Report a cura di Antonio Bruno, Tommaso Elia, Maria Gatto, Marco Leo Imperiale
1. Introduzione
La costituzione dell’Osservatorio del Paesaggio della sezione di Lecce di IN ha preso avvio grazie al
successo dell’incontro dal titolo “Conversazione sul paesaggio del Salento dopo la xylella“, che ha
avuto luogo il giorno 14 marzo 2019. Il dibattito è stato impostato dal coordinatore, dr. Antonio
Bruno, secondo la metodologia della progettazione partecipata con metodo Metaplan. L’esito
estremamente positivo e alcune sollecitazioni scaturite da incontri in sede nazionale ci hanno portato
a rendere questa esperienza maggiormente stabile, di favorire la partecipazione di tutti i portatori di
interesse sui temi del paesaggio in provincia di Lecce, affinché questa comunità di partecipanti possa
proporre e sostenere azioni sul territorio. Per questo motivo, nella sede contigua alla chiesa di Santa
Maria della Nova in cui si svolgono le attività della sezione IN di Lecce, il 12 aprile c.a. si è svolto il
primo incontro dell’Osservatorio del Paesaggio, anche in questo caso attraverso la partecipazione
attiva degli intervenuti, tra i quali vari professionisti del settore, esponenti di ordini professionali e
altri stakeholder. Ovviamente si è trattato di un primo incontro la cui principale missione è stata quella
di condividere metodologie ed idee con utenti che nel futuro prossimo possano trasformarsi in gruppi
di lavoro. Infine, è stato necessario mettere a confronto sensibilità diverse su temi quali paesaggio,
territorio, ambiente e beni culturali.
Aspetto che riteniamo essere fondativo dell’Osservatorio e, per certi versi, sua ultima finalità è il
seguente:
La verifica e gli obiettivi dell’osservatorio dovranno misurarsi con la realizzazione di piccole
ma significative esperienze concrete da affiancare a
• le attività di denuncia, importanti ed inevitabili, ma praticate da molti, a volte con leggerezza o
con scarse informazioni e che spesso rischiano la deriva del no ad ogni costo, condannando le
iniziative - anche quando lodevoli negli intenti - alla sterilità e all'immobilismo, spesso dannoso,
con il risultato di aggravare i problemi;
• le proposte, la cui formulazione necessita di verifiche e competenze senza le quali si corre il
rischio che risultino irrealizzabili.
La complessità dei temi affrontati rende necessaria, inoltre, una certa genericità nell’approccio
iniziale, proprio nell’ottica di individuare gli obiettivi attraverso una conversazione libera e piacevole
con gli intervenuti.
Di seguito vengono proposti i verbali delle due prime riunioni, dalle quali emergono alcune linee che
saranno oggetto di sviluppo nel proseguo dei lavori. Si pensa, infatti, che l’osservatorio debba avere
cadenza mensile, ovvero di almeno 7-8 incontri da tenersi nell’arco di un anno e coinvolgendo anche
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le scuole. Si anticipa che il prossimo incontro si terrà il giorno 16 maggio e sarà dedicato, oltre alla
parte sulla progettazione partecipata, al seminari “seminario "Nuove conoscenze sul sottosuolo del
Salento Leccese” tenuto dal Prof. Sergio Negri e dal dr. geologo Stefano Margiotta dell’Università
del Salento. Nell’occasione saranno attribuiti crediti della formazione professionale continua ai
Dottori Agronomi ed ai Dottori Forestali.
Verbale dell’incontro “Conversazione sul paesaggio dopo la Xylella” (14 marzo 2019)
L’incontro Conversazione sul paesaggio dopo la xylella è stato accolto con interesse e con una nutrita
partecipazione. Il tema del dibattito, come è noto, è estremamente sentito in Puglia e attiene ai
processi di sviluppo territoriale che si prospettano nel prossimo futuro in seguito alla calamità che ha
colpito l’olivicoltura salentina.
Alla riunione partecipano rappresentanti delle sezioni di Italia Nostra di Taranto e Brindisi, il
presidente regionale, numerosi professionisti in diversi campi, persone informate e giovani.
