sabato 10 dicembre 2016

La mia proposta per lo sviluppo dell’Agricoltura


La mia proposta per lo sviluppo dell’Agricoltura

Lo scorso 3 dicembre 2016  l’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della provincia di Lecce e il Prof. Antonio Costa ordinario di Economia Aziendale dell’Università del Salento hanno presentato il lavoro di ricerca ed elaborazione dati a cura di Davide Stasi sullo stato e le prospettive dell’agricoltura pugliese.
I dati registrano un incremento delle aziende e degli addetti nel settore primario e si può certamente affermare che tale sviluppo negli anni prossimi potrebbe essere favorito dall’introduzione di pratiche innovative nel settore primario attraverso una presenza capillare di consulenti professionisti con Laurea Magistrale.
I pagamenti diretti
Dopo aver letto i dati ho formulato un ipotesi di lavoro per l’ottenimento della presenza dei professionisti nelle aziende per favorirne l’innovazione partendo dalla constatazione che la Pac stabilisce che i pagamenti diretti agli agricoltori sono subordinati al rispetto delle norme in materia di sicurezza degli alimenti, protezione dell'ambiente e salute e benessere degli animali. Inoltre è noto che questi pagamenti interamente finanziati dall'UE e corrispondono al 70% del bilancio della PAC.
E’ noto che il 30% dei pagamenti diretti sono legati al rispetto, da parte degli agricoltori, di pratiche agricole sostenibili, benefiche per la qualità dei suoli, la biodiversità e, in generale, per l'ambiente
I pagamenti diretti in Puglia
Dai dati a mia disposizione ho accertato che, da quando a marzo 2015 si è aperta la possibilità di presentare domanda, le aziende richiedenti aiuto diretto in Puglia sono state 191.758: circa 50mila in provincia di Lecce, 42mila nella Terra di Bari, 35mila in provincia di Foggia e poi 29mila a Brindisi, 21mila a Taranto per finire con le 15mila della BAT. Di queste, 18.643 non hanno avuto diritto all’erogazione (4.600 a Lecce, circa 4.000 nel tarantino e barese) perché sotto la soglia limite dei 250 euro fissati dai nuovi criteri della Politica Agricola Comune. Complessivamente, dunque, da ottobre scorso ad oggi sono state pagate 151.501 aziende pugliesi (pari all’87,5% delle ammesse al pagamento dell’aiuto diretto) per un valore totale di oltre 350 milioni di euro a fronte di 496 milioni richiesti. Ad incassare la cifra più consistente è la Capitanata con oltre 131 milioni di euro, seguita dalla Terra di Bari con 72 mln circa e dalla provincia di Lecce con 56 milioni.
In Provincia di Lecce 50mila aziende per 300 dottori agronomi e forestali
Innovazione è una parola chiave legata al cambiamento che significa progresso, miglioramento della situazione esistente, avanzamento, sviluppo. Anche in campo agricolo l’innovazione si lega fortemente non solo allo sviluppo del settore primario ma diviene fattore determinante per lo sviluppo delle aree rurali.
Allo stato possono accedere alle risorse finanziarie destinate dal Piano di Sviluppo Rurale Psr all’innovazione solo gli Imprenditori Agricoli Professionali (IAP) che dall’indagine risultano poco più di 5mila ovvero appena il 10% di tutti gli aventi diritto all’aiuto diretto.
L’innovazione, all’interno della proposta che faccio, potrà essere a disposizione di tutti e 50mila i beneficiari dell’aiuto diretto e dovrà essere declinata come innovazione di prodotto e di processo, con particolare attenzione alla dimensione di trasferimento (metodo).
Il professionista in possesso di Laurea Magistrale in Agraria provvederà al trasferimento dell’innovazione. La domanda è se vi siano le risorse finanziarie per raggiungere questo obiettivo. Per dimostrare che le risorse ci sono faccio l’esempio delle risorse necessarie  al trasferimento dell’innovazione nella provincia di Lecce.
La dotazione finanziaria riveniente dall’aiuto diretto per le 50mila aziende della Provincia di Lecce ammonta a circa 129 milioni di Euro.
Nella provincia ci sono 300 professionisti provvisti di Laurea Magistrale in Agraria iscritti all’Ordine ognuno dei quali potrebbe  fare accedere all’innovazione 166 Aziende Agricole a lui affidate sino a raggiungere così tutte le 50mila aziende che in questa provincia beneficiano dell’aiuto diretto.
Il costo dei 300 professionisti si aggira a circa 10milioni di Euro annui che rappresenterebbe una riduzione dell’aiuto alle Aziende di circa l’8%.
Secondo la mia opinione questa è la strada da seguire per il futuro e ti chiedo cose ne pensi poiché nel caso tu sia d’accordo mi metto sin d’ora  a disposizione per un’iniziativa per sensibilizzare dei decisori politici affinché tale proposta sia messa in atto.



Antonio Bruno

Alfonso Pascale ha scritto:
Alla vigilia del consiglio agricolo europeo di lunedì, gli eurodeputati Patrizia Toia e Paolo De Castro espongono sull’Unità le proposte del PD per la revisione di medio termine della PAC e per il rilancio della politica agricola nazionale. De Castro sintetizza in quattro parole chiave le proposte per la nuova PAC: rinnovo generazionale, modernità, sostenibilità e semplicità. In realtà, tutto è ricondotto ad una maggiore flessibilità nell’erogazione dei premi per il primo insediamento giovani, ad una semplificazione delle norme per l’accesso ai prestiti e l’introduzione di uno strumento di stabilizzazione del reddito specifico per ogni settore. Troppo poco per rilanciare l’agricoltura. Bisognerebbe avviare una seria riflessione sull’efficacia degli aiuti diretti e sullo spostamento di una quota rilevante di risorse da questa voce di spesa allo sviluppo rurale. L’agricoltura ha un forte bisogno di innovazione. Andrebbero concentrate molte più risorse in ricerca e formazione e in animazione territoriale per dar vita a reti locali innovative. Senza una scelta strategica europea per l’innovazione, non ci potrà essere nemmeno una politica agricola nazionale. È sicuramente importante la scelta del governo di cancellare una serie di tasse che hanno gravato finora sugli agricoltori e di prevedere per i prossimi tre anni la totale decontribuzione a vantaggio dei nuovi imprenditori under 40. Ma se gli agricoltori non saranno accompagnati nel diversificare le attività e nell’individuare nuovi prodotti e nuovi mercati guardando al mondo, non ci sarà futuro per l’agricoltura. Patrizia Toia auspica giustamente che anche con il futuro governo possa proseguire il coordinamento con il “sistema Paese” a Bruxelles. Ma tale lavoro avrà senso se sarà individuata una chiara strategia che tutti possano vedere: uscire dal pantano assistenzialistico che foraggia burocrazie inutili e costose e puntare con convinzione e determinazione su risorse umane, sistema della conoscenza e innovazione sociale. Sull'agricoltura aleggia il vento della rassegnazione e del declino. Ci vuole davvero uno scossone per produrre cambiamento, abbandonando i miti e le menzogne dispensate quotidianamente dai media e passando alla concretezza progettuale nelle comunità-territori con mezzi adeguati e modalità più semplici.



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