sabato 6 marzo 2010

Il vino amato dalle donne : Rosè tipico del Salento leccese!


Il vino amato dalle donne : Rosè tipico del Salento leccese!
di Antonio Bruno*
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Abstract Riassunto
Certe volte un bicchiere di vino ti porta indietro nel tempo, come è accaduto stamani a Otranto dove c'era un convegno internazionale “Puglia in rosè” organizzato dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura. Agr. Erano gli stessi anni che videro la presenza nella mia famiglia prima del Frigorifero, poi della 600 verdina e della TV . Nessuno più volle il vino alcolico della terra sitibonda ove il sole si fa vino, come scrisse Dante Alighieri. Già, allora erano davvero tanti gli agricoltori, erano tanti a vivere dalla madre terra che nutriva da millenni generazioni di uomini e donne del Salento Leccese. La Gran Bretagna diventerà il primo paese importatore di vini al mondo. Quando? Nel 2012. E nonostante la crisi economica, si prevede un aumento dei consumi di vino. Nel 2008 gli inglesi hanno bevuto 720 milioni di bottiglie di vino rosso che diventeranno 687 milioni nel 2012. Le bottiglie di vino bianco consumate nel 2008 sono state, invece, 764 milioni, ma dovrebbero diventare 823 milioni nel 2012. Il salto più interessante lo faranno i rosati che passeranno dai 70 milioni di bottiglie del 2008 ai 220 milioni, sempre nel 2012.
E' davvero interessante ciò che oggi ho ascoltato a Otranto, così come nelle relazioni è stato fatto presente a lettere cubitali che la valorizzazione del nostro territorio che è caratterizzato da una rilevante presenza di produzioni vitivinicole può avvenire attraverso il consumo dei vini, e per converso, la promozione di vini provenienti dal nostro territorio che è caratterizzato da particolari "qualità estetico-paesaggistiche" ed è ricco di valenze storico-culturali presenta, un livello crescente di integrazione. Solo che l'amarezza sorge dalla consapevolezza che non è possibile allo stato attuale caratterizzare il territorio del Salento Leccese attraverso un vino Rosato perché non c'è una tipicità del vino Rosato .
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Certe volte un bicchiere di vino ti porta indietro nel tempo, come è accaduto stamani a Otranto dove c'era un convegno internazionale “Puglia in rosè” organizzato dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura. Proprio il Prof. Dario Stefano è stato il moderatore che ha consentito un viaggio che ci ha fatto vedere la situazione internazionale di questo vino, poi ci ha accompagnato nel comprendere il punto di vista del nostro territorio e dei suoi vitigni, quindi siamo passati a metterci nei panni di chi trasforma l'uva in vino e infine abbiamo potuto penetrare il punto di vista di chi si interessa di analizzare come si vende e come si potrebbe vendere il vino rosato.
Bella iniziativa, come non ne vedevo da anni. Dagli anni della mia giovinezza prima all'ITAS “G. Presta” e poi alla Facoltà di Agraria dell'Università degli studi di Bari.
I miei Magister mi accompagnavano in questa selva intricata fatta di Cooperative, produttori e aristocratiche famiglie. Un viaggio che parte da chi ha informato le mie scelte scolastiche ovvero mio Zio Uccio, che poi è il Prof. Dott. Agr. Antonio FERRO che ahimè non è più tra noi, poi il mio Prof. Dott. Agr. Mario De Nitto Personè che mi disse il fatidico “la stoffa c'è” e che mi voleva allievo del Centro Sperimentale per la Cerealicoltura di Foggia e che poi mi abilitò al lavoro che attualmente svolgo e poi il cugino che non c'è più il Prof. Dott. Agr. Giuseppe Colucci, cito solo loro perché non sono più tra noi ma ne dovrei citare tanti altri, tanti Dottori Agronomi che hanno costellato la mia vita.
Ma prima di loro il ricordo di quel bicchiere di vino pieno di un liquido che lasciava macchiato il vetro del bicchiere di mio padre. Già mio padre, il primo dei miei Magister, che amava questo alimento, questa bevanda. Lui all'inizio apostrofò il vino Rosato come di una bevanda adatta alle donne. Ma poi sempre più spesso sulla tavola degli anni 60 della mia famiglia c'era la presenza di una bottiglia piena di un vino trasparente di colore rosato. Erano gli stessi anni che videro la presenza nella mia famiglia prima del Frigorifero, poi della 600 verdina e della TV . Nessuno più volle il vino alcolico della terra sitibonda ove il sole si fa vino, come scrisse Dante Alighieri. Erano gli anni 60 e fu per questo rinnegare il forte vino alcolico nero che veniva usato per tagliare il debole vino del nord Italia ed Europa che si impiantano vitigni internazionali, si registrò la tendenza ad abbandonare la coltura ad alberello.
Mentre l'assessore Regionale Dario Stefano passa da presentazione in presentazione degli ospiti io vedo passare nella mia mente i tumulti e le sommosse dopo ogni vendemmia di quegli anni, ricordo la rabbia di mio padre ferroviere a ogni intervento dello Stato che dava i soldi ai contadini per portare l'uva alla distillazione, lui non capiva l'intervento della collettività per garantire il reddito agli agricoltori. Già, allora erano davvero tanti gli agricoltori, erano tanti a vivere dalla madre terra che nutriva da millenni generazioni di uomini e donne del Salento Leccese.
Poi per non avere i tumulti si sono dati soldi, e se ne continuano a dare per effettuare lo svellimento dei vigneti, per farli fuori, per togliere di mezzo una pianta che fece dire a Dante che la nostra era la “terra sitibonda ove il sole si fa vino”. Oggi Dante non avrebbe detto Puglia "sitibonda" quella dell'atavico problema della penuria d'acqua che aveva nei secoli condannato la Puglia a miseria ed epidemie ma Dante avrebbe scritto della terra “fatta di specchi”ove il sole si fa energia rinnovabile.
