sabato 23 novembre 2024

"Ulivi millenari: il fallimento della gestione locale e l’urgenza di un intervento statale"

 


"Ulivi millenari: il fallimento della gestione locale e l’urgenza di un intervento statale"

di Antonio Bruno

La gestione del problema Xylella fastidiosa nella provincia di Lecce è un caso emblematico di come l'inazione e la mancanza di iniziativa locale possano trasformarsi in una tragedia culturale, ambientale ed economica. In 13 anni, nonostante i fondi pubblici erogati, non si è riusciti a rigenerare il paesaggio rurale né a proteggere adeguatamente gli ulivi, simbolo millenario di Puglia. Di fronte a questa realtà, diventa urgente ripensare il modello di gestione del territorio.

Un confronto con altre realtà, come quelle descritte nell’iniziativa del Parco degli Ulivi Monumentali di Ostuni, evidenzia l’enorme differenza di approccio. Qui, piccoli proprietari inglesi, francesi e australiani, uniti agli operatori locali, hanno attivato un progetto pionieristico: la creazione della prima zona speciale di conservazione al mondo per contrastare il batterio. Il progetto non si limita a interventi simbolici, ma punta a obiettivi chiari e misurabili, come l’innesto di 300 ulivi entro il 2025 e di 1.000 entro il 2026, grazie a un partenariato tra privati e associazioni no-profit come A.m.o. Puglia e Save the Olives.

Questo modello dimostra come una visione comunitaria e strategica possa generare risultati tangibili. La gestione di 25 ettari già assicurati come area di conservazione non solo tutela gli ulivi monumentali, ma rappresenta un laboratorio di innovazione agronomica, sostenibilità e turismo ecologico, con l’ambizione di integrarsi nel programma Green Citizens dell’Unesco.

In netto contrasto, la situazione nella provincia di Lecce continua a essere dominata da una richiesta passiva di risorse, senza alcuna visione strategica né interventi incisivi. È evidente che i proprietari terrieri locali, sia grandi sia piccoli, hanno fallito nel ruolo di custodi del paesaggio. Questa incapacità di agire in 13 anni è la prova che la gestione del paesaggio rurale non può più essere affidata a loro.

Conclusione: è tempo di un cambio radicale. Lo Stato deve assumere la responsabilità diretta del paesaggio agrario nella provincia di Lecce. Come dimostrano progetti virtuosi come quello di Ostuni, solo una gestione centralizzata, basata su obiettivi scientifici, può garantire la protezione e la valorizzazione di un patrimonio unico al mondo. L’inerzia e l’assenza di iniziativa locale sono costate troppo, e il futuro degli ulivi millenari non può più essere lasciato nelle mani di chi ha dimostrato di non saper agire.

Antonio Bruno

venerdì 22 novembre 2024

Intervista al Dott. Antonio Bruno, esperto in diagnostica urbana e territoriale, sul cambiamento climatico e le sue implicazioni per l’agricoltura in Puglia

 


Intervista al Dott. Antonio Bruno, esperto in diagnostica urbana e territoriale, sul cambiamento climatico e le sue implicazioni per l’agricoltura in Puglia

Dott. Bruno, il cambiamento climatico è ormai una realtà innegabile. Quanto è preoccupante la situazione in Puglia?
La situazione in Puglia è decisamente critica. I dati presentati dall'ultimo Rapporto Città-Clima di Legambiente sono allarmanti: la regione è al terzo posto in Italia per numero di eventi meteorologici estremi, con 17 episodi registrati nel 2024. Questo include grandinate, trombe d’aria e piogge intense che danneggiano i raccolti e mettono a rischio l’economia agricola, un pilastro fondamentale del nostro PIL. Inoltre, la siccità, con una riduzione delle piogge del 46% nei primi sette mesi del 2024 rispetto alla media trentennale, ha avuto effetti devastanti su colture chiave come l’olivo, i vigneti, gli alberi da frutto e il grano.

Quali sono le ripercussioni economiche di questa situazione?
Le ripercussioni sono profonde. Solo per il 2024, si stima che la produzione di olio d'oliva in Puglia sarà all'80% rispetto al 2023, con conseguenze pesantissime per una regione che rappresenta circa il 50% della produzione nazionale. L’impatto non riguarda solo l’olio: la mancanza di piogge e l’aumento delle temperature hanno colpito la produzione di miele, con una riduzione stimata fino al 95%, e danneggiato gravemente altre colture strategiche. Se consideriamo le stime nazionali del Piano di adattamento climatico, senza interventi concreti, il settore agroalimentare rischia perdite economiche annuali pari a 12,5 miliardi di euro entro il 2050.

Come si può affrontare questa emergenza? Quali soluzioni suggerisce?
Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del 2023 individua 361 misure, di cui 28 dedicate all’agricoltura. Tuttavia, queste misure necessitano di attuazione immediata. Per adattarci ai nuovi scenari, è essenziale un cambio di paradigma: dobbiamo passare all’agroecologia, ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, e investire in pratiche sostenibili. La micro-irrigazione, ad esempio, è una soluzione efficace per ridurre lo spreco idrico, specialmente se combinata con l’uso di acque reflue depurate.

