Si deve prendere atto che la funzione irrigua di fatto
rappresenta anche la multifunzionalità dei consorzi e dell’agricoltura perché
senza l’acqua si possono coltivare solo il grano e il miglio invece per le
colture che danno più reddito, per gli ortaggi, è essenziale che ci sia la
possibilità di usare l’acqua.
La validità dell’istituto consortile fondato
sull’autogoverno dei soggetti beneficiari delle azioni svolte in ossequio al
principio della sussidiarietà che in sintesi si potrebbe riassumere nella
formula: se un ente che sta "più in basso" è capace di fare qualcosa,
l’ente che sta "più in alto" deve lasciargli tale compito e
sostenerne l’azione.
Gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico non
posso essere svolti dai Comuni o dalle Province perché sono compito che può
essere svolto con efficacia solo dai Consorzi di Bonifica che si collocano in
Europa essendo le uniche strutture in grado di rispondere in pieno al concetto
espresso in tutti regolamenti comunitari sull’acqua del bacino idrografico
omogeneo.
I Consorzi sulla base del Codice ambientale già fanno
moltissimo in Puglia, infatti il Consorzio di Bonifica “Ugento e Li Foggi”
gestisce gli impianti di Gallipoli e Casarano con il riuso delle acque e ha
predisposto progetti per il riuso delle acque depurate.
I Consorzi di Bonifica potrebbero fare molto in Puglia e nel
Salento in tema di fitodepurazione delle acque e sugli usi plurimi. Bisogna
comunque guardare oltre, perché la prossima sfida è l’incremento delle risorse
idriche disponibili, considerato che, ad oggi, si utilizzano solo 8 dei 300
miliardi di metri cubi d’acqua che, annualmente, piovono in Italia. Per questo,
l’A.N.B.I. insiste nel richiedere un Piano nazionale di invasi medio-piccoli
collinari e di pianura, cui abbinare nuove opportunità economiche come la
produzione microidroelettrica.
Oggi l’ acqua dopo essere stata utilizzata viene depurata e
per così dire “buttata” o nella rete idrografica oppure nei campi di
spandimento e la parte di essa che non evapora arriva nella falda, e noi
attraverso delle pompe, con dispendio enorme di energia, la riportiamo alla luce
e la utilizziamo. Ma quest’acqua non potrebbe essere per così dire “conservata”
da qualche parte come appunto previsto da Piano nazionale di invasi
medio-piccoli collinari e di pianura?
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