venerdì 29 giugno 2012

I soldi della Pac ai contadini: la proposta del Presidente CIA Lecce Giulio Sparascio alla 6° Conferenza Economica

I soldi della Pac ai contadini: la proposta del Presidente CIA Lecce Giulio Sparascio alla 6° Conferenza Economica


Sarebbe stato imperdonabile, per uno come me che lavora nel mondo agricolo, essere assente alla 6° Conferenza Economica della Confederazione Italiana Coltivatori CIA che si è tenuta a Lecce il 28 e 29 giugno 2012.

Impegni professionali mi hanno impedito di assistere ai lavori della prima giornata della Conferenza ma la seconda me lo sono gustata tutta, dall’inizio alla fine. E meno male! Perché tra i tanti discorsi sentiti e risentiti mille volte, si è levata alta, forte e chiara la voce di Giulio Sparascio presidente della CIA Lecce che, secondo la mia modestissima opinione, ha rappresentato la novità assoluta delle due giornate leccesi e, sempre a mio modestissimo avviso, la novità assoluta nel dibattito in corso sulla Politica Agricola Comune (PAC).

La sintesi dei lavori della Conferenza del 28 giugno

Intanto il presidente Sparascio mi ha regalato la sintesi del dibattito sull’agricoltura della giornata precedente ovvero del 28 giugno, che ha riassunto in questo modo: “Ieri c’è stato il solito scarica barili, il rappresentante regionale ha scaricato le responsabilità a quello nazionale che a sua volta non è stato da meno poiché ha scaricato le responsabilità al rappresentante europeo che infine, in perfetta linea con i precedenti, ha scaricato il tutto a responsabilità che dovevano ascriversi al livello mondiale.”

Ma chi è oggi il padrone?

Ma Giulio Sparascio non si è fermato a questo, ha affermato che il Mondo agricolo è debole, che non c’è più il padrone e che comunque gli agricoltori stanno morendo tutti senza poter lasciare il loro patrimonio culturale e materiale ad un erede! E si è chiesto con quale interlocutore debbano confrontarsi gli agricoltori?

I contadini epurati

Circa il Capitale fondiario Sparascio denuncia la costituzione di un latifondo intestato a Società di carta come quelle del fotovoltaico e intorno a commercianti – mediatori che stanno provvedendo ad effettuare una sorta di “epurazione” dei contadini dal settore agricolo.

Certo se i piccoli si organizzassero in Cooperative, tutto sarebbe risolto! Ricordo a me stesso che per tutti gli anni 70 e 80 del secolo scorso abbiamo assistito alla nascita di una o più cooperative per ogni Comune del Salento leccese che sono quasi tutte fallite per cui le risorse pubbliche a loro a suo tempo destinate, si sono irrimediabilmente dissolte e disperse in mille rivoli mentre le ultime rimaste, laddove ancora ci sono, non funzionano.

La proprietà fondiaria del Salento leccese si accorpa intorno a figure opache, dice Sparascio, per obbedire alla agricoltura di mercato! Ma secondo il presidente leccese si Cia non può esserci un agricoltura che si interessi esclusivamente del mercato, perché ad esempio nel Salento leccese ci sono appena 11mila Imprenditori agricoli professionali ma esistono invece 220mila proprietari del Paesaggio Agrario! Un esercito rispetto al piccolo manipolo degli agricoltori iscritti alla Camera di Commercio!

Il contadino è il nostro patrimonio

Ha ricordato uno degli imprenditori di “nuova generazione” uno che faceva prima il mediatore e che le cronache di questi giorni riferiscono sia nelle patrie galere era presente nei tavoli delle trattative agricole rimproverando a Sparascio e agli altri agricoltori che dei contadini a nessuno importa nulla e, che gli unici ad essere interessati a questa figura del passato, sono gli spot pubblicitari. Quell’imprenditore oggi è in galera e secondo Sparascio, nonostante le opinioni che esprimeva questo “pioniere dell’agricoltura” il contadino è il nostro patrimonio e tutti noi abbiamo il dovere di difenderlo.

I soldi dello sviluppo rurale ai contadini ovvero ai proprietari del Paesaggio rurale

Ma ecco la proposta rivoluzionaria di Giulio Sparascio, proprio in considerazione di questo ragionamento e dei pericoli di cui ha riferito, in definitiva si tratta nella PAC di riservare gli aiuti diretti solo alle imprese, mentre di destinare a tutti i proprietari del paesaggio rurale i fondi destinati allo sviluppo rurale.

Lo sappiamo tutti che gli unici che fanno vivere le rivendite di concimi e macchine agricole sono i proprietari del paesaggio rurale in assenza dei quali le fabbriche di concimi e macchine sarebbero già andate fallite!

E poi se i contadini italiani si limitassero a poco meno di un milione, così come affermato da tutte le organizzazione professionali, sarebbe davvero una brutta fine per l’agricoltura.

Non è vero che i contadini italiani sono solo un milione di persone?

C’è scritto su Vocabolario Treccani: contadino s. m. e agg. [der. di contado]. – 1. s. m. (f. -a) a. Propr., chi sta in contado (opposto a cittadino); più com., chi lavora la terra, per conto di un padrone o per conto proprio: fare il c.

“E’ contadino chi lavora la terra per conto di un padrone o per conto proprio.” Se si accetta questa definizione, se si prende atto che gli unici a mettersi le mani in tasca per pagare il 100% macchine, attrezzi, concimi, antiparassitari sono queste persone, se si comprende che ciò comporterebbe la possibilità di ascoltare finalmente la voce di tutte le decine di milioni di persone che hanno la proprietà di un pezzetto di Paesaggio rurale, tutti i pericoli denunciati dal presidente della CIA di Lecce Giulio Sparascio sarebbero scongiurati. Allora non resta che sperare che chi ha il potere di decidere prenda in considerazione tutto questo. A meno che non si debba applicare quanto sostiene lo scienziato Antonino Zichichi: “Non è vero che una costruzione logica debba necessariamente portare a una conclusione o alla sua negazione. È altrettanto rigorosamente logico che venga fuori la conclusione: è impossibile decidere.„

di Antonio Bruno

giovedì 28 giugno 2012

Intervento di Sua Eccellenza Giuliana Perrotta Prefetto di Lecce alla SESTA CONFERENZA ECONOMICA CIA



SESTA CONFERENZA ECONOMICA CIA

FAR CRESCERE L’AGRICOLTURA PER FAR CRESCERE L’ITALIA

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Ringrazio innanzitutto la Confederazione Italiana Agricoltori, nella persona del suo Presidente Dott. Giuseppe Politi, per aver scelto di tenere a Lecce il tradizionale appuntamento annuale.

Ha suscitato in me particolare interesse lo slogan che è stato scelto per questa sesta conferenza economica “ Far crescere l’agricoltura per far crescere l’Italia”.

In questa circostanza si discuterà con i massimi rappresentanti delle Istituzioni europee, nazionali, regionali e locali , nonchè del mondo produttivo, del futuro dell’agricoltura, tra ricambio generazionale,produzione sostenibile e sicurezza alimentare, della PAC,della vendita diretta, delle agro energie e delle funzioni sociali del settore agricolo.

Prima di giungere a Lecce sono stato Prefetto ad Enna, dove ho potuto constatare quanto sia importante ancora oggi il settore agricolo nel sistema economico-produttivo del nostro Paese ed in particolare nel Mezzogiorno. Anche qui a Lecce, dove sono da circa dieci mesi, ho potuto apprezzare le eccellenze dell’agricoltura salentina, soprattutto riguardo ai settori vitivinicolo ed olivicolo che hanno innescato processi di innovazione territoriale.

Sono convinta, infatti, che i territori rurali abbiano la necessità di riacquisire la loro dignità affiancando ai processi aziendali quelli di matrice culturale, proprio perchè i prodotti dell'agricoltura salentina trasmettono il senso dei luoghi e nobilitano il loro territorio d’origine, facendosi testimoni di eccellenza. Tutti i nostri imprenditori agricoli dovrebbero associare i loro prodotti ad un’idea forte, culturalmente identificabile: un percorso nel tempo e nello spazio antropizzato per scoprire le doti segrete degli alimenti dei territori del Salento.

E’ sotto gli occhi di tutti che, sino alla metà del secolo scorso, l’agricoltura ha contribuito al progresso del nostro Paese, certo in un contesto meno dinamico e complesso e prevalentemente guidato e tutelato da politiche nazionali. Negli ultimi cinquanta anni abbiamo invece vissuto un travolgente susseguirsi di tanti eventi straordinari, capaci di far sparire in breve tempo anche la nostra millenaria civiltà contadina.

Nello scorso mese di aprile ho partecipato con piacere a Firenze all’inaugurazione del 259° Anno Accademico dei Georgofili, tenutasi nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, nel corso della quale il Presidente, Prof. Franco Scaramuzzi, ha svolto un’interessantissima relazione avente ad oggetto “ Lo sviluppo razionale per l’agricoltura europea”. In particolare mi ha colpito la moderna e sintetica definizione omnicomprensiva di “ agricoltura” che i Georgofili hanno da qualche tempo aggiornato e proposto come : razionale gestione e tutela delle risorse rinnovabili della biosfera.

