martedì 23 marzo 2010

Giovanni Presta: un medico delle persone che evolve in medico della terra


Giovanni Presta: un medico delle persone che evolve in medico della terra
di Antonio Bruno*
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Abstract Riassunto
Quanti medici sono anche molto interessati alla conduzione di aziende agricole? Quanti dei medici si occupano della cura della terra subito dopo essersi occupati della cura della persone?
Questo prendersi cura amorevolmente della terra madre, della fonte di nutrimento per tutte le persone umane è la motivazione che ha indotto in tarda età Giovanni Presta un uomo nato nella bellissima e adorata Gallipoli nel 1720 a occuparsi prima della condizione miserevole delle persone di quel e poi di quella della terra madre. Quest'uomo diviene Dottore Agronomo a quasi ottant'anni e la sua opera concorse efficacemente a risollevare le sorti della nostra olivicoltura da lui considerata come una delle fonti più cospicue della economia italiana del suo tempo.
Giovanni Presta si dedicò per un decennio a esperimenti i cui risultati espose nella Memoria intorno ai sessantadue saggi diversi di olio presentati alla Maestà di Ferdinando IV e nel trattato Degli ulivi, delle ulive e della maniera di cavar l'olio.
Giovanni Presta puntò tutto sulla quantità perché l'olio allora veniva esportato in Russia dove serviva a illuminare San Pietroburgo e le lampade a olio non badavano se quest'ultimo fosse più o meno saporito come non badiamo noi al sapore del petrolio che importiamo dai paesi arabi.
Giovanni Presta dopo aver scelto una singola pianta di olivo (scelse all'uopo rogliarola ) produsse l'olio in periodi diversi dalle olive che l'albero aveva prodotte, raccogliendone e torchiandone il frutto ogni quindici giorni dal 15 settembre al 31 marzo.
Giovanni Presta studiò attentamente i metodi di torchiatura delle olive dei tempi antecedenti al suo, e si soffermò particolarmente ad esaminare l'antico frantoio rinvenuto a Stabia, di cui rilevò i difetti suggerendo modifiche.
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Confesso di essere stato ospitato per cinque anni in un complesso di colore giallo con un atrio ricoperto di breccia a cui si accedeva varcando un antico cancello che aveva ai lati due alberi di pino domestico da cui cadevano le pigne da pinoli senza sapere chi fosse veramente Giovanni Presta. Il posto è sulla Lecce – San Pietro in Lama dopo la Caserma dei Pompieri e dopo il Chiostro dei Domenicani l'ex convento del 1400 che oggi, acquistato da privati e ristrutturato, ospita cerimonie e convegni, è dopo la salita che precede gli scavi archeologici completamente abbandonati e solo da poco recintati dell'antica Rudiae, che la dicono lunga sulla valorizzazione della fruizione turistico – culturale della città di Lecce e che se qualcuno degli uomini che sono nei posti di governo in cui si decide l'avesse davvero a cuore potrebbe fare in modo di affidarla in gestione a una cooperativa che con la sua azione farebbe fruire degli scavi tutti i turisti che vengono a Lecce e darebbe lavoro a tante energie del Salento leccese costrette a lasciare questa terra per fare la ricchezza di terre di altri. Bene dopo tutto questo c'è un complesso che si chiama Istituto Tecnico Agrario intitolato appunto a Giovanni Presta di cui lessi il nome per cinque lunghi anni senza aver mai saputo chi fosse.
Eppure se qualcuno mi avesse rivelato che un uomo che fa di professione il medico abbandona tutto per dedicarsi completamente alla professione di Dottore Agronomo ovvero di Medico della terra una qualche curiosità mi sarebbe venuta. In pratica accade lo stesso anche oggi. Quanti medici sono anche molto interessati alla conduzione di aziende agricole? Quanti dei medici si occupano della cura della terra subito dopo essersi occupati della cura della persone?
Questo prendersi cura amorevolmente della terra madre, della fonte di nutrimento per tutte le persone umane è la motivazione che ha indotto in tarda età Giovanni Presta un uomo nato nella bellissima e adorata Gallipoli nel 1720 a occuparsi prima della condizione miserevole delle persone di quel tempo sostenuto dal Petrucelli, vescovo di Nardò e da Antonio Maria Pescatori, vescovo di Gallipoli, “per tutti aveva parole di conforto e di fiducia, e, sempre solerte e sereno, sapeva infondere coraggio e speranza agli ammalati che, in numero crescente, si sottoponevano alle sue cure”.
