Ho ricevuto dalla redazione di Vini e Sapori:
----Messaggio originale----
Da: info@viniesapori.net
Data: 7-mar-2010 10.31
A: "Antonio Bruno dottore agronomo"
Ogg: Re: Il vino amato dalle donne : Rosè tipico del Salento leccese!
Grazie mille per il vs. superbo articolo.
L'abbiamo pubblicato qui:
http://www.viniesapori.net/articolo/il-vino-amato-dalle-donne-rose-tipico-del-salento-leccese-0703.html
ci siamo permessi di effettuare solo le correzioni temporali per attualizzarlo ad oggi 7 marzo 2010.
dino bortone
Ho risposto:
Caro Dott. Bortone,
la discussione di questi tempi è tutta impegnata a mettere i “paletti” per disegnare un progetto di agricoltura in grado di affrontare le nuove sfide dell'economia globalizzata e per elaborare efficaci strategie di intervento, a livello d'impresa, di singolo Paese e di sistema economico.
Nella mia nota ho solo descritto un percorso, che parte dagli anni 50 (e quindi dal dopo guerra) e che ha portato all’attuale insignificanza e ininfluenza del settore primario in terra di Lecce rispetto agli altri settori dell’economia. Un percorso, si badi, che non ha visto e che non vede tuttora i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali in posizione centrale.
Questo continuare a contorcersi sbattendo i pugni sul tavolo per gridare che il settore agricolo è in crisi da parte delle categorie e dei politici non sembra capire che si sbattono pugni che pesano solo il 2% del Prodotto Interno lordo della Provincia di Lecce e che i tavoli di marmo del consenso politico e quelli di granito della finanza e dell’economia non hanno alcun danno da quei pugni e non emettono da tempo alcun suono. Nemmeno sbattere le scarpe sui tavoli di siffatta composizione avrebbe esiti migliori. E’ una commedia, una triste pantomima nella migliore delle ipotesi velleitaria o nella peggiore addirittura dannosa per l’agricoltura della Terra di Lecce.
La nostra agricoltura (quella che c’è non quella che desidereremmo che ci fosse) è fatta da aziende con un’estensione inferiore ai 2 ettari e, per il 60% delle 250mila imprese pugliesi, da imprenditori agricoli per il 90% ultra 65enni.
Quando scrivo di ruolo centrale del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale so perfettamente che mi rivolgo a solo 25 mila soggetti che hanno oggi da 18 a 45 anni, e so anche che costoro non hanno ancora un approccio con la loro attività che preveda la presenza di un professionista in grado di rispondere a tutte le esigenze dell’imprenditore.
Guardi io per lavoro ho a che fare con progettisti di Bandi Comunitari e in questo settore c’è la consuetudine consolidata di pensare a corrispettivi che vengono erogati a progetto e nello stesso tempo che vengono pretesi solo se il progetto stesso ottiene il finanziamento. Io penso a questo tipo di consulenza, una consulenza a progetto erogando la quale noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali otteniamo un corrispettivo economico quando la nostra azione determina un incremento di reddito all’imprenditore agricolo e in percentuale all’incremento ottenuto.
Posso fare questa proposta a un ultra65 enne che è alla fine della sua carriera produttiva? Non lo so, potrei anche tentare, ma mi sento di affermare che posso farlo a Lei e a quelli che come lei, credono che a ognuno spetti il suo lavoro. La consulenza professionale alle aziende agricole è lavoro mio, è lavoro dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali. Io non faccio l’imprenditore e nemmeno il pilota di Jet, faccio il più bel lavoro del mondo, faccio il Dottore Agronomo.
Grazie per il “superbo” che lei ha riservato alle mie povere parole
Cari saluti
antonio bruno
----Messaggio originale----
Da: info@viniesapori.net
Data: 7-mar-2010 10.31
A: "Antonio Bruno dottore agronomo"
Ogg: Re: Il vino amato dalle donne : Rosè tipico del Salento leccese!
Grazie mille per il vs. superbo articolo.
L'abbiamo pubblicato qui:
http://www.viniesapori.net/articolo/il-vino-amato-dalle-donne-rose-tipico-del-salento-leccese-0703.html
ci siamo permessi di effettuare solo le correzioni temporali per attualizzarlo ad oggi 7 marzo 2010.
dino bortone
Ho risposto:
Caro Dott. Bortone,
la discussione di questi tempi è tutta impegnata a mettere i “paletti” per disegnare un progetto di agricoltura in grado di affrontare le nuove sfide dell'economia globalizzata e per elaborare efficaci strategie di intervento, a livello d'impresa, di singolo Paese e di sistema economico.
Nella mia nota ho solo descritto un percorso, che parte dagli anni 50 (e quindi dal dopo guerra) e che ha portato all’attuale insignificanza e ininfluenza del settore primario in terra di Lecce rispetto agli altri settori dell’economia. Un percorso, si badi, che non ha visto e che non vede tuttora i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali in posizione centrale.
Questo continuare a contorcersi sbattendo i pugni sul tavolo per gridare che il settore agricolo è in crisi da parte delle categorie e dei politici non sembra capire che si sbattono pugni che pesano solo il 2% del Prodotto Interno lordo della Provincia di Lecce e che i tavoli di marmo del consenso politico e quelli di granito della finanza e dell’economia non hanno alcun danno da quei pugni e non emettono da tempo alcun suono. Nemmeno sbattere le scarpe sui tavoli di siffatta composizione avrebbe esiti migliori. E’ una commedia, una triste pantomima nella migliore delle ipotesi velleitaria o nella peggiore addirittura dannosa per l’agricoltura della Terra di Lecce.
La nostra agricoltura (quella che c’è non quella che desidereremmo che ci fosse) è fatta da aziende con un’estensione inferiore ai 2 ettari e, per il 60% delle 250mila imprese pugliesi, da imprenditori agricoli per il 90% ultra 65enni.
Quando scrivo di ruolo centrale del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale so perfettamente che mi rivolgo a solo 25 mila soggetti che hanno oggi da 18 a 45 anni, e so anche che costoro non hanno ancora un approccio con la loro attività che preveda la presenza di un professionista in grado di rispondere a tutte le esigenze dell’imprenditore.
Guardi io per lavoro ho a che fare con progettisti di Bandi Comunitari e in questo settore c’è la consuetudine consolidata di pensare a corrispettivi che vengono erogati a progetto e nello stesso tempo che vengono pretesi solo se il progetto stesso ottiene il finanziamento. Io penso a questo tipo di consulenza, una consulenza a progetto erogando la quale noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali otteniamo un corrispettivo economico quando la nostra azione determina un incremento di reddito all’imprenditore agricolo e in percentuale all’incremento ottenuto.
Posso fare questa proposta a un ultra65 enne che è alla fine della sua carriera produttiva? Non lo so, potrei anche tentare, ma mi sento di affermare che posso farlo a Lei e a quelli che come lei, credono che a ognuno spetti il suo lavoro. La consulenza professionale alle aziende agricole è lavoro mio, è lavoro dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali. Io non faccio l’imprenditore e nemmeno il pilota di Jet, faccio il più bel lavoro del mondo, faccio il Dottore Agronomo.
Grazie per il “superbo” che lei ha riservato alle mie povere parole
Cari saluti
antonio bruno
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