Antonio Bruno è Laureato in Scienze Agrarie Dottore Agronomo iscritto all'Ordine di Lecce - Esperto in diagnostica urbana e territoriale e studente all'Università del Salento del Corso di laurea in Viticultura ed Enologia
mercoledì 30 giugno 2010
Col tempo e con la paglia si maturano le nespole (Meddrhe - Mespilus germanica L.)
Col tempo e con la paglia si maturano le nespole (Meddrhe - Mespilus germanica L.)
di Antonio Bruno
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Mespibis germanica L. i Greci antichi lo chiamavano méspilon, Linneo pensava, sbagliando, che la Germania fosse l'area d'origine. Il caro amico Gigi, grande affabulatore, narratore del mondo che riesce a penetrare con le sue parole misteri altrimenti inesplicabili ha puntato il faro della sua sapienza sulle Meddrhe o Nespolo Comune costringendomi a ricordarlo e a farvelo ricordare.
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"Thre suntu le cose ca ti nnudacanu lu core: le meddrhe, li cutugni e le male parole” Traduzione “tre sono le cose che lasciano senza respiro il cuore: le nespole, i cotogni e le cattive parole”
Se l'agricoltura e il turismo vanno di pari passo ecco che nelle strutture di accoglienza appaiono gli alberi da frutto di cui sente parlare poco che producono frutti misteriosi e tra questi le “Meddrhe” che poi sono le Nespole che vengono prodotte dal Nespolo Comune o Mespilus germanica. Era domenica scorsa quando Gigi Di Mitri sapientemente ha iniziato a parlare di ciò che nella vita conta, dei sapori e degli odori del Salento leccese ed è così che me l'ha ricordato durante una cena vegetariana a Zollino. Il caro amico Gigi, grande affabulatore, narratore del mondo che riesce a penetrare con le sue parole misteri altrimenti inesplicabili ha puntato il faro della sua sapienza sul Nespolo Comune costringendomi a ricordarlo e a farvelo ricordare.
Chi fa accoglienza rurale, e anche chi fa accoglienza in questi splendidi alberghi del Salento leccese, se offre agli ospiti il gusto di questo frutto ecco che riesce a dare un immagine di genuinità evocata da queste essenze arboree dell'ambiente antico del nostro Salento leccese che in tutti i tempi, e ora come allora, è stato attraversato dai popoli della terra che dal Nord andavano ad Est e che oggi da Sud arrivano in Europa.
I Greci antichi lo chiamavano méspilon e nespolo deriva dal latino Mespilium tradotto dal greco mespilon che si riferisce a biancospini orientali simili a questa pianta da frutto.
Le meddhre (Mespilus germanica) erano frutti consacrati al dio greco Crono e al Dio latino Saturno perché era considerato utile arma di difesa contro le energie negative degli stregoni.
Pare che il primo maggio, secondo la credenza, gli stregoni potevano privare la pianta del fogliame e renderlo sterile per non riprodurre i suoi frutti, ma solo se la pianta non era stata benedetta.
Anticamente i medici credevano che avesse il potere di regolare i flussi intestinali. Questa utilizzazione riprese all’inizio del secolo con una sperimentazione a livello ospedaliero da parte di un medico francese, il Dott. Mercier, che ottenne buoni risultati sulla regolazione delle diaree.
Nel Bollettino della Società dei naturalisti in Napoli è riportato uno scritto del Della Porta sulle varietà di nespolo (Mespibis germanica L.) che si coltivavano ai suoi tempi:
“I nostri nespoli sono di due specie, uno a frutto grande quasi quanto una mela, coi rami privi di spine, ed è coltivato e perciò ha perduto l'abito selvatico; l'altro, irto di spine, che nasce nelle
selve e nei luoghi incolti , a frutto piccolo e più acerbo e che appena si può mangiare dopo che si è maturato lungo tutto l'inverno, e a Napoli lo chiamano niespolo canino. Ve n'è poi una terza specie, a frutto più stretto ed allungato, senza noccioli, che credo piuttosto un prodotto della coltura e della bontà del terreno, piuttosto che un genere diverso, perchè dallo stesso albero si hanno frutti rotondi con nòccioli e frutti oblunghi e senza noccioli”
Quindi ci sono tre varietà di nespolo cioè il Mespilus germanica L., che corrisponde al nespolo canino; il M. g. apyrena, che è Vinternis ossihìis carens di Della Porta; e il M. g. fructìt maximo, che è quello descritto
E' un un albero che ha avuto origine nella penisola balcanica sud orientale, nel Caucaso, in Crimea, nel Nord dell'Iran ed in Turkmenistan. Il nome germanica che fu adottato da Linneo riteneva da una presenza molto forte in Germania che fece pensare a Linneo che quella fosse l'area d'origine.
Era noto insieme al cotogno come frutto astringente infatti Nicolas Alexander, benedettino, nel 1751 scrive: “lo si impiega all’interno ancor verde, nei flussi di ventre, la dissenteria, i vomiti, la nausea e in tutti i casi in cui le fibre rilasciate hanno bisogno di essere ristrette”.
Henry Leclerc medico francese 1870-1955 scrittore del libro Lineamenti di Fitoterapia fece uno sciroppo di nespolo che risultò efficace nelle diarree infantili.
L'albero può raggiungere l'altezza di 6 metri ed è caratterizzato quasi sempre da un tronco storto. Le foglie sono grandi e caratterizzate da una leggera peluria nella pagina inferiore e una seghettatura vicino alla punta, i fiori sono bianchi. Interessante la maturazione dei frutti: ricordate il vecchio adagio “col tempo e con la paglia maturano le nespole”? Bene, le nespole o meddrhe vengono raccolte in autunno e lasciate ammorbidire in un cesto mettendogli accanto un paio di mele per un paio di mesi. In questo modo diventano dolci altrimenti sono molto astringenti.
La decozione delle foglie e dei frutti è utile come gargarismo nei mal di gola.
La tradizione popolare conosceva l’impiego antidolorifico, in caso di mal di stomaco, dei frutti secchi polverizzati.
Il decotto dei frutti freschi, non ancora maturi, era somministrato nelle affezioni epatiche.
Forse ho scritto delle nespole, oltre che per la fortissima suggestione che mi ha dato domenica Gigi Di Mitri, perchè il tempo è galantuomo, lo riscontro in ogni circostanza e con il tempo “i muri si abbassano” come mi disse Rino De Filippi un vecchio ormai scomparso segretario di un vecchio e ormai estinto partito nel quale mi onoro tuttora di aver militato in giovinezza.
Bibliografia
Giancarlo Bounous, Elvio Bellini, Gabriele Beccaro, Laura Natarelli: Piccoli Frutti e Fruttiferi minori in montagna tra innovazione e tradizione
Markus Kobold:Liquori d'erbe e grappe medicinali
I Nostri frutti nelle TRADIZIONI POPOLARI e nella fitoterapiaCategoria Etnobotanica, Frutti, Tradizioni Popolari Contributo al Convegno sui Frutti Dimenticati di Casola Valsenio http://www.etnobotanica.org/category/tradizioni-popolari/
Bollettino della Società dei naturalisti in Napoli 1914 http://www.archive.org/stream/bollettinodellas26soci/bollettinodellas26soci_djvu.txt
Henry Leclerc : Lineamenti di Fitoterapia
Elvio Bellini – Edgardo Giordani: Riscopriamo i fruttiferi minori
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