G.G. LORENZONI
L. GHIRELLI
Dipartimento di Biologia
- Sezione di Geobotanica
Università di Padova
LINEAMENTI DELLA VEGETAZIONE DEL SALENTO (PUGLIA
MERIDIONALE - ITALIA)
RIASSUNTO
Viene sinteticamente esaminata la situazione
vegetazionale del Salento ed il suo dinamismo in rapporto al passato ed al
presente.
E’ evidente che gli aspetti attuali,
in buona parte relitti, sono frutto di un continuo rimaneggiamento avvenuto
attraverso millenni.
Cosi è
ben difficile,
sulla base della vegetazione attuale, ricostruire quella potenziale. Tuttavia
si può riconoscere, a parte le situazioni endemiche legate alla flora, una
fondamentale omogeneita mediterranea per la vegetazione gravitante nell’ambito
della classe Quercetea
ilicis.
ABSTRACT
OUTLINE OF VEGETATION OF SALENTO
(SOUTH
APULIA - ITALY)
The
vegetational situation of the Salento region is breafly examined, together with
his dinamism, related to the
past and present. It is evident that the present vegetational environment, for the
most part rectual, is the effect of a continuous
modifications obtained through some millennia. So, it is very difficult to discover the past vegetation (potential vegetation) to recognize a fundamental
mediterranean homogenity for the vegetation (Quercetea ilicis
class) together with the endemic situations related to the flora.
Parole chiave: Salento, mediterraneith, vegetazione,
climax, serie.
Key
words: Salento, mediterranean situation,, vegetation, climax, series.
INTRODUZIONE
Quando un viaggiatore si spinge nell’estremo sud
orientale della penisola italiana viene colpito dalle forme e dai colori della vegetazione:
macchia, bosco, vegetazione delle rocce, dei campi, dei bordi delle strade,
delle spiagge, delle paludi salmastre, ecc.
Colori, determinati da specie in fioritura o in
semplice fase vegetativa, che si mescolano, si alternano ciclicamente
soprattutto nella primavera, ma non mancano nelle altre stagioni, nemmeno negli
aridi mesi estivi quando il paesaggio bruciato dal sole odora di elicriso.
Vedendo questo paesaggio il viaggiatore sprovveduto,
colpito da queste visioni, immagina di trovarsi di fronte a situazioni naturali
originarie, forse, se ha un po’ di
cultura naturalistica, di fronte a stadi climacici.
Questa varieta di situazioni, di forme, di organismi,
deve essere stata alla base dell’interesse, quasi morboso, dimostrato nel secolo
scorso da studiosi come Porta e Rigo (Rigo, 1887) per la Puglia ed il meridione
in genere, e Growes (1885, 1887) per il Salento.
Quanto, però, corrisponde a verita? Probabilmente
non riusciremo a saperlo.
Comunque vediamo di fare un quadro della situazione
vegetazionale del Salento, sintetizzando quanto risultato da vari studi e, soprattutto,
da una sintesi pubblicata qualche anno fa (CANIGLIeAt al. 1984). Anche se si
faranno accenni a situazioni floristiche e vegetazionali di vari ambienti, si
puntera fondamentalmente sulle serie dinamiche della macchia mediterranea,
progenie del climax o dei climax esistenti nella notte dei tempi, quando l’azione
dell’uomo non si
faceva ancora
sentire come agente modificatore dell’ambiente.
LINEAMENT1 DELLA VEGETAZIONE
L’interpretazione della vegetazione naturale del
Salento è in relazione ad un insieme di fattori che hanno agito e
agiscono su quest’area di particolare interesse naturalistico.
Se da una parte fenomeni paleogeografici hanno
influenzato la vegetazione soprattutto dal punto di vista compositivo, dall’altra
fenomeni legati alla antropizzazione hanno agito in particolare sulla sua
fisionomia.
Dal punto di vista fitogeografico gli aspetti piu
significativi trovano la loro maggior corrispondenza nella penisola balcanica e
nelle isole dell’Egeo. La migrazione di determinate forme vegetali tipicamente
orientali e il loro conseguente insediamento nella penisola italiana, sono
quasi sicuramente riportabili al collegamento
pontico delle masse pugliesi con il continente egeico meridionale verificatosi
alla fine del Miocene.
La congiunzione con il continente egeico e la successiva disgiunzione hanno
permesso il permanere ne1 Salento di aspetti vegetazionali abbastanza simili a quelli d’oltremare e la
formazione di stazioni relitte di specie che, in seguito ad isolamento
millenario, si sono trasformate modificandosi, rispetto ai taxa originari, in endemiti salentini
o pugliesi (LORENZON19I,7 8).
Le specie piu significative per il legame con 1’Illiria
e la Balcania sono Quercus
trojana Webb, Quercus
coccifera s.1.
