mercoledì 8 settembre 2010

Il Consorzio di Bonifica del Salento leccese ha fatto sparire il flagello della Malaria


Il Consorzio di Bonifica del Salento leccese ha fatto sparire il flagello della Malaria
di Antonio Bruno*

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Nel Salento leccese il flagello della malaria nell'800 sino ai rimi del '900 ha mietuto centinaia di migliaia di vittime tra i nostri antenati. L'azione risolutrice del Consorzio di Bonifica del Salento leccese è stata dimenticata da tutti.
In questa nota le conferme che progvengono da diversi autori di quegli anni.
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Come ho più volte dimostrato, il Salento leccese non è stato sempre così come lo conosciamo ora. C'è da aggiungere che tra il 1800 ed i primi del '900 la presenza delle paludi nel territorio ci viene testimoniata da tanti autori. Questa grave situazione è stata affrontata e risolta dal Consorzio di Bonifica del Salento leccese nei primi anni del '900. L'azione risolutrice del Consorzio di Bonifica del Salento leccese è stata dimenticata da tutti e, come sempre, quando ormai un problema pensiamo sia risolto; non riusciamo a percepire che in assenza di chi si è fatto carico della soluzione, il problema incombente potrebbe ripresentarsi e riportare il territorio del Salento leccese, nel degrado e nella disperazione da cui il Consorzio di Bonifica l'ha salvato.
Per dimostrare tutto ciò basti verificare la circostanza che si realizza durante gli anni del 1800: in quegli anni la presenza di paludi aumentò e la situazione generale del Salento leccese precipitò per i problemi igienici.
Oramai è noto a tutti che le paludi portano con se la malaria detta anche paludismo, così come oggi è a tutti chiaro che si tratta di una malattia causata da parassiti e quindi provocata da protozoi del genere Plasmodium (Regno Protista, Phylum Apicomplexa, Classe Sporozoea, Ordine Eucoccidiida). Chi veicola il parassita, infettando le persone umane, immettendo nel sangue il protozoo e facendole ammalare sono le zanzare del genere Anopheles.
Nel Salento leccese la costa tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca è alta e, man mano che ci si sposta verso l'interno, l'altitudine si abbassa ed è per questo motivo che nell'800 era l'unico tratto in cui non c'erano le paludi in quanto l'acqua non ristagnava . Tutto la restante parte di costa era una immensa palude infestata di zanzare del genere Anopheles.
Tutto questo è riscontrabile visionando l’Atlante Geografico del Regno di Napoli di G. A. Rizzi-Zannoni, terminato nel 1808.
Altre conferme vengono da diversi autori come questa di Mainardi: …..L’intera penisola del Salento leccese era disseminata “di acque putride, di acquitrini costieri, di stagni e di paludi; chiazze macchiose, folti querceti, ampie radure, contribuivano, poi, a fare dell’area jonica e salentina un territorio, fino a buona parte dell’Ottocento specialmente, ancora da valorizzare in quanto a opportunità produttive, del settore agricolo primariamente” .
Oggi possiamo godere di immensi boschi di olivi, di distese pianeggianti di seminativi e dei pochi vigneti rimasti ma nel 1800 sino ai primi del '900 il territorio del Salento leccese era interessato dai boschi o dal latifondo e dal pascolo e chi aveva l'avventura di vivere in campagna doveva fare i conti con la mancanza di igiene rischiando di ammalarsi con una certa facilità.
Insomma i grandi feudatari che possedevano la quasi totalità del territorio del Salento leccese gestivano la terra mettendo in atto un agricoltura basata sulla pastorizia e utilizzando contadini che rischiavano di ammalarsi di malaria. Per questo rischio il territorio incolto era di 50 mila ettari su una Superficie utile totale della Provincia di Lecce che è stata Censita nel 2000 di 163 mila ettari.
Una testimonianza su tale grave situazione viene da G. Franco nel 1905 che così scriveva: “L’area salentina, contornata, come essa era, lungo il suo litorale di una corona di paludi, fomiti di aria malsana, e causa dell’improduttività de’ terreni sommersi e circostanti, era funestata dalla malaria, che mieteva vittime tra i contadini delle campagne vicino le coste”.
Ma non erano i soli 50 mila ettari di palude ad essere interessati dalla malaria, come testimonia G. Tanzarella nel 1885: …...la superficie di territorio del Salento leccese che era interessato dalla malaria era “sopra una estensione ben altrimenti più vasta di quella occupata dalle paludi. Ed a considerare quella soltanto, che potrebbe classificarsi di malaria grave, non si andrebbe errati ragguagliandola al quarto od al quinto della superficie totale”.
Un'altra conferma dell'impossibilità di coltivare terreni fertili per il rischio di essere infettati dalla malaria viene da D. Orlando nel 1885: “Tutta la costa di questa Provincia dal confine con quella di Bari presso Ostuni sino alla costiera di S. Cesaria e dal Capo di Leuca sino al Bradano sul confine della Basilicata, si costituiva di lande paludose e malsane, in cui l’agricoltura era quasi abbandonata, perché i pestilenziali miasmi trasportati a grandi distanze dal vario e frequente soffiare dei venti, producevano infermità e non di rado la morte a chi volesse mettere a coltura qualche zona di suolo”.
Anche il il Galateo descrive lo stato di abbandono e degrado che caratterizzava il Salento leccese: “Qui l’aria è grassa e malsana. Tutta la Iapigia gode d’un’atmosfera salutare secca e sincera, all’infuori del littorale, che dal Capo di Otranto si estende insino a Brindisi, dove in molti luoghi vicino al mare vi son delle paludi, ed all’infuori ancora di Cesaria della campagna neretina”.
Un'altra conferma proviene da due viaggiatori stranieri dell’Ottocento, J. Ross e G. Meyer-Graz: che sull' alimentazione dei contadini del Salento leccese scrivevano: “è fatta prevalentemente di pesce e di pane di orzo; e perciò soccombono senza pietà in questi siti di malaria”.
Meyer-Graz incontrando un giovane pastore del Salento leccese scrive: “un giovane messapo, ch’era a guardia di un branco di pecore e che osservava intanto con occhio curioso… La figura sparuta di costui attestava come fosse divorato dalle febbri malariche”.
Il Ross sulla paura di infettarsi di malaria nel Salento leccese scrive: “Ci saremmo trattenuti volentieri ancora un poco a gironzolare lungo la spiaggia, ma il nostro cocchiere aveva così paura della febbre, che ci decidemmo a ritornare a Lecce”.
J. H. Von Riedesel nel 1767 descrive la stessa situazione igienica che quindi era consolidata da tempo.
Adesso tutti prendiamo le nostre automobili e ci godiamo le coste del Salento leccese, facciamo il bagno in quelle che furono le zone al cui interno c'era la palude e la malaria, abbiamo realizzato centinaia di migliaia di case rurali e coltiviamo da Hobby Farmers verdura e ortaggi per la nostra famiglia. Passeggiamo indisturbati nel “Bosco degli Ulivi” del Salento leccese e nessuno di noi ha la malaria. Oggi tutto questo può di nuovo essere messo in pericolo se una scellerata superficialità determinasse la mancata azione del Consorzio di Bonifica del Salento leccese. Tutti dobbiamo pretendere che i sacrifici dei nostri padri non vengano vanificati dalla nostra clamorosa perdita di memoria. Dobbiamo pretendere che il Consorzio di Bonifica del Salento leccese abbia i finanziamenti necessari a conservare il nostro ambiente e territorio.

