sabato 14 giugno 2014

Lu “piseddhu cucìulu te Vitiglianu” pisello secco di vitigliano


Il pisello secco di Vitigliano, detto anche “piseddhu cucìulu” identifica una particolare varietà locale di pisello coltivato da tempo immemore nel territorio di Vitigliano (frazione di Santa Cesarea Terme) il cui seme e le relative tecniche colturali vengono tramandate da generazioni di agricoltori-custodi che con la loro passione hanno permesso la sopravvivenza di questo prodotto. Il termine “cucìulu” sta ad indicare il fatto che sia di facile cottura non avendo necessità di essere messo precedentemente in ammollo. Tale caratteristica è dovuta alla presenza, nell'agro di Vitigliano, di alcuni particolari terreni che gli anziani contadini del luogo chiamano “Terre Duci”. Il prodotto giunge a maturazione nel mese di giugno. La mietitura viene eseguita a mano utilizzando il “farcione” nelle prime ore mattutine, quando la rugiada permette che il baccello ormai senescente rimanga comunque attaccato al resto della pianta. Successivamente le piante vengono arrotolate in “rosci”, fasci di forma tondeggiate di un metro di diametro circa. I “rosci” vengono trasportati in aia e lasciati qualche ora esposti al sole prima di passare alla fase successiva: la battitura. Con questa operazione si ottiene l’apertura dei baccelli e quindi la separazione del prodotto dal resto della pianta. L’operazione più affascinante di tutto il processo è “U ientulare“ (il ventilare) che consiste nell’ulteriore separazione del prodotto dalle scaglie sfruttando l’azione del vento. La lavorazione del pisello in aia rappresentava un momento molto importante della vita sociale di questa comunità, soprattutto in tempi non troppo lontani, quando le diverse famiglie di agricoltori si aiutavano a vicenda nelle operazioni colturali rinsaldando amicizie e consolidando uno spirito di solidarietà che permetteva di affrontare meglio il duro lavoro dei campi in un territorio dall'agricoltura spesso avara di soddisfazioni. I legumi a Vitigliano, ed il pisello in modo particolare, entrano profondamente nella vita quotidiana della comunità, basti pensare ai tanti proverbi ed ai detti ad essi legati; addirittura l'elezione del Priore della Confraternita avveniva abbinando ad ognuno dei candidati un legume (pisello, fagiolo, lupino…) ed ognuno dei confratelli esprimeva la propria preferenza ponendo nell'urna il legume associato al candidato prescelto.

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