare la costruzione di una rete di agricolture civili. Si tratta di adottare il modello della ricerca-azione, multi-obiettivo e multi-disciplinare, vale a dire una procedura d’analisi che conduca, nelle sue conclusioni, a pianificare le azioni del progetto che si intende realizzare, da fondare sulle informazioni provenienti dalla ricerca, sulle relazioni che si svilupperanno e sulle potenzialità che da essa emergeranno. Un’analisi dei bisogni e delle risorse territoriali che sia in grado di suggerire, strada facendo, quei cambiamenti che si dovessero rendere necessari al mutare delle esigenze dovrebbe accompagnarsi ad un’azione di verifica, monitoraggio e valutazione. A tal fine, un disegno di valutazione dovrà essere predisposto nella fase iniziale della ricerca, in cui verranno definite metodologie e strutture teoriche di riferimento. La centralità della valutazione in tale processo sarà determinante per monitorare l’andamento dell’analisi e per replicare tra gli attori della ricerca un metodo partecipativo di auto-verifica che si intende diffondere nella comunità oggetto di studio e soggetto d’azione.
Roma, 29 marzo 2012
Prove di innovazione sociale
1. Il percorso di progettazione partecipativo dal basso riguardante “Corviale Domani” è volto a proporre un Piano Strategico condiviso in base ai principi della Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili. Si tratta di affrontare lo sviluppo urbano con un approccio globale: integrare politiche diverse; potenziare l’economia; creare e assicurare spazi pubblici e infrastrutture di qualità; progettare il territorio andando oltre l’urbano e il rurale; salvaguardare e valorizzare i beni paesaggistici e architettonici, sia storici che contemporanei; irrobustire il sistema della conoscenza; migliorare l’ambiente e l’efficienza energetica; favorire l’integrazione degli immigrati regolari come condizione per elevare i livelli di sicurezza. Federalismo, sussidiarietà ed economia civile dovranno essere i perni di uno sviluppo umano, i cui indicatori, oltre il livello del Pil, siano anche la coesione e la sostenibilità ambientale.
2. Tra le cause della crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008 va considerato il venir meno della fiducia, della collaborazione, dello spirito di coesione, della solidarietà. Si tratta di quel patrimonio su cui sono nati il mercato e lo Stato e che costituisce l’ingrediente principale per farli funzionare correttamente. E questo patrimonio lo produce la società civile, che è fatta di relazioni sociali imbastite sulla base di un impulso valoriale non egoistico. Le relazioni sociali sono fatte di amicizia e fiducia, che a loro volta devono sempre andare di pari passo con la responsabilità. La responsabilità è l’obbligo di rendere conto agli altri di quel che si fa e di come lo si fa; è rispondere ai bisogni e alle richieste dell’altro. Se l’amicizia si imposta solo sul vantaggio reciproco e non sul mutuo aiuto è destinata ad estinguersi. Se viceversa l’amicizia si alimenta di fiducia e responsabilità si accresce anche il senso di fraternità. Tra i tre pilastri della Rivoluzione francese, quello della fraternità è stato il pilastro più trascurato: espressione emblematica delle società rurali è stato visto come una palla al piede del progresso e dunque da tenere ai margini; ma oggi riemerge come elemento ineliminabile per il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e dell’economia di mercato.
La ruralità contemporanea – un fenomeno sociale di grande rilevanza avviatosi nelle società industriali tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso - è la manifestazione più evidente del riemergere nelle società moderne di bisogni ancestrali legati alle relazioni uomo-terra e uomo-cibo che si erano determinate nell’ambito di assetti comunitari e di forme collettive di utilizzazione delle risorse naturali, considerate da tempi immemorabili come beni comuni. Si tratta di bisogni diffusi di socialità e fraternità che si manifestano, ancora in modo latente e soprattutto nelle realtà metropolitane, come reazione al disagio urbano. Tali bisogni andrebbero trasformati in domanda strutturata di beni materiali e immateriali per poter costruire nuove forme di vivibilità, di cura, di convivialità, di produzione, di scambio, di consumo, e contribuire così ad affrontare la crisi economica e il disagio diffuso delle realtà urbane. Andrebbe, però, abbandonata una cultura architettonica e urbanistica legata ad una visione urbanocentrica del governo del territorio, che vede nettamente sconnesse le funzioni della città da quelle svolte dalla campagna. E occorrerebbe ripensare interamente i modelli di welfare e di governo del territorio, nonché il senso stesso del luogo e dell’abitare, alla luce dei nuovi problemi e delle nuove opportunità che la globalizzazione, l’insicurezza alimentare, il rischio di esaurimento delle risorse naturali, la crisi energetica, i cambiamenti climatici e l’intensificarsi dei flussi migratori hanno dischiuso dinanzi a noi.
3. La ruralità contemporanea può, pertanto, costituire il nuovo scenario entro cui Corviale, da problematico aggregato insediativo, può trasformarsi in aggregatore di socialità positive. Tale evoluzione è possibile se si governano processi che già stanno avvenendo spontaneamente. Infatti, la Città Capitale non cresce più come espansione di nuove articolazioni di un unico insediamento originario, ma si sono sviluppate ulteriori centralità per dinamiche sociali autonome. Inoltre, Roma non cresce più in assoluto e perde quote significative di abitanti, mentre ha preso corpo di fatto un’area metropolitana di ingenti dimensioni che pone l’esigenza di risolvere, in siffatta scala, problemi sociali fondamentali che si sono acutizzati nell’ultimo periodo. Sia all’interno della Città Capitale che nei Comuni vicini, frammenti urbanizzati si alternano con residui di ambienti rurali e con aree di manufatti ereditati dal passato, dando luogo ad insediamenti promiscui. In contiguità con quest’ultimi si estendono, d’altro canto, aree tutelate all’interno di parchi urbani o regionali dove verde urbano, ville e zone a colture di orti inglobano in vario modo casolari, granai e stalle del passato. Ad esempio, Corviale convive con due Riserve Naturali d’inestimabile valore estese per 1350 ettari. Permane altrove, nelle zone di minore densità abitativa, la campagna tradizionale, come si è strutturata dopo gli interventi di bonifica e riorganizzazione fondiaria degli inizi del XX secolo e dopo la riforma agraria dei successivi anni Cinquanta-Sessanta, alternando aziende di dimensioni diversificate. Infine, vi sono zone nelle quali la campagna è attrezzata secondo esigenze che non corrispondono più alla tradizionale funzione di produzione agroalimentare ma ad una domanda di servizi nuovi che i cittadini richiedono: aziende agro-ambientali, agriturismi, fattorie sociali, orti urbani, centri sportivi e per il tempo libero, maneggi, body farm, cliniche per animali, vivai, ecc.
4. Si sono rese più complesse le attese nei confronti degli spazi agricoli e dei sistemi di relazione in cui sono integrati e implicati. Le villettopoli dei ricchi convivono coi tuguri degli immigrati. La ricerca di senso e di nuovi stili di vita, da parte di persone provate dal disagio contemporaneo, s’incrocia coi bisogni abitativi di giovani coppie e di nuovi poveri. Dunque, un nuovo mondo, composito e promiscuo, è protagonista di un fenomeno ancora sottovalutato, che va sotto il nome di “rurbanizzazione”: un sovrapporsi di urbanizzazione e ruralizzazione, una sorta di continuum urbano-rurale, in cui è sempre più difficile distinguere ciò che è città da ciò che è campagna.
La dimensione “rurbana” fa emergere con maggiore evidenza che in altri contesti iniziative innovative come i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) o i Mercati Agricoli di vendita, che ripropongono la cultura del cibo locale o filiera corta, come riconnessione del legame tra produttore e consumatore e tra spazio urbano e spazio rurale e come garanzia di accesso al cibo di qualità soprattutto nelle aree dove si concentra la popolazione a più basso reddito.
Alla luce di questi fenomeni, siamo convinti che occorra conciliare le esigenze di tutela agroambientale e storico-culturale con quelle relative alla vita sociale ed economica, per porre le aree agricole nella condizione di produrre cibo sano e di qualità e fornire servizi sociali, culturali, turistici e ambientali in modo sostenibile, nonché per garantire reale vivibilità ai frammenti urbani.
Oggi la riscoperta della multifunzionalità dell’agricoltura e le componenti strategiche che si vanno affermando nella pianificazione territoriale potrebbero consentire di perseguire più ampi e organici obiettivi di tutela del territorio, sviluppo locale, interazione nel rapporto urbano-rurale. Ci vorrebbe un nuovo approccio interdisciplinare che permetta di integrare l’agricoltura e il sistema alimentare nella crescita urbana, creare attività innovative capaci di forgiare modelli di visione e di dare ad essi valore estetico e avviare percorsi condivisi di sviluppo intesi come nuove costruzioni sociali. Agricoltura “sui tetti”, co-housing, agricoltura sociale, orti urbani, food hubs, economia di comunione sono soltanto alcuni esempi di innovazioni organizzative, in cui le dicotomie città/campagna, modernità/tradizione, complesso/semplice fanno spazio a forme reali, possibili e sostenibili dell’abitare.
5. Principi imprescindibili per progettare il territorio di Corviale sono quelli contenuti nella Convenzione europea sul Paesaggio che definisce “obiettivo di qualità paesaggistica” la formulazione da parte delle autorità pubbliche competenti “delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita”. Il che significa fondare lo sviluppo del territorio di Corviale sull’equilibrio tra bisogni sociali, attività economiche e ambiente e sull’aspirazione della popolazione locale di svolgere un ruolo attivo nelle trasformazioni del proprio paesaggio quale elemento fondamentale del patrimonio storico e culturale del Quadrante e fattore di sviluppo. In siffatto contesto diventa decisiva un’azione mirata a promuovere e assicurare spazi pubblici e collettivi, intesi come luoghi di socialità, convivialità, creatività, integrazione e sicurezza. Si tratta di introdurre modelli di welfare che permettano di promuovere processi economico-produttivi capaci di generare ricchezza e contestualmente spazi collettivi e beni relazionali, quali arte, cultura, salute, conoscenza, ecc., potenziando un’economia civile e mercati sociali in grado di creare benessere e rafforzare i legami comunitari.
