Intervista
al Dottore Agronomo Antonio Bruno sul dibattito sugli abbattimenti dei lupi in
Italia
Dottor
Bruno, qual è la sua opinione sull’approvazione dell’emendamento al disegno di
legge Montagna, che consente gli abbattimenti controllati dei lupi?
Dott.
Antonio Bruno: "L’introduzione
dell’emendamento ha sollevato molte questioni, non solo in termini di tutela
dell’agricoltura, ma anche rispetto alla conservazione ambientale e alla
biodiversità. Comprendo le preoccupazioni degli allevatori per i danni causati
dai lupi al bestiame, ma è fondamentale considerare anche il ruolo ecologico
del lupo come regolatore naturale delle specie, come i cinghiali, che
altrimenti diventano invasivi e difficili da gestire."
In Salento,
qual è la situazione della popolazione dei lupi e dei danni associati alla loro
presenza?
Dott.
Antonio Bruno: "Secondo
i dati dell’ASL di Lecce, parliamo di una popolazione di pochi lupi, e i danni
al bestiame sono stati riscontrati in un numero limitato di casi, pari a circa
lo 0,3% sugli animali censiti. Il lupo sta gradualmente tornando nel Salento
dopo decenni di assenza, e alcune iniziative locali si sono impegnate a
monitorarne la presenza e a promuovere una convivenza sostenibile tra questo
predatore e le comunità umane."
Le
associazioni ambientaliste hanno fortemente criticato l’emendamento, temendo un
rischio di eradicazione della specie dal territorio italiano. Condivide questa
preoccupazione?
Dott.
Antonio Bruno: "Sì,
questa è una preoccupazione legittima. L'Unione Europea protegge il lupo come
specie, e l'emendamento potrebbe esporre l'Italia a violazioni della direttiva
Habitat. Mentre gli allevatori necessitano di tutele per il loro bestiame,
dobbiamo essere cauti nel modificare l'equilibrio ecologico. Eradicare un
predatore come il lupo potrebbe portare a un aumento incontrollato di altre
specie, come cinghiali e cervi, con effetti negativi per l’ambiente e per
l’economia rurale."
C’è chi
sostiene che i lupi non trovino, nelle aree antropizzate del Salento, le
condizioni adatte per coesistere con le altre specie e le attività umane. È
d’accordo?
Dott. Antonio
Bruno: "Il
Salento è sicuramente una zona molto antropizzata e, in queste condizioni, è
più complesso garantire un habitat adeguato ai grandi predatori. Tuttavia, ciò
non significa che si debba ricorrere agli abbattimenti: si potrebbero
sperimentare metodi non letali, come i recinti protettivi o l’introduzione di
cani da guardia. In molti altri Paesi, l’uso di soluzioni preventive ha ridotto
le predazioni senza compromettere l’equilibrio naturale."
Dal punto di
vista agronomico, qual è il ruolo del lupo nell’ecosistema e che impatto ha
sulla biodiversità del territorio?
Dott.
Antonio Bruno: "Il
lupo è un predatore apicale che svolge una funzione di regolazione delle specie
erbivore, come i cinghiali, contribuendo a mantenere l’equilibrio della biodiversità.
Se interveniamo riducendo la popolazione di lupi, rischiamo di alterare
profondamente questo equilibrio. La ‘semplificazione’ della biodiversità, cioè
la riduzione del numero di specie, rende l’ecosistema più vulnerabile, come
abbiamo visto con l’invasione della Xylella, che ha devastato gli ulivi del
Salento."
Cosa pensa
della gestione degli abbattimenti in altre nazioni europee? Potrebbe essere un
modello per l’Italia?
Dott.
Antonio Bruno: "Gli
esperimenti di abbattimenti controllati in Paesi come la Francia hanno spesso
avuto risultati limitati. Eliminare alcuni esemplari senza un piano specifico
spesso destabilizza il branco, che, privo del lupo Alfa, tende a disperdersi e
a cercare cibo in maniera disordinata, causando ulteriori problemi. Non si tratta
semplicemente di rimuovere qualche animale: la gestione del lupo è complessa e
richiede un piano basato su dati scientifici e studi ecologici."
Quale
soluzione propone per trovare un equilibrio tra la tutela degli allevatori e
quella dell’ecosistema?
Dott.
Antonio Bruno: "Il
dialogo è essenziale per trovare soluzioni che rispondano alle esigenze di
tutte le parti coinvolte. Credo che sia possibile mettere in atto strategie di
difesa non letali e prevedere dei rimborsi economici per i danni subiti dagli
allevatori. A livello locale, bisognerebbe proseguire i monitoraggi come quello
del progetto ‘Hic Sunt Lupi’ e coinvolgere agricoltori e cittadini per
costruire una convivenza più armoniosa. Solo così, potremo garantire la
protezione del lupo e la sostenibilità delle attività agricole nel lungo
periodo."
Grazie per
il suo tempo, Dottor Bruno. Un ultimo commento?
Dott.
Antonio Bruno:
"Dobbiamo ricordare che l’equilibrio della natura è delicato, e ogni
intervento umano lascia delle tracce. È necessario lavorare insieme per trovare
soluzioni sostenibili che rispettino l’ecosistema e, al contempo, sostengano le
comunità agricole. È un lavoro complesso, ma anche una sfida che non possiamo
ignorare."