E per quanto riguarda il consumo di suolo, un altro tema critico?
Una legge contro il consumo di suolo è indispensabile. In Puglia, la pressione sulle aree agricole è forte, ma dobbiamo proteggere i terreni coltivabili e promuovere sistemi di agroforestazione, che combinano alberi e colture per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici. È importante anche ridurre il carico zootecnico, una delle principali fonti di emissioni di gas serra.

Quale ruolo possono giocare le tecnologie e la ricerca in questo processo di adattamento?
Le tecnologie moderne offrono strumenti cruciali per monitorare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Non si tratta di massimizzare le produzioni, ma di ridurre gli input negativi, ottimizzando l’uso delle risorse e supportando gli agricoltori con dati e modelli predittivi. Anche la promozione del biologico, incentivandone l’adozione nelle mense scolastiche o negli ospedali, può contribuire a un’agricoltura più sostenibile.

Ci sono altre strategie a cui pensa per rilanciare l’agricoltura pugliese?
Un aspetto da non sottovalutare è il rilancio dell’occupazione agricola, oggi limitata a un milione di occupati in tutta Italia. Favorire il lavoro in agricoltura, soprattutto nelle aree interne e nelle zone colpite da eventi estremi, può contribuire a ricostruire il tessuto economico e sociale. Inoltre, dovremmo rivalutare le colture tradizionali in base alla loro resilienza climatica, magari spostandole in aree più alte o meno soggette a condizioni climatiche avverse.

In conclusione, qual è la priorità assoluta per il futuro?
La priorità è agire subito, senza rimandare. Il cambiamento climatico non aspetta, e ogni ritardo costa caro in termini di vite umane, economia e ambiente. Implementare il Piano di adattamento, proteggere il nostro suolo, investire in sostenibilità e tecnologie sono passi fondamentali per garantire un futuro all’agricoltura pugliese e all’intero Paese. La consapevolezza è alta, ora servono azioni concrete.

Grazie, Dott. Bruno, per il suo contributo prezioso.
Grazie a voi per l’attenzione su un tema così cruciale.



Come sta andando la Puglia nella lotta al cambiamento climatico? Dal database CIRO una panoramica delle performance aggiornate della regione, con punti di forza e fronti su cui migliorare.

EMISSIONI: la Puglia registra emissioni pro capite più alte della media nazionale, soprattutto per via delle alte emissioni industriali; anche gli assorbimenti naturali non sono alti in rapporto alla superficie della Regione. 

ENERGIA: i consumi di energia pro-capite della Puglia sono fra i più bassi del Paese e il mix energetico si discosta particolarmente dalla media nazionale, soprattutto per gli alti consumi di carbone. 

RINNOVABILI: la Puglia è la seconda regione italiana per kW installati nel 2022 con 17,8 kW pro capite (contro una media nazionale di 10,2); tuttavia la quota di rinnovabili è ancora leggermente inferiore alla media nazionale.  

TRASPORTI: la Puglia presenta performance abbastanza positive per quanto riguarda il settore dei trasporti, come testimoniato dalle basse emissioni settoriali pro-capite e da uno dei tassi di motorizzazione più bassi del Paese; per quanto riguarda le auto elettriche, la quota sulle immatricolazioni nel 2022 è stata inferiore alla media nazionale, così come anche il numero di passeggeri in rapporto alla popolazione trasportati dal trasporto pubblico locale. 

EDIFICI: la performance del settore degli edifici in Puglia è molto positiva, sia in termini di efficienza generale dei consumi delle abitazioni (201 kWh/mq, contro una media nazionale di 227) che di emissioni settoriali pro-capite e di quota di consumi elettrici (pari al 30%); meno positivi invece i risultati sulla quota di edifici in classe A.  


Fonte: https://italyforclimate.org/puglia-le-performance-per-contrastare-il-cambiamento-climatico/ 

giovedì 21 novembre 2024

L'inerzia dell'applicazione pratica: il caso Xylella e il paradigma neoliberista

 


L'inerzia dell'applicazione pratica: il caso Xylella e il paradigma neoliberista 

di Antonio Bruno

Nel 1747, il medico britannico James Lind dimostrò con il primo esperimento clinico controllato che lo scorbuto, malattia devastante che affliggeva i marinai, poteva essere prevenuto consumando agrumi, ricchi di vitamina C. Nonostante l’evidenza scientifica, la Royal Navy impiegò quasi mezzo secolo per adottare sistematicamente il succo di lime, perdendo migliaia di vite a causa di scetticismo e inerzia. Questo episodio storico illustra come la scienza, priva di un’efficace applicazione pratica, rimanga sterile.

Oggi, il dramma si ripete con la diffusione della Xylella fastidiosa, il batterio killer degli ulivi che minaccia il paesaggio agrario della Puglia. La lotta contro questa emergenza ha prodotto un impressionante sforzo scientifico, con 15 progetti di ricerca in corso e un investimento di 50 milioni di euro da parte