Ha coordinato l'incontro il facilitatore Dott. Antonio Bruno, affiancato dal responsabile della sezione
per i giovani Thomas Invidia e dal delegato all’ambiente Dott. Tommaso Elia.
L’incontro viene introdotto dalla visione di un documentario sulla xilella e da una presentazione sulla
storia dello sviluppo del paesaggio del Salento attraverso i secoli, mostrando che questo territorio
nella storia è stato interessato da varie modificazioni di carattere colturale e paesaggistico, dalla
silvicoltura predominante in alcuni periodi allo sviluppo della coltura dell’olivo in particolare a partire
dall’età tardomedievale e moderna, che diverrà di fatto monocoltura negli ultimi decenni (grazie
anche agli incentivi comunitari). Infatti, si chiarisce subito che non
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Lasciare che la natura segua il suo corso? Non lontano da noi, soprattutto lungo l'entroterra costiero
la natura ha preso il sopravvento, ricostruendo la macchia mediterranea e diversi accenni di giovani
boschi di leccio, diverse le trasformazioni di questi luoghi, da paludi a interventi di bonifica per
rendere i terreni coltivabili, la crisi dell'agricoltura ha portato allo spopolamento e all'abbandono delle
terre. Zone e spazi abbandonati non sempre vengono ripopolati da piante e animali in modo
spontaneo. Soprattutto nelle Serre Salentine e in altre zone con forti declivi la scomparsa delle
coltivazioni e della cura del paesaggio da parte dell'uomo comporta degrado ambientale, ad esempio
il dilavamento della terra a valle, perché non più trattenuta dagli alberi o dai terrazzamenti realizzati
dagli agricoltori. Anche l'abusivismo e il consumo di suolo hanno comportato, assieme con i
cambiamenti climatici, danni ambientali notevoli come l'impermeabilizzazione dei suoli.
Anche se è auspicabile l'aumento delle superfici boschive, la proposta di un'economia almeno in parte
basata sulla silvicoltura è al momento impraticabile: tanta gente nel Salento vive di agricoltura e il
bosco come risorsa economica ha tempi che al momento appaiono almeno in parte in contrasto con i
tempi dello sfruttamento agricolo nel mondo contemporaneo.
Inoltre, la sostituzione di oliveti con boschi in maniera diffusa, per certi versi sogno di un ritorno al
passato, non è sostenibile economicamente, se non per piccolissime porzioni di territorio perché il
periodo estivo che è quello di massima insolazione e quindi di produzione di legno non è supportato
da precipitazioni atmosferiche.
Vivere e praticare il territorio con una corretta fruizione offre la possibilità di gestirlo correttamente.
Ad ogni modo, la desertificazione che probabilmente la xylella provocherà deve essere affrontata e
contemplata come possibile rischio visto che all'orizzonte non si intravedono soluzioni o cure per la
patologia sofferta dagli alberi. Non è da sottovalutare il rischio di innalzamento delle temperature
medie, con gravi conseguenze collegate con la perdita del patrimonio arboreo.
Tra le proposte scaturite e limitandosi agli aspetti di natura colturale ed economica, si potrebbe
ragionare sulla possibilità di richiedere una deroga alle quote per l’impianto di vitigni di Negramaro
o Primitivo; sulla possibilità di utilizzare le serre già esistenti del polo floro-vivaistico ornamentale
per iniziare a coltivare, ad esempio, piccoli frutti come lamponi o more fuori suolo. Fra le altre cose,
è proponibile l’impianto di varietà tropicali come mango o avocado (testate, ad esempio nella zona
di Copertino) la cui domanda soprattutto di prodotto locale, è in forte aumento. O anche di drupacee
precoci come albicocche o nettarine che, favorite dal clima benevolo, potrebbero arrivare in
produzione a coltura coperta, con due settimane di anticipo rispetto alle precoci già coltivate in altre
regioni meridionali come Calabria e Sicilia. Per le condizioni pedoclimatiche, ad esempio, se
potrebbe decidere di mettere a coltivazioni i 20mila ettari irrigabili gestiti da Consorzi e Arif nel
Salento impiantando kiwi, si otterrebbe un ottimo prodotto perché lo stesso può essere coltivato solo
a condizione di avere l’acqua. Questa coltivazione è sensibile alla salinità e quindi è adatta ad
utilizzare le acque reflue depurate che sono disponibili negli impianti irrigui dei Consorzi come ad
esempio quello di Gallipoli ed Alezio.