Gli spazi e gli interessi pubblici andrebbero, altresì, pianificati e gestiti in base al principio di sussidiarietà per superare la pianificazione centralizzata e uniforme e collocare l’esercizio di competenze statali, regionali e comunali all’interno di dimensioni commisurate agli insediamenti attuali e possibili.
Va, inoltre, superata la separazione tra la dimensione istituzionale (Stato, Regione, Comune) e quella della società civile, integrando nei processi di elaborazione e di controllo sia le molteplici competenze tecnico-scientifiche necessarie, sia i gruppi sociali e culturali presenti sul territorio.
6. Gli spazi dell’agricoltura periurbana andrebbero considerati a pieno titolo nell’elaborazione degli strumenti urbanistici. Finora la sola tutela dei terreni agricoli dall’edificazione non è stata, infatti, sufficiente a garantirne il mantenimento perché tali aree, prive di una funzione specifica corrispondente alla propria vocazionalità e alle esigenze di una comunità, diventano “non luoghi” in attesa di essere edificati.
Si tratta di creare le condizioni per superare la separazione tra urbano e rurale e promuovere sviluppo economico e sociale guardando al territorio nel suo insieme. Occorre eliminare una sorta di "divisione del lavoro" tra chi pianifica e realizza i quartieri e i servizi tradizionalmente considerati urbani e ne gestisce le problematicità e chi, invece, è addetto alla pianificazione e gestione delle aree agricole, a partire da quelle protette.
Per progettare le attività produttive e i servizi che si potrebbero svolgere nelle aree agricole periurbane occorrerebbe programmare un mix di azioni: un’indagine precisa sugli andamenti demografici e sul mercato del lavoro del territorio di riferimento; un’inchiesta a tappeto dei bisogni sociali a livello locale; una verifica dei bisogni più suscettibili di tradursi in domanda strutturata di prodotti e servizi; una disamina delle problematiche riguardanti l’offerta di servizi e di prodotti di qualità da parte delle strutture agricole; un percorso formativo per soggetti imprenditoriali di tipo privatistico e non lucrativo a cui affidare la gestione dei patrimoni pubblici, in base a capitolati che prevedano chiari indirizzi di utilità sociale; forme di partecipazione attiva per promuovere utilizzi produttivi e “terziari” del patrimonio privato (casali, ecc.) in un'ottica intersettoriale e integrata che ponga al centro i bisogni sociali e abitativi nel rispetto delle risorse ambientali e paesaggistiche.
7. Si vanno diffondendo anche a Roma pratiche economicamente sostenibili che producono ben-essere e inclusione, mediante processi produttivi e beni relazionali propri dell’agricoltura e delle tradizioni civili di solidarietà e mutuo aiuto del mondo rurale. Si tratta di attività in cui persone provate da varie forme di svantaggio o disagio danno un significato alla propria vita e un senso alle proprie capacità, misurandosi con ritmi naturali, ambienti aperti, processi produttivi che forniscono risultati tangibili, diretti e comprensibili, in termini di miglioramento delle proprie condizioni di salute, e permettono percorsi più efficaci di apprendimento, autostima e partecipazione. Tali esperienze sono legate ad un’idea d’impresa in cui viene praticata una diversa gerarchia degli obiettivi imprenditoriali: in particolare, quelli riferiti alla promozione umana e alla giustizia sociale precedono quello della massimizzazione del profitto. Per i protagonisti di queste pratiche non si tratta di auto-infliggersi un sacrificio e trovarlo gratificante perché finalizzato ad una causa nobile ma di ricercare nuove convenienze economiche in una competizione di mercato intesa come intreccio complesso di cooperazione e concorrenza. Per descrivere la concorrenza cooperativa è stato creato il neologismo co-opetition che distingue tale modello dal prevalente modello competitivo di tipo posizionale (c’è chi vince e c’è chi perde come in una gara sportiva) in quanto si fonda sul mutuo vantaggio dei soggetti dello scambio di mercato. In sostanza, tali soggetti (persone deboli inserite nell’attività, imprenditori agricoli, operatori sociali, consumatori, soggetti pubblici e privati del territorio) agiscono come un team per raggiungere obiettivi comuni in grado di avvantaggiare tutti i partecipanti dello scambio economico. In questa ottica la scelta di perseguire prioritariamente l’obiettivo di produrre beni relazionali inclusivi accresce, nel soggetto imprenditoriale che la compie, reputazione e visibilità nelle comunità locali. In tal modo diventa più facile costruire relazioni con gruppi di acquisto e network di consumatori, al fine di creare ulteriori quote di mercato, in grado di compensare gli eventuali costi aggiuntivi per inserimenti lavorativi rispettosi della dignità umana e per servizi sociali non sempre e non del tutto sostenuti dal pubblico. La co-opetition permette di rendere economicamente sostenibile l’iniziativa imprenditoriale di coloro che scelgono di praticarla perché, negli ultimi decenni, è emersa una novità di rilievo nell’agricoltura e nei rapporti urbano/rurale. Si tratta dell’entrata in scena di una particolare tipologia di consumatore che vuol essere partecipe del progetto con cui si crea il prodotto agricolo e non semplicemente spettatore passivo nel teatro del marketing; vuole, in sostanza, essere un co-protagonista che interagisce con il produttore, diventando un “consumATTORE”. Egli non si limita ad informarsi sui diversi prodotti, guardare l’etichetta e acquistare passivamente il bene in qualunque punto vendita. Vuole invece partecipare attivamente al rapporto di scambio dopo essersi aggregato, anche informalmente, in gruppi di acquisto. Finora le finalità prevalenti di tali aggregazioni hanno riguardato la ricerca del rapporto diretto produttori/consumatori e della genuinità dei prodotti. Si tratta, ora, di proporre una nuova finalità - da aggiungere a quelle esistenti soprattutto nell’ambito di quei gruppi sociali sensibili ai bisogni delle persone svantaggiate – che riguarda il sostegno diretto da parte dei cittadini ai sistemi di welfare mediante l’acquisto di prodotti alimentari delle fattorie sociali (dal momento che quello indiretto, attuato coi meccanismi redistributivi classici, sempre più risulterà insufficiente e inefficace in una società che tende ad invecchiare).
8. Un’altra pratica che si sta diffondendo anche a Roma è quella degli “orti urbani”. Riguarda terreni di proprietà pubblica, privata e collettiva che allo stato attuale comportano solo costi di manutenzione e sorveglianza. Potrebbero, invece, essere valorizzati raccogliendo la domanda di molte persone e famiglie a cui piacerebbe coltivare un orticello come hobby. La gestione potrebbe essere analoga a quella dei circoli sportivi, offrendo al socio una parcella in cui potrà coltivare secondo il proprio desiderio, per produrre per se e per la propria famiglia ortaggi o fiori, piante, erbe aromatiche…., di ciclo annuale. Niente esclude che, in parcelle predisposte, si possa anche organizzare la partecipazione a colture pluriannuali da frutto, oliveti, vigneti…. Per avere questa opportunità il coltivatore hobbista si iscrive al club, ne accetta le norme e ne paga la quota annuale di iscrizione. A quel punto potrà coltivare come e quanto vuole ed eventualmente ricevere anche assistenza tecnica ed aiuto manuale alla coltivazione. Si tratta di costituire degli agro-club, che si configurano come vere e proprie imprese di economia sostenibile e di interesse sociale.
9. Innovativo e praticabile in modo diffuso, soprattutto nelle periferie urbane ultradense, è il sistema di produzione intensiva ortofrutticola idro-aeroponica senza suolo in serre fotovoltaiche. Con tale sistema produttivo è possibile liberare le risorse sociali, economiche ed energetiche degli isolati urbani, trasformandoli in isole produttive per gruppi di acquisto solidali. Inoltre, va considerato che la bonifica della crosta urbana passa attraverso l’armatura ecologica del latifondo urbano improduttivo e inquinante costituito dalle coperture piane. Queste diventano superfici coltivabili a noleggio da parte di gruppi formati da contadini urbani e ingegneri ambientali. Si tratta di ingegnerizzare in modo condiviso la liberazione del patrimonio edilizio, prima che la tigre del fotovoltaico balzi sui tetti. L’innovazione tecnologica e la ricerca hanno ormai tutti gli strumenti; manca solo il coraggio e lo slancio per aprire un nuovo orizzonte soprattutto per le generazioni più giovani.
