Le marangiane del Salento leccese Melanzana Solanum melongena L
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La melanzana (Solanum melongena L.) Inglese: eggplant; Francese: aubergine; Spagnolo: berenjena; Tedesco:Aubergine è una pianta erbacea, eretta, alta da 30 cm a poco più di un metro. I fiori grandi, solitari, sono violacei o anche bianchi. I frutti sono bacche grandi, allungate o rotonde, normalmente nere, commestibili previa cottura. La Melanzana, originaria dell'India, viene introdotta dagli Arabi all'inizio del IV secolo e quindi non ha un nome latino o greco. Gli Arabi chiamano la melanzana badingian e in Italia venne aggiunto il prefisso melo divenendo così melo-badingian, quindi melangian, da cui l’attuale nome. In altre regioni il prefisso fu petro, per cui si ebbe pedro-badingian dal quale si formerà petronciano o petonciano, altro sinonimo con il quale viene indicato quest’ortaggio. In questa nota alcuni consigli per la coltivazione.
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Il mio primo ricordo delle melanzane
C'era una volta Giovanni Chirivì da Nardò che conduceva guidato dai tecnici dell’Ente Irrigazione di Puglia un campo sperimentale nella Masseria Pendinello sulla Nardò Avetrana e li la mia mamma andava a fare i suoi acquisti di ortaggi e tra tutti quello nero o viola chiamato melanzana. Mangiavamo davvero tante melanzane in quegli anni e mia madre era immensamente felice di stare li con i miei zii friggendo melanzane e infornando parmigiane.
Un ortaggio dall’Oriente
Si legge nel Dizionario delle scienze naturali volume decimoquarto del 1840: “Il Belonio, nel suo Viaggio al Levante, parla di un frutto nominato Melanzana, coltivato in Egitto, detto pure pomo d’amore, e del quale indica diverse varietà bianche e rosse, lunghe e rotonde. E’ manifesto che qui si parla del petonciano, solanum melanogena. Egli aggiunge che probabilmente è la medesima pianta di quella che Teofrasto indica nelle medesime località presso il Nilo, sotto il nome di malinatala, il quale nome a giudizio di Gaspero Bauhino, deve essere riferito al cipero commestibile.” I più invece affermano che la melanzana è una pianta originaria delle zone calde di Cina e India e venne introdotta a partire dal 1440 in Occidente dagli Arabi e, in seguito, in Europa a opera di alcuni Carmelitani. Nel 1550 viene citata nel Trattato della coltura degli orti e giardini scritto dal naturalista italiano Soderini. Questo ortaggio per molto tempo non riscosse alcun successo (si riteneva addirittura che potesse provocare la pazzia).
Il terreno adatto alla Melanzana
La melanzana è una pianta che occupa molto spazio è abbastanza tollerante in fatto di reazione del terreno (pH), anche se la reazione più indicata per questa coltura è quella leggermente acida ed acida (pH da 6,5 a 5,5). Può anche adattarsi a suoli con pH moderatamente alcalino (7,5). Come il pomodoro, sopporta una concentrazione salina abbastanza elevata e può pertanto essere coltivata in terreni prossimi al mare o con acque moderatamente salse.
Ha bisogno di un terriccio di medio impasto, cioè terra fertile a base argillosa. Per verificare se il tuo terriccio è adatto, prendine un po’ quando è umido, fanne una palla e lasciala cadere a terra. Se si apre in più parti è di medio impasto. Il terreno inoltre, deve essere ben concimato in profondità con un fertilizzante completo.
I terreni in cui la melanzana non deve essere coltivata
È sconsigliabile coltivare la melanzana dove è già stata coltivata, come è sconsigliabile metterla a dimora in terreni che in precedenza hanno ospitato piante della sua stessa famiglia (pomodoro, peperone, patata); io sconsiglio di coltivarla anche dopo anguria (cocomero), melone, zucca e zucchino. Così come bisogna evitare di mettere le piante di melanzana in posizioni di semi-ombra sotto o vicino ad alberi da frutto o ad altri ortaggi (come fagioli e fagiolini rampicanti, cetrioli) allevati su sostegni e simili.
Il clima adatto alla Melanzana
La melanzana ha bisogno di temperature piuttosto alte per svilupparsi, quindi il periodo più adatto per la semina in luogo protetto nel Salento leccese è proprio questo di gennaio-febbraio. Con temperature attorno ai 10 °C le piante non vegetano. Solo con 15-16 °C inizia la crescita vera e propria, ma è attorno ai 25 °C che le piante si sviluppano e fioriscono al meglio.
Lavorazioni del terreno
Devono essere molto accurate, specie nei terreni pesanti, per garantire una struttura ottimale e lo sgrondo delle acque in eccesso. Nel caso di terreni argillosi può essere utile la formazione di aiuole rialzate rispetto al piano di campagna
Concimazioni
Devono essere abbondanti, specie quelle organiche a base di letame maturo o compost (da 2 a 5 kg/mq), da distribuire durante la preparazione del terreno. Nei terreni sabbiosi o sciolti, specie se la sostanza organica è scarsa, risultano indispensabili delle concimazioni di copertura a base di azoto. Volendo ricor- rere alla concimazione chimica, si consiglia di distribuire, ogni 10 mq, 50-80 g di P2O5e 80-150 g di K2O alla lavorazione del terreno, e 80-100 g di N in copertura.