Mentre si continua ancora a riflettere se le funzioni prioritarie dell’agricoltura siano quelle produttive( tradizionalmente indicate come agro-silvo-pastorali) o quelle relative alla tutela ambientale, la nuova definizione di agricoltura formulata dai Georgofili ritiene invece che entrambe le funzioni siano irrinunciabili in un equilibrio razionale e che vadano considerate anche a livello planetario, nel quadro dei processi di globalizzazione ormai difficilmente reversibili.

In definitiva la competitività economica e la sostenibilità ambientale non devono essere in conflitto tra di loro

In tale ottica certamente si inserisce la proposta che ho avanzato alla Regione ed alla Provincia per avviare un percorso di legalità insieme alle Associazioni agricole ed ambientaliste ed all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali che, nel medio- lungo termine, possa pervenire all’obiettivo di diffondere nelle campagne pratiche agronomiche più moderne ed ecosostenibili,al fine di contrastare l’abitudine diffusa di bruciare le stoppie nei campi , fonte di rischi enormi alle persone ed all’ambiente.

D’altronde mi risulta che il programma di sviluppo rurale della regione Puglia, finanziato dall’UE, dallo Stato e dalla stessa Regione, preveda risorse finanziarie per le aziende che intendano dotarsi di impianti per ricavare energia dalle biomasse, allo scopo di ridurre il costo energetico per le stesse aziende e di promuovere la diversificazione del reddito aziendale. Tali attività determinano un elevato vantaggio ambientale connesso al risparmio energetico ed alla diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili.

La costituzione della Comunità Europea ha avuto la conseguenza di sofferte riconversioni delle diverse agricolture e quindi anche di quella italiana; successivamente si sono aggiunti problemi di interesse mondiale, quali i cambiamenti climatici,la tutela ambientale, la necessità di reperire le risorse energetiche e la sicurezza alimentare. E’ evidente che essi possono essere risolti solo con scelte condivise appunto a livello globale anche considerando la crescente delocalizzazione delle attività produttive e l’ organizzazione di reti multinazionali di imprese, che contribuiscono a rendere sempre meno controllabile il mercato globale

La conclusione è evidente: gestire il complesso di tante nuove realtà, di interesse planetario, non è più alla portata di singoli Paesi, per quanto potenti possano essere. Ciò vale anche per le imprese agricole che, pur grandi ed organizzate, avranno sempre maggiori difficoltà ad operare singolarmente nel proprio microcosmo.

Si impongono quindi orizzonti più ampi ed azioni lungimiranti, ma in archi temporali più brevi. Per le attività agricole ciò comporta e comporterebbe certamente maggiori difficoltà, se non si comprende che l’aggregazione non è più una scelta ma una necessità improcrastinabile.

Avendo quindi bisogno di assumere dinamiche più veloci, rispetto a quelle tradizionali, anche l’imprenditorialità agricola richiede impostazioni ed intenti diversi da quelli del più recente passato, finora basati sulla classica disponibilità di tre sostanziali elementi: capitale fondiario, lavoro e capitali di esercizio . In prospettiva le attività produttive delle aziende agricole avranno, invece, bisogno di due soli capitali: quello umano (fatto di conoscenze, a cominciare dal know how produttivo, manageriale e di mercato) e quello finanziario (per procurarsi l’uso degli strumenti necessari, quali terra e macchine).

Ha sempre maggior peso rispetto al passato ed è quindi ineludibile che il futuro dell’agricoltura sia strettamente legato al ricambio generazionale.

Conoscenza e finanza rappresenteranno sempre più il binomio indispensabile dell’agribusiness per il rilancio economico del Paese. La proprietà fondiaria è, e rimarrà, un importante punto di partenza e di garanzia, ma non è l’unico.

Se il momento critico che stiamo attraversando rende più difficile riavviare una crescita, ciò non pregiudica la validità di quanto ho ricordato, nella convinzione che l’agricoltura possa essere determinante e fungere da locomotiva per il rilancio del sistema economico del nostro Paese, così come anche recentemente emerso nell’incontro svoltosi in Prefettura con l’Ambasciatore della Svizzera in Italia, dott. Bernardino Regazzoni.

Gli eventi che ci hanno recentemente colpito non ci hanno però sopraffatto e neppure stordito. Siamo in grado di reagire e correggerne le cause. Abbiamo le conoscenze e le forze per sviluppare le nostre capacità ed accrescerne le potenzialità, più che mai con convinzione e decisione.

In tale contesto sono importanti le decisioni che assumerà nei prossimi mesi l’Unione Europea in merito alla nuova PAC ed in questo lodiamo l’opera di mediazione che sta svolgendo il Commissario Europeo all’Agricoltura ,dott.Dacian Ciolos.

Purtroppo la definizione della nuova PAC si sta svolgendo in un periodo di grave crisi economica, finanziaria, politica e morale che ha già provocato effetti destabilizzanti ed un diffuso scoraggiamento nel mondo dell’agricoltura.

Occorre tener conto che la carenza alimentare rappresenterà un fattore determinante e le attività agricole assumeranno un ulteriore valore strategico.

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Sen. Mario Monti,ha recentemente affermato che” non dobbiamo perdere di vista una crisi molto più vasta e profonda: quella energetica ed alimentare”…” La sicurezza alimentare deve essere una priorità per la comunità internazionale e per l’Italia”….” Un mondo affamato è un mondo ingiusto ed è anche un mondo instabile”.

La necessità di rimettere la produttività al centro dell’attenzione è stata ripetutamente evidenziata dal Prof.On. Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo,che nel suo interessante saggio “Corsa alla terra – cibo e agricoltura nell’era della nuova scarsità” ci ricorda che entro la metà di questo secolo occorrerà raddoppiare l’attuale complessiva produzione agricola per far fronte non solo all’incremento della popolazione mondiale ( che passerà dai 7 miliardi attuali ai circa 9 miliardi nel 2050), ma anche per soddisfare le maggiori esigenze alimentari e il conseguente aumento medio dei consumi nelle grandi aree mondiali in sviluppo.

Anche il nostro Ministro dell’Agricoltura, Dott.Mario Catania ha più volte ricordato che “ la PAC deve dettare i principali indirizzi guida per gli agricoltori europei, senza dimenticare che le attività imprenditoriali agricole sono rivolte allo sviluppo quantitativo e qualitativo della produzione”.

Concludendo il mio indirizzo di saluto sono, comunque, convinta che ci attendono sicuramente tempi migliori, nuove energie giovani ed idee sempre più svincolate dal passato, nella misura in cui ritroveremo un coerente spirito unitario che è stato alla base del pensiero dei padri dell’Unione Europea. Le scommesse da vincere nel prossimo futuro, anche immediato, sono tanto difficili quanto stimolanti. Dobbiamo essere preparati e pronti ad affrontarle. Con l’auspicio di un futuro sempre più solidale dell’umanità, formulo a tutti voi i migliori auguri di prosperità e benessere.


mercoledì 27 giugno 2012

Risultati della valutazione bioagronomica di ecotipi salentini di cece e pisello


Risultati della valutazione bioagronomica di ecotipi salentini di cece e pisello


Raimo F1, Accogli R2, Brunetti F3, Manzi G3, Grassi F3, Scarcella M3, Torsello R3

1 CRA - CAT - Unità di ricerca per le colture alternative al tabacco, via P. Vitiello, 108 - Scafati (SA) - Tel. 081 8563611; Fax 081 8506206; e-mail: francesco.raimo@entecra.it

2 Orto Botanico del Di.S.Te.B.A. - Università degli studi di Lecce

3 CRA - CAR - Lecce (LE)

Introduzione

Negli ultimi anni si è assistita ad una rivalutazione dei prodotti tipici locali, che unitamente alla salvaguardia della biodiversità hanno portato ad una maggiore sensibilizzazione verso il recupero di materiale genetico in via di estinzione. Le leguminose da granella sono ormai entrate a pieno titolo tra le specie meritevoli di recupero e di utilizzazione; infatti, viene ampiamente riconosciuto il loro ruolo nell'alimentazione umana e del bestiame. Il loro impiego è strategico (perché a basso input economico), soprattutto, nella valorizzazione delle aree marginali sottoutilizzate, e per la possibilità che offrono per il recupero di antiche pratiche agricole e di tradizioni popolari.

La ricerca condotta nell'ambito del progetto Co.Al.Ta., ha permesso di valutare alcune accessioni di cece (Cicer arietinum L.) e pisello (Pisum sativum L.). Gli obiettivi proposti sono stati:

a) la valutazione della produttività e delle fasi fenologiche di alcune varietà già diffuse a livello nazionale nell'ambiente

Salentino;

b) il confronto di tali cultivar con gli ecotipi locali;

c) il recupero del materiale genetico ottenuto dai contadini salentini

Materiali e metodi

La ricerca è stata eseguita presso l'azienda del CRA - CAR sita in Monteroni di Lecce nel triennio 2005- 2007. Le prove sono state pianificate a blocchi randomizzati con due ripetizioni. Per quanto riguarda il Cece: nel primo anno, sono stati messi a confronto, i genotipi "Pascià", "Kairo", "Sultano", "Visir" e "Zollino"; mentre nel biennio 2006-2007 l'indagine, ha interessato sia le varietà del 2005 sia ecotipi diffusi nel Salento quali: "Alessano", "Corigliano", "Leverano", "Monteroni", "Muro Leccese", "Sannicola", "Soleto", "Tricase 08", "Tricase 19", "Uggiano la Chiesa" e "Vitigliano". Per il pisello gli ecotipi sottoposti a valutazione, nel biennio 2006- 2007, sono stati "Alessano", "Corigliano", "Riccio di Sannicola", "S. Donato", "Sannicola", "Soleto", "Tranesi" e "Zollino".



