«International Symposium on the European outbreak of Xylella
fastidiosa in olive»
Duecento scienziati al capezzale degli ulivi
LECCE - «Cervelli» da tutto il mondo al capezzale degli
ulivi moribondi. Circa 200 ricercatori provenienti da oltre venti nazioni di
diversi continenti (con delegati anche dagli Stati Uniti, dal Messico, dal
Brasile e dall’Argentina) si danno appuntamento dal 21 al 24 ottobre a
Gallipoli e Locorotondo per l’«International Symposium on the European outbreak
of Xylella fastidiosa in olive», una serie di iniziative scientifiche dedicate
alla comprensione della patologia che sta distruggendo gli ulivi.
Si comincia il 21 ottobre con una giornata di studi a
Gallipoli, all’hotel Costabrada, dedicata allo stato dell’arte della ricerca
internazionale su Xylella fastidiosa. La mattinata del 22 sarà dedicata alla
discussione delle azioni di controllo disposte dalla Commissione europea, dal
ministero dell’Agricoltura e dalla Regione Puglia. Nella stessa mattinata, che
sarà presieduta dal dirigente del Servizio fitosanitario nazionale, Bruno
Faraglia, e dal direttore di Area della Regione, Gabriele Papa Pagliardini, sono
anche previsti interventi di rappresentanti dell’Efsa (European food security
autority), dell’Eppo (European plant protection organization) e del
coordinatore del “Comitato tecnico-scientifico per Xylella fastidiosa”, Marina
Barba, nucleo insediato alcune settimane fa su nomina del ministro Maurizio
Martina. Nel pomeriggio della stessa giornata sarà effettuata la visita delle
aree del contagio che si concluderà con la partecipazione alla “Notte
dell’extravergine 2014” (ne riferiamo accanto). Per i congressisti sarà
un’occasione unica per assistere alla raccolta in notturna delle olive ed
apprezzare i prodotti tipici dell’agricoltura salentina.
Infine, le giornate del 23 e 24 ottobre saranno dedicate a
due workshop di laboratorio che si terranno presso il Crsfa di Locorotondo: uno
sui protocolli di diagnosi di laboratorio e l’altro sull’identificazione degli
insetti vettori.
Un’occasione unica per fare il punto sull’epidemia
fitopatologica che ha già intaccato 40mila ettari di uliveti nel Salento e che
fa paura a tutti i Paesi del Mediterraneo.
Il simposio celebra un anniversario non propriamente lieto:
la prima diagnosi della presenza di Xylella risale esattamente ad un anno fa,
il 15 ottobre 2013. La quattro giorni dedicata alla scienza ha come organizzatori
la Regione Puglia, il Servizio fitosanitaro nazionale, l’Istituto per la
protezione sostenibile delle piante (Ipsp) – Cnr di Bari, il Dipartimento di
scienze del suolo della pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari, il
Centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura “Basile Caramia”
di Locorotondo (Bari) ed il Ciheam-Istituto Agronomico Mediterraneo (Bari).
«Un’iniziativa voluta dalla Regione Puglia – osserva
l’assessore alle Risorse Agroalimentari Fabrizio Nardoni – ispirata dall’aggravarsi
dell’epidemia del complesso del disseccamento rapido dell’olivo nel Salento che
rende urgente la creazione di un’occasione capace di promuovere un confronto
basato sulle competenze e sugli studi della ricerca internazionale nello studio
del batterio. Un convegno internazionale che permetterà di per fare il punto
sia sulle conoscenze del patogeno sia sulla ricerca di eventuali soluzioni».
Intanto l’epidemia salentina fa trattenere il fiato all’intera
Europa. Pochi giorni fa il “National Plant Protection” Olandese ha comunicato
alle autorità competenti della Commissione europea l’intercettazione in Olanda
di piante ornamentali provenienti dal Costa Rica risultate infette da Xylella
fastidiosa.
Una sorta di quadratura del cerchio rispetto a quanto annunciato
mesi fa da Donato Boscia, a capo del Ipspa-Cnr di Bari, ovvero
l’identificazione del Dna gemello della Xylella «salentina» in una pianta di
oleandro in Costa Rica, Paese da cui potrebbe essere stato introdotto
l’organismo patogeno. Ipotesi condivisa dai ricercatori: il Costa Rica è
infatti un importante esportatore verso l’Europa di piante ornamentali (diverse
decine di milioni per anno, che transitano per lo più dall’Olanda); inoltre il
cuore del primo focolaio salentino è adiacente ad un distretto vivaistico
ornamentale. La vicenda, oltre ad essere una ulteriore conferma alle ipotesi
dei ricercatori, mette in evidenza la debolezza del sistema dei controlli di
quarantena dell’Unione europea.
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