giovedì 16 luglio 2015

Osservazioni sul disseccamento di alcuni olivi del Salento leccese.

Osservazioni sul disseccamento di alcuni olivi del Salento leccese.
di Antonio Bruno
Spesso rifletto sulle immagini che quotidianamente accompagnano il mio viaggio da San Cesario di Lecce alla volta di Ugento e io o non so voi cosa osservate, io sulla Lecce - Gallipoli - Ugento vedo sempre più disseccamento degli olivi.
Le osservazioni che ho fatto personalmente del disseccamento di alcuni olivi della Provincia di Lecce mi hanno restituito l'evidenza di una progressione dello stesso sulla SS 101 dallo svincolo Ugento – Casarano sino a quello San Donato di Lecce da sud Ovest verso nord Ovest, sulla SP 66 da Ugento a Taurisano da Ovest verso Est e la SP 361 da Collepasso a Maglie ovvero da sud est a nord ovest. Se confronto le mie osservazioni con le ipotesi sin qui formulate dagli scienziati, dagli addetti ai lavori e dai semplici cittadini sui social network, l’unica di queste ipotesi che offre una PARZIALE spiegazione a queste mie osservazioni, è quella che ritiene che il disseccamento sia determinato dal batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo CoDiRO e che l’infezione si diffonda ad opera di un insetto vettore che si sposta lungo le vie di comunicazione e quindi corrisponderebbe alle caratteristiche dell'insetto Philaenus spumarius (Hemiptera: Aphrophoridae). La formulazione di tale ipotesi però non spiega perché alcuni olivi di cui è stata accertata da anni l'infezione ad opera del batterio e che sono a sud ovest, sono ancora vivi, né il perché a est non ci siano sintomi percepibili e laddove sono presenti non è osservabile la stessa progressione osservata a Ovest.
C'è l'ipotesi del prof. Cristos Xiloyannis, secondo la quale, i disseccamenti sono determinati dalle pratiche agricole che dagli anni 50 del secolo scorso sino ai giorni nostri vengono poste in essere nell'olivicoltura salentina. Mi riferisco all'agricoltura semplificata che fa ricorso alla concimazione, al diserbo e alla difesa dai parassiti attraverso prodotti chimici di sintesi.
A questo proposito le notizie riportate nel sito della Regione Puglia informano delle analisi positive o negative alla Xylella geoferenziate e ho potuto osservare che nella zona est vengono riportate zone con alberi risultati positivi e che quindi sono infettati dal batterio Xylella fastidiosa. Considerato che la  tecnica colturale dell'agricoltura semplificata che, come noto, fa ricorso alle concimazioni chimiche, ai diserbanti e ai fitofarmaci, è più o meno la stessa in tutta la provincia di Lecce non riesco a spiegarmi come mai i sintomi di disseccamento siano così evidenti nella parte ovest della Penisola salentina mentre non siano percepibili a est.
Le buone pratiche sono poco diffuse a est così come a ovest!
Come è possibile che nonostante l'uso degli erbicidi e l'assenza di concimazione organica nè il ricorso alle potature annuali gli olivi siano senza evidenti disseccamenti?
Più volte ho chiesto, a tutti i politici che hanno partecipato ai convegni in cui sono stato invitato come relatore, che ci fossero qui nel Salento leccese gli scienziati che QUOTIDIANAMENTE verificassero i disseccamenti per poter indagare al fine di scoprirne le cause e per cercare di tentare di trovare le cure.
Nel Salento c'è un Ateneo che potrebbe dare accoglienza anche mettendo a disposizione i luoghi fisici per ricercatori che intendessero lavorare in questo senso.
Leggo ogni giorno molte opinioni sul disseccamento degli olivi ma, da quando per la prima volta il 5 luglio 2013 ne parlammo insieme ad altri a Parabita, tutti continuano insistentemente a chiedere con urgenza la ricerca scientifica. Sia in quella sede, che in tutte le altre che mi hanno visto prendere parte ai lavori, io e i colleghi della mia associazione ci siamo messi a disposizione per dare un contributo al nostro territorio sottoposto a questa grave crisi.
Anche oggi, in presenza di opinioni diverse sul disseccameento di alcuni olivi del Salento leccese tutti chiedono che sia avviata la ricerca scientifica, libera e aperta a tutti gli scienzati del mondo, nonché la ricerca empirica affidata a chiunque desideri metterla in atto.
Penso che la strada che metta tutti insieme i salentini è quella di scienziati all’ascolto di chi è in campagna ogni giorno per lavorarci.
Penso che gli scienziati che avranno dalla loro parte i salentini saranno quelli che faranno visite quotidiane presso gli oliveti per osservarne i cambiamenti.
Sono certo che se gli scienziati non avranno tutte le informazioni necessarie, per forza di cose, ci comunicheranno dubbi, e che in conseguenza la strada dell’osservazione e della ricerca sia l’unica da percorrere.
C’è l’obiezione di chi come me vede avanzare il disseccamento ogni giorno e che vorrebbe fare qualcosa. Per fare qualcosa è necessario avere tutte le informazioni per sapere cosa fare.
E’ l’analogia che ho ascoltato per la prima volta a Caserta dal Prof Pietro Perrino che mi ha spiegato:
1.     L'energia è quella cosa che fa fare cose alle cose.
2.     L'informazione è quella cosa che dice alle cose cosa fare.
Le informazioni che mancano, se e quando le avremo, eviteranno lo spreco di energia in polemiche informate da credenze e non da informazioni corrette e scientificamente provate. Quando avremo le informazioni corrette tutte le energie del Salento andranno in un unica direzione ovvero quella della salvaguardia e valorizzazione del nostro paesaggio rurale.
Infine ci sono le notizie che circolano sui media e sui social nerwork di tutta una serie di osservazioni di popolazioni di olivi che non presentano sintomi di disseccamento. Io stesso ne ho riferito nell'ottobre del 2014. La domanda è: “Queste popolazioni di olivi sono resistenti o tolleranti al disseccamento?”
Ricordo a me stesso che la resistenza o la tolleranza al disseccamento di popolazioni di olivo va indagata. Ci vogliono dei veri e propri scenziati che osservino queste popolazioni. Se la popolazioni di Leccino, Frantoio, Coratina, Pendolino, Bella di Cerignola e Cipressino, sono tolleranti o resistenti al disseccamento tutto questo potrà essere accertato scientificamente. Ma anche popolazioni di olivi ogliarola leccese e cellina di Nardò che risultino privi di disseccamenti vanno indagate dagli scienziati. In arboricoltura si utilizzano cloni e quindi nell'ipotesi che alcunim alberi di olivo risultino resistenti o tolleranti al disseccamento c'è la possibilità di moltiplicarli per sostituire gli olivi ormai secchi.
Ecco perchè c'è la necessità di scienziati che si occupino del paesaggio del Salento leccese. A questo punto ricordo a me stesso ciò che mi ha insegnato mio padre "ciabattino non oltre le scarpe" e, nella fattispecie, significa che io devo rammentare a me stesso che non faccio lo scienziato e che invece qui, ora, chi serve, sono gli scienziati. Tutto il resto è ARIA FRITTA.
P.S. Sutor, ne ultra crepidam (Ciabattino, non [andare] oltre le scarpe) è una locuzione latina utilizzata per dissuadere dall'esprimersi coloro che tendono a parlare di materie o argomenti di cui non hanno nessuna competenza.

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