(in Salento Quercus
calliprinos Webb
o Quercus
coccifera L. ssp
calliprinos (Webb) (Corti), Periploca graeca
L., e per il
loro carattere diendemiti, Alyssum le ucad eum Guss. , Centaurea Leucadea Lacaita, Campanula
versicolor Sibt.
et Sm.
In altro modo hanno influito quei fattori tipici
nell’area mediterranea legati alla presenza dell’uomo quali il pascolamento, l’agricoltura
e gli incendi, che hanno creato situazioni estremamente degradate. A questi
vanno aggiunti fenomeni tipici della nostra epoca e ben piu pericolosi per l’ambiente
come le lottizzazioni, gli impianti industriali e turistici.
L’azione antropica, che perdura da ben oltre tre
millenni, ha portato ad una modificazione del paesaggio vegetale, tanto che
oggi non esistono piu o quasi le tracce della vegetazione naturale originaria e costituisce una delle
principali cause della mancata e mancante evoluzione della vegetazione verso le
formazioni forestali.
La vegetazione potenziale intesa come vegetazione
esistita nel passato e quindi potenzialmente presente anche oggi, se non
fossero intervenute influenze e modificazioni antropiche, pub essere oggi testimoniata dai resti di
vegetazione spontanea, ritenuti prossimi allo stato climacico. Spesso, però, sono
solo delle pallide immagini della vegetazione del passato, accantonate negli
ambienti marginali, quelli che I’UOMO ha meno ricercato per lo sfruttamento e l’utilizzazione
o rappresentano la ricostituzione piu o meno indisturbata di situazioni
precedentemente distrutte.
La vegetazione potenziale, intesa come possibile
vegetazione che potrebbe formarsi o riformarsi
in seguito all’abbandono dell’ambiente, non è di
facile interpretazione in quanto ci si trova
di fronte, per la maggior parte, a situazioni di estremo degrado che possono essere
una chiave di lettura e di previsione, fermo restando la difficoltà di
ipotizzare con certezza verso quale equilibrio si possa spostare l’attuale
vegetazione.
Dall’analisi dei resti vegetazionali si può pensare
a1 Salento come ad una regione di boschi costituiti da una rigogliosa
macchiaforesta mediterranea attribuibile fondamentalmente alla classe Quercetea
ilicis. Nella
parte settentrionale si spingevano verso Sud, dalle pendici delle murge
tarantine e baresi, boschi di fragno, (Quercus trojana Webb), quercia il cui areale
gravita sulla penisola balcanica dove preferenzialmente occupa una fascia
compresa tra il limite superiore della lecceta (Quercion
ilicis) e l’inizio
del Quercion
pubescent-petreae.
Nella parte
meridionale si estendevano boschi e foreste di leccio (Quercus ilex L.) e di quercia spinosa (Quercus calliprinos Webb) e macchie miste delle due
specie.
Per quanto riguarda la vegetazione climacica si può
pensare ad un Oleo-Ceratonion
nelle zone
prossime a1 mare e piu
termoxerofile, e all’interno
un Quercion
ilicis s.l.,
ricco nelle radure di elementi dell’oleo- Ceratonion.
Molto piu estese dovevano essere le foreste a Pinus halepensis
Miller (pino d’Aleppo)
che occupavano zone comprese tra la fascia a ginepri da una parte e la lecceta
dall’altra.
Non è quindi facile, oggi, immaginare un
Salento coperto da foreste di querce e pini e da una macchia termofila nelle
zone piii aride. Le cenosi litoranee (psammofile e alofile rupestri) e quelle lungo
i corsi d’acqua sono state le piu
indisturbate e testimoniano meglio la vegetazione potenziale di questi
ambienti.
L’opera antropica ha influito sulla attuale
distribuzione della vegetazione naturale, creando una situazione estremamente
polimorfa.
L’aspetto vegetazionale risulta essere
caratterizzato da situazioni degradate, e, delle foreste climaciche non restano
che degli esigui esempi negli ambienti rimasti indisturbati.
La forma di vegetazione predominante ne1 Salento
sono i
coltivi, che
occupano i
terreni migliori
(olivo, vite, frutteti, cereali, tabacco e ortaggi), e, in secondo piano, le
forme spontanee caratterizzate soprattutto da formazioni tipo macchia e gariga
che rappresentano aspetti degradati di quelle cenosi forestali presenti ne1
passato.
La situazione vegetazionale attuale si pub
suddividere nelle seguenti serie fondamentali: serie litorali (psammofile e
rupestri alofile) e serie di macchia e gariga.
La serie psammofila non presenta mai una seriazione
completa e complessa come quella descritta da PIGNATT(I1 959) per le spiagge
venete.