Le pratiche colturali

Le pratiche colturali, identiche per le due specie, hanno previsto:

distanze di semina di 0,6 metri tra le file;

una concimazione con:

40 kg ha-1 di N,

80 kg ha-1 di P2O5

170 kg ha-1 di K2O;

irrigazioni di soccorso e la raccolta che è avvenuta nei mesi di luglio e agosto secondo la maturazione dei genotipi in prova.

I rilievi sulle colture hanno riguardato i principali parametri biometrici, fenologici e produttivi. I dati sono stati analizzati utilizzando l'analisi della varianza (ANOVA).



Risultati
Fig. 1. Produzione media nei genotipi di cece coltivati nel 2005

Nel grafico 1 è riportata la produzione media in granella ottenuta dai cinque genotipi nell'anno 2005, l'analisi ANOVA dei dati non ha mostrato differenze significative per quanto riguarda le produzioni fra i vari genotipi.

Fig. 2. Produzione media registrata sui ceci nel biennio 2006-2007


Mentre nel grafico 2 sono riportate le produzioni medie relative a tutti i genotipi in prova espressi come produzione media del biennio 2006-2007, l'ANOVA non ha mostrato differenze significative (p=0,05), sia per l'effetto anno, sia per l'effetto genotipi e sia per l'interazione genotipi per anno.



Gli ecotipi più produttivi sono risultati "Vitigliano", "Uggiano la Chiesa", "Monteroni" e "Leverano", con produzioni medie relative al biennio superiori alle 2 t ha-1.

Le varietà colturali hanno raggiunto il completo sviluppo vegetativo tra la VII e l'VIII settimana dalla semina; la fine della fase vegetativa, contraddistinta dallo stadio "ingiallimento", è iniziata intorno alla XVIII settimana, procedendo lentamente sino alla XX, per poi concludersi entro la XXII.

La fase di viraggio è stata considerata come quella fase in cui il legume completamente sviluppato, inizia l'ingiallimento dell'esocarpo e completa la maturazione lattea del seme; per quasi tutte le varietà, ha avuto inizio entro la XVIII settimana, con valori alquanto bassi ma che raggiungono già il 70 % entro la XX settimana, proprio quando la fase vegetativa di ingiallimento della pianta volgono al termine e quindi ciclo vegetativo e ciclo riproduttivo terminano contemporaneamente.



L'andamento delle fenofasi riproduttive più significative, quali, fioritura, allegagione e maturazione lattea, ha differenziato le varietà colturali, identificando quali tra esse meglio rispondono alle condizioni ambientali, anticipando o posticipando il ciclo, garantendo comunque la produzione.



Il peso medio di 1000 semi rilevato su tutte le accessioni di cece per gli anni 2006-2007 ha presentato notevoli fluttuazioni sia per le varietà stabilizzate sia per gli ecotipi, per cui le differenze sono risultate altamente significative (p=0,01), sia nel biennio, sia nell'interazione genotipi x anno.

Fig. 3. Produzione media ecotipi di pisello nel biennio 2006-2007


Per il pisello gli ecotipi più produttivi (Fig.3) sono stati "Alessano", "Sannicola", "Zollino" e "S. Donato", con rese superiori ad 1 t ha-1, mentre le accessioni "Riccio di Sannicola" e "Sannicola" hanno mostrato notevoli fluttuazioni nei due anni di prova. L'ANOVA ha evidenziato che esistono differenze altamente significative (p=0,01) per quanto riguarda l'effetto anno e nell'interazione varietà x anno, mentre non vi sono state differenze significative fra i genotipi.



Conclusioni

I risultati relativi alla produzione degli ecotipi salentini di cece hanno mostrato che buona parte delle accessioni reperite hanno fornito produzioni comparabili con le varietà diffuse a livello nazionale, pertanto è augurabile che nel prossimo futuro si riesca ad incrementarne la reintroduzione e diffusione, al fine di salvaguardarne il patrimonio genetico e valorizzare le produzioni tipiche locali.



Bibliografia

Abbate V. (1994) - "Aspetti della tecnica colturale del cece" - Agricoltura Ricerca, Luglio/Settembre, n. 155, pag 105- 120.

Giordano I. (1994) - "Potenzialità produttiva del cece in differenti condizioni ambientali" - Agricoltura Ricerca, Luglio/Settembre, n. 155, pag 95-104.

Lombardi D.A., Marchiori S., Accogli R., Brunetti F., Capano M., Raimo F. (2006) - "Valutazione degli aspetti fisiologici e produttivi di alcune leguminose da granella" – Progetto Co.Al.Ta. 1. Risultati 1° anno di attività, pag. 171-173.

Raimo F., Accogli R., Lombardi D., Marchiori S., Brunetti F., Casaburi S. (2007) - "Valutazione bioagronomica di genotipi salentini di leguminose da granella" in "Risultati finali del Progetto Co.Al.Ta.", pag. 365-379.

Agricoltura: che fare? 28 giugno 2012 ore 19.00 Piazza della Repubblica SANNICOLA DEL SALENTO LECCESE

"Agricoltura bene comune", incontro a Lecce

L'agricoltura è un bene comune, così come l'acqua e l'aria. Un'ecologia sociale deve partire dall'agricoltura contadina che valorizza la biodiversità, che racchiude dentro ai propri obiettivi anche il paesaggio e la sua preservazione. Lo sviluppo equilibrato di agricoltura contadina, turismo, cultura, è la chiave di volta per la valorizzazione del territorio, contro monocolture, turismo irresponsabile, svendita del territorio. Per difendere la terra, e chi ci lavora e ci abita, dallo sfruttamento, per cercare soluzioni alternative alle contraddizioni che si vivono e per impollinare nuove pratiche sociali e ambientali rizomatiche, Agricoltura Bene Comune si propone di coinvolgere studenti, disoccupati, ricercatori, migranti, professionisti, attivisti, mediattivisti, creativi, consumatori critici, attori che possono creare un circuito virtuoso di relazioni e sensibilità, di lotte e di pratiche comunitarie.

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venerdì 15 giugno 2012

La Legge salva Olio d’oliva sembra fatta per tutelare l’olio del Salento leccese

La Legge salva Olio d’oliva sembra fatta per tutelare l’olio del Salento leccese


Nella foto l'Ing. Pantaleo Piccinno Presidente di COLDIRETTI LECCE


E’ un Ingegnere il Presidente Pantaleo Piccinno, guida la sua azienda agricola e Coldiretti Lecce con identica passione e professionalità e soprattutto è da anni che cerca una soluzione che faccia decollare i quasi 90mila ettari della foresta degli ulivi della Provincia di Lecce. Lui è certo che il Disegno di Legge presentato al Senato che regolamenta il settore olivicolo "NORME SULLA QUALITA' E LA TRASPARENZA DELLA FILIERA DEGLI OLI DI OLIVA VERGINI" sia stato fatto proprio per trasformare in realtà la speranza di vedere l’olio d’oliva del Salento leccese protagonista del rilancio economico del nostro territorio.

ETICHETTE SULLE BOTTIGLIE DI OLIO D’OLIVA

Mi ha spiegato con grande chiarezza perché è così convinto che l’approvazione di questa legge sarà l’inizio del rilancio economico del Salento leccese. Il Presidente Piccinno mi ha detto che per contrastare la scarsa leggibilità delle etichette la legge prevede che le lettere della scritta riportante l'origine dell'olio dovranno avere un'altezza minima di 1,5 centimetri ed essere ben visibili rispetto al colore del fondo. Inoltre nel caso di miscele di oli di oliva estratti in un altro Stato membro o Paese terzo, la dicitura va preceduta dal termine "miscela", stampato anch'esso in maniera ben evidente rispetto alle altre indicazioni.

PANEL TEST

L’Ingegnere Piccinno saluta con soddisfazione la norma volta ad assicurare le caratteristiche qualitative dell'olio che attribuisce valore probatorio al panel test che potrà così smascherare gli oli difettati in commercio.

MESSAGGI INGANNEVOLI

La legge se verrà approvata impedirà la registrazione come marchi d'impresa di segni capaci a ingannare il pubblico sulla provenienza geografica delle materie prime degli oli di oliva vergini.

SANITÀ MARITTIMA, AEREA E DI FRONTIERA

Inoltre grazie alla collaborazione con gli uffici di frontiera saranno a disposizione di tutti le informazioni sull'origine degli oli di oliva vergini e delle olive che entrano in Italia.

TPA

Il disegno di legge prevede norme più restrittive in tema di traffico di perfezionamento attivo, e cioè l'importazione e la lavorazione di oli stranieri nel nostro paese che poi vengono riesportati, anche per committenti stabiliti in Paesi non comunitari.

