Antonio Bruno è Laureato in Scienze Agrarie Dottore Agronomo iscritto all'Ordine di Lecce - Esperto in diagnostica urbana e territoriale e studente all'Università del Salento del Corso di laurea in Viticultura ed Enologia
venerdì 31 ottobre 2014
Serata sulle buone pratiche agricole ad Aradeo (Le)
Serata sulle buone pratiche agricole ad Aradeo (Le)
Sabato 8 novembre p.v. alle ore 17.30, nell'atrio di Palazzo Grassi ad Aradeo (Le) si terrà un incontro dal tema: "Rinforzare le difese naturali degli ulivi - Considerazioni sull'agricoltura organica rigenerativa ed esperienze concrete di buone pratiche agricole".i relatori della serata saranno: Ivano Gioffreda, presidente dell'Ass. "Spazi popolari" di Sannicola, il dr. Agr. Antonio Bruno, presidente ADAF Lecce, e la giornalista Pina Melcarne del CSV Salento di Lecce. Potete vedere la locandina dell'evento qui sotto.
Informatore agrario...30 ottobre-5 novembre.2014
• PUGLIA Summit mondiale sul disseccamento degli ulivi CI è ancora molto da lavorare per difendersi dal batterio Xylelia fa-stidiosa che sta mettendo in ginocchio l'olivicoltura leccese. È quanto è emer-so nel simposio internazionale che ha riunito in Puglia circa 200 ricercato-ri provenienti da tutto il mondo, dal quale non è però emersa una strate-gia univoca per affrontare e risolvere il problema. Occorrerà lavorare su più fronti, sen-za alcuna preclusione, ma anche non abbassare la guardia sulle attività già poste in essere per il contenimento del-la patologia: dalle linee guida messe a punto dall'Osservatorio fitosanitario re-gionale, all'assicurare, aggiungiamo, le normali pratiche agronomiche per ulivi che, se abbandonati o trascurat , posso-no aprire la strada a ulteriori problemi. Non c'è la bacchetta magica per fer-mare il batterio killer, si è detto al
simposio, come dimostrano decenni di sperimentazioni e attività per con-tenere i danni alla vite negli Stati Uni-ti e agli agrumi nel continente suda-mericano. Si è quindi parlato di controllo bio-logico con ceppi benigni del batterio, identificazione di cultivar più resisten-ti, eradicazioni, lotta chimica agli in-setti vettori, ma anche lo scenario sempre presente di varietà transgeni-che, con tutti gli impatti che una simile ipotesi comporta, soprattutto quando la coltura interessata è la fonte di uno dei prodotti agroalimentari italiani e pugliesi di eccellenza, come l'olio e» tra vergine. Le variabili in campo sono ampie e numerose e bisognerà dunque proce-dere per tentativi mirati, adeguando di volta in volta interventi e procedure. Intanto il Salento è diventato un gran-de laboratorio scientifico mondiale a cui gli studiosi guardano con grande interesse. Resta tuttavia immutata l'esigenza di evitare l'ulteriore diffusione verso il Nord dell'infezione, per cui non si potrà prescindere dal coinvolgimen-to dell'Unione Europea sul controllo nelle importazioni, considerato che in Olanda e in Francia, secondo quan-to reso noto dalla Regione Puglia, si sarebbero rintracciate piante conta-minate e provenienti dal Costa Rica. Nel frattempo, complice anche re-stata piovosa che ha favorito gli at-tacchi di mosca olearia, in Puglia è cominciata una delle più brutte cam-pagne olivicole e olearie, con stime da brivido per quanto riguarda le perdi-te di produzione rispetto alle medie storiche. G.T.
40/2014 • L'Informatore Agrario 29
simposio, come dimostrano decenni di sperimentazioni e attività per con-tenere i danni alla vite negli Stati Uni-ti e agli agrumi nel continente suda-mericano. Si è quindi parlato di controllo bio-logico con ceppi benigni del batterio, identificazione di cultivar più resisten-ti, eradicazioni, lotta chimica agli in-setti vettori, ma anche lo scenario sempre presente di varietà transgeni-che, con tutti gli impatti che una simile ipotesi comporta, soprattutto quando la coltura interessata è la fonte di uno dei prodotti agroalimentari italiani e pugliesi di eccellenza, come l'olio e» tra vergine. Le variabili in campo sono ampie e numerose e bisognerà dunque proce-dere per tentativi mirati, adeguando di volta in volta interventi e procedure. Intanto il Salento è diventato un gran-de laboratorio scientifico mondiale a cui gli studiosi guardano con grande interesse. Resta tuttavia immutata l'esigenza di evitare l'ulteriore diffusione verso il Nord dell'infezione, per cui non si potrà prescindere dal coinvolgimen-to dell'Unione Europea sul controllo nelle importazioni, considerato che in Olanda e in Francia, secondo quan-to reso noto dalla Regione Puglia, si sarebbero rintracciate piante conta-minate e provenienti dal Costa Rica. Nel frattempo, complice anche re-stata piovosa che ha favorito gli at-tacchi di mosca olearia, in Puglia è cominciata una delle più brutte cam-pagne olivicole e olearie, con stime da brivido per quanto riguarda le perdi-te di produzione rispetto alle medie storiche. G.T.