10. L’obiettivo di queste forme di agricoltura urbana non è produrre cibo in sé, ma produrlo in un certo modo per ottenere beni pubblici capaci di soddisfare bisogni collettivi. Si opera una sorta di capovolgimento dei mezzi in fini, per ristabilire un ordine di priorità che si era smarrito con la modernizzazione agricola: è l’uomo coi suoi bisogni e le sue aspirazioni più profonde e sono i beni pubblici, relazionali e ambientali, i fini dell’attività economica, mentre il processo produttivo, il prodotto e la sua scambiabilità sono soltanto i mezzi per conseguirli. La ricostituzione del nesso agricoltura-comunità permette, inoltre, di riconoscere il rapporto tra agri-colture – natura – culture. Un trinomio che esprime il fondamento della diversità. In questo nuovo approccio territoriale e comunitario viene, dunque, a cadere l’idea di agricoltura come modello unico ma dobbiamo parlare di agricolture, al plurale, legate a specifiche comunità. Questa nuove agricolture che si sono venute a creare e che si potrebbero definire agricolture civili costituiscono un’opportunità per le famiglie e per le istituzioni dal momento che mettono in gioco risorse inusuali, come quelle ambientali e produttive, e legami comunitari fondati sulla reciprocità e informalità per incrementare i servizi socio-educativi all’infanzia, diversificare e personalizzare con maggiore flessibilità i servizi alla persona e realizzare percorsi inclusivi attivi. Esse si presentano come una vera e propria innovazione sociale nei modelli di welfare che integra economie locali e offerta di servizi alla persona, assunzioni di responsabilità diffuse e forme di collaborazione tra soggetti pubblici, soggetti operanti nel terzo settore e soggetti privati secondo il principio di sussidiarietà. Oggi c’è una separazione netta tra un’economia che produce guasti sociali e ambientali e un’area molto autoreferenziale e protetta (no profit, volontariato, terzo settore) che provvede ad aggiustare quei guasti. Le agricolture civili contribuiscono a rompere gli argini e creare sinergie tra imprese profit e no profit su obiettivi di responsabilità e utilità sociale, puntando su progetti innovativi che danno effettivi risultati di ben-essere sociale. Se l’innovazione non è intesa solo come innovazione tecnologica ma soprattutto come innovazione sociale, è facile verificare come le agricolture civili costituiscono delle novità che, allo stesso tempo, incontrano bisogni sociali e creano nuove relazioni o collaborazioni sociali. Producono reti formali e informali di relazioni tra diversi soggetti, che contribuiscono all’ideazione, concretizzazione e sviluppo dell’innovazione sociale. Rivoluzionano i modelli di welfare perché costringono ad ampliare le modalità di utilizzo dell’approccio dell’autoapprendimento, che si distingue nettamente rispetto ad interventi di assistenza e supporto.
11. Nell’ambito di “Corviale Domani” e come sua articolazione andrebbe realizzata una “Rete di agricolture civili” finalizzata al rafforzamento dei legami di comunità. Per raggiungere tale obiettivo bisogna far sì che al partenariato partecipino non soltanto organizzazioni di rappresentanza ed enti pubblici ma anche singole strutture (imprese, cooperative, associazioni, ecc.) e singoli cittadini (persone e gruppi familiari). Il partenariato non va considerato una sede dove le istituzioni e le organizzazioni di rappresentanza mediano interessi, ma deve essere inteso come una tessitura continua di relazioni tra soggetti che decidono di fare un percorso condiviso di progettazione partecipativa. Tanti fallimenti nelle forme di progettazione dal basso e nella costruzione delle reti hanno a che fare con relazioni spente, utilitaristiche, formali, divenute tali perché non più alimentate da fiducia e responsabilità e quindi non più amichevoli e fraterne. La costruzione del partenariato concepita come tessitura di relazioni personali, di amicizia e di fraternità permette di: a) concentrare l’attenzione sul territorio piuttosto che sui singoli settori; b) creare una visione comune circa l’evoluzione del territorio; c) favorire la divisione dei compiti, delle responsabilità, del coordinamento delle azioni, evitando sovrapposizioni o conflitti; d) facilitare la partecipazione dei soggetti più deboli alle attività economiche e sociali del territorio. L’esame del contesto socio-economico del territorio di riferimento è la condizione (e il pre-requisito) fondamentale per avviare la costruzione di una rete di agricolture civili. Si tratta di adottare il modello della ricerca-azione, multi-obiettivo e multi-disciplinare, vale a dire una procedura d’analisi che conduca, nelle sue conclusioni, a pianificare le azioni del progetto che si intende realizzare, da fondare sulle informazioni provenienti dalla ricerca, sulle relazioni che si svilupperanno e sulle potenzialità che da essa emergeranno. Un’analisi dei bisogni e delle risorse territoriali che sia in grado di suggerire, strada facendo, quei cambiamenti che si dovessero rendere necessari al mutare delle esigenze dovrebbe accompagnarsi ad un’azione di verifica, monitoraggio e valutazione. A tal fine, un disegno di valutazione dovrà essere predisposto nella fase iniziale della ricerca, in cui verranno definite metodologie e strutture teoriche di riferimento. La centralità della valutazione in tale processo sarà determinante per monitorare l’andamento dell’analisi e per replicare tra gli attori della ricerca un metodo partecipativo di auto-verifica che si intende diffondere nella comunità oggetto di studio e soggetto d’azione.
Roma, 29 marzo 2012
SI TRASMETTE, PER MASSIMA DIFFUSIONE, INVITO PER SEMINARI BIO:
SI TRASMETTE, PER MASSIMA DIFFUSIONE, INVITO PER SEMINARI BIO:
Unioncamere Puglia, ICEA e il CIBI - Consorzio Italiano per il Biologico soc. coop. a.r.l., con altri partners, organizzano la “II Settimana del Bio in Puglia”, un ciclo di 5 seminari che si realizzeranno nei capoluoghi di provincia della Puglia, nelle sedi delle Camere di Commercio, con l’obiettivo di trasferire le novità salienti a tutti i soggetti coinvolti in agricoltura e ai tecnici.
DATE ANNO 2012:
26/03 BARI - 27/03 FOGGIA - 28/03 BRINDISI - 29/03 - TARANTO 30/03 LECCE
Saluti
Gemma M. Breglia
agr. Breglia Maria Gemma
via G.Verdi 5/F
70052 Bisceglie
tel/fax 080/3966357
mob. 3288478186
Unioncamere Puglia, ICEA e il CIBI - Consorzio Italiano per il Biologico soc. coop. a.r.l., con altri partners, organizzano la “II Settimana del Bio in Puglia”, un ciclo di 5 seminari che si realizzeranno nei capoluoghi di provincia della Puglia, nelle sedi delle Camere di Commercio, con l’obiettivo di trasferire le novità salienti a tutti i soggetti coinvolti in agricoltura e ai tecnici.
DATE ANNO 2012:
26/03 BARI - 27/03 FOGGIA - 28/03 BRINDISI - 29/03 - TARANTO 30/03 LECCE
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mercoledì 21 marzo 2012
GIORNATA DIMOSTRATIVA DI POTATURA E DI DISERBO MECCANICI DELL’OLIVO E DEI FRUTTIFERI
Barletta Andria
Trani
DIPARTIMENTO DI
SCIENZE AGRO-AMBIENTALI
E TERRITORIALI
GIORNATA DIMOSTRATIVA DI POTATURA E DI DISERBO MECCANICI DELL’OLIVO E DEI FRUTTIFERI
28 marzo 2012
Ore 9,00
Andria
Azienda Agraria “Papparicotta”della
Provincia di Barletta-Andria-Trani
S.P. 231, km 26 + 450
DITTE PARTECIPANTI
FORBICI e SEGHE pneumatiche ed elettriche
CAMPAGNOLA s.r.l.
Via Lazio n. 21, 23, 23a, 23b
40069 ZOLA PREDOSA - Bologna
Tel. +39 051.753500 - Fax +39 051.752551
star@campagnola.it
PELLENC ITALIA s.r.l.
Località Pian Dell’Olmino, 82/2
53034 COLLE VAL D’ELSA - Siena
Tel. +39. 0577 904416 - Fax +39. 0577 904403
e-mail: info@pellencitalia.it
POTATRICI A DISCHI
BMV
Regione Rondò-Str.Forcellini, 5
12051 ALBA - Cuneo
Tel. +39.0173 35450 - Fax +39.0173 35214
bmv@bmv-italy.com
TRINCIATRICI E TRINCIACARICATRICI
O.M.A.T. s.r.l.
Zona Industriale - via Antichi Pastifici-Lotto B/16
70057 MOLFETTA - Bari
Tel/Fax +39.080 3388541
info@omatonline.it
PIATTAFORME IDRAULICHE PER LA POTATURA
D`AMICO OFFICINE s.r.l.
Via Stazione, 3
72017 OSTUNI - Brindisi
Tel. +39 338.3245219 - Fax +39 0831.338321
damicoofficine@gmail.com
DISERBO
LOTTI s.r.l..
Via Spallanzani, 32
48018 FAENZA - Ravenna
Tel. +39 0546 623771 - Fax. +39 0546 625294
info@lottisrl.it
COLLABORAZIONE TECNICA
CORDINI s.r.l.
Via Andria, 109
70033 CORATO - Bari
Tel. +39 080 0984185 - Fax +39 080 2209243
cordinisrl@alice.it
INTERVERRANNO
Domenico Campana
Assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Provincia di
Barletta-Andria-Trani
Giacomo Scarascia Mugnozza
Direttore del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e
Territoriali dell’Università di Bari
Pasquale Montemurro
Professore Ordinario di Agronomia generale - Università di Bari
Francesco Bellomo
Professore Associato di Meccanica agraria - Università di Bari
Salvatore Camposeo
Ricercatore di Coltivazioni Arboree - Università di Bari
Giuseppe Ferrara
Ricercatore di Coltivazioni Arboree - Università di Bari
Alessandra Gallotta
Ricercatrice di Coltivazioni Arboree - Università di Bari
Trani
DIPARTIMENTO DI
SCIENZE AGRO-AMBIENTALI
E TERRITORIALI
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28 marzo 2012
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Andria
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Provincia di Barletta-Andria-Trani
S.P. 231, km 26 + 450
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12051 ALBA - Cuneo
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70057 MOLFETTA - Bari
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Domenico Campana
Assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Provincia di
Barletta-Andria-Trani
Giacomo Scarascia Mugnozza
Direttore del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e
Territoriali dell’Università di Bari
Pasquale Montemurro
Professore Ordinario di Agronomia generale - Università di Bari
Francesco Bellomo
Professore Associato di Meccanica agraria - Università di Bari
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Ricercatore di Coltivazioni Arboree - Università di Bari
Giuseppe Ferrara
Ricercatore di Coltivazioni Arboree - Università di Bari
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Ricercatrice di Coltivazioni Arboree - Università di Bari
LA LILT E LE FOOD BLOGGERS PORTANO IN TAVOLA LA PREVENZIONE
LA LILT E LE FOOD BLOGGERS PORTANO IN TAVOLA LA PREVENZIONE
Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica -XI edizione
Dal 17 al 25 marzo p.v. si celebra l'XI edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica, uno dei principali appuntamenti della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Istituito con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, l'evento ha come obiettivo informare, sensibilizzare e rendere tutti consapevoli che la Prevenzione rappresenta oggi lo strumento più efficace per vincere i tumori. A partire da una sana e corretta alimentazione. Una nutrizione sbagliata, infatti, è la causa maggiore dell'insorgenza del cancro: incide per ben il 35% dei casi.