Semina
Viene fatta in semenzaio, a partire dal mese di febbraio, usando 1,5 g di seme per ogni mq di semenzaio, da cui si può ottenere un numero di piantine sufficienti per la piantagione di 100 mq di terreno. È da tenere presente che il seme di due anni ha una facoltà germinativa superiore a quello di un anno. Si può seminare anche in alveoli o in vasetti singoli. L’ambiente deve essere riscaldato e luminoso: a 28°C la nascita della piantina avviene in 8-10 giorni.
Trapianto
Va effettuato quando la temperatura si è stabilizzata e non ci sono più rischi di gelate. Si consiglia un sesto di impianto che preveda una distanza sulla fila variabile tra i 35 e i 50 cm e di 75-90 cm tra le file. La messa a dimora delle piante deve essere eseguita quando il terreno e l’aria raggiungono la temperatura di 16-25° C (maggio-giugno). Per migliorare la ripresa al trapianto e per avere un accrescimento più rapido, le piantine devono avere una zolletta di terra.
Il sesto di impianto
Il sesto di impianto è di 60-80 cm tra le file e di 50 cm tra una pianta e l’altra. Il ciclo colturale annuale varia da 150 a 180 giorni. Si consiglia di eseguire la coltura su pacciamatura (ad esempio agritelo) per facilitare la maturazione (il colore nero attira i raggi del sole).
Consociazione: favorevole quella con cavoli, finocchio e lattughe.
Tutori
Sono consigliabili nelle zone ventose, per assicurare un buon ancoraggio al terreno. Si può utilizzare una canna di bambù per ogni pianta, o meglio dei pali con dei fili di ferro o delle reti tese su ogni fila.
Scacchiatura
Detta anche sfemminellatura, la scacchiatura è importante e consiste nell’eliminazione di getti ascellari posti nel tratto di fusto al di sotto della prima biforcazione. Questi, infatti, sono sterili e producono frutti di pezzatura ridotta e di qualità scadente che, spezzandosi, possono provocare ferite sul fusto.
Il momento più indicato per questa operazione è l’inizio della fioritura.
Buona norma è anche eliminare le foglie basali ingiallite che possono favorire, essendo più a contatto del terreno, l’insorgere di malattie e ostacolare una buona aerazione della vegetazione.
Cimatura
Utile è anche la cimatura, che si effettua a fine ciclo asportando le gemme apicali
Irrigazioni
Le innaffiature devono essere costanti e in profondità. Quindi, mai annaffiare le foglie, potresti favorire lo sviluppo di malattie crittogamiche! Devono essere frequenti e omogenee, in modo da mantenere il terreno sempre umido. Molto efficace allo scopo l’irrigazione a goccia, specie se abbinata alla pacciamatura, che contribuisce anche al controllo delle malerbe sulla fila.
Raccolta
Si effettua scalarmente quando i frutti hanno raggiunto circa i 2/3 del loro sviluppo completo e l’epicarpo si presenta particolarmente lucido, la polpa è bianca e succosa e i semi presentano una colorazione biancastra. A maturazione fisiologica le caratteristiche organolettiche peggiorano, la polpa perde di consistenza e i semi diventano scuri e duri; esteriormente l’epicarpo perde la sua caratteristica lucentezza e il colore diventa meno intenso, virando verso il bruno-cuoio.
Avversità
Tra le avversità di natura crittogamica ricordiamo la peronospora (Peronospora tabacinae Phytophtora infestans), che provoca caratteristiche maculature alle foglie e ai frutti, e la tracheomicosi (Verticillium dahliae), che tende a ostruire i vasi legnosi provocando
improvvisi appassimenti e disseccamenti di intere piante.
Tra i parassiti animali gli afidi (afide verde del pesco, afidone della patata) e la dorifora, che attacca le foglie, provocando defogliazioni più o meno estese
Per la dorifora
gli insetti evitano come la peste il borotalco, anche perché, assorbendo umidità, li disidrata. Dovrebbe bastare mettere semplicemente il borotalco anche solo intorno al vaso, nel mezzo del percorso per arrivare alle melanzane. Anche se lo metti sul terreno e le piante lo dovessero assorbire, non è comunque tossico. Ti basta solo lavare bene il frutto
Prevenzione
•utilizzare sesti di impianto allargati per permettere una maggior circolazione dell’aria e una migliore diffusione della luce
•evitare di bagnare le foglie durante le annaffiature
•limitare le concimazioni azotate
•staccare i frutti con le forbici, in modo da non provocare lacerazioni ai tessuti
•utilizzare rotazioni ampie tra le colture
•utilizzare solo sostanza organica ben compostata
Una varietà che si può coltivare anche in vaso
Da qualche anno è presente in commercio una varietà che raggiunge a pieno sviluppo circa 40 centimetri di altezza. Si tratta della varietà Slim Jim che produce numerosi frutti, piccoli, allungati e di colore violetto, riuniti in grappoli. I frutti sono adatti sia al consumo fresco che ad essere conservati sott’olio. Grazie al contenuto sviluppo della pianta, questa varietà si presta anche alla coltivazione in vaso. Sementi di melanzana Slim Jim sono reperibili presso F.lli Ingegnoli - Via O. Salomone, 65 – 20138 Milano - Tel. 02 58013113 - Fax 02 58012362.
Bibliografia
Dizionario delle scienze naturali volume 14 del 1840
Giovanvettorio Sederini, Trattato della coltura degli orti e giardini
Alberto Locatelli, La melanzana può riuscire con facilità ma esige un clima caldo. VITA IN CAMPAGNA 3/2009
Silvano Cristiani, La coltivazione della Melanzana
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