40/2014 • L'Informatore Agrario 29
giovedì 30 ottobre 2014
Si può chiedere di mettere a dimora delle varietà di olivo per verificare se sono resistenti al Disseccamento (CoDiRo)?
Molto brevemente: ieri pomeriggio insieme al collega Giuseppe Stoja di Casarano abbiamo fatto un sopralluogo nell’impianto irriguo collettivo “Brile” che gestisco e abbiamo potuto osservare un oliveto di varietà leccino di 5 anni in perfetto stato di salute circondato da oliveti completamente disseccati di cui è possibile qui vedere le foto.
Ho chiesto un po’ in giro e pare che in altre zone anche la
varietà di olivo leccino è stata colpita dal disseccamento. Naturalmente
bisogna vedere quale clone di quella varietà è stato colpito.
Una domanda che esige una risposta è se esistano cloni di
Oliarola leccese o di Cellina di Nardò che risultano resistenti al
disseccamento (CoDiRo). Un’altra domanda che esige anch’essa una risposta è se
esistano cloni di olivo di varietà diverse restenti al disseccamento (CoDiRo).
In una mia nota del maggio 2010 scrissi http://centrostudiagronomi.blogspot.it/2010/05/un-manipolo-di-custodi-del-creato.html
:
“Più volte, riportando le
annotazioni che provengono dalla bibliografia, ho fatto riferimento alla
gravissima crisi che alla fine del 1800 inizi '900 attraversava l'olivicoltura
del Salento leccese che nel 1905 non era derivata da un problema di mercato ma dalle
avversità, specialmente dalla Brusca parassitaria causata da un fungo
appartenente alla divisione Ascomiceti (Stictis panizzei). Questo fungo nel
1905 attaccò duramente dli oliveti di Cavallino, Lizzanello, Vernole, Martano e
Melendugno nel Salento leccese. Si notarono le manifestazioni in autunno sulle
foglie di macchie dapprima rosso mattone e poi bruno cuoio, in corrispondenza
alle quali si formano degli ascomi.
Per questo motivo il Comizio Agrario di Lecce nel 1905 decise di impiantare un “campionario olivetario” delle migliori varietà di olive da frantoio con l'obiettivo di osservare se tra queste ce ne fossero alcune che nel nostro clima e nei nostri terreni si presentassero particolarmente resistenti alla brusca.
Per questo motivo il Comizio Agrario di Lecce nel 1905 decise di impiantare un “campionario olivetario” delle migliori varietà di olive da frantoio con l'obiettivo di osservare se tra queste ce ne fossero alcune che nel nostro clima e nei nostri terreni si presentassero particolarmente resistenti alla brusca.
L'Orto botanico di Lecce acquistò
circa 1.500 olivastri (olivo selvatico) che furono impiantati una parte
nell'orto di Lecce e una parte nel Vivaio consorziale di viti americane. Queste
piantine furono innestate con varietà di olivi della Liguria, Toscana, Marche,
Lazio, Abruzzi, Calabria e Sicilia le cui marze furono spedite a Lecce al Prof.
Ferdinando Vallese dai colleghi delle Cattedre di Agricoltura che si trovavano
in quelle regioni. Questa iniziativa fu messa in atto nel 1905 con le spese
dello stato, con l'opera della Cattedra di Agricoltura di Lecce alla quale era
stata affidata l'esecuzione di un piano di esperimenti di “indole culturale ed
anticrittogamica” diretti a combattere la brusca, mentre la Regia Stazione di
patrologia vegetale di Roma in quel periodo aveva nuovamente ripreso a seguire
le ricerche scientifiche e gli studi di gabinetto.”
Un secolo fa si tentò questa
strada con successo. Mi chiedo perché gli Enti del Salento leccese non possano
fare altrettanto.
- Pantaleo Greco Caro Antonio Aprol Lecce lo sta facendo.. Se le lungaggini burocratiche avranno un termine, a breve con il CNR realizzeremo un campo prova. Mimino Primiceri
- Antonio Bruno Carissimo Leo sono contentissimo che si procede nella direzione della soluzione del problema ed in questo, la competenza, professionalità ed esperienza dell' Aprol Lecce è per noi tutti una garanzia. In bocca al lupo e buon lavoro sicuro come sono che tu così come noi tutti colleghi agiamo sempre nell'esclusivo interesse del territorio del Salento leccese di cui noi tutti siamo figli.4 min · Modificato · Mi piace
- Pantaleo Greco Antonio Bruno Aprol Lecce e' solo strumento di chi è competente realmente, ovvero dr Boscia CNR bari. Purtroppo i tempi per qualche risposta - qualsiasi essa sia- saranno lunghi. A presto !