GARANTIRE LA QUALITA'

Ma la questione più importante è relativa alla presenza di metil esteri nell'olio di oliva che è legata all'azione di enzimi endogeni che liberano alcool metilico nel normale processo di lavorazione delle olive. E soprattutto alla presenza di un valore elevato di etil esteri che è indice di fermentazione e di cattiva conservazione delle olive. Per garantire una maggiore qualità e contrastare il rischio di frodi, la legge prevede che un olio per essere classificato come extra vergine di oliva, debba avere un contenuto di esteri metilici + esteri etilici non superiore a 30 mg/Kg, accertato sulla base di appositi controlli. Questa norma è davvero definitiva in quanto il contenuto di esteri metilici + esteri etilici non superiore a 30 mg/Kg è valido indipendentemente dall'area geografica di provenienza delle olive, dal grado di maturazione del frutto e dalla cultivar utilizzata, quando siamo in presenza di produttori che lavorano nel rispetto delle corrette prassi di produzione dell'olio extra vergine di oliva. Sempre la legge prevede che le analisi effettuate saranno pubblicate ed aggiornate mensilmente su un'apposita sezione del portale internet del Ministero delle Politiche agricole. La responsabilità penale di eventuali comportamenti illeciti da parte di soggetti comporta l'avvio di un piano straordinario di sorveglianza dell'impresa.

TAPPO ANTI-RABBOCCO

La legge prevede l’utilizzo del tappo anti –rabbocco per evitare il rischio che sulle tavole dei ristoranti la bottiglia di extravergine possa essere "allungata" o addirittura riempita ex novo con prodotti che non hanno nulla a che vedere con quello originario.

INCENTIVI

Infine proprio per la Provincia di Lecce, produttrice di olio lampante, è fondamentale la possibilità prevista dalla legge di aiuti per la produzione di energia elettrica attraverso l'impiego di oli non idonei al consumo umano.

Insomma finalmente l’olivicoltura del Salento leccese che rappresenta quasi il 60% della superficie agricola provinciale ha la possibilità di cominciare un percorso che porti soddisfazione ai proprietari degli oliveti e ricchezza al nostro territorio.

di Antonio Bruno

Valutazione di specie da fronda recisa a basso imput in tre località dell’Italia Meridionale

Valutazione di specie da fronda recisa a basso imput in tre località dell’Italia Meridionale


Raimo F1, Napolitano A1,Torsello R2, Brunetti F2,Vatore R1, Grassi F2, Vicidomini S1

1 CRA - CAT - Scafati (SA)

2 CRA - CAR - Lecce (LE)

Raimo F. - C.R.A. - CAT - via P. Vitiello, 108 - Scafati (SA) - Tel. 081 8563611; Fax 081 8506206; e-mail: francesco.raimo@entecra.it

Introduzione

Negli ultimi anni in Italia la coltivazione delle piante da fronda recisa è andata sempre più crescendo, spostando il suo areale di coltivazione dalla Liguria, alla Campania, alla Puglia e alla Toscana. Nell'ambito del progetto Co.Al.Ta. (Colture Alternative al Tabacco) è stato inserito lo studio della coltivazione di specie da fronda verdi al fine di valutare il loro potenziale produttivo in alcuni ambienti meridionali, dove la loro diffusione è ancora limitata.

Materiali e metodi

Sono state impiantate le seguenti specie sotto reti ombreggianti nelle località di Benevento (Campania), Racale e Sternatia nel Salento (Puglia) inoltre è stato realizzato un campo catalogo presso l'azienda del CRA - Istituto Sperimentale per il Tabacco sita in Monteroni (LE):

Aralia sieboldi (=Fatsia japonica), originaria dell'Estremo Oriente. Ha portamento eretto, foglie grandi, palmate, quasi coriacee, fiori piccoli ermafroditi o poligami.


Aspidistra elatior

Che è pianta erbacea perenne rizomatosa, originaria dell'Asia orientale e dell'Africa, diffusa in molte parti dell'Asia dall'Himalaya al Giappone. Si presenta come un denso ciuffo di lunghe foglie cuoiose verde scuro, che crescono direttamente dalle radici, spesse e carnose; alcune varietà presentano foglie variegate o puntinate, solitamente di color bianco o crema. I fiori di questa pianta sono molto particolari, e spesso sfuggono alla vista, infatti spuntano direttamente nel terreno, tra le foglie, sono di colore porpora, tendente al bruno, spesso puntinati di chiaro, sbocciano in estate e possono essere seguiti da una singola bacca nerastra contenente i semi.


Asparagus medeoloides che è una pianta a radici tuberose inserite su un breve rizoma. Fusto erbaceo, volubile che raggiunge anche i 2 m di lunghezza, cladodi sessili, glabri, ovati, di colore verde chiaro. Fiori di nessun interesse decorativo, piccoli, biancastri che producono bacche rosse contenente un seme nero all’interno.

Mentre quest’ altra specie è stata impiantata in piano campo nelle località di Benevento (Campania), Racale e Sternatia nel Salento (Puglia) inoltre è stato realizzato un campo catalogo presso l'azienda del CRA - Istituto Sperimentale per il Tabacco sita in Monteroni (LE).:

Eucalyptus pulverulenta var. "baby blue"

L'impianto è stato effettuato in tutte le località tra l'ultima decade di maggio e la prima decade di giugno 2005, utilizzando sempre piantine in vaso. È stata effettuata una concimazione minerale di pre-impianto comune per tutte le località, con 80 kg ha-1 di N, 50 kg ha-1 di P2O5 e 80 kg ha- 1 di K2O, successivamente sono state effettuate fertirrigazioni con concimi complessi. L'irrigazione è avvenuta utilizzando acqua di pozzo ed erogata mediante sistemi a microportata. La valutazione del materiale raccolto è stata effettuata quando le foglie presentavano la necessaria consistenza e colore tipico delle foglie mature prendendo in considerazione per l'aralia la larghezza delle foglie, per l'aspidistra la lunghezza delle lamine fogliare e l'integrità delle foglie, mentre per E. pulverulenta var. "baby blue" è stato valutato tutto il materiale raccolto suddividendo i germogli in diverse classi di lunghezza.

Risultati

Durante il ciclo colturale sono stati rinvenuti Metcalfa pruinosa (Say) su Aralia, Pinnaspis aspidistrae Sign. su Aspidistra (Sannino et al., 2006), nel mese di giugno 2006 si è verificato un forte attacco di afidi in località Racale che ha colpito la parte apicale delle piante di aralia; inoltre su entrambe le specie sono stati riscontrati attacchi di chiocciole e lumache, mentre su E. pulverulenta var. "baby blue" in tutte e tre le località si sono verificati attacchi di Alternaria (Lauro et al., 2007). I risultati riportati sono stati rilevati nel triennio 2005-2007 e rappresentano la produzione commerciale ottenuta in diverse epoche di raccolta, per tutte e tre le località menzionate nell'articolo.

Nella valutazione dei risultati è da tener presente che nell'inverno 2006-2007 un fortunale abbattutosi nel Salento ha provocato danni all'ombraio sito in Sternatia, per cui la coltivazione è stata esposta per un certo periodo alle intemperie, con conseguenze negative sullo sviluppo delle piante.

L'aralia, ha mostrato una produzione commerciale espressa in numeri di foglie per pianta (grafico 1), che è stata in totale di circa 39 foglie per Benevento, 59 foglie per Racale e 33 foglie per Sternatia. In località Benevento le piante di aralia durante l'inverno 2005-2006, a causa delle basse temperature, hanno subito l'allessatura della parte apicale, ciò nonostante col sopraggiungere della primavera le piante hanno mostrato una buona ripresa vegetativa, come si evidenzia anche dalle produzioni ottenute nel periodo successivo.
Grafico 1. Foglie commerciali di aralia raccolte nel triennioL'aspidistra ha fatto registrare una produzione commerciale (grafico 2), espressa in numero di foglie raccolte per m2, di circa 65 a Benevento, 63 a Racale e 70 a Sternatia.
Grafico 2. Foglie commerciali di aspidistra raccolte nelle tre localitàA. medeoloides ha mostrato un buon comportamento di crescita in tutti e tre gli ambienti, la raccolta è avvenuta nel periodo autunnale, quando le piante presentavano mediamente una altezza superiore ai 150 cm. Nel grafico 3 sono riportate le lunghezze medie dei festoni rilevate nelle tre località.

E. pulverulenta ha mostrato il maggior sviluppo in altezza a Benevento, mentre a Racale, soprattutto per problemi legati alle caratteristiche pedologiche del sito d'impianto le piante hanno raggiunto uno sviluppo molto limitato, ciò evidentemente ha avuto una diretta ripercussione sulla produzione di materiale commerciabile raccolto (grafico 4).
Grafico 4. Peso medio per pianta dei germogli commerciali raccolti nel triennio su Eucalyptus.Conclusioni

Le avversità segnalate hanno provocato danni alle colture per cui si sono resi necessari trattamenti antiparassitari per il controllo delle fitopatie. I risultati ottenuti hanno dimostrato come le diverse caratteristiche pedoclimatiche dei tre ambienti hanno influito notevolmente sullo sviluppo e di conseguenza sulle rese produttive delle piante in coltivazione. Aralia ha dimostrato una maggiore
Grafico 3.
Lunghezza media festoni di A. medeoloides
produttività in località Racale, mentre l'Aspidistra ha fornito produzioni nel triennio di 65, 63 e 70 foglie, rispettivamente a Benevento, Racale e Sternatia. . A. medeoloides ha fatto registrare l'altezza massima dei festoni a Benevento, mentre il peso verde per metro lineare di festone è stato più elevato a Racale e Sternatia. E. pulverulenta var. "baby blue" ha mostrato buone produzioni in località Benevento e Sternatia.

