venerdì 1 maggio 2015

Domande al Prof Luigi Mariani e al Prof. Giovanni Martelli. Sono un osservatore e dalla visione degli olivi del Salento la mia curiosità mi ha fatto formulare delle domande. Spero di avere da illustri scienziati delle risposte.


Domande Prof Luigi Mariani e al Prof. Giovanni Martelli. Sono un osservatore e dalla visione degli olivi del Salento la mia curiosità mi ha fatto formulare delle domande. Spero di avere da illustri scienziati delle risposte.
Ho letto con interesse l’articolo del prof Luigi Mariani qui: http://agrariansciences.blogspot.it/2015/04/xylella-fastidiosa-e-il-disseccamento.html?m=1 .
Lo stesso riferisce di un intervista al prof Giovanni Martelli che si può leggere qui:

1) Alberi centenari che si disseccano, foglie che marciscono, fusto si sfalda. La colpa è della Xylella fastidiosa che strozza il sistema vascolare della pianta. Ho letto che l’aggressione è l’effetto combinato di 3 fattori. E’ così?
No. Fu questa la prima ipotesi emersa dalle osservazioni effettuate nell’autunno del 2013 quando affrontammo il problema. Ora riteniamo che: 
(i)                  la Xylella sia il principale agente della moria,
(ii)                che i funghi, quando presenti (è raro trovarli  negli impianti giovani 15-20 anni o giù di li) possano aggravare gli effetti della infezione della Xylella
(iii)               che la Zeuzera (lepidottero endemico nella zona)  non c’entri per niente.
Per il mio lavoro mi trovo spesso a visitare gli oliveti della zona di Gallipoli e proprio ieri 30 aprile riferisco che  in tutta l’area osservata sono visibili bruscatura delle foglie (foglie parzialmente disseccate nella parte apicale e/o marginale), disseccamenti delle foglie, disseccamenti estesi della chioma (rami isolati, intere branche e/o l’intera pianta)
Una visibile diffusione di disseccamento sulla chioma a diverso orientamento, con andamento basipeto (dagli apici verso la base) in gruppi di piante limitrofe.
Osservati sintomi di bruscatura delle foglie anche su oleandro.
E’ possibile confrontare la situazione attuale con quella del febbraio 2010 perché sono disponibili le foto delle strade provinciali SP223 – SP54 e SP323 su Google maps.
Le foto delle osservazioni possono essere visionate qui:
In uno di questi oliveti sono state effettuate delle analisi che hanno dato l’esito che si può leggere qui: http://centrostudiagronomi.blogspot.it/2015/04/a-tuttoggi-non-ci-sono-elementi-per.html
 Analisi molecolari di piante accuratamente pulite dai rametti secchi, lautamente concimate, trattate con rame, calce, zolfo ... e acquasanta, rivelano la presenza di massicce quantità di DNA del batterio. Paradossalmente, piante così spinte e tenere nella vegetazione costituiscono un ottimo serbatoio del batterio e un'ottima fonte di inoculo
Chiedo al Prof Luigi Mariani e al Prof. Giovanni Martelli:
Come mai questi olivi da me osservati che, sottoposti ad Analisi molecolare risultano infetti del batterio, sono vivi e in fioritura mentre quelli a 6 metri sono secchi e morti?
Tutte le foto delle mie osservazioni del  qui:
Un’altra domanda deriva da altre osservazioni effettuate da Supersano, Botrugno, San Cassiano, Poggiardo, Minervino, Cerfignano, Otranto e ritorno a Supersano il giorno 16 aprile 2015 le cui foto è possibile vedere qui:
la domanda è:
Perché a Sud Ovest Gallipoli e zone limitrofe c’è il disseccamento degli olivi?
Perché a Sud Est Otranto e zone limitrofe non c’è disseccamento degli olivi?
Ed è possibile vedere la cartina qui:

Grazie per le risposte

3 commenti:

