Il pisello secco di Vitigliano, detto anche “piseddhu
cucìulu” identifica una particolare varietà locale di pisello coltivato da
tempo immemore nel territorio di Vitigliano (frazione di Santa Cesarea Terme)
il cui seme e le relative tecniche colturali vengono tramandate da generazioni
di agricoltori-custodi che con la loro passione hanno permesso la sopravvivenza
di questo prodotto. Il termine “cucìulu” sta ad indicare il fatto che sia di
facile cottura non avendo necessità di essere messo precedentemente in ammollo.
Tale caratteristica è dovuta alla presenza, nell'agro di Vitigliano, di alcuni
particolari terreni che gli anziani contadini del luogo chiamano “Terre Duci”.
Il prodotto giunge a maturazione nel mese di giugno. La mietitura viene
eseguita a mano utilizzando il “farcione” nelle prime ore mattutine, quando la
rugiada permette che il baccello ormai senescente rimanga comunque attaccato al
resto della pianta. Successivamente le piante vengono arrotolate in “rosci”,
fasci di forma tondeggiate di un metro di diametro circa. I “rosci” vengono
trasportati in aia e lasciati qualche ora esposti al sole prima di passare alla
fase successiva: la battitura. Con questa operazione si ottiene l’apertura dei
baccelli e quindi la separazione del prodotto dal resto della pianta.
L’operazione più affascinante di tutto il processo è “U ientulare“ (il
ventilare) che consiste nell’ulteriore separazione del prodotto dalle scaglie
sfruttando l’azione del vento. La lavorazione del pisello in aia rappresentava
un momento molto importante della vita sociale di questa comunità, soprattutto
in tempi non troppo lontani, quando le diverse famiglie di agricoltori si
aiutavano a vicenda nelle operazioni colturali rinsaldando amicizie e
consolidando uno spirito di solidarietà che permetteva di affrontare meglio il
duro lavoro dei campi in un territorio dall'agricoltura spesso avara di
soddisfazioni. I legumi a Vitigliano, ed il pisello in modo particolare,
entrano profondamente nella vita quotidiana della comunità, basti pensare ai tanti
proverbi ed ai detti ad essi legati; addirittura l'elezione del Priore della
Confraternita avveniva abbinando ad ognuno dei candidati un legume (pisello,
fagiolo, lupino…) ed ognuno dei confratelli esprimeva la propria preferenza
ponendo nell'urna il legume associato al candidato prescelto.
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