Ringraziamenti. Si ringraziano per la cortese collaborazione le aziende agricole sede delle prove: F.lli Miggiano di Racale (LE), Zollino Maria Teresa di Sternatia (LE) e l'Istituto Professionale Agrario "M. Vetrone" di Benevento

Bibliografia

Lauro P., Carella A., Caiazzo R., Pisacane A., Raimo F., Lahoz E. (2007) - "Alternaria alternata agente causale delle macchie necrotiche su foglie e rami di eucalipto ornamentale in Italia" in "Risultati finali del Progetto Co.Al.Ta.", pag. 583- 588.

Raimo F., Lombardi D.A., Napolitano A., Torsello R., Brunetti F., Vatore R., Casaburi S., Vicidomini S. (2007) - "Valutazione di specie da fronda recisa a basso input energetico in ambienti meridionali" in "Risultati finali del Progetto Co.Al.Ta.", pag. 553-561.

Sannino L., Espinosa B., Cozzolino E. (2005) - "Fitofagi e predatori riscontrati su tredici colture erbacee in Italia meridionale" - Progetto Co.Al.Ta. 1. Risultati 1° anno di attività, pag. 201.

Si parla di Gelso a Collepasso, Palazzo Baronale 14/15/16 Giugno 2012

Collepasso, Palazzo Baronale 14/15/16 Giugno 2012




14 Giugno ore 20.00

Il Gelso nell’Alimentazione Umana

Relatori:

• Saluti del Sindaco di Collepasso Dott. Paolo Menozzi

… • Rossella Epifani Naturalista

• Prof. Antonio Miceli UniSalento

• Dott.ssa Pamela De Liquori Nutrizionista

• Dott. Giuseppe Serravezza Pres.te LILT Lecce

• Dott. Cosimo Lupo LupoEditore

• Dott.ssa Sabrina Sansonetti Pres.te Innovapuglia

• Agr.co Roberto Malerba Pres.te Ass.ne Custodi del Salento

• Dott. Antonio Gabellone Presidente Prov. Lecce

• Dott. Giuseppe Negro ASCLA Casarano





15 Giugno ore 20.00

Il Gelso per la produzione di Biomassa e di Bioetanolo

Relatori:

• Saluti del Sindaco di Collepasso Prof. Paolo Menozzi

• Dott. Salvatore d’Argento Pres.te GAL SERRE SALENTINE

• Agr.co Roberto Malerba Pres. te Ass.ne Custodi del Salento

• Dott. Giancarlo Biasco Ugl Lecce

• Ing. Pantaleo Piccinno Coldiretti Lecce

• Dott. Maurizio De Luca Distillerie del Salento

• Dott. Giuseppe Greco CAMER

• Dott. Salvatore Perrone Ass.re Prov.le Lecce

• Dott.ssa Loredana Capone VicePresidente Regione Puglia







16 Giugno ore 20.00

Il Gelso nel Paesaggio Rurale ed Urbano ed il Turismo

Relatori:

• Saluti del Sindaco di Collepasso Prof. Paolo Menozzi

• Agr.co Roberto Malerba Pres.te Ass.ne Custodi del Salento

• Dott. Maurizio Manna Parco Pizzo Gallipoli

• Dott. Francesco Minonne Parco Otranto-Leuca

• Dott.ssa Elvira Addonizio Paesaggista

• Prof. Silvano Marchiori Direttore Orto Botanico Lecce

• Dott. Giulio Sparascio Turismo Verde Lecce

• Dott. Pasquale Stefanizzi Vincitore Italia Camp

• Dott. Francesco Pacella Assre Prov.le Lecce

• Ing. Aurelio Gianfreda Cons. Reg.le Regione Puglia



A Ugento del Salento leccese il 21 giugno 2012

giovedì 14 giugno 2012

Verifica agronomica di Brassica oleracea L. var. botrytis cimosa L.

Verifica agronomica di Brassica oleracea L. var. botrytis cimosa L.


R. Accogli, S. Marchiori (Orto Botanico - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali (Di.S.Te.B.A.) dell'Università degli Studi di Lecce.)
Foto.1 Mugnulu leccese

Introduzione

Tra i programmi attivati dall'Orto Botanico di Lecce per la conservazione ex situ della biodiversità vegetale, grande interesse suscita nell'opinione pubblica la valutazione ed il recupero del germoplasma delle varietà orticole salentine.

Tale attività si trova perfettamente in linea con le direttive conservazionistiche dell'IUCN e della Politica Agraria Comunitaria, quindi con diverse misure e sottomisure di Programmi Operativi Regionali che vengono esplicate sia in Salento che in Puglia. Le nuove richieste di mercato sono sempre più indirizzate ai prodotti locali, che solo le varietà agronomiche tradizionali possono garantire, inoltre, il recupero delle cultivar meglio adattate alle caratteristiche pedologiche e climatiche del Salento, quindi con bassi input di colturali, permette il recupero di tecniche colturali rispettose dell'ambiente e della conservazione dei principi nutritivi. La scelta delle colture da attivare nell'ambito del progetto Co.Al.Ta. ha tenuto conto dell'estrema fragilità di sopravvivenza di alcune varietà locali e della necessità di riproporle non per soddisfare un sentimento nostalgico, ma per una adeguata continuità d'uso dei campi e per ripristinare una produzione agricola che garantisca sulle tavole salentine i sapori ed i principi nutritivi dell'alimentazione locale.

La specie

Brassica oleracea L. var. botrytis L., volgarmente chiamato "mugnulu" (foto 1), è un cavolo broccolo di pregevole qualità, utilizzato per alcuni piatti tradizionali della cucina salentina, coltivato in tutto il territorio della provincia di Lecce.

Dal punto di vista sistematico, potrebbe essere incluso nella categoria dei cavoli broccoli, quindi ortaggio a produzione tipicamente invernale, molto simile al cavolfiore anche nella composizione chimica (Ciufolini, 1988).
Tab. 1 Germoplasma di brassica conservato in Banca semi

È una coltura erbacea che viene coltivata in Orto Botanico già da tre anni, provvedendo al suo rinnovo annuale, come consigliano le tecniche colturali adottate a livello locale; infatti, è una specie biennale, ma per avere un prodotto migliore, ne viene consigliato il rinnovo.

Le piante possono raggiungere altezze di 120 – 150 cm, per un diametro della porzione vegetativa di 80-100 cm.; sono fogliose fin dalla base, con fusto robusto che si ramifica solo nella porzione superiore.

Le foglie sono persistenti, lunghe sino a 40-50 cm, larghe 15-20 cm, lirate, con margine ondulato e lamina gibbosa; il picciolo è assai robusto e si continua in una pronunciata nervatura mediana. La lamina fogliare è di colore verde glauco, mentre il caule ed i piccioli sono di color verde chiaro.

I fiori sono bianchi, disposti su un racemo che si allunga molto lentamente, perciò lungo l'asse si possono susseguire tutti gli stadi riproduttivi, dal bocciolo al fiore, alla siliqua.

Quando la cultivar non è ben selezionata, in coltura compaiono piante dai fiori gialli, molto probabilmente risultato di ibridazioni con specie affini.

Il prodotto edúle è rappresentato dalle infiorescenze o "cime": la più grossa è quella situata all'apice del caule primario, le secondarie si sviluppano all'ascella delle foglie e sono più piccole. Per favorire la formazione delle "cime" secondarie, le tecniche colturali impongono l'asportazione di quella dell'apice centrale, quando non è ancora ben ingrossata.

Le indagini sulla coltivazione di questa varietà hanno interessato tutto il territorio della provincia di Lecce, ma senza un censimento specifico. Si è accertato che la coltura del cavolo, denominato in maniera differente a seconda dei comprensori (spuntature leccesi, múgnuli, cáulu paesanu, cóvulu), è assai ricorrente in provincia, ma sempre con un'estensione ridotta, da 1 a 5 are al massimo. Infatti, la sua coltivazione viene effettuata solo per il consumo familiare, in quanto il prodotto è difficilmente commerciabile, perchè facilmente deperibile, non si lascia trasformare dall'industria conserviera, quindi non ha mercato. In quanto tale, la sua coltivazione sembra essere motivata da un attaccamento ad una tradizione non solo colturale, ma anche alimentare, a carattere familiare.

Tecniche colturali in campo

Dalle testimonianze orali raccolte, si evince il seguente protocollo di coltivazione (Accogli C., Carecci A., Nesca R., Probo R., comunicazioni verbali).

Tra la seconda e la terza decade di settembre, in pieno campo, con terreno ben lavorato, si preparano semenzali larghi 1 m e lunghi a piacere con un letto di letame lavorato ricoperto da uno spessore di terra di circa 3-4 cm.

Si semina a spaglio, si spolvera sopra un sottile strato di terreno agrario, si innaffia e si copre con paglia per evitare eccessiva evaporazione e sbalzi di temperatura.

Dopo 4-5 settimane, quando le piantine hanno raggiunto altezza di 15-20 cm, si trapiantano in filari a distanza di 50-60 cm; la distanza interfilare è di 70-80 cm.