La Conversazione è stata lunga, ricca e complessa, si accenna ma non si approfondisce in modo
esauriente qualche proposta di soluzione.
Il paesaggio non è fisso e immutabile, sarebbe perciò auspicabile una diversificazione sostenibile
della produzione agraria e florovivaistica. Si concorda che proprio la monocoltura dell’olivo
sviluppatasi negli ultimi decenni abbia aggravato la situazione che si è venuta a creare con
l’esponenziale diffusione del batterio e che storicamente il paesaggio salentino era molto più
diversificato.
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Tra gli intervenuti ci sono amministratori comunali che apprezzano il metodo adottato per la
discussione, un laboratorio partecipativo orizzontale. Data la complessità dell'argomento, i convenuti
alla Conversazione sul paesaggio avanzano la richiesta di istituire un Osservatorio del paesaggio
presso la sezione di Lecce di Italia Nostra.
Sono giunte ormai le 21 e l'incontro si scioglie.
Verbale dell’incontro “Osservatorio del paesaggio – primo incontro” (12 aprile 2019)
L’incontro, molto partecipato, vede la presenza di esponenti dell’ordine degli agronomi e di altri
esperti del settore.
Definizione dei temi, dei destinatari e circoscrizione delle aree di interesse dell'Osservatorio:
per il momento si decide di incentrare il lavoro sul Salento e, in particolare, sul territorio della
Provincia di Lecce.
Sono stati individuati diversi tipi di paesaggio, con la consapevolezza delle interrelazioni esistenti tra
gli stessi: il paesaggio agrario o rurale, le coste, il paesaggio urbano, e altre forme del paesaggio
antropizzato (questa definizione è stata accettata pur nella consapevolezza della sua genericità, poiché
il paesaggio antropizzato comprende molti altri tipi di paesaggio), il paesaggio naturale ( anche per
questo paesaggio è stato necessario un approfondimento, su cosa intendiamo con questa definizione,
si è concordato che riguarda il paesaggio che si sviluppa anche in seguito all'abbandono delle attività
agricole). E’ stato proposto anche il paesaggio industriale.
Gli intervenuti sono proseguiti approfondendo i temi riguardanti il paesaggio costiero.
Le coste sono una delle risorse paesaggistiche, ma anche economiche e sociali, più importanti del
nostro territorio. La provincia di Lecce possiede oltre 222 chilometri di litorale, un inestimabile
patrimonio naturale fatto di arenili, sistemi dunali e coste rocciose, arricchiti da un patrimonio
architettonico e culturale altrettanto inestimabile.
E' evidente che l'utilizzo della fascia costiera rappresenti uno dei fattori maggiormente strategici che
coinvolgono non solo gli equilibri geologici naturali, spesso profondamente modificati, ma anche
quelli ecologici, estremamente sensibili ai cambiamenti dell'habitat.
L’eccessiva pressione antropica, tuttavia, con le relative infrastrutture per l’uso turistico, in alcuni
casi sta favorendo i processi di disequilibrio del litorale. Se, da una lato, le coste alte possono figurare
problemi notevoli sulla loro evoluzione, soprattutto per quanto riguarda la instabilità delle falesie ed
il loro arretramento, le spiagge rappresentano l'elemento più sensibile alle variazioni (anche piccole)
degli equilibri costieri e del bilancio sedimentario che è alla base della possibilità di esistenza della
costa depositata. Oggi è ampiamente manifesta la situazione critica di molti tratti della costa italiana,
soprattutto dove la loro stabilità è demandata a massicce opere di difesa, che modificano l’ambiente
e il paesaggio costiero.
