Gentile collega Miccoli,
dire che gli abitanti del paesaggio urbano abbiano perso il
contatto con il paesaggio rurale sono
sicuro che sei consapevole ottiene il 97% di facile consenso di cui mi scrivi.
Sono certo che anche tu condividi ciò che ottiene il 97% di facile consenso di
cui mi scrivi ovvero che il paesaggio rurale è un bene comune che deve essere
salvaguardato.
Sono certo altresì che tu condividi ciò che ottiene il 97%
di facile consenso dei colleghi dottori agronomi del Salento leccese ovvero che
gli abitanti dei cento comuni non hanno consapevolezza della scarsità mondiale di
cibo e della minaccia al Paesaggio Agrario Salentino e che a loro si affiancano
gli Hobby Farmers (tenutari della maggior parte del paesaggio rurale del nostro
Salento). A questa “allegra compagnia” ,
si aggiungono i circa 10mila imprenditori agricoli professionali del Salento alle
prese con un mercato che li costringe a ridurre i costi di produzione per
essere concorrenziali con mercati internazionali che hanno costi di produzione non
paragonabili a quelli del Salento e tali da determinare le conseguenze di un
sicuro fallimento dei suddetti assistitissimi imprenditori professionali che, sopravvivo
e rimangono tali, solo in virtù di questa umiliante nonché intollerabile
assistenza riguardante 10.000 individui della Provincia di Lecce di cui la
stragrande maggioranza, non fattura mai, pur essendo in possesso di partita IVA.
Scritto ciò rimaniamo noi, i dottori agronomi, i professionisti
che sono divenuti tali perché lo Stato e le nostre famiglie hanno investito per
ottenere un beneficio collettivo in termini economici, sociali, culturali e
ambientali e che per tutta risposta veniamo apostrofati dagli unici committenti
che abbiamo, ovvero gli Hobby Farmers e gli Imprenditori Agricoli Professionali,
come entità ridondanti se non addirittura inutili o peggio ancora dannose per
le loro attività pseudo economiche e certamente non sostenibili.
Questi i fatti a cui si aggiunge il nostro scarso, se non
addirittura inesistente, spirito di corpo che alcuni di noi, in perfetta buona
fede, con i loro “aristocratici interventi” minano ancora di più alle
fondamenta.
Caro collega c’è bisogno di fare delle alleanza per
rimettere le cose a posto. Noi dottori agronomi dobbiamo fare un’ alleanza con
gli ambientalisti che sollevano questioni che nemmeno la politica solleva, che
incanalano consensi sull’ambiente e che riescono a neutralizzare il potere
della finanza utilizzando strutture liquide e trasversali. Dobbiamo fare una
alleanza, in quanto esperti di cibo, con i cittadini consumatori di cibo poiché
tutti i consumatori sono divenuti consapevoli dell’importanza del cibo e per
questo hanno paura delle eventuali conseguenze, letali per la salute, di un
consumo di cibi afflitti da scarsa sicurezza alimentare dovuta alla sconosciuta
provenienza sia in termini geografici che delle persone che li producono. Io
sono certo che tutto questo favorirà l’istituzione delle CONDOTTE AGRONOMICHE
rette da noi e pagate dalla collettività al fine di tutelarla nel consumo del
cibo pericoloso per la salute e per mantenere l’ambiente bello e sicuro tutelando
il Paesaggio rurale.
Spero di vederti a Martignano, mi farebbe piacere che tu
tenessi un seminario sulle prove che hai fatto su vigneto.
Caro collega posso pubblicare questo scambio epistolare?
La pubblicazione e la nostra disputa potrebbe aprire un
interessante dibattito tra i colleghi, gli ambientalisti e i consumatori.
Potremmo fare un pubblico dibattito all'Open space di
Palazzo Carafa Piazza Sant'Oronzo Lecce partendo dalle nostre relazioni su due
contrapposte posizioni. Se ti va fissiamo una data. Aspetto tue notizie. Ti
rinnovo gli auguri di un 2013 pieno di abbondanza e soddisfazioni in ogni campo
antonio bruno
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