Antonio Bruno è Laureato in Scienze Agrarie Dottore Agronomo iscritto all'Ordine di Lecce - Esperto in diagnostica urbana e territoriale e studente all'Università del Salento del Corso di laurea in Viticultura ed Enologia
mercoledì 15 settembre 2010
Il falò delle povertà: i fuochi dopo la potatura del Salento leccese
Il falò delle povertà: i fuochi dopo la potatura del Salento leccese
di Antonio Bruno*
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L’olivicoltura del Salento leccese anno dopo anno è costretta a registrare una disfatta dopo l'altra. Il prezzo dell'olio rilevato lo scorso 3 settembre va da Euro 2,70 per l'olio extravergine a Euro 1,23 dell'olio di sansa di oliva, poco meno di un litro di gasolio. Il D.Lgs. 152/2006 considera i residui della potatura rifiuti di attività agricole e agro-industriali e per questo motivo li pone fra i "rifiuti speciali" e quindi ne vieta la combustione nella campagna. Che cosa fare delle ramaglie?
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Percorrendo la statale 16 da Lecce a Santa Maria di Leuca guardo dal finestrino, bianco fumo nell'atmosfera del Salento leccese, apro il finestrino, quell'odore caratteristico della legna d'olivo che brucia, osservo il vapore acqueo che so viene fuori dalle foglie, denso, immobile come le nebbie del profondo Nord. Bruciare i residui della potatura: una pratica che mette a rischio gli agricoltori!
Un passo indietro, i ricordi dell'infanzia, carretti pieni di ramaglie e sarmenti che passavano vicino alla mia abitazione e mia madre che acquistava queste fascine per alimentare la “cucina economica” che dava il nostro pane quotidiano.
Nelle cronache tecniche di tanto tempo fa si sconsigliava la pratica della potatura annuale dell'olivo per ottenere le fascine da vendere, si suggeriva di rinunciare al facile reddito ricavato dai residui della potatura.
Adesso sono certo che anche voi avete notato in campagna ci sono delle grosse balle circolari (rotoballe) fatte con l'ausilio di alcune macchine, le Rotoimballatrici per sarmenti e le rotoimballatrici per potature. Sono ferme, immobili, come grosse ruote che cercano un pendio per rotolare giù, per fare a gara a chi arriva prima. Le ruote di ramaglie ferme in alcuni oliveti, aspettano di essere trasportate in quei luoghi in cui saranno valorizzate, per ottenere in grande ciò che mia madre otteneva nel piccolo della sua cucina alchemica da dove usciva ogni ben di Dio!
L’olivicoltura del Salento leccese anno dopo anno è costretta a registrare una disfatta dopo l'altra. Il prezzo dell'olio rilevato lo scorso 3 settembre va da Euro 2,70 per l'olio extravergine a Euro 1,23 dell'olio di sansa di oliva, poco meno di un litro di gasolio. Gli olivicoltori del Salento leccese vorrebbero non potare gli olivi magari hanno pensato di abbandonare l’attività, ma sono costretti a farlo in virtù delle leggi sugli ulivi monumentali che li costringe alla salvaguardia ed alla manutenzione come impone la Legge regionale 14/2007. Costretti a finanziare l'ambiente anche se la finanza mondiale ha globalizzato il mercato dell'olio facendo subire la concorrenza ai nostri custodi del Paesaggio Rurale del Salento leccese costretti a svendere l'olio per evitare il peggio.
Quali conseguenze ci sono per un olivicoltore che sia sorpreso a bruciare nel suo fondo i residui rivenienti dalla potatura?
Il controllo dovrebbe concludersi con l’apertura di un procedimento penale a carico dell'olivicoltore per la violazione delle norme sui rifiuti.
In pratica all'olivicoltore verrà contestata la violazione del Decreto legislativo 152/2006 (Testo Unico di norme in materia ambientale), riguardo lo smaltimento, commercio e intermediazione dei rifiuti, che prevede notevoli pene pecuniarie e risvolti di carattere penale al fine di assicurare
un’elevata protezione dell’ambiente, tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi, nonché’ al
fine di preservare le risorse naturali. Il D.Lgs. considera i residui della potatura rifiuti di attività agricole e agro-industriali e per questo motivo li pone fra i "rifiuti speciali".