Eppure prevenire, curare e guarire dal tumore si può. Numerose pubblicazioni scientifiche dimostrano che un'alimentazione adeguata - povera di carne e ricca di alimenti vegetali - può aiutarci a prevenire il cancro. Come, per esempio, la nostra Dieta Mediterranea, celebre per le sue virtù salutari, modello nutrizionale riconosciuto in tutto il mondo e i cui ingredienti principali sono frutta fresca e verdura, pesce, legumi e olio extra vergine d'oliva, il re della Dieta Mediterranea, simbolo storico della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica della LILT, alleato del nostro benessere per le sue qualità protettive, non solo nei confronti delle malattie cardiovascolari e metaboliche, ma anche per vari tipi di tumore. Recentemente importanti studi scientifici hanno appurato che le persone che consumavano una quantità significativa di olio extra vergine d'oliva presentavano un rischio minore di sviluppare una neoplasia, in particolare dell'apparato digerente e del carcinoma della mammella.
Quest'anno la LILT celebra i suoi 90 anni di attività a favore soprattutto della Prevenzione e di impegno per diffondere sani e corretti stili di vita. Se oggi la guaribilità del cancro in Italia ha raggiunto percentuali del 60 % questo è grazie anche al "lavoro" costante di migliaia di donne e uomini della LILT.
Ecco perché per questa edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione vi è un regalo speciale per tutti Voi. Dodici tra le più importanti blogger di cucina, hanno donato alla LILT fantasiosi menù e ricette stuzzicanti.
Troverete il tutto nell'opuscolo, sul sito www.lilt.it, sulla pagina facebook della LILT Nazionale, assieme alle foto dei loro visi sorridenti e pieni di entusiasmo, ai nomi, evocativi e accattivanti, dei loro blog da dove, ogni giorno, sosterranno la LILT per questa importante Campagna di sensibilizzazione per vincere il cancro. Grazie anche al generoso contributo della Regione Puglia, il simbolo della Settimana per la Prevenzione, l'olio extra vergine di oliva, sposa la cucina delle bloggers che hanno dedicato alla LILT i loro menù.
Inoltre dal 17 al 25 marzo p.v. i volontari della LILT si mobiliteranno per essere presenti numerosi nelle maggiori piazze italiane e offrire la bottiglia di olio extra vergine di oliva - in cambio di un modesto contributo a sostegno delle attività promosse dalla LILT e delle dotazioni di apparecchiature diagnostiche - assieme ad un utile opuscolo ricco di informazioni sui corretti stili di vita.
I 395 Punti Prevenzione (Ambulatori) LILT resteranno aperti e medici, operatori sanitari, volontari saranno a disposizione di tutta la popolazione.
Per conoscere giorni e orari di apertura dei punti Prevenzione/Ambulatori LILT, chiamate il numero verde SOS LILT 800-998877.
Per ulteriori informazioni consultate il sito www.lilt.it
Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica -XI edizione
Dal 17 al 25 marzo p.v. si celebra l'XI edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica, uno dei principali appuntamenti della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Istituito con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, l'evento ha come obiettivo informare, sensibilizzare e rendere tutti consapevoli che la Prevenzione rappresenta oggi lo strumento più efficace per vincere i tumori. A partire da una sana e corretta alimentazione. Una nutrizione sbagliata, infatti, è la causa maggiore dell'insorgenza del cancro: incide per ben il 35% dei casi.
Eppure prevenire, curare e guarire dal tumore si può. Numerose pubblicazioni scientifiche dimostrano che un'alimentazione adeguata - povera di carne e ricca di alimenti vegetali - può aiutarci a prevenire il cancro. Come, per esempio, la nostra Dieta Mediterranea, celebre per le sue virtù salutari, modello nutrizionale riconosciuto in tutto il mondo e i cui ingredienti principali sono frutta fresca e verdura, pesce, legumi e olio extra vergine d'oliva, il re della Dieta Mediterranea, simbolo storico della Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica della LILT, alleato del nostro benessere per le sue qualità protettive, non solo nei confronti delle malattie cardiovascolari e metaboliche, ma anche per vari tipi di tumore. Recentemente importanti studi scientifici hanno appurato che le persone che consumavano una quantità significativa di olio extra vergine d'oliva presentavano un rischio minore di sviluppare una neoplasia, in particolare dell'apparato digerente e del carcinoma della mammella.
Quest'anno la LILT celebra i suoi 90 anni di attività a favore soprattutto della Prevenzione e di impegno per diffondere sani e corretti stili di vita. Se oggi la guaribilità del cancro in Italia ha raggiunto percentuali del 60 % questo è grazie anche al "lavoro" costante di migliaia di donne e uomini della LILT.
Ecco perché per questa edizione della Settimana Nazionale per la Prevenzione vi è un regalo speciale per tutti Voi. Dodici tra le più importanti blogger di cucina, hanno donato alla LILT fantasiosi menù e ricette stuzzicanti.
Troverete il tutto nell'opuscolo, sul sito www.lilt.it, sulla pagina facebook della LILT Nazionale, assieme alle foto dei loro visi sorridenti e pieni di entusiasmo, ai nomi, evocativi e accattivanti, dei loro blog da dove, ogni giorno, sosterranno la LILT per questa importante Campagna di sensibilizzazione per vincere il cancro. Grazie anche al generoso contributo della Regione Puglia, il simbolo della Settimana per la Prevenzione, l'olio extra vergine di oliva, sposa la cucina delle bloggers che hanno dedicato alla LILT i loro menù.
Inoltre dal 17 al 25 marzo p.v. i volontari della LILT si mobiliteranno per essere presenti numerosi nelle maggiori piazze italiane e offrire la bottiglia di olio extra vergine di oliva - in cambio di un modesto contributo a sostegno delle attività promosse dalla LILT e delle dotazioni di apparecchiature diagnostiche - assieme ad un utile opuscolo ricco di informazioni sui corretti stili di vita.
I 395 Punti Prevenzione (Ambulatori) LILT resteranno aperti e medici, operatori sanitari, volontari saranno a disposizione di tutta la popolazione.
Per conoscere giorni e orari di apertura dei punti Prevenzione/Ambulatori LILT, chiamate il numero verde SOS LILT 800-998877.
Per ulteriori informazioni consultate il sito www.lilt.it
lunedì 19 marzo 2012
” Tipicità e caratteristiche dell’Olio di Oliva Extravergine e Vergine salentino”
Si svolgerà presso l’ Aula Magna, I.I.S.S. ”Presta-Columella” Prov.le San Pietro in Lama – Lecce alle ore 9,30 il Convegno organizzato da Coopolio Salento, in attuazione del Reg. Ce 867/2008, dal titolo ” Tipicità e caratteristiche dell’Olio di Oliva Extravergine e Vergine salentino”.
Parteciperanno all’incontro:
Prof. Ing. Walter Livraghi Preside dell’ I.I.S.S. “Presta-Columella”
Ing. Pantaleo Piccinno Presidente Coldiretti e Consigliere Unaprol
Dr. Agr. Benedetto de Serio Direttore Fed. Prov.le Coldiretti Lecce
ore 10,00 Apertura lavori
Dr Agr. Angelo Martino Presidente Coopolio Salento
Dr Agr. Rodolfo Rossi Coord. Tecn. Programma Reg. CE 867/08 e Responsabile Qualità Coopolio Salento
Dr. Fernando de Giorgio Docente di Chimica-Biotecnologie ambientali presso I.T. “G. Deledda” – Lecce
Moderatore Prof.ssa Rosella Mele
Nel corso della manifestazione verrà presentato il libro ” L’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” -Saggio storico ed illustrativo” a cura dei Docenti e studenti dell’ I.T.A. “G. Presta”
ore 13,00 Buffet a cura dell’ I.P.S.A.R “L.G.M.-Columella”
Parteciperanno all’incontro:
Prof. Ing. Walter Livraghi Preside dell’ I.I.S.S. “Presta-Columella”
Ing. Pantaleo Piccinno Presidente Coldiretti e Consigliere Unaprol
Dr. Agr. Benedetto de Serio Direttore Fed. Prov.le Coldiretti Lecce
ore 10,00 Apertura lavori
Dr Agr. Angelo Martino Presidente Coopolio Salento
Dr Agr. Rodolfo Rossi Coord. Tecn. Programma Reg. CE 867/08 e Responsabile Qualità Coopolio Salento
Dr. Fernando de Giorgio Docente di Chimica-Biotecnologie ambientali presso I.T. “G. Deledda” – Lecce
Moderatore Prof.ssa Rosella Mele
Nel corso della manifestazione verrà presentato il libro ” L’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” -Saggio storico ed illustrativo” a cura dei Docenti e studenti dell’ I.T.A. “G. Presta”
ore 13,00 Buffet a cura dell’ I.P.S.A.R “L.G.M.-Columella”
Seminario EDIFICABILITA' DEI SUOLI AGRICOLI
Cara/o collega
Quest’Ordine ha organizzato il seminario di cui ti inviamo la locandina.
Considerata l’importanza del tema, ti prego di farti parte attiva per sensibilizzare (ed invitare personalmente a mio nome) soprattutto i Dirigenti dell’Ufficio Tecnico del tuo comune di residenza (ma anche i Sindaci), ai quali invieremo la locandina per e-mail, ma, come ben puoi immaginare, potrà darsi che nella miriade di mail che riceve ogni giorno un ente pubblico quella nostra potrebbe non giungere all’attenzione dei diretti interessati.