*Dottore Agronomo

Bibliografia
DE SALIS MARSCHLINS C. U., Nel Regno di Napoli - Viaggi attraverso varie provincie nel 1789, V. Vecchi, Trani, 1906.
MAINARDI M., L’acqua marcia, Ed. Ghetonia, Calimera (Le), 1988.
MAINARDI M., Le aree boschive in provincia di Lecce, in “Terra d’Otranto”, a. III, n. 4, dicembre 1986.
TANZARELLA G., Classificazione delle opere di bonificazione delle paludi e dei terreni paludosi nella provincia di Terra d’Otranto, Tipografia Gaetano Campanella, Lecce, 1885.
Atlante Geografico del Regno di Napoli di G. A. Rizzi-Zannoni, terminato nel 1808
FRANCO G., La bonifica dei terreni paludosi in provincia di Lecce, in “La Provincia di Lecce”, a. X, n. 4, 1905.
ORLANDO D., Relazione in Classificazione delle opere di bonificazione delle paludi e dei terreni paludosi nella provincia di Terra d’Otranto, Tipografia Gaetano Campanella, Lecce, 1885.
ROSS J., La Puglia nell’800 (la Terra di Manfredi) (a cura di V. Zacchino), Capone, Cavallino (Le), 1978.
MEYER-GRAZ G., Puglia/Sud 1890 (a cura di G. Custodero), Capone, Cavallino (Le), 1980.
VON RIEDESEL J. H., Nella Puglia del ‘700 (a cura di T. Pedio), Capone, Cavallino, 1979.
DE SALIS MARSCHLINS C. U., Nel Regno di Napoli - Viaggi attraverso varie provincie nel 1789, V. Vecchi, Trani, 1906.
Lucia Seviroli Le modificazioni recenti del paesaggio fisico salentino dalle descrizioni di Cosimo De Giorgi ---Tesi di Laurea Triennale

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