I1 primo tipo di vegetazione che si insedia sulla
spiaggia è
quella ad Agropyron, seguito da Ammophyla
Zittoralis (Beauv.) Rothm., mentre, in posizione piu
arretrata, le creste delle dune piu alte
ospitano una vegetazione a
ginepri.
Le creste rocciose presentano una vegetazione
costituita da specie alofile come Crithmum maritimum L., Salicornia
fruticosa L., e
varie specie di Limonium.
I1 genere Limonium Miller presenta un elevato grado
di differenziamento in tipi locali differenti, verificatosi in conseguenza alla
morfologia delle coste e alla loro anfrattuosita che hanno creato degli ecotipi
che, se stabilizzati e ben differenziati, possono assurgere a1 rango di specie
come Limonium japigicum (Groves) Pignatti, endemita del
litorale salentino e specie
esclusiva dell’associazione endemica Limonietum
japigici Curti e
Lorenzoni 1968.
La serie di macchia e gariga rappresenta la maggior
parte della vegetazione spontanea che non si manifesta mai come vera e propria
boscaglia o
formazione boschiva
evoluta.
Dal punto di vista fitosociologico, tutte queste
formazioni fanno parte della classe Quercetea ilicis e precisamente le situazioni piu
mesofile rientrano nell’alleanza Quercion ilicis e le situazioni termoxerofile
nell’alleanza Oleo-Ceratonion. I1 Salento è un ambiente di transizione e di
tensione tra il climax delle due alleanze che spesso si compenetrano formando cenosi
miste.
La lecceta (Quercetum ilicis galloprovinciale Br. - B1. (1915) 1936), che in passato
doveva rappresentare lo stadio climacico della zona, è presente
con formazioni di macchia alta con predominanza di leccio, ma mai come una vera
e propria
lecceta. Le specie
caratteristiche dell’associazione presenti sono: Ruscus aculeatus
L., Phillyrea latifolia L., Carex distachya Desf., Cyclamen
repandum Sibth. et
Sm., Rosa
sempervirens L.,
Lonicera
implexa Ait.
Più diffuse sono le formazioni vegetali legate alla
degradazione della lecceta o rappresentanti stadi di riformazione della stessa.
Infatti potrebbe iniziare un processo ricostitutivo
capace di riformare la lecceta se l’ambiente fosse lasciato indisturbato. Tali
condizioni ideali, purtroppo, non si verificano sia per il disturbo antropico (agricoltura,
pascolamento, incendi, ecc.), che per azione degli agenti ambientali e dinamici
in genere, soprattutto nelle serie costiere (CURTI et al., 1976).
La macchia a Calicotome e Myrtus
(Calicotomo-Myrtetum 1944)
è la formazione più rappresentata e
fisionomicamente somigliante alla
lecceta precedentemente citata, ma con minore presenza di leccio, che si accompagna a Myrtus communis L., Calicotome villosa
(Poiret) Link, Pistacia
lentiscus L., Daphne gnidium L.
L’aggruppamento a quercia spinosa (Quercus
calliprinos Webb),
altro aspetto della degradazione della lecceta legato ad ambienti piu aridi e
caratterizzati da abbondanti affioramenti rocciosi, rappresenta una cenosi
importante per l’affinità e somiglianza con quelle analoghe della Balcania e dell’arcipelago
Egeo.
Sia il Calicotomo-Myrtetum
che l’aggruppamento
a quercia spinosa si manifestano
sostanzialmente in una forma “tipica”, inquadrabile nell’alleanza Quercion ilicis,
e in una forma
tendente all’Oleo-Ceratonion
qualora si abbia
una forte diminuzione della specie del Quercion ed un’elevata frequenza di quelle
dell’Oleo- Ceratonion.
Quest’ultimo è presente
come forma climacica,insistendo ciò sull’area che gli compete, e rappresenta
una situazione relitta di una vegetazione un tempo più estesa ed in questo caso
è definito primario; oppure viene
definito secondario o di sostituzione qualora si manifesti come forma
degradativa del Quercion
ilicis, cioè
occupi spazi propri
del Quercion.
L’Oleo-Ceratonion
primario è rappresentato
dai tratti di duna litoranea su sabbia a ginepri e dalle cenosi autoctone di
pino d’Aleppo (Pinus
halepensis Miller).
La fascia a ginepri che si trova lunghe le dune eostiere è caratterizzata dalla presenza di Juniperus oxycedrus L. ssp. macrocarpa (Sibth. et Sm.) Dale e Juniperus phoenicea L., a cui si associano specie
caratteristiche dell’alleanza, dell’ordine e della classe e specie della
vegetazione psammofila per un fenomeno di vicinanza e di compressione delle
fasce vegetazionali dovute all’erosione della spiaggia.