Confidando nella tua collaborazione e nella tua presenza ti auguro buon lavoro
IL PRESIDENTE
Dott. Agr. Ludovico MAGLIE
Dott. Agr. Ludovico MAGLIE
domenica 18 marzo 2012
Martano: proposte nuove per una olivicoltura del Salento
Martano: proposte nuove per una olivicoltura del Salento
Scritto da Fabio Tarantino– 17 marzo 2012
Si svolgerà a Martano, presso la sala conferenze di Agricola Nuova Generazione giovedì 22 marzo 2012 alle ore 16.00 il convegno “Idee per l’olivicoltura salentina: olive da mensa”, organizzato dalla Organizzazione di Produttori COOPOLIO SALENTO SOC. COOP, COLDIRETTI LECCE e LEGACOOP PUGLIA .
L’incontro vuole essere un momento di riflessione propositiva per cercare di dare un nuovo impulso al settore olivicolo, attanagliato da una crisi che sembra non conoscere fine.
Obiettivo del convegno / tavola rotonda è quello di dar voce ai protagonisti del comparto agricolo, che dovranno farsi portavoce di proposte concrete e non solo – come avviene purtroppo da diversi anni – critiche al settore.
Dato il difficile momento per il mercato dell’olio vergine ed extravergine d’oliva, il convegno darà lo spunto per verificare altre opportunità di impiego delle olive, come ad esempio la mensa, una occasione per valorizzare il prodotto di qualità e le varietà autoctone del territorio, gratificando economicamente i produttori.
In questa direzione si sta facendo ancora molto poco, per cui è fondamentale sensibilizzare l’attenzione dei principali attori verso questa nuova possibilità di valorizzazione delle olive.
Il convegno vuole essere solo un primo passo verso la diversa valorizzazione delle olive, sinora impiegate principalmente per la produzione dell’olio. Un percorso che non può prescindere dalla sensibilizzazione degli olivicoltori, la valorizzazione delle caratteristiche organolettiche delle cultivar, la sicurezza alimentare, la tracciabilità, la tipicità delle nostre varietà di olive da mensa, la grande versatilità nel loro utilizzo, come tra l’altro sta già avvenendo con l’impiego della nostra varietà Cellina di Nardò nel settore dolciario.
Altro aspetto importante è la grande richiesta del mercato che, contrariamente al mercato dell’olio, è aumentata considerevolmente negli ultimi anni. Se si pensa che la maggior parte della produzione di olive da mensa Celline viene commercializzata solo localmente, si intuisce la grande potenzialità che la cultivar rappresenta per il mercato nazionale.
Durante l’incontro saranno, inoltre, esposti i risultati raggiunti nell’attività del triennio 2009/2011 in attuazione del Reg. CE 867/08, dai quali si evince come la Cellina di Nardò rappresenti una cultivar dal valore inestimabile soprattutto per le prospettive che ha nell’utilizzo come oliva da mensa. Solo un dato: la Cellina di Nardò rappresenta da sola il 53% di tutte le piante di olivo dell’area salentina!
Un incontro da non perdere e soprattutto un occasione per parlare di progettualità concrete.
Per informazioni: www.olioalai.it
Scritto da Fabio Tarantino– 17 marzo 2012
Si svolgerà a Martano, presso la sala conferenze di Agricola Nuova Generazione giovedì 22 marzo 2012 alle ore 16.00 il convegno “Idee per l’olivicoltura salentina: olive da mensa”, organizzato dalla Organizzazione di Produttori COOPOLIO SALENTO SOC. COOP, COLDIRETTI LECCE e LEGACOOP PUGLIA .
L’incontro vuole essere un momento di riflessione propositiva per cercare di dare un nuovo impulso al settore olivicolo, attanagliato da una crisi che sembra non conoscere fine.
Obiettivo del convegno / tavola rotonda è quello di dar voce ai protagonisti del comparto agricolo, che dovranno farsi portavoce di proposte concrete e non solo – come avviene purtroppo da diversi anni – critiche al settore.
Dato il difficile momento per il mercato dell’olio vergine ed extravergine d’oliva, il convegno darà lo spunto per verificare altre opportunità di impiego delle olive, come ad esempio la mensa, una occasione per valorizzare il prodotto di qualità e le varietà autoctone del territorio, gratificando economicamente i produttori.
In questa direzione si sta facendo ancora molto poco, per cui è fondamentale sensibilizzare l’attenzione dei principali attori verso questa nuova possibilità di valorizzazione delle olive.
Il convegno vuole essere solo un primo passo verso la diversa valorizzazione delle olive, sinora impiegate principalmente per la produzione dell’olio. Un percorso che non può prescindere dalla sensibilizzazione degli olivicoltori, la valorizzazione delle caratteristiche organolettiche delle cultivar, la sicurezza alimentare, la tracciabilità, la tipicità delle nostre varietà di olive da mensa, la grande versatilità nel loro utilizzo, come tra l’altro sta già avvenendo con l’impiego della nostra varietà Cellina di Nardò nel settore dolciario.
Altro aspetto importante è la grande richiesta del mercato che, contrariamente al mercato dell’olio, è aumentata considerevolmente negli ultimi anni. Se si pensa che la maggior parte della produzione di olive da mensa Celline viene commercializzata solo localmente, si intuisce la grande potenzialità che la cultivar rappresenta per il mercato nazionale.
Durante l’incontro saranno, inoltre, esposti i risultati raggiunti nell’attività del triennio 2009/2011 in attuazione del Reg. CE 867/08, dai quali si evince come la Cellina di Nardò rappresenti una cultivar dal valore inestimabile soprattutto per le prospettive che ha nell’utilizzo come oliva da mensa. Solo un dato: la Cellina di Nardò rappresenta da sola il 53% di tutte le piante di olivo dell’area salentina!
Un incontro da non perdere e soprattutto un occasione per parlare di progettualità concrete.
Per informazioni: www.olioalai.it
“ITS - Un nuovo canale formativo per l’innovazione tecnologica delle PMI e la promozione del Made in Italy”
La Fondazione ITS – Istituto Tecnico Superiore Area “Nuove Tecnologie per il Made in Italy - Sistema Alimentare - Settore Produzioni Agroalimentari” , organizza il convegno di seguito riportato: “ITS - Un nuovo canale formativo per l’innovazione tecnologica delle PMI e la promozione del Made in Italy” che si svolgerà il prossimo 02 aprile alle ore 15.00 a Locorotondo, presso il Centro Risorse Poli...valente.
L’evento, ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e in particolare della Fondazione ITS Agroalimentare Puglia, che mediante specifici profili formativi mirano a colmare la carenza di personale tecnico altamente specializzato che affligge il mercato del lavoro italiano.
L’evento, ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e in particolare della Fondazione ITS Agroalimentare Puglia, che mediante specifici profili formativi mirano a colmare la carenza di personale tecnico altamente specializzato che affligge il mercato del lavoro italiano.
XX Giornata FAI di Primavera – Visita dell’edificio storico dell’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” di Lecce.
Istituto di Istruzione Secondaria Superiore
"L.G.M. Columella"
73100 LECCE - Via S. Pietro in Lama - Tel. 0832359812 - Fax 0832359642
Internet: www.istitutocolumella.it - E-mail: segreteria@istitutocolumella.it
Lecce, 14 marzo 2012
Prot. n. 1774/C36
I N V I T O
Oggetto: XX Giornata FAI di Primavera – Visita dell’edificio storico dell’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” di Lecce.
Gentilissimo/a,
Sabato 24 e Domenica 25 Marzo 2012, ore 10.00 - 13.00 e ore 16.00 – 19.00, l’I.I.S.S. “Presta – Columella” di concerto con il F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano), allo scopo di far conoscere, apprezzare e quindi tutelare il patrimonio culturale italiano, apre al pubblico la sede storica dell’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” di Lecce. La storia del Presta è parte integrante del territorio leccese e salentino giacché molti illustri personaggi e tanti stimati professionisti hanno intersecato il loro percorso di formazione con la vita del glorioso Istituto Presta. La bellezza architettonica della sua sede e i tesori che da tanti anni custodisce, rendono interessante e istruttiva la visita proposta. Gli studenti dell’ITA Presta, avranno il ruolo insolito di ciceroni. Gli studenti dell’IPSART Columella, invece, svolgeranno la funzione di anfitrioni.
Cordiali saluti
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Walter Livraghi
"L.G.M. Columella"
73100 LECCE - Via S. Pietro in Lama - Tel. 0832359812 - Fax 0832359642
Internet: www.istitutocolumella.it - E-mail: segreteria@istitutocolumella.it
Lecce, 14 marzo 2012
Prot. n. 1774/C36
I N V I T O
Oggetto: XX Giornata FAI di Primavera – Visita dell’edificio storico dell’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” di Lecce.
Gentilissimo/a,
Sabato 24 e Domenica 25 Marzo 2012, ore 10.00 - 13.00 e ore 16.00 – 19.00, l’I.I.S.S. “Presta – Columella” di concerto con il F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano), allo scopo di far conoscere, apprezzare e quindi tutelare il patrimonio culturale italiano, apre al pubblico la sede storica dell’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta” di Lecce. La storia del Presta è parte integrante del territorio leccese e salentino giacché molti illustri personaggi e tanti stimati professionisti hanno intersecato il loro percorso di formazione con la vita del glorioso Istituto Presta. La bellezza architettonica della sua sede e i tesori che da tanti anni custodisce, rendono interessante e istruttiva la visita proposta. Gli studenti dell’ITA Presta, avranno il ruolo insolito di ciceroni. Gli studenti dell’IPSART Columella, invece, svolgeranno la funzione di anfitrioni.