Le amorevoli cure che il nostro amico spandeva in ogni dove lo avevano reso noto in tutta la Terra d'Otranto tanto che fu chiamato per essere consultato in moltissimi casi difficili.
Poi sembra capire che è meglio prevenire che curare e che la disponibilità di cibi sani per tutti rappresenta la risposta a un Salento leccese povero, descritto mirabilmente nel libro del Galanti, un Salento leccese caratterizzato da una cattiva amministrazione del governo, dal prepotente peso feudale delle classi privilegiate, e fondato sull'ignoranza e sulla povertà della maggior parte della popolazione locale.
Ma il merito, che differenzia Giovanni Presta è quello di aver precorso i tempi facendo interessanti studi comparativi e attingendo alla diretta esperienza le nozioni e e riflessioni che rendono pregevoli i suoi scritti.
Quest'uomo diviene Dottore Agronomo a quasi ottant'anni e la sua opera concorse efficacemente a risollevare le sorti della nostra olivicoltura da lui considerata come una delle fonti più cospicue della economia italiana del suo tempo.
Giovanni Presta si dedicò per un decennio a esperimenti i cui risultati espose nella Memoria intorno ai sessantadue saggi diversi di olio presentati alla Maestà di Ferdinando IV e nel trattato Degli ulivi, delle ulive e della maniera di cavar l'olio.
Ma è meglio leggere direttamente le parole scritte da Giovanni Presta che vi propongo:
« Lungo tempo era, che vedendo io cotal parte di economia rurale così miseramente negletta, mi rivolgea nel pensiero di farmi una volta a studiare con la dovuta attenzione gli ulivi, interrogandone non men gli autori, che il gran libro della natura, e la infallibil maestra della verità, la sperienza. Vedeva io già che qualcuno autore tal fiata fatto avea qualche sperimento; ma unico, ma isolato, ma equivoco, per non riceverlo come infallibile verità. Esercitando io però con qualche nome e fortuna la medicina in questa provincia, e di età trovandomi già troppo inoltre, e da lungo tempo acciaccoso, e di facoltà molto limitate, e di talenti assai scarso, e le fatiche, che per venire a capo del vero dovean soffrirsi, anziché inanimirmi, e risolvermi di intraprenderla, spaventato mi arretravano dall'impresa. Ma mentre io così inoperoso vivea, mi capitò finalmente alle mani
la Istruzione per la nuova manifattura dell'olio introdotta nella Calabria dal Signor Marchese Grimaldi, già data in luce nel 1773, ed il zelo patriottico, che da ogni banda vi spicca, e le spese immense che il quanto dotto, altrettanto dovizioso autore avea dovuto soffrirci, e lo stile nitido e schietto, e la evidenza, che in quasi tutte le proposizioni parca accompagnarlo, non ci è alcun dubbio, che mi sorpresero sulle prime, che m'invaghirono, e poco men, che mi persuasero».
Capite? A ottant'anni quest'uomo d'altri tempi si incuriosisce e comincia un opera che lo porterà a fare nuove scoperte nel campo olivicolo e oleario, a modificare opinioni non controllate, a correggere errori di valutazione e di procedimento.
Il trattato del Presta è fatto in due parti. In quel trattato viene descritto l'invio di olio dopo la sua sperimentazione a Caterina II di Russia e al re di Napoli Ferdinando IV tramite il ministro Palmieri in seguito tale intrapresa fruttò al nostro eroe come riconoscimento dell'importanza dei suoi studi e dei suoi esperimenti una medaglia d'oro e duecento zecchini dall'imperatrice di Russia, una medaglia d'oro e una pensione di trecento ducati annuì dal re di Napoli.
C'è da dire che l'intuizione del Presta si concretizzo nella ricerca finalizzata all'aumento della produzione e non sulla qualità. Giovanni Presta puntò tutto sulla quantità perché l'olio allora veniva esportato in Russia dove serviva a illuminare San Pietroburgo e le lampade a olio non badavano se quest'ultimo fosse più o meno saporito, come non badiamo noi al sapore del petrolio che importiamo dai paesi arabi.
I continui esperimenti del Presta hanno dimostrato che « una pianta giovine produce frutta più belle, più nutrite, più grosse che un vecchio albero, e stagionato, ma meno oleose, e di un olio poco elaborato ».
Ma fece di più. Giovanni Presta dopo aver scelto una singola pianta di olivo (scelse all'uopo rogliarola ) produsse l'olio in periodi diversi dalle olive che l'albero aveva prodotte, raccogliendone e torchiandone il frutto ogni quindici giorni dal 15 settembre al 31 marzo.