Pinus halepensis
Miller, specie
circummediterranea, forma cenosi sia spontanee che favorite o introdotte dall’uomo.
Opinioni contrastanti si
sono avute sull’indigenato
di questa specie e attualmente ne viene riconosciuta la spontaneità in molte
localith del suo areale. Ne1 Salento le formazioni boschive a pino d’Aleppo
sono localizzate in limitate aree costiere e fondamentalmente di origine artificiale
(rimboschimenti).
Piu rappresentato è l’Oleo-Ceratonion
secondario o di
sostituzione, cioè derivante da degradazione del Quercion ilicis.
Gli aspetti principali
di questa serie degradata sono la gariga
a Thymus
capitatus
(L.)
Hoffmgg. et
Link, l’OZeo-Lentiscetum
Mol., 1951 e l’associazione
a Poterium
spinosum e Corydothymus
capitatus.
La gariga a Thymus capitatus (L.) Hoffmgg. et Link rappresenta il massimo di degradazione della
lecceta. I1 timo ne1 Salento è una
costante floristica, in quanto entra a far
parte di molte cenosi,
da quelle pioniere a quella di macchia già ricostituita. Nelle cenosi pioniere, in situazioni
estremamente degradate, il timo si trova in associazione
con Cistus
monspeliensis L. e
specie dei Thero-Brachiypodietea (classe che riunisce formazioni
di gariga arida, ricca di
camefite e
terofite), o in associazione con Euphorbia spinosa L.
qualora alla degradazione sia tale che il substrato è ridotto
a litosuolo.
Thymus capitatus
(L.) Hoffmgg. et
Link ha un’areale che gravita sul bacino mediterraneo
orientale, e 1’Italia rappresenta l’estremo occidentale della sua
distribuzione, dove caratterizza tipi di cenosi molto simili a quelle del vicino oriente:
Israele, Siria, Libano, inquadrabili, in Italia, nella classe Quercetea
ilicis, e ne1
Mediterraneo orientale nella classe Quercetea calliprini.
L‘Oleo-Lentiscetum
s.1. ne1 Salento
è poco diffuso e normalmente rappresenta
la vegetazione più evoluta qualora le cenosi a timo capitato siano riuscite ad
instaurarsi stabilmente e a far evolvere il substrato.
L’associazione a Poterium spinosum e Corydothymus
capitatus Lavrantiades
1959 normalmente si
rinviene in fase
ricostitutiva
della macchia.
Assieme a
Thymus
capitatus (L.)
Hoffmgg. et Link e
Sarcopoterium spinosum (L.)
Spach, l’associazione comprende Urginea maritima (L.) Baker, Carlina
corymbosa L.
ssp. corymbosa,
Asphodelus microcarpus Viv.
e Cistus
salvifolius L. Associazione molto interessante
dal punto di vista fitogeografico, in quanto molto diffusa nella parte orientale del
bacino mediterraneo,
trova riscontro
nella parte occidentale solo in una piccola stazione in Sardegna e ne1
Salento in localita “Palude del Capitano” fra Porto Cesareo e Gallipoli (CANIGLIeAt al.,
1974-75).
Si potrebbe continuare con l’esame delle cenosi
igrofile, con quelle ruderali e soprattutto con quelle infestanti le colture
annuali e perennanti nonchè con quelle erbacee legate alle varie serie di degradazione
o all’abbandono delle pratiche agrarie. Riteniamo, tuttavia, di avere già dato i principali lineamenti della vegetazione
fondamentale, rinviando per un completamento, a1 gia citato lavoro (CANIGLIAe t al., 1984) sulla
fitosociologia del Salento.
CONCLUSION1
Da quanto detto pensiamo risulti chiara la
complessita della vegetazione salentina, della sua origine e del suo destino.
Nuovamente, cosa è l’aspetto
originario? In vecchi libri si parla di boschi di fragno sulle Serre, dove oggi
non c’è traccia
di questa specie; in
prossimita di S.
Donato di Lecce,
sull’angolo di un podere, c’è una ceppaia di fragno, a Porto Selvaggio, sulla strada,
ora entro una lottizzazione, numerosi fragni piantati ne1 19° secolo si
rinnovano ottimamente; presso Maritima (Lecce), un proprietario ha voluto “potenziare”
un suo terreno introducendo piante non strettamente locali: accanto alla
quercia spinosa ci sono dei lecci, delle roverelle, dei fragni, delle vallonee
e perfino sughere, nonché vari ibridi.
Quale Sara l’assetto tra qualche secolo, e quindi quale è l’origine di situazioni
paranaturali, derivate probabilmente da analoghe operazioni del passato,
centenario e forse millenario?
Con questa vegetazione reale abbiamo ora a che fare.
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