L'irrigazione deve essere frequente nelle prime settimane del trapianto ma, quando la pianta è ormai affrancata, solo se necessario.

Coltivazione di Brassica oleracea L. var. botrytis L. in Orto Botanico nell'ambito del progetto Co.Al.Ta.

La coltivazione in Orto Botanico di tale varietà era già stata effettuata negli anni passati, ma solo a scopo ostensivo, insieme con altre varietà orticole a denominazione e provenienza strettamente salentine.

In merito al cavolo broccolo, nella banca del germoplasma, sono state registrate ben sette accessioni (Tab. 1), delle quali si è voluto testare il potere germinativo delle sementi conservate, soprattutto di quelle delle quali si conosceva l'anno di raccolta.

Tab. 1 Germoplasma di brassica conservato in Banca semi

Materiali e metodi

SEMINA

Per problemi logistici e tecnici, le attività di coltivazione sono iniziate in ritardo rispetto ai protocolli consigliati dalle testimonianze popolari, perciò si è deciso di effettuare la semina in contenitori da poter tenere in ambiente idoneo alla germinazione.

Come substrato di semina è stata realizzata una miscela di terriccio universale e sabbia di fiume nel rapporto 2:1. Sono stati impiegati plateaux alveolati in polistirolo, con fori del diametro di 4,5 cm, collocati poi in serra fredda ed irrigati a seconda delle esigenze (foto 2).

COLTIVAZIONE
Foto.2 Semi di mugnulu leccese


L'area per la messa a dimora delle piantine è stata lavorata con aratura profonda 40 cm. Si tratta di un'area bonificata ed integrata con terreno da riporto circa venti anni fa, ma mai coltivata.

Sono state programmate tre prove, ciascuna su una superficie di 100 m2, distanziate in modo da evitare l'effetto margine sia nei riguardi dell'apporto idrico che dei fertilizzanti.

Nella prima parcella di prova la coltivazione senza alcun trattamento; la seconda con aggiunta di fertilizzante chimico; la terza con aggiunta di ammendante organico ottenuto dal compostaggio di scarti vegetali.

A quattro mesi dal trapianto, nelle tre diverse parcelle di coltura, le piante si presentavano ancora con altezze non apprezzabili e molto variabili, dai 15 ai 50 cm, indipendentemente dal concime utilizzato; alcune hanno raggiunto lo stadio riproduttivo, con formazione di scapi fiorali e quindi di prodotto commestibile.

RACCOLTE

Le raccolte sono iniziate ai primi di marzo (con più di due mesi di ritardo rispetto alle colture nei campi) ed effettuate a distanza di 8-10 giorni, al fine di avere quantitativi apprezzabili del prodotto.

Ad ogni raccolta, è stato registrato il numero di piante che hanno raggiunto lo stadio riproduttivo e la quantità di prodotto ottenuto per tipologia di parcella.

Risultati

Dopo soli 4 giorni dalla semina, era già in atto lo stadio di emergenza, per tutti e tre i campioni prescelti; a 17 giorni, i dati relativi al potere germinativo dei tre campioni potevano erano già definitivi (tab.2). I risultati confermano la capacità della cultivar di mantenere negli anni il potere germinativo, come nel caso del campione D, raccolto nell'anno 2001, mentre l'età del campione C non è stata accertata, come nemmeno quella del campione G, fornita da un secondo coltivatore di Tricase.

Tab. 2 Comparazione del potere germinativo

A 24 giorni dalla semina, i valori del potere germinativo erano immutati e le plantule già nello stadio di 4-6 foglioline con altezza massima dal colletto di 7 cm.

Si evidenziavano attacchi di bruchi sulle lamine fogliari, ma sono stati asportati manualmente, senza far ricorso a fitofarmaci.

Di sicuro, la posizione alquanto riparata delle parcelle colturali, nell'ambito dell'Orto Botanico, ha permesso che la coltura esplicasse il suo ciclo produttivo senza grossi inconvenienti e senza dover ricorrere all'assistenza idrica, nonostante il sopraggiungere delle temperature più elevate. Gli attacchi dei bruchi sono stati contenuti mediante interventi di lotta meccanica, individuando ed asportando direttamente i parassiti e le foglie seriamente danneggiate.

Nell'ambito di ciascuna parcella, non tutte le piante (anche se normalmente sviluppate) hanno raggiunto la fase fenologica riproduttiva (Tab. 3); tale dato non è sicuramente associabile al tipo di concimazione utilizzata, bensì a fattori di risposta intrinseci delle stesse piante.

Equiparabili sono stati i valori delle rese registrate per la parcella di prova e quella con concime minerale, invece il trattamento con ammendante organico non ha dato risultati soddisfacenti, anche se lo sviluppo delle piante non lasciava intendere che ci sarebbe stata alcuna differenza (Tab. 3).

In effetti, tale dato era prevedibile in quanto, secondo le antiche tecniche colturali l'impianto di tale coltura viene spesso riservato alle zone marginali dei coltivi, proprio perché non è eccessivamente esigente di sostanza organica ma soprattutto di elementi minerali.

Rapportando i valori delle rese ottenuti sulle superfici minime coltivate in Orto con quelle in piena aria, possiamo concludere che il risultato migliore è stato quello relativo alla parcella trattata con concime minerale, per la quale, si è registrata una resa di circa 47 q/ha, a seguire quella relativa alla parcella di prova con 41,5 q/ha ed infine quella trattata con concime organico, che ha dato un valore di soli 23,2 q/ha.

La raccolta di prodotto edúle in Orto si è protratta per più di 3 mesi, durante i quali non sono state ripetute le concimazioni e l'assistenza irrigua si è limitata al periodo del trapianto.

La coltura è stata mantenuta per l'anno successivo, ed è ancora in grado di fornire idonei raccolti.

Bibliografia

C. CIUFOLINI, 1988 - L'Orto familiare. Come si coltivano gli ortaggi. REDA Edizioni per l'agricoltura.Roma

LA LEBBRA DELL’OLIVO:LO STATO DELL’ARTE E LE SOLUZIONI POSSIBILI

Il Consorzio Tutela Olio DOP Terra d’Otranto organizza un incontro informativo rivolto agli operatori della DOP Terra d’Otranto, che si terrà il 14 giugno alle ore 16,30 presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di Lecce;


Il Consorzio Tutela Olio DOP Terra d’Otranto organizza un incontro informativo rivolto agli operatori della DOP Terra d’Otranto, che si terrà il 14 giugno alle ore 16,30 presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di Lecce;


ASSEMBLEA PUBBLICA per la ricostituzione della Sezione di Italia Nostra a Lecce


ItaliaNostra ONLUS Sezione SUD Salento


ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO sudsalento@italianostra.org - cell. 360 322769

STORICO, ARTISTICO E NATURALE DELLA NAZIONE Via Gaetano Vinci, 9 – 73052 PARABITA



INsieme per la tutela della cultura e dell’ambiente



ASSEMBLEA PUBBLICA per la ricostituzione della Sezione di Italia Nostra a Lecce



Venerdì, 15 giugno 2012 – ore 18.30

c/o Museo archeologico”Faggiano”

LECCE - Via Ascanio Grandi (entrando da Porta S. Biagio, 2° trav. a dx)



Interverranno



Antonio COSTANTINI Studioso del paesaggio salentino

Ilderosa LAUDISA Storica dell’arte

Stefano PALLARA Esperto di risparmio energetico

Nerina SCARASCIA già Consigliera nazionale di Italia Nostra

Marcello SECLi’ Presidente di Italia Nostra – Sezione Sud Salento



Con tale Assemblea, aperta a Soci e simpatizzanti dell’Associazione e a quanti interessati alle tematiche di intervento di Italia Nostra, si intende effettuare una panoramica delle problematiche riguardanti i beni culturali ed ambientali di Lecce e dei comuni dell’hinterland e individuare le possibili azioni da intraprendere con il nuovo corso che si intende avviare.

Durante l’Assemblea gli interessati potranno effettuare l’iscrizione all’Associazione e manifestare la disponibilità ad offrire la propria collaborazione nelle iniziative che si andranno a individuare.



Lecce, 07 giugno 2012

per Italia Nostra

( Marcello Seclì )

OLIO – UE, Mipaaf e Unaprol. Parte nuovo progetto promozione per 32 mln nuovi consumatori


OLIO – UE, Mipaaf e Unaprol. Parte nuovo progetto promozione per 32 mln nuovi consumatori


Bruxelles - “Olio extra vergine di oliva: condisce la vita” è lo slogan della nuova campagna “Olio d’Oliva: Alta Qualità Europea, promossa dalla Commissione Europea, dall’Italia che sarà realizzata da Unaprol – consorzio olivicolo italiano in Belgio, Danimarca, Olanda e Italia.

La nuova campagna, presentata alla stampa e alle autorità a Bruxelles, presso la sede di rappresentanza con le istituzioni comunitarie della Coldiretti, durerà tre anni fino al 2014 e prevede un investimento complessivo di oltre 5 milioni di Euro così ripartiti: 50% UE, 20% Stato italiano e 30 % Unaprol. Il nuovo progetto scaturisce dall’esigenza di promuovere il consumo consapevole dell’olio extravergine di oliva e delle olive da tavola negli Stati membri della UE attraverso un articolato programma di attività e iniziative. Sono previste: un’informazione adeguata sulla qualità del prodotto e i suoi usi in cucina; l’approfondimento delle normative che regolamentano l’intera filiera olivicola e l’etichettatura, gli aspetti relativi alla rintracciabilità del prodotto.