I risultati furono interessanti ed è per questo che è meglio leggere le parole scritte da Giovanni Presta: “le olive raccolte e torchiate verso la metà di settembre — verdi e biancastre — davano l'olio onfancino, gagliardo, lazzo, più utile come lassativo che come condimento, le ulive raccolte dal 30 settembre al 15 ottobre davano olio meno sgradevole, quelle raccolte il 30 ottobre davano olio dilettotissimo perché « grazioso quel suo bruschetto sapor d'uliva », le ulive raccolte il 15 e il 30 novembre erano già vaie e davano olio semionfancino, quelle raccolte in dicembre erano tutte nere all'esterno, quelle raccolte a fine marzo avevano anneriti anche la polpa e il nocciolo, e se l'annata non era stata propizia davano olio poco fluido e tanfoso, l'olio che gli antichi destinavano agli schiavi.
Giovanni Presta ha fatto un altro interessante esperimento infatti distribuì in tre mucchi le ulive raccolte il 15 novembre: nel primo mucchio mise le verdi e verdi biancastre, nel secondo le porporine e rosso nerastre, nel terzo quelle annerate. Le ulive del primo mucchio, torchiate, diedero un olio deliziosissimo, le ulive del secondo diedero un olio buono ma meno di quelle del primo, di quelle del terzo non dette un giudizio preciso.
Giovanni Presta elenca anche le piante più redditizie del Salento. Descrive sommariamente quarantotto varietà delle quali sceglie le più convenienti, da anche delle indicazioni che dovevano servire alla scelta della varietà da coltivare quando si ponevano a dimora le piante per realizzare i nuovi impianti e per questo afferma che è necessario fare un esame comparativo sul rendimento, in quantità e qualità, delle varietà di ulivi che si coltivano nelle singole regioni d'Italia, allo scopo di diffondere le varietà che producono maggiore quantità di olio e quelle che ne producono di sopraffino.
Giovanni Presta studiò attentamente i metodi di torchiatura delle olive dei tempi antecedenti al suo, e si soffermò particolarmente ad esaminare l'antico frantoio rinvenuto a Stabia, di cui rilevò i difetti suggerendo modifiche. Anche per quanto riguarda gli studi e le applicazioni nel campo dell'elaiotecnica Giovanni Presta ha meriti incontestabili, era un uomo erudito, amante dell'erudizione, amava la natura, anche se aveva il piglio del Dottore Agronomo che riesce sempre a ottenere una produzione sostenibile senza abbandonarsi esclusivamente all'idillica contemplazione.
L'amore per la natura e l'applicazione del metodo investigativo e sperimentale, sono indubbiamente le qualità che rendono Giovanni Presta unico in quel tempo anche perché tutto questo era motivato dal desiderio, in parte realizzato, di contribuire al miglioramento economico dell'Italia Meridionale.
Non ci si deve meravigliare se il Presta è quasi dimenticato, l'agricoltura non riesce a penetrare le coscienze delle persone di oggi che sono prese da una corsa sfrenata. Non ci credete? Allora vi chiedo di ricordare gli alberi che sono presenti nel tragitto che fate da casa al vostro ufficio. Li ricordi? Li vedi mentre guidi l'auto come fossi un invasato? Vedi i colori del cielo? Riesci a gustare la natura che si risveglia in questo periodo, le calendule in fiore, i rossi papaveri, le prime margherite, i mandorli e i peschi in fiore che annunciano l'arrivo della bella stagione? Li vedi?
Giovanni Presta dopo essersi soffermato per tutta la vita a curare le persone dalle malattie e dalle sofferenze del corpo a ottant'anni decide di curare la loro condizione di vita. Lo fa scrivendo ai potenti del tempo, scrivendo a Re e a Imperatori. Io faccio altrettanto, scrivendo a loro e a voi tutti cercando di emulare, anche se sono conscio di non poter raggiungere quelle vette, quest'uomo nella competenza e nell'impegno appassionato, per impedire che la contingenza attuale porti alla cancellazione dell'olivicoltura salentina e con essa del nostro bellissimo territorio.


Bibliografia
Giovanni Presta: Trattato Degli ulivi, delle ulive e della maniera di cavar l'olio
Giovanni Presta: Memoria intorno ai sessantadue saggi diversi di olio
PIETRO IANNUZZI: GIOVANNI PRESTA Medico e ulivicultore salentino
G.M. GALANTI: Della descrizione geografica e politica delle Sicilie
NICOLA CALASSO: Giovanni Presta (1720 – 1787) Medico e Agronomo

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