Cordiali saluti
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Walter Livraghi
Coop. S.Anna al 18° SOL VERONA
Coop. S.Anna al 18° SOL VERONA
Coop. Sant'Anna presenterà i propri oli da oliva da Domenica 25 a Mercoledì 28 Marzo, presso l'area "Unioncamere Puglia", padiglione C, isola 28, stand B di Veronafiere. Verranno fornite informazioni sui processi produttivi e sulle caratteristiche organolettiche di ciascun olio; il visitatore inoltre, prenderà parte a delle degustazioni guidate. L'accesso è consentito dalle ore 09:00 alle 18:00 ed a questo link www.veronafiere.it/Informazioni/Raggiungere-Veronafiere troverete informazioni utili per raggiungere la sede della manifestazione
domenica 11 marzo 2012
ITINERARIA MESSAPICA 2012
ITINERARIA MESSAPICA 2012
Tour enogastronomico per la conoscenza degli alimenti di base della Dieta Autoctona attraverso un percorso culturale della Civiltà Messapica
Sabato 17 Marzo 2012 ore 10.00
Istituto Professionale Turistico e Agrario Egidio Lanoce di Maglie
Ortaggi e legumi
Come espiantare e trapiantare gli olivi della Statale 16 Maglie – Otranto?
Come espiantare e trapiantare gli olivi della Statale 16 Maglie – Otranto?
Il mio amico Angelo Amato presidente di Olivinopoli, mi ha chiamato per riferirmi la circostanza che lo vede investito da numerosissime persone che gli fanno la richiesta di essere messi al corrente degli accorgimenti da adottare per aumentare le probabilità di sopravvivenza al trapianto degli 8mila alberi di olivo che devono essere espiantati dai terreni espropriati per allargare la Statale 16 Maglie – Otranto .
Per evitare di tornare nuovamente a scavare per spiantare un olivo moribondo bisogna fare in modo di scongiurare le crisi di trapianto facendo la pianificazione delle operazioni assumendo quindi decisioni corrette.
Scavare una trincea intorno al tronco dell'olivo
Nel caso dei terreni espropriati per allargare della Statale 16 Maglie – Otranto gli alberi di olivo sono tutti di grandi dimensioni. Verso la fine dell'Estate scorsa (mi riferisco a quella del 2011) si sarebbe dovuta scavare una trincea nel terreno con raggio 1-2 metri intorno al tronco degli olivi e profonda 50-70 centimetri con la finalità di ridurre l'apparato radicale superficiale dell'olivo che poi si dovrà espiantare.
Drastica potatura a fine inverno
Si sarebbe dovuto aspettare l'autunno e poi l'inverno e verso febbraio, quando sta arrivando la fine della stagione invernale, si esegue una drastica potatura.
Espianto dell'olivo
A questo punto con l'ausilio di una ruspa o pala meccanica si procede a spostare la pianta se deve andare in un terreno limitrofo o se deve essere trasportato lontano si provvederà a caricarlo su un camion. Si deve fare in modo di segnale sul tronco il Nord in maniera tale di mantenere l'orientamento originario rispetto al sole nel nuovo luogo in cui l'olivo sarà trapiantato. Se necessario si riduce ulteriormente la vegetazione dell'anno.
Trapianto dell'olivo
Nel frattempo nel terreno in cui si dovrà trapiantare l'albero che che abbiamo preparato per l'espianto si prepara una buca di dimensioni adeguate con opportuno drenaggio e si sistema sul fondo uno strato di letame.
Le probabilità di successo dell'operazione sono molto alte però un ulivo di grandi dimensioni impiega qualche anno per ritrovare un suo equilibrio estetico dopo una drastica potatura.
di Antonio Bruno
Il mio amico Angelo Amato presidente di Olivinopoli, mi ha chiamato per riferirmi la circostanza che lo vede investito da numerosissime persone che gli fanno la richiesta di essere messi al corrente degli accorgimenti da adottare per aumentare le probabilità di sopravvivenza al trapianto degli 8mila alberi di olivo che devono essere espiantati dai terreni espropriati per allargare la Statale 16 Maglie – Otranto .
Per evitare di tornare nuovamente a scavare per spiantare un olivo moribondo bisogna fare in modo di scongiurare le crisi di trapianto facendo la pianificazione delle operazioni assumendo quindi decisioni corrette.
Scavare una trincea intorno al tronco dell'olivo
Nel caso dei terreni espropriati per allargare della Statale 16 Maglie – Otranto gli alberi di olivo sono tutti di grandi dimensioni. Verso la fine dell'Estate scorsa (mi riferisco a quella del 2011) si sarebbe dovuta scavare una trincea nel terreno con raggio 1-2 metri intorno al tronco degli olivi e profonda 50-70 centimetri con la finalità di ridurre l'apparato radicale superficiale dell'olivo che poi si dovrà espiantare.
Drastica potatura a fine inverno
Si sarebbe dovuto aspettare l'autunno e poi l'inverno e verso febbraio, quando sta arrivando la fine della stagione invernale, si esegue una drastica potatura.
Espianto dell'olivo
A questo punto con l'ausilio di una ruspa o pala meccanica si procede a spostare la pianta se deve andare in un terreno limitrofo o se deve essere trasportato lontano si provvederà a caricarlo su un camion. Si deve fare in modo di segnale sul tronco il Nord in maniera tale di mantenere l'orientamento originario rispetto al sole nel nuovo luogo in cui l'olivo sarà trapiantato. Se necessario si riduce ulteriormente la vegetazione dell'anno.
Trapianto dell'olivo
Nel frattempo nel terreno in cui si dovrà trapiantare l'albero che che abbiamo preparato per l'espianto si prepara una buca di dimensioni adeguate con opportuno drenaggio e si sistema sul fondo uno strato di letame.
Le probabilità di successo dell'operazione sono molto alte però un ulivo di grandi dimensioni impiega qualche anno per ritrovare un suo equilibrio estetico dopo una drastica potatura.
di Antonio Bruno
sabato 10 marzo 2012
Riunione del 9 marzo 2012 - S.S.16 Maglie-Otranto
Riunione del 9 marzo 2012 - S.S.16 Maglie-Otranto
Il Prefetto, d.ssa Giuliana Perrotta, nell’ambito delle iniziative poste in essere per accelerare le attività di cantierizzazione dell’opera di allargamento della Statale 16 Maglie-Otranto, che, com’è noto, riveste molteplici profili di interesse, sia dal punto di vista della sicurezza, sia dal punto di vista ambientale ed occupazionale, ha incontrato, nella mattinata odierna, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste attive sul territorio (Italia Nostra, WWF, Legambiente, Forum Ambiente e Salute) con la presenza di un rappresentante dell’Ordine degli Agronomi, per acquisire opinioni e suggerimenti utili, sotto il profilo ambientale, da riportare nella riunione convocata per il prossimo 12 marzo, alla quale parteciperanno tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte nella realizzazione dell’opera.
L’incontro è stato un’utile occasione di conoscenza delle varie problematiche ambientali che potranno essere sollecitamente affrontate con il concorso di tutti, affinchè, per questa opera pubblica, di rilevante importo, che potrà assicurare l’immediato impiego di circa 300 lavoratori, che adesso gravano sul sistema degli ammortizzatori sociali, si possa realizzare una “cantierizzazione virtuosa”, in modo che la Maglie-Otranto possa divenire una strada “parco”, che attraversi il territorio rispettandone il contesto ambientale.
Al riguardo è stato evidenziato che nell’attività di espianto e reimpianto degli alberi di ulivo interessati dallo sradicamento, siano pienamente rispettate le norme di legge, che ne prevedono il recupero principalmente a fini produttivi.
Parallelamente è stata espressa l’esigenza che anche le vegetazioni ed essenze di pregio presenti vengano reimpiantate, per ridurre al minimo l’impatto che l’opera avrà sul territorio.
Nell’ ottica di collaborazione e partecipazione a tali obiettivi, le associazioni ambientaliste e il rappresentante dell’ordine degli agronomi si sono dichiarati disponibili a supportare e assistere volontariamente le amministrazioni pubbliche in tale attività.
Il Prefetto, d.ssa Giuliana Perrotta, nell’ambito delle iniziative poste in essere per accelerare le attività di cantierizzazione dell’opera di allargamento della Statale 16 Maglie-Otranto, che, com’è noto, riveste molteplici profili di interesse, sia dal punto di vista della sicurezza, sia dal punto di vista ambientale ed occupazionale, ha incontrato, nella mattinata odierna, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste attive sul territorio (Italia Nostra, WWF, Legambiente, Forum Ambiente e Salute) con la presenza di un rappresentante dell’Ordine degli Agronomi, per acquisire opinioni e suggerimenti utili, sotto il profilo ambientale, da riportare nella riunione convocata per il prossimo 12 marzo, alla quale parteciperanno tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte nella realizzazione dell’opera.
L’incontro è stato un’utile occasione di conoscenza delle varie problematiche ambientali che potranno essere sollecitamente affrontate con il concorso di tutti, affinchè, per questa opera pubblica, di rilevante importo, che potrà assicurare l’immediato impiego di circa 300 lavoratori, che adesso gravano sul sistema degli ammortizzatori sociali, si possa realizzare una “cantierizzazione virtuosa”, in modo che la Maglie-Otranto possa divenire una strada “parco”, che attraversi il territorio rispettandone il contesto ambientale.
Al riguardo è stato evidenziato che nell’attività di espianto e reimpianto degli alberi di ulivo interessati dallo sradicamento, siano pienamente rispettate le norme di legge, che ne prevedono il recupero principalmente a fini produttivi.
Parallelamente è stata espressa l’esigenza che anche le vegetazioni ed essenze di pregio presenti vengano reimpiantate, per ridurre al minimo l’impatto che l’opera avrà sul territorio.