  1. Gentile dottor Bruno,
    ben volentieri rispondo alle sue cortesi considerazioni. Nelle malattie vascolari di origine batterica la presenza dell'agente causale non implica la manifestazione della malattia, manifestazione che è spesso legata alla presenza di uno o più fattori predisponenti (es: stress ambientali, eccesso di azoto, temperature favorevoli). Questo può giustificare i fenomeni da lei osservati di piante contaminate ma asintomatiche, casi che peraltro sono ben noti in bibliografia e sono più volte citati nel report EFSA segnalato nel mio scritto (http://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/doc/3989.pdf) ed in cui fra l'altro si scrive che:
    - Asymptomatic hosts, asymptomatic infections or low infections can escape surveys based solely on visual inspection and even based on laboratory tests as early infections or heterogeneous distribution of the bacterium in the plant may lead to false-negative results
    - The symptoms associated with the presence of Xylella fastidiosa in plants vary from asymptomatic
    - Associations to plant death, due to the large number of different host affected by the bacteria, pathogen diversity, and partly because of the wide range of climatic conditions in areas where the pathogen is found
    - Most host plants infected with X. fastidiosa do not express any symptom. Symptoms often consist of a rapid drying of leaf margins, with scorched leaves. The different names given to the disease illustrate this heterogeneity of symptoms: “Pierce’s disease” on grapevine, “alfalfa dwarf”, “almond leaf scorch”, “phony peach disease”, “plum leaf scald”, “citrus variegated chlorosis” or “leaf scorch” of elm, coffee, oak, sycamore and oleander. In Taiwan, pear leaf scorch was also reported on Pyrus pyrifolia (Japanese pear) and P. serotina (Asian pear) (Chen et al., 2006).
    - Symptom development depends on host plant species – Xylella fastidiosa genotype (Almeida and Purcell, 2003) and is usually correlated with high bacterial populations within plants (Hill and Purcell, 1995; Newman et al., 2003).
    - Since infected plants might be missed because they are asymptomatic or show symptoms that could be due to drought, the known distribution can be linked only to areas where the disease has provoked clearly visible symptoms, and usually epidemics.
    Dalla bibliografia consultata mi ha particolarmente colpito la velocità di diffusione della malattia ove l'eradicazione sia risultata infruttuosa. In particolare è assai educativo il caso della clorosi variegata dell'arancio da Xylella in Brasile. Quando a malattia fu per la prima volta segnalata (1987) essa era presente solo su poche piante d'arancio ma dopo 5 anni la stessa colpiva già 2 milioni di piante. Oggi la malattia è endemica nell'area agrumicola dello Stato di San Paolo e circa il 40% dei 200 milioni di piante d'arancio dolce presenti è infetto e manifesta sintomi.
    Concludo rilevando che, come ho tenuto a precisare già all'inizio del mio scritto da lei citato, non sono un fitopatologo (anche se mi onoro di essere stato allievo dell’indimenticabile professor Elio Baldacci presso la facoltà di agraria di Milano) ed il mio scritto si configura pertanto come una review divulgativa di quanto fin qui emerso riguardo all'epidemia di Xylella, review che mi fu sollecitata da alcuni amici e che era soprattutto destinata a sgombrare il campo dalle ipotesi più fantasiose messe sul tappeto in questi mesi e che rischiano di far perdere tempo prezioso. Pertanto rinvio al professor Martelli per considerazioni più specifiche relative alle domande da lei sollevate.
    Cordiali saluti.
    Luigi Mariani

    RispondiElimina
  2. Gentile Prof. Mariani,
    Vi voglio ringraziare per la risposta alle mie domande, è stata sicuramente un’occasione utile per conoscervi meglio. Un grazie per la competenza e serietà professionale che mi ha riservato nella risposta. Lei è un uomo di scienza ed è per il mio blog segno di prestigio e innegabilmente di forte stimolo l’approccio che ha suggerito al problema.
    Ancora tante grazie
    Antonio Bruno

    RispondiElimina