- Antonio Bruno Carissimo Amico Presidente Pantaleo Greco anche nel 1905 il Prof. Fredinando Vallese della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Lecce era uno strumento della Regia Stazione di patrologia vegetale di Roma, ma non per questo motivo veniva meno la garanzia della sua competenza, professionalità ed esperienza così come nel nostro caso Aprol Lecce! Ancora in bocca al lupo e buon lavoro!
mercoledì 29 ottobre 2014
Una formidabile sintesi
All'epoca esisteva la disputa tra studiosi, osservatori, personaggi storici locali e l'Accademia della speculazione . Ciò portò a rilento le indagini sulla Brusca nel territorio salentino (ma anche su alcuni altri studi). Nel 1863 fu accertata la presenza di Stictis panizzei. Nel 1880 comparve Xylella Fastidiosa in California (per la prima volta). Quella forma (ceppo) era presente solo su vite. Il resto sono solo ipotesi. Questa è la storia.
DANNI E SINTOMI.
Le principali malattie causate da XF, soprattutto per l’impatto economico che comportano sul comparto agricolo, sono la “malattia di Pierce” della vite e la clorosi variegata degli agrumi (CVC). distruttive rispettivamente a partire dal 1880 per la vite in 1987 per gli agrumeti brasiliani. - Servizio fitosanitario regionale (Regione Lazio).
Xylella fastidiosa colonizza lo xilema delle piante ospiti e il suo sviluppo nella pianta sembra condizionato dalla temperatura: valori compresi fra 25 e 32°, le temperature più idonee per la moltiplicazione del batterio, sarebbero favorevoli ad uno sviluppo epidemico della malattia; al contrario, temperature al disotto di 12-17°C e superiori a 34°C potrebbero influire negativamente sulla sopravvivenza del batterio nelle piante ospiti. - Servizio fitosanitario regionale (Toscana) in cui cita anche il Cnr di Bari.
A ME SEMBRA UNA FORZATURA UN INVERNO TRA 25- 32°C.
Phaeoacremonium è un genere fungino descritto di recente, con caratteristiche intermedie fra Phialophora e Acremonium. Oltre Phaeoacremonium alla parasiticum, specie tale tipo genere comprende oggi una trentina di specie, tra cui P. rubrigenun, P. aleophilum e P. alvesi, P. inflatipes, P. mortoniae. Studi ancora più recenti, inoltre, hanno dimostrato che all’interno di tale genere sono stati isolati le specie Phaeomoniella (Phm). riconducibili al genere Si tratta di funghi a crescita lenta, le cui colonie raggiungono 9-20 mm di diametro dopo 7 giorni a 25-30°C. - Regione Puglia - Linee Guida Co.Di.R.O.- 14 luglio 2014.
Co.Di.R.O. interessa il sistema conduttore della pianta. I sintomi si notano più facilmente nel periodo in cui la pianta ha massima attività metabolica o nel periodo in cui si avvia verso il riposo vegetativo? A quali stagioni/mesi corrispondono questi periodi?
Brusca invece rientra nelle condizioni meteo e periodi dell'anno scritti dal Moschettini nel suo libro del 1777.
Dott. Francesco Specchia
E' chiaro quindi che Co.Di.R.O. non c'entra col 1700-1800.
Moschettini parlò di Stictis
panizzei nella zona tra Martano, Caprarica e paesi limitrofi. A LIVELLO
LETTERALE BRUSCA indica una MALATTIA (parassitaria e non), BRUSCATURA indica un
SINTOMO (presente in Co.Di.R.O.). Inoltre basterebbe vedere le temperature
ottimali degli agenti. Brusca si manifesta nel periodo dell' anno riportato dal
Moschettini (OTTOBRE-INVERNO-PRIMAVERA). Co.Di.R.O., non presente all'epoca,
interessando il sistema di conduzione della pianta....ha espressione massima in
altri periodi dell'anno. Infatti si ricordino articoli di giornale del dicembre
2013 in cui qualche giornalista scrisse "le piante si riprendono da
sole"....questo, dovuto allo STADIO FENOLOGICO DELLA PIANTA IN PERIODO
INVERNALE (che in teoria dovrebbe andare in riposo vegetativo), e alla BASSA
INCIDENZA DEGLI AGENTI DI Co.Di.R.O. (che agiscono a temperature più alte di
Stictis panizzei). In letteratura infatti tra 1700- 1900...non esiste alcun
inverno in cui la temperatura rilevata nel Salento avesse raggiunto il range di
25-33°C. Sarebbero andati tutti a mare di Natale. L'inverno del 1773, con
quelle temperature, sarebbe stato l'inverno più caldo del millennio. In
letteratura non esistono inverni nel Salento con temperature del genere.
Moschettini e Presta parlarono
d'innesti con cultivar resistenti ed in particolare citano "Cellina di
Nardò" come cultivar più resistente di Ogliarola salentina ad attacchi di
Brusca (Stictis panizzei) a pagina 2 del Libro del Moschettini ci sono
riferimenti all'Inverno e Ottobre ed ai continui sbalzi di temperature Caldo-
Freddo e Venti Secchi-Umidi. E' chiaro quindi che Co.Di.R.O. non c'entra col
1700-1800.
Dottore Agronomo Francesco
Specchia
Iscriviti a:
Post (Atom)