Nell’ ottica di collaborazione e partecipazione a tali obiettivi, le associazioni ambientaliste e il rappresentante dell’ordine degli agronomi si sono dichiarati disponibili a supportare e assistere volontariamente le amministrazioni pubbliche in tale attività.
giovedì 8 marzo 2012
Nel cibo oltre che i nutrienti anche le informazioni per il nostro DNA
Nel cibo oltre che i nutrienti anche le informazioni per il nostro DNA
“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” scriveva il politico e gastronomo francese Anthelme Brillat-Savarin (Belley 1755 - Parigi 1826) la conferma scientifica viene da uno studio pubblicato sulla rivista Cell Research http://www.cell-research.com/index.asp . Un equipe di biotecnologi dell’Università di Nanchino diretta da Chen – Yu Zhang hanno analizzato i micro Rna presenti nel latte materno e ha scoperto che alcuni di questi micro Rna erano di origine vegetale specificamente provenienti da broccoli, riso e cavoletti di Bruxelles http://www.eurekalert.org/pub_releases/2011-09/aaft-wan091411.php . La cottura e l’ingestione non distrugge le molecole di micro Rna che quindi dal cibo passano nel latte. Pare che questi pezzetti di Rna vegetale interferiscono con il DNA umano infatti la scoperta sta proprio in una micro Rna del riso che aiuta la sintesi di una proteina importante che si chiama Ldl e che elimina il colesterolo cattivo. Insomma più riso mangi, più Ldl produci e più colesterolo cattivo elimini dal tuo organismo. Le prospettive che si aprono sono sconfinate, infatti potete immaginare che molto presto per tutti noi sarà possibile ingerire micro Rna dai cibi per favorire effetti positivi sul nostro corpo. La notizia è stata pubblicata a pagina 121 del numero del 15 marzo 2012 della rivista L’Espresso.
“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei” scriveva il politico e gastronomo francese Anthelme Brillat-Savarin (Belley 1755 - Parigi 1826) la conferma scientifica viene da uno studio pubblicato sulla rivista Cell Research http://www.cell-research.com/index.asp . Un equipe di biotecnologi dell’Università di Nanchino diretta da Chen – Yu Zhang hanno analizzato i micro Rna presenti nel latte materno e ha scoperto che alcuni di questi micro Rna erano di origine vegetale specificamente provenienti da broccoli, riso e cavoletti di Bruxelles http://www.eurekalert.org/pub_releases/2011-09/aaft-wan091411.php . La cottura e l’ingestione non distrugge le molecole di micro Rna che quindi dal cibo passano nel latte. Pare che questi pezzetti di Rna vegetale interferiscono con il DNA umano infatti la scoperta sta proprio in una micro Rna del riso che aiuta la sintesi di una proteina importante che si chiama Ldl e che elimina il colesterolo cattivo. Insomma più riso mangi, più Ldl produci e più colesterolo cattivo elimini dal tuo organismo. Le prospettive che si aprono sono sconfinate, infatti potete immaginare che molto presto per tutti noi sarà possibile ingerire micro Rna dai cibi per favorire effetti positivi sul nostro corpo. La notizia è stata pubblicata a pagina 121 del numero del 15 marzo 2012 della rivista L’Espresso.
Puglia, adotta un ulivo: Le richieste vanno inoltrate al Comparto regionale dell'Anas
Puglia, adotta un ulivo
8000 piante cercano casaSi trovano sul cantiere del raddoppio della statale 16 e possono essere richiesti all'Anas. Dovranno essere espiantati entro la fine del mese, ma le richieste sono solo 1500. Parte la mobilitazione sul web
di CHIARA SPAGNOLO
Il Comune di Otranto ha già chiesto di poter "adottare" 500 degli 8.250 ulivi che dovranno essere espiantati per realizzare il raddoppio dell’ultimo tratto della statale 16 Adriatica, una delle più lunghe d’Italia con i suoi 1000 chilometri che si snodano dal Veneto alla Puglia. Alberi che ora cercano casa, dopo l'esprorio dei terreni per far spazio ai lavori. Disponibilità all'adozione di altre piante sono arrivate anche dalle amministrazioni di Maglie, Uggiano e Minervino, che ha individuato un’area di dieci ettari per mettere a dimora i giganti rimasti senza terra. Ma le richieste inoltrate all’Anas, che ha dato in appalto l’adeguamento del tratto stradale tra Maglie e Otranto, finora sono state solo 1.500. Apparentemente molte, in realtà poche, anzi pochissime, rispetto a tutti gli ulivi che dovranno essere tolti di mezzo entro il mese di marzo.
È questo infatti, secondo le leggi della natura, il periodo migliore per estirpare le piante e reimpiantarle in posti diversi da quelli in cui sono cresciute. Marzo. Ovvero i prossimi 23 giorni. Un tempo ristretto, scandito dal conto alla rovescia per l’apertura del cantiere e dall’allarme degli ambientalisti, che rimbalza fulmineo sui social network. Proprio sul web è partita una grande mobilitazione, grazie alla quale il problema degli ulivi del Salento sta conquistando la ribalta nazionale, spingendo amministrazioni e cittadini a farsi avanti per chiedere di adottare qualche albero. Solo 268, infatti, sono quelli che si salveranno di sicuro, perché inseriti nell’elenco dei “monumentali” del ministero dell’Ambiente. Per queste piante vige l’obbligo di reimpianto e il loro destino è in corso di valutazione presso il competente assessorato regionale. Per tutti gli altri, invece, il futuro è una grande incognita.
E i numeri lo dicono con crudele chiarezza. Sottratti agli 8.000 disseminati sui terreni espropriati per allargare la statale, i 268 alberi monumentali e i 1500 per cui è già stata chiesta l’adozione, ne restano quasi 6.000 di cui nessuno sa cosa fare. La richiesta di espianto di tutti gli alberi ai lati della carreggiata, nelle aree su cui si svilupperà il cantiere per l’ampliamento, è già stata inoltrata dall’Anas alla Provincia di Lecce e da Palazzo dei Celestini si attende l’ok definitivo. Un sì voluto come la manna dal cielo dagli operai della Co.edi.sal del gruppo Palumbo, che si è aggiudicata l’appalto da 55 milioni di euro per il raddoppio della statale 16, che da mesi aspettano senza stipendio l’apertura del cantiere. E ora che l’avvio sembra imminente, temono che l’allarme sul destino degli uliveti possa determinare ulteriori rallentamenti.
Le ragioni del lavoro, in realtà, non sono antitetiche rispetto a quelle dell’ambiente. L’iter degli espropri e degli espianti è stato definito con chiarezza nelle numerose conferenze di servizi che hanno accompagnato l’approvazione del progetto e indica una strada ben precisa da seguire nel tentativo di non sacrificare gli alberi. Il problema è che il disegno complessivo prevede il reimpianto “laddove è possibile”, ovvero se esiste un posto dove mettere a dimora i giganti simbolo della Puglia. Il posto, però, finora è stato trovato solo per 1.500 piante su 8.000. E per salvarle non esiste alcun piano B. Se le richieste di “adozione” non aumenteranno in fretta, migliaia di ulivi del Salento sono destinati inesorabilmente a diventare i martiri della statale 16.
Le richieste vanno inoltrate al Comparto regionale dell'Anas.
ContattiCompartimento di Bari
Sede
Indirizzo Centralino Fax
V.le Luigi Einaudi 15 - 70125 Bari 080-5091111 080-5091437
Ufficio Relazioni con il Pubblico
Telefono Fax E-mail
841148 841148 841148@stradeanas.it
841148@postacert.stradeanas.it
Orari di apertura al pubblico
LUNEDI - GIOVEDI DALLE ORE 9:30 ALLE ORE 12:30 E DALLE ORE 15:00 ALLE ORE 16:00
VENERDI DALLE ORE 9:30 ALLE ORE 12:30
Il numero 841148 è a carico del chiamante, da rete fissa e mobile, per il solo scatto alla risposta. L'importo varia per ogni chiamante in base a quanto stabilito dal proprio operatore e dal contratto con esso sottoscritto.
Come raggiungere questa sede
Dalla stazione ferroviaria
■Autobus 21 o 22 fino alla fermata all'altezza del civico n. 2 di via Luigi Einaudi. Percorrere 300 metri, a piedi, fino alla sede ANAS.
Dall'aeroporto
■Autobus 16 fino alla stazione ferroviaria. Poi, prendere l'autobus 21 o 22.
Dalla statale 16
■Prendere la tangenziale fino all'uscita 12 Carrassi/Carbonara. Al semaforo svoltare a destra (Carrassi) per corso Alcide de Gasperi. Proseguire dritto. Al quinto semaforo svoltare a destra, su via L. Einaudi. Dopo 500 metri, superato un altro semaforo, si giunge alla sede ANAS.
(07 marzo 2012)
8000 piante cercano casaSi trovano sul cantiere del raddoppio della statale 16 e possono essere richiesti all'Anas. Dovranno essere espiantati entro la fine del mese, ma le richieste sono solo 1500. Parte la mobilitazione sul web
di CHIARA SPAGNOLO
Il Comune di Otranto ha già chiesto di poter "adottare" 500 degli 8.250 ulivi che dovranno essere espiantati per realizzare il raddoppio dell’ultimo tratto della statale 16 Adriatica, una delle più lunghe d’Italia con i suoi 1000 chilometri che si snodano dal Veneto alla Puglia. Alberi che ora cercano casa, dopo l'esprorio dei terreni per far spazio ai lavori. Disponibilità all'adozione di altre piante sono arrivate anche dalle amministrazioni di Maglie, Uggiano e Minervino, che ha individuato un’area di dieci ettari per mettere a dimora i giganti rimasti senza terra. Ma le richieste inoltrate all’Anas, che ha dato in appalto l’adeguamento del tratto stradale tra Maglie e Otranto, finora sono state solo 1.500. Apparentemente molte, in realtà poche, anzi pochissime, rispetto a tutti gli ulivi che dovranno essere tolti di mezzo entro il mese di marzo.