Da una economia fondamentalmente agricola, quale era quella degli anni cinquanta, si è gradatamente passati ad una economia prevalentemente agricola negli anni sessanta, durante i quali si è accentuato lo sviluppo dell'industria e più ancora dei servizi, fino a giungere verso gli anni settanta ad una economia mista, là dove cioè partecipano in maniera determinante, alla formazione del reddito globale, tutti i settori produttivi. Per giungere al 2010 in cui solo il 2% del Prodotto Interno Lordo della Provincia di Lecce è rappresentato dall'Agricoltura e quindi anche dal settore della vitivinicoltura.
E oggi si ricorda che il Rosato degli anni 70 è tornato a fare tendenza, in Inghilterra si registrerebbe nei pub un aumento dei consumi del vino rispetto alla birra secondo una ricerca della Wine and Spirit Trade Association. Nonostante questo però i pub non offrono grande scelta di vini. Ma soprattutto gli inglesi preferiscono il vino rosato, il “rosè”. La Gran Bretagna diventerà il primo paese importatore di vini al mondo. Quando? Nel 2012. E nonostante la crisi economica, si prevede un aumento dei consumi di vino. Nel 2007 la Gran Bretagna ha importato circa 1,6 miliardi di bottiglie di vino, lo riferisce uno studio condotto dall’International Wine and Spirit Record (IWSR) per Vinexpo. Nel 2008 gli inglesi hanno bevuto 720 milioni di bottiglie di vino rosso che diventeranno 687 milioni nel 2012. Le bottiglie di vino bianco consumate nel 2008 sono state, invece, 764 milioni, ma dovrebbero diventare 823 milioni nel 2012. Il salto più interessante lo faranno i rosati che passeranno dai 70 milioni di bottiglie del 2008 ai 220 milioni, sempre nel 2012.
E' davvero interessante ciò che oggi ho ascoltato a Otranto, così come nelle relazioni è stato fatto presente a lettere cubitali che la valorizzazione del nostro territorio che è caratterizzato da una rilevante presenza di produzioni vitivinicole piuò avvenire attraverso il consumo dei vini, e per converso, la promozione di vini provenienti dal nostro territorio che è caratterizzato da particolari "qualità estetico-paesaggistiche" ed è ricco di valenze storico-culturali presenta, un livello crescente di integrazione. Solo che l'amarezza sorge dalla consapevolezza che non è possibile allo stato attuale caratterizzare il territorio del Salento Leccese attraverso un vino Rosato perché non c'è una tipicità del vino Rosato .
E che dire della “dritta” di cominciare a rendere tipico il territorio del Salento leccese con il Rosato perché se così non avessero fatto nella regione della Francia Champagne non ci sarebbero oggi queste bollicine ad alto valore aggiunto, che porta tanta ricchezza ai vignaioli francesi di quella regione. Ma a chi lo dicevano questo?
Pensate che oggi l'eccellenza nel campo vitivinicolo è rappresentata dalla Cantina Due Palme guidate da uno scintillante settantenne che ha un esercito di produttori dai settanta anni in su che a suo dire fanno a gare per fare qualità ed introdurre innovazioni nelle loro aziende. Si! Trentacinque anni fa, nel 1975 erano loro i trentacinquenni d'assalto che ottenevano di vendemmia in vendemmia, di tumulto in tumulto, aiuti su aiuti, integrazioni di prezzo, esenzioni di tasse e dopo trentacinque anni, sono sempre loro che guidano le sorti di questo settore.
E poi che dire dei ristoranti del nostro territorio? Offrono ai clienti che sono anche turusti, vini del Salento leccese? Il Salento leccese rappresenta un distretto produttivo e se si identifica in un'area territoriale con imprese caratterizzate da un'elevata interdipendenza dei loro cicli produttivi e fortemente integrate con l'ambiente socio economico locale?
Un turista percepisce il Salento leccese come un distretto produttivo?
E questi valori che dovrebbero informare tutti gli attori chi ci occupa di metterli all'ordine del giorno per farli divenire CULTURA delle aziende del Salento leccese?
Grazie assessore per questo bagno di nostalgia! Speriamo che le “dritte” trovino persone che le sappiano sfruttare e utilizzare. Insomma persone che comprendano che il tempo degli aiuti è finito, che adesso è tempo di camminare con le proprie gambe, tempo in cui a ognuno spetta il suo lavoro e che per fare tutto quanto è stato detto oggi a Otranto c'è necessità di professionisti che traducano le indicazioni in progetti e di imprenditori che siano in grado di tradurre i progetti in attività economiche attraverso la consulenza di professionisti Dottori Agronomi e Dottori Forestali che sono formati e informati da valori che potranno rendere il Salento leccese percepito da tutti come un grande e suggestivo distretto produttivo portatore dei valori della genuinità dei prodotti agricoli e dell'offerta enogastronomica immersa in una natura incontaminata e in un territorio ricco di storia e di tradizioni che l’hanno reso un ponte da sempre immerso nel Mediterraneo .

*Dottore Agronomo


Bibliografia:
Fioravante Laudisa L'ultimo quarto di secolo dell'economia Salentina Apulia 1975
Filippo Perretta,"La secolare sete delle campagne di Puglia dalle cisterne all'acquedotto Pugliese, Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 2001
Fabio Ingrosso: Gran Bretagna, primo importatore di vino al mondo
Riccardo Pastore Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l'uso
Patrizia Pastore (Ricercatore di Economia aziendale, Facoltà di Economia - Università della Calabria) La governance nei distretti produttivi italiani

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