Nel processo innescato dal metodo Metaplan vengono individuate le parole chiave che riguardano il
paesaggio costiero:
• Criticità: erosione costiera, sbancamento dune costiere, stress antropico, rifiuti da terra e da
mare, pratiche scorrette di fruizione, pressione turistica, abusivismo edilizio, attacco alla
scogliera, impatto turistico eccessivo e concentrato in pochi periodi dell'anno,
impermeabilizzazione delle fasce costiere, cambiamenti climatici, fragilità dell'ecosistema.
• Le numerose opere di difesa costiera presenti lungo le coste della provincia di Lecce, sono
una realtà. Esse rappresentano una risposta ad uno squilibrio che si è venuto a creare tra la
cronica riduzione di sedimenti derivanti dal sistema dei corsi d’acqua nell’ultimo secolo e la
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crescente pressione antropica che si è sviluppata dagli anni 60 lungo le coste italiane. Negli
ultimi decenni per cercare di “aiutare” i sistemi costieri sono stati messi in campo interventi
cosiddetti di “difesa morbida” (ripascimenti artificiali) spesso associati a costruzione di opere
rigide; tali interventi richiedono ingenti risorse economiche per la realizzazione e la
manutenzione che spesso non sono sufficienti a restituire al sistema quella capacità naturale
di adattarsi ai cambiamenti (resilienza).
• Punti di forza: bellezza, estensione e facile fruibilità. Scarsa presenza di fiumi di grande
portata, costa di enorme pregio naturalistico e paesaggistico.
L'osservatorio propone:
• azioni di sensibilizzazione dei cittadini;
• diffusione di messaggi corretti;
• di sollecitare le amministrazioni ad adottare le seguenti misure: (1) che le Pianificazioni Locali
siano coerenti con quelle Sovraordinate; (2) un Controllo e un Monitoraggio Continuo,
Coordinato e Condiviso del Territorio;
• per quanto riguarda gli interventi immediati, tra le azioni consigliate, vi è il rafforzamento della
resistenza delle zone costiere naturali, ovvero, le spiagge libere, le spiagge dunose, le lagune e i
laghi collegati al mare. Infatti, esse assorbono le mareggiate e costituiscono un habitat prezioso
per variegate specie vegetali ed animali;
• le opere di difesa tradizionali e non, che occorre realizzare, devono essere progettate valutando
compiutamente il loro effetto sulla dinamica dei sedimenti nell'Unità Fisiografica, in modo da
evitare che esse inneschino processi erosivi in litorali adiacenti.
L'osservatorio prevede:
• di aprire i propri lavorio ad altre associazioni ed enti tra cui l'Accademia dei Georgofili e gli
ordini dei geologi e degli agronomi;
• di programmare un nuovo incontro per Maggio;
• di progettare un'azione concreta per mettere in pratica le proposte nella zona tra Spiaggiabella
e Torre Chianca del Comune di Lecce;
• nell’ambito della procedura di VAS relativa al PCC del comune di Lecce possono presentarsi
da parte di Italia Nostra Lecce le osservazioni al suddetto piano delle coste.
Il Comune di Lecce ha già ricevuto nel 2018 una proposta operativa di intervento per il litorale di
Torre Chianca, Spiaggiabella, Torre Rinalda e San Cataldo che potremmo sintetizzare e riproporre.
Inoltre, sarebbe utile coinvolgere altre associazioni ambientaliste attive sul fronte del paesaggio
ovvero verificare se il comune abbia un elenco delle associazioni riconosciute e convenzioni in essere,
oppure di poterne attivare un’azione, ad esempio, sul monitoraggio della linea di costa e dei beni
ambientali e paesaggistici. Per esempio i cordoni dunali sono ancora limati dagli stabilimenti balneari.
Si propone il monitoraggio della presenza e densità di rifiuti speciali e di plastica su un tratto litorale
tipo di 400-500 m o la presenza dei veicoli a motore sulla spiaggia, oppure fornire misurazioni sullo
spiaggiamento della posidonia . Il tutto attraverso una convenzione tra il Comune ed Italia Nostra.
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Sezione di Lecce
Alle ore 20, la seduta si chiude con l'impegno di riconvocarsi nel mese di maggio con l’obiettivo di
definire le proposte.
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