È questo infatti, secondo le leggi della natura, il periodo migliore per estirpare le piante e reimpiantarle in posti diversi da quelli in cui sono cresciute. Marzo. Ovvero i prossimi 23 giorni. Un tempo ristretto, scandito dal conto alla rovescia per l’apertura del cantiere e dall’allarme degli ambientalisti, che rimbalza fulmineo sui social network. Proprio sul web è partita una grande mobilitazione, grazie alla quale il problema degli ulivi del Salento sta conquistando la ribalta nazionale, spingendo amministrazioni e cittadini a farsi avanti per chiedere di adottare qualche albero. Solo 268, infatti, sono quelli che si salveranno di sicuro, perché inseriti nell’elenco dei “monumentali” del ministero dell’Ambiente. Per queste piante vige l’obbligo di reimpianto e il loro destino è in corso di valutazione presso il competente assessorato regionale. Per tutti gli altri, invece, il futuro è una grande incognita.
E i numeri lo dicono con crudele chiarezza. Sottratti agli 8.000 disseminati sui terreni espropriati per allargare la statale, i 268 alberi monumentali e i 1500 per cui è già stata chiesta l’adozione, ne restano quasi 6.000 di cui nessuno sa cosa fare. La richiesta di espianto di tutti gli alberi ai lati della carreggiata, nelle aree su cui si svilupperà il cantiere per l’ampliamento, è già stata inoltrata dall’Anas alla Provincia di Lecce e da Palazzo dei Celestini si attende l’ok definitivo. Un sì voluto come la manna dal cielo dagli operai della Co.edi.sal del gruppo Palumbo, che si è aggiudicata l’appalto da 55 milioni di euro per il raddoppio della statale 16, che da mesi aspettano senza stipendio l’apertura del cantiere. E ora che l’avvio sembra imminente, temono che l’allarme sul destino degli uliveti possa determinare ulteriori rallentamenti.
Le ragioni del lavoro, in realtà, non sono antitetiche rispetto a quelle dell’ambiente. L’iter degli espropri e degli espianti è stato definito con chiarezza nelle numerose conferenze di servizi che hanno accompagnato l’approvazione del progetto e indica una strada ben precisa da seguire nel tentativo di non sacrificare gli alberi. Il problema è che il disegno complessivo prevede il reimpianto “laddove è possibile”, ovvero se esiste un posto dove mettere a dimora i giganti simbolo della Puglia. Il posto, però, finora è stato trovato solo per 1.500 piante su 8.000. E per salvarle non esiste alcun piano B. Se le richieste di “adozione” non aumenteranno in fretta, migliaia di ulivi del Salento sono destinati inesorabilmente a diventare i martiri della statale 16.
Le richieste vanno inoltrate al Comparto regionale dell'Anas.
ContattiCompartimento di Bari
Sede
Indirizzo Centralino Fax
V.le Luigi Einaudi 15 - 70125 Bari 080-5091111 080-5091437
Ufficio Relazioni con il Pubblico
Telefono Fax E-mail
841148 841148 841148@stradeanas.it
841148@postacert.stradeanas.it
Orari di apertura al pubblico
LUNEDI - GIOVEDI DALLE ORE 9:30 ALLE ORE 12:30 E DALLE ORE 15:00 ALLE ORE 16:00
VENERDI DALLE ORE 9:30 ALLE ORE 12:30
Il numero 841148 è a carico del chiamante, da rete fissa e mobile, per il solo scatto alla risposta. L'importo varia per ogni chiamante in base a quanto stabilito dal proprio operatore e dal contratto con esso sottoscritto.
Come raggiungere questa sede
Dalla stazione ferroviaria
■Autobus 21 o 22 fino alla fermata all'altezza del civico n. 2 di via Luigi Einaudi. Percorrere 300 metri, a piedi, fino alla sede ANAS.
Dall'aeroporto
■Autobus 16 fino alla stazione ferroviaria. Poi, prendere l'autobus 21 o 22.
Dalla statale 16
■Prendere la tangenziale fino all'uscita 12 Carrassi/Carbonara. Al semaforo svoltare a destra (Carrassi) per corso Alcide de Gasperi. Proseguire dritto. Al quinto semaforo svoltare a destra, su via L. Einaudi. Dopo 500 metri, superato un altro semaforo, si giunge alla sede ANAS.
(07 marzo 2012)
mercoledì 7 marzo 2012
OLIVI E OLI: Quando la buona agricoltura migliora la qualità della vita
OLIVI E OLI: Quando la buona agricoltura migliora la qualità della vita
18 Marzo 2012 – Convento dei Francescani - Veglie (Le)
PROGRAMMA
Convento dei Francescani – Veglie (Le)
Mattina
9,30 - Avvio dei lavori – Moderatore Antonio Greco
Saluti delle autorità
- Alessandro Aprile (Sindaco Comune di Veglie)
- Cosimo Vetrugno (Consigliere delegato agricoltura - Comune di Veglie)
- Francesco Pacella (Ass. Turismo e Politiche Agricole - Provincia di Lecce)
- Dario Stefano (Ass. Politiche per lo Sviluppo Rurale – Regione Puglia)
10,15 – Storia, cultura ed economia dell’olivo nel Salento
Antonio Costantini
10,45 – Oli vergini di oliva: caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche
Antonio Rollo, Presidente Consorzio di tutela DOP Terra d’Otranto
11,15 – Caratteristiche nutrizionali e salutistiche dell’olio extravergine di oliva
Giuseppe Caramia, Emerito Primario Pediatra – Ospedale Salesi Ancona
12,30 – Conclusioni
Pomeriggio
16,00 – Il percorso verso gli oli di qualità: esperienze e buone prassi di
olivicoltori locali
- Cosimo Saponaro (Azienda agrituristica “Torre del Cardo”)
- Porretti Paola (Azienda agricola eredi A. Porretti)
- Massimiliano Nicolaci (Azienda agrituristica “La Duchessa”)
- Raffaele Cucurachi (Azienda agricola Cucurachi)
- Antonio Milanese (Azienda agricola Milanese)
- Pasquale Coppola (Azienda agricola Coppola)
- Carrozzo Eugenio (Azienda agricola Carrozzo)
17,00 - Illustrazione delle tecniche di degustazione degli oli
(Gianni Lezzi, Capo Panel C.O.I.)
17,30 - Degustazione guidata di tre tipologie di olio e discussione
(Gianni Lezzi, Capo Panel C.O.I.)
18,30 - Consegna “Profili sensoriali” degli oli partecipanti
(Panel: R. Cucurachi, G. Lezzi, A. Milanese, G. Rollo, L. Rollo,
C. Saponaro, A. Cerfeda, V. Scarciglia, A.M. Spano)
19,00 - Buffet conviviale a base di prodotti da forno locali e oli extravergini
delle aziende partecipanti
18 Marzo 2012 – Convento dei Francescani - Veglie (Le)
PROGRAMMA
Convento dei Francescani – Veglie (Le)
Mattina
9,30 - Avvio dei lavori – Moderatore Antonio Greco
Saluti delle autorità
- Alessandro Aprile (Sindaco Comune di Veglie)
- Cosimo Vetrugno (Consigliere delegato agricoltura - Comune di Veglie)
- Francesco Pacella (Ass. Turismo e Politiche Agricole - Provincia di Lecce)
- Dario Stefano (Ass. Politiche per lo Sviluppo Rurale – Regione Puglia)
10,15 – Storia, cultura ed economia dell’olivo nel Salento
Antonio Costantini
10,45 – Oli vergini di oliva: caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche
Antonio Rollo, Presidente Consorzio di tutela DOP Terra d’Otranto
11,15 – Caratteristiche nutrizionali e salutistiche dell’olio extravergine di oliva
Giuseppe Caramia, Emerito Primario Pediatra – Ospedale Salesi Ancona
12,30 – Conclusioni
Pomeriggio
16,00 – Il percorso verso gli oli di qualità: esperienze e buone prassi di
olivicoltori locali
- Cosimo Saponaro (Azienda agrituristica “Torre del Cardo”)
- Porretti Paola (Azienda agricola eredi A. Porretti)
- Massimiliano Nicolaci (Azienda agrituristica “La Duchessa”)
- Raffaele Cucurachi (Azienda agricola Cucurachi)
- Antonio Milanese (Azienda agricola Milanese)
- Pasquale Coppola (Azienda agricola Coppola)
- Carrozzo Eugenio (Azienda agricola Carrozzo)
17,00 - Illustrazione delle tecniche di degustazione degli oli
(Gianni Lezzi, Capo Panel C.O.I.)
17,30 - Degustazione guidata di tre tipologie di olio e discussione
(Gianni Lezzi, Capo Panel C.O.I.)
18,30 - Consegna “Profili sensoriali” degli oli partecipanti
(Panel: R. Cucurachi, G. Lezzi, A. Milanese, G. Rollo, L. Rollo,
C. Saponaro, A. Cerfeda, V. Scarciglia, A.M. Spano)
19,00 - Buffet conviviale a base di prodotti da forno locali e oli extravergini
delle aziende partecipanti
il programma del Seminario dedicato alla direttiva europea 128/2009 sull’uso sostenibile degli agro-farmaci che si terrà il 27 marzo presso l'Aula Magna della Facoltà di Agraria di Bari
il programma del Seminario dedicato alla direttiva europea 128/2009 sull’uso sostenibile degli agro-farmaci che si terrà il 27 marzo presso l'Aula Magna della Facoltà di Agraria di Bari
a partire dalle ore 16.
L’obiettivo del seminario è di:
- verificare lo stato di avanzamento del Piano d’azione Nazionale previsto dalla Direttiva;
- individuare quali sono i possibili indicatori (ambientali, sociali, economici ecc.) che possono essere adottati in un territorio/filiera per misurare l'implementazione della direttiva.
a partire dalle ore 16.
L’obiettivo del seminario è di:
- verificare lo stato di avanzamento del Piano d’azione Nazionale previsto dalla Direttiva;
- individuare quali sono i possibili indicatori (ambientali, sociali, economici ecc.) che possono essere adottati in un territorio/filiera per misurare l'implementazione della direttiva.
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