Il progetto si prefigge di aumentare la penetrazione commerciale delle aziende nei paesi di Olanda Belgio e Danimarca supportando le attività con iniziative di promozione nei punti vendita e azioni di comunicazione tese a sensibilizzare un target ben definito di nuovi e soprattutto giovani consumatori.

Il programma si focalizzerà sui rapporti con la distribuzione nei paesi interessati; verranno effettuate attività promozionali per favorire la prova dei prodotti e saranno realizzate iniziative di comunicazione e sensibilizzazione per consolidare il consumo del prodotto.

“Belgio, Olanda e Danimarca ha riferito il presidente di Unaprol Massimo Gargano presentano: una potenzialità di reddito in grado di supportare l’offerta di un prodotto di alta qualità europea come l’olio extra vergine di oliva. I consumatori di questi nuovi Paesi – ha poi aggiunto - possiedono una cultura alimentare evoluta e sensibile alle produzioni tipiche. Per questo motivo hanno sviluppato una grande, capacità di comprendere le caratteristiche organolettiche, salutistiche, di rispetto dell’ambiente e di valore storico e culturale legate al prodotto olio extra vergine di oliva”.

I gruppi bersaglio individuati presso i quali si esplicherà l’azione di sensibilizzazione sono consumatori, opinion leader e opinion maker; buyer della distribuzione ed operatori commerciali. Verranno effettuati seminari formativi con gli operatori commerciali per promuovere i prodotti nella grande distribuzione e nel canale gourmet e horeca. Delhaize, Colruyt e Carrefour in Belgio, Albert Heijn, Superdeboer e Jumbo in Olanda, Coop Dansk, Magasin e Irma in Danimarca.

Promozione nei punti di vendita (degustazione, ricette, diffusione di materiale informativo. Relazioni pubbliche e con la stampa. Eventi, partecipazione a fiere e saloni, sponsorizzazioni eventi consumer a taglio gourmet. Comunicazione mirata verso il pubblico femminile e decisori di acquisto. Dopo “Olio d’Autore”, dedicato ai frantoi e la prima edizione di “Olio Extra Vergine di Oliva, alta qualità Europea” già ultimata in Francia, Germania e Regno Unito ora è la volta di Belgio Danimarca e Olanda, mentre muove i primi passi anche il quarto dei progetti di promozione europea dedicato ai Paesi Terzi e riservato a Stati Uniti e Canada.

“L’alta qualità vince la crisi - ha riferito al termine Massimo Gargano – e premia sui mercati di tutto il mondo il gioco di squadra promosso da Unione Europea, Italia e Unaprol. Un team che allarga gli orizzonti dell’alta qualità europea nel mercato dell’olio extra vergine di oliva”.



Bruxelles, 13 giugno 2012

Il nuovo regolamento sul vino biologico: aspetti normativi e produttivi


Il CIHEAM –IAMB, centro internazionale di formazione postuniversitaria, ricerca scientifica applicata e progettazione di interventi in partenariato nell’ambito della cooperazione internazionale, è stato incaricato dal Ministero delle Politiche Agricole - Dipartimento delle Politiche Competitive del Mondo Rurale e della Qualità di realizzare dei corsi di formazione a funzionari pubblici, operatori del settore ed ispettori di organismi di controllo su tematiche di interesse strategico in agricoltura biologica.




I corsi rappresentano la fase di attuazione del “Programma di Azione Nazionale per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici” ed hanno riscosso un notevole successo nelle edizioni passate grazie anche alla attualità degli argomenti trattati.



Nel febbraio 2012 l’Unione Europea ha pubblicato il Regolamento 203/2012 sul “vino biologico” primo regolamento sui prodotti biologici trasformati che segna un punto di svolta importante nella storia del settore.



Il regolamento è stato presentato dal Ministero delle Politiche Agricole e dal CIHEAM -IAMB nell’ambito di un convengo tenutosi durante lo scorso Aprile al Vinitaly a Verona, riscuotendo ampio consenso tra i numerosi partecipanti che hanno formulato al Ministero la possibilità di ripetere tale convegno in altre zone italiane.



Il seminario sul vino biologico si svolgerà presso l'Aula Magna del CIHEAM -IAMB il prossimo 19 Giugno ed è rivolto oltre che a funzionari pubblici e ad organismi di controllo, ad enologi, enotecnici, cantine ed altri operatori della filiera interessati all'approfondimento della nuova tematica.



Per ragioni organizzative si chiede di compilare la scheda di partecipazione in allegato e di restituirla agli indirizzi indicati.



Distinti saluti



La Direzione



Il nuovo regolamento sul vino biologico: aspetti normativi e produttivi




Bari , Istituto Agronomico Mediterraneo 19 Giugno 2012

Aula Magna

Programma





Ore 10,00 - Saluto del Direttore – Cosimo Lacirignola



Ore 10,30 - Il Vino biologico: i numeri, il mercato e le novità normative –T. De Matthaeis – MIPAAF



Ore 11,00 – Indagini, sperimentazione e realtà di cantina, dal progetto ORWINE allo stato attuale – C. Micheloni - AIAB



Ore 12,00 – Gli aspetti della certificazione del vino biologico – V. Russo - FEDERBIO



Ore 13,00 – 14,30: buffet con degustazione di vini biologici



Ore 14,30: La viticoltura biologica: aspetti pratici –– Azienda Agrinatura di Giancarlo Ceci



Ore 15,15 – Aspetti salienti della vinificazione biologica – R. Zironi - UNIUD



Ore 16,00 Tavola rotonda tra produttori di vino biologico e partecipanti all’incontro


mercoledì 13 giugno 2012

L'autodafé* delle scienze agrarie italiane

L'autodafé* delle scienze agrarie italiane


Nella foto l'espianto dei ciliegi


*L'autodafé, o auto da fé o sermo generalis, era una cerimonia pubblica, facente parte soprattutto della tradizione dell'Inquisizione spagnola, in cui veniva eseguita, coram populo, la penitenza o condanna decretata dall'Inquisizione.

Il 12 giugno 2012 è stata una data ultimativa affinché l’Università della Tuscia mettesse fine, distruggendolo, a un campo sperimentale di ciliegi, ulivi e Kiwi transgenici. Questa decisione del Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura è stata presa dopo che la fondazione dei diritti genetici, presieduta da Mario Capanna, si era rivolta ai Ministeri e alla Regione Lazio per denunciare una situazione definita di illegalità prolungata. http://www.fondazionedirittigenetici.org/fondazione/new/fdg-pres-tuscia.pdf

E sapete qual è per la fondazione di Mario Capanna l’illegalità prolungata? E’ rappresentata dai campi sperimentali di ciliegi, ulivi e Kiwi transgenici ospitati nell’azienda sperimentale dell’Università della Tuscia di Viterbo che erano autorizzati sino al 2009 e che poi non hanno più ottenuto tale autorizzazione estendendola sino ad oggi.

Il Prof. Eddo Rugini ha cominciato l’espianto delle piante 140 piante utilizzando anche un erbicida per mettere fine alla vita anche delle radici di questi esempi di applicazione della scienza per migliorare la condizione dell’uomo. Questa ricerca iniziata a negli anni 90 era autorizzata sino al 2009 e poi non venne più autorizzata perché non rispettava la normativa vigente.
Nella foto il Prof. Eddo Rugini tra i suoi Ulivi

La verità è che allo scadere dei 10 anni il prof Eddo Rugini ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura e alla Regione Lazio una proroga che non è stata concessa perché il Ministero non ha ancora approvato i protocolli di sperimentazione che avrebbe già dovuto approvare secondo le direttive dell’UE e perché la Regione Lazio non ha ancora individuato il sito idoneo nel quale possano insistere questi Campi Sperimentali. Ecco perché l’intimazione all’espianto doveva essere riconsiderata! La responsabilità di questo atto gravissimo risiede nell’inerzia della Pubblica Amministrazione e tale fatto avrebbe dovuto portare alla ragione tutti quanti i protagonisti di questo scempio.

Invece nessuna risposta. E’ arrivata il 1 giugno una raccomandata che ha intimato l’espianto e quindi dal 12 di giugno si è proceduto all’espianto . Ora lo scempio è stato compiuto!

Si e messo fine ad una sperimentazione iniziata all’inizio degli anni 80 e che ha ottenuto i primi risultati su Mandorlo e Olivo poi sul Kiwi che sono stati trasformati in piante più basse e resistenti ai funghi. Poi c’è stata la sperimentazione sulla fragola che doveva portare a maggiore resistenza ai patogeni ma diciassette (17) No GLOBAL distrussero tutto l’esperimento. Ciò ha generato 17 condanne da parte del Tribunale di Viterbo e 5 poliziotti sono finiti all’ospedale. L’Università non ha ricevuto nemmeno un centesimo di indennizzo per tutti questi danni.

Un altro progetto finanziato dal Ministero prevedeva la costituzione di alberi di pero resistenti a un batterio l’Erwinia amylovora che ne aveva distrutto migliaia di ettari Europa. Al secondo anno si è interrotto il finanziamento e lo stesso prof Eddo Rugini ha un debito nei riguardi dell’Università di circa 19mila euro che dovrà restituire dal suo stipendio. E gli alberi di pero? Tutti distrutti come sta accadendo oggi a ciliegi, ulivi e Kiwi transgenici.