Ma è giunta in soccorso la DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 26 aprile 2010, n. 1106 che ha la finalità di definire la corretta gestione dei residui dei vegetali finalizzata al contenimento dei parassiti vegetali e animali nonché al rispetto dei principi della tutela ambientale. Siccome prende atto che nelle Misure 121, 123 e 311 del Programma di Sviluppo Rurale della Puglia 2007-2013 sono previste risorse finanziarie per le aziende che intendano dotarsi di impianti per ricavare energia dalle biomasse, allo scopo di ridurre il costo energetico per le aziende agricole e di promuovere la diversificazione del reddito aziendale e anche perchè nel salento leccese e in tutta la Regione è prioritario porre in essere azioni mirate a contrastare il fenomeno dell’abbandono dell’attività agricola, già caratterizzata da una marcata polverizzazione e frammentazione delle aziende agricole pugliesi. Questa deliberazione istituisce un tavolo tecnico per ottenere gli obiettivi scritti prima.
In una lettera scritta da Mario De Angelis alla rivista Teatro naturale si legge: “... quando tali residui (i residui della potatura n.d.r.) sono raccolti e confezionati in "piccole balle" da utilizzare per il riscaldamento delle abitazioni degli agricoltori oppure bruciati per scaldare i forni annessi alle case coloniche, per produrre il pane ad uso della famiglia contadina, non sono più rifiuti speciali?”
Ma è davvero possibile riciclare i sottoprodotti della rimonda ulivo per pressare ballette da rivendere ai forni? Un piccolo produttore che è proprietario di 500 alberi di olivo di varie età anche Ulivi secolari, che ha il problema degli scarti di potatura perchè non possono più essere bruciati in campo ha la possibilità di acquistare una pressa ballette senza spendere molto?
Io posso riferirvi di un colloquio con l'imprenditrice che pòroduce la pressa LERDA "SPECIALE SARMENTI" , mi ha detto che deriva da una elaborazione della pressa tradizionale e che produce una balla pari 32x42 o 36x46 cm con la caratteristica di ottenere una lunghezza minima di 30 cm sino a 1,20 metri, in tal modo garantendo la possibilità di entrare in tutti i focolari delle diverse caldaie in uso.
Secondo la Dott.ssa Lerda, questi accorgimenti costruttivi ne fanno una macchina per la raccolta di sarmenti di vite, ramaglia di ulivo e di tutti i tralci provenienti dalla potatura di alberi da frutta in genere. Il costo? Da un minimo di 10.000 a un massimo di 16.000 euro. Imballa rami che possono raggiungere i 4 – 5 centimetri di diametro.
Se dieci olivicoltori proprietari di aziende che hanno più o meno la stessa superficie di oliveto,,, si mettono insieme, spendendo al massimo 1.600 euro hanno la possibilità di produrre le balle di ramaglia che potranno poi vendere. A chi le vendono? Magari ai possessori dei piccoli generatori per produrre energia dai residui dell'agricoltura, ricordate?
*Dottore Agronomo
Bibliografia
Antonio Giangrande: Agricoltori multati per la bruciatura degli scarti della potatura http://www.in-dies.info/27/03/2010/agricoltori-multati-la-bruciatura-degli-scarti-della-potatura/3099
Marcello Scoccia: Rilevazione prezzi del 03 Settembre 2010 http://www.teatronaturale.it/borsino/252.html
DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 26 aprile 2010, n. 1106
Rivista "Olivo e Olio" numero 6 2010
Teatro Naturale: I residui di potatura considerati rifiuti speciali, i panel test volanti...http://www.teatronaturale.it/articolo/9408.html
Pressa LERDA "SPECIALE SARMENTI" http://www.lerdaagri.com/sarm-it.htm info@lerdaagri.com
Antonio Bruno: Nel Salento leccese piccoli generatori per produrre energia dai residui dell'agricoltura http://centrostudiagronomi.blogspot.com/2010/09/nel-salento-leccese-piccoli-generatori.html
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