Certo è giusto che le persone siano preoccupate dalle sperimentazioni su OGM perché si dice in giro che i campi in cui si effettua la sperimentazione non sono protetti e che di conseguenza potrebbero contaminare l’ambiente circostante.

La verità è che queste coltivazioni possono essere fatte solo in campo aperto perché sono alberi ma è altrettanto vero che queste piante non interagiscono con l’ambiente perché l’Università e il prof. Eddo Rugini hanno scelto genotipi di ciliegio, ovvero varietà di alberi, che non producono polline e comunque i primi anni sono state protette e poi, quando si è accertato scientificamente che sono piante sterili e non possono contaminare, sono state lasciate senza alcuna protezione. Gli olivi invece non hanno raggiunto la maturità sessuale e quindi non hanno prodotto fiori e di conseguenza non c’è polline. Il Kiwi produce fiori che vengono tolti e distrutti in autoclave, come da protocollo, in presenza di un ispettore regionale e quindi non contaminano un bel nulla.

Per quanto riguarda il suolo è da ricordare che le radici possono interferire e anche per questo è stata condotta una ricerca dal CNR che ha accertato che non vi è stata alcuna contaminazione.

Anche se il lavoro del Prof. Eddo Rugini ha dato già dei risultati questi non possono essere confermati perché non possono essere ripetuti per la follia dello sterminio ordinato in questi giorni.

I frutti del Kiwi resistono meglio ai funghi e quindi si mantengono meglio quando sono conservati. L’olivo è risultato più resistente ai danni da gelo e alle malattie fungine. Ma questi risultati devono essere valutati con maggiore attenzione prima di essere oggetto di pubblicazioni scientifiche.

Scritto ciò non ci resta che associarci alle parole di Paolo Inglese Professor of Horticulture, President of the Italian Society for Horticultural Science, Dipartimento DEMETRA, Università degli Studi di Palermo e mail soifi@unifi.it:

"Oggi è, per la ricerca scientifica, un giorno di estrema tristezza. Il disseccante brucia il campo sperimentale di Eddo Rugini, costituito con soldi pubblici oltre un decennio fa. Al di là di quanto ognuno possa liberamente pensare e della forte differenza di opinioni, che rispetto, la sola idea che si bruci un campo sperimentale fa inorridire. Abbiamo cercato, come SOI, di dire la nostra, e di farla sentire, attraverso quei pochi strumenti mediatici che ascoltano. Antonio Pascale ha scritto sull'edizione romana del Corriere della Sera, i Georgofili hanno fatto sentire la loro voce. Tutto inutile, oggi si celebra l'autodafè che ricorda la più triste delle pagine della storia europea: la 'Santa' Inquisizione. Non credo di esagerare se dico che quello che succede oggi nei campi della Tuscia è una vergogna, figlia dell'ignoranza e dell'assenza di cultura della ricerca che questo nostro Paese vive. Al di là di ogni ragione di carattere burocratico-normativa, perdiamo una grande occasione di avere dei dati sperimentali seri. Nel silenzio che circonda oggi questa vicenda e nell'orribile attesa degli applausi festosi degli inquisitori e dei loro sodali, che dell'anti OGM hanno fatto un professionismo che porta castelli (a Ladispoli) e denaro per la ricerca (privata ma... 'partecipata'), voglio rendere pubblico il senso del mio personale sdegno e della disapprovazione di tutta la comunità scientifica che ho l'onore di rappresentare".



Giuseppe Ferro Accademico dei Georgofili

Antonio Bruno presidente Associazione Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

domenica 10 giugno 2012

RICORDO DI ATTILIO BIASCO


Nella foto raccolta delle olive a Lecce nel 1930
RICORDO DI ATTILIO BIASCO


Attilio Biasco nato a Presicce (Lecce) il 27 giugno 1882, ha compiuto la sua vita terrena il 4 giugno 1959 lasciando nel dolore più profondo i familiari, gli amici e quanti ebbero occasione di conoscerlo.

Sostenne l'esame d'ammissione alla Scuola Tecnica di Lecce e frequentò l'Istituto Tecnico meritando l'affetto e la stima dei suoi professori che, in seguito lo ebbero collega nell'insegnamento. Appena laureato, all'Università Agraria di Portici, il Maestro Orazio Comes, allora direttore di quell'Istituto, volle come suo assistente il dott. Biasco che rimase per tre anni con lui, ed ebbe per lui tanta stima e affetto da trattenerlo in casa sua spesso a desinare e a conversare.

Lì ebbe occasione di conoscere gli uomini più illustri di quell'epoca che frequentavano la casa del Maestro che fu contrariato quando il « nostro » manifestò il proposito di accasarsi, perché, diceva che, cambiando carriera, sarebbe stato distrutto il suo luminoso avvenire.

Uomo saggio, onesto fino all'eccesso, tanto da rifiutare i compensi dai clienti che gli sembravano eccessivi; per lui, il lavoro non doveva essere fonte di guadagno, ma solo bene per l'umanità. Vinse per concorso il posto di direttore della Cattedra ambulante di Agricoltura di Lecce che allora aveva giurisdizione sui territori

di Brindisi, Taranto e Lecce. Ebbe così la conoscenza precisa di gran parte del suolo e degli uomini di Puglia che lo ebbero consigliere appassionato, savio, premuroso, sapiente. Il suo nome era noto ovunque e molti stranieri si rivolgevano a lui chiedendo i suoi studi, le sue pubblicazioni ed i suoi consigli che si avevano

sempre senza corrispettivo e con assoluta semplicità. L'umiltà era la caratteristica del suo carattere: la serietà e la fermezza nello studio di ogni problema agricolo lo tenevano curvo sui libri sino a tarda ora, soddisfacendo così il gran desiderio di migliorare la propria preparazione professionale ed approfondendo nel contempo la conoscenza dei terreni. Curò la pubblicazione di un periodico della Cattedra (dalla testata L'Agricoltura Salentina ») largamente apprezzato, sul quale dibatteva i vari problemi dell'agricoltura e rispondeva ai quesiti proposti dagli agricoltori.

Considerò la professione come una missione mirante a migliorare uomo e terra, per una collaborazione ed una combinazione strumentale sempre più stretta e proficua, in nome della produttività economica.

Egli avvertì fra i primi la necessità che l'Agricoltura gettasse definitivamente dietro le spalle le vecchie strutture di culture antiquate e naturalistiche, ponendosi così al passo con il mondo e con la nuova realtà sociale-economica.

Dal 1925, si occupò, per lungo tempo, con costanza e con fede della irrigazione, ricorrendo spesso per la ricerca delle acque sotterranee, alla opera di un rabdomante emiliano.

I ricordi della sua sensibilità di eccezione e della sua palpitante umanità, lungi dall'essersi sbiaditi, brillano come stelle di esemplare lucentezza, nella mente dei suoi cari e, particolarmente, nella mente di sua moglie, donna Maria, la degna compagna, che di quei ricordi vive!

Nell'emozione del racconto che è più lirico che narrativo, ormai, ella ci ha descritto come il suo Attilio attendesse immancabilmente l'avvicendarsi delle stagione per la sua terra e, in particolare, per gli effetti sulla produttività miracolosa della terra stessa; della gioia che lo inebriava per la prima violetta che rivelava

il sopraggiungere della primavera: « la scoperta della prima violetta, come per privilegio divino, era sempre lui a farla e con essa sempre era come se iniziasse il rito religioso del rinnovarsi della vita ».

Ogni giorno un via vai di amici e di persone che avevano bisogno del suo aiuto e del suo consiglio, si avvicendavano nella sua casa. Mai si compiacque rilevare i difetti altrui; tutti, per lui, erano buoni e sempre, per ognuno, sapeva trovare la maniera come giustificarne gli errori.

A questo proposito si ricorda un fatto: quando usciva da casa con i familiari o da solo, sistematicamente un vecchietto che abitava nei paraggi e che evidentemente ne conosceva l'eccezionale bontà, gli si faceva incontro per riceverne l'immancabile elemosina; poiché era notorio che quel vecchietto era dedito al

vino, a chi gli faceva notare che l'elemosina sarebbe servita ad alimentarne il vizio più che a sollevarlo da bisogno, il « nostro », col sorriso bonario che gli illuminava sempre il viso, rispondeva « Vogliamo privare anche di questa consolazione quel poveretto? è l'unica che gli sia possibile, non gliela neghiamo! »

Abbiamo creduto e crediamo che la maniera più adatta per ricordare il protagonista di tanto valore, di tanta bontà e di tanta semplicità, sia quella di ripresentare qualcuno dei suoi studi-progetto che la maggioranza non conosce, anche se sempre di attualità e così importante da rendere possibile addirittura, con la trasformazione della natura, il benessere delle nostre popolazioni.

Ai rappresentanti della nostra vita pubblica, dunque, l'iniziativa di realizzare sul piano concreto gli studi di Attilio BIASCO che noi andremo presentando nel duplice intento: di ricordarne la personalità umana, la struttura ideologica e l'attività individuale; di contribuire a migliorare la strutturazione sociale - politico

ed economica della nostra gente paziente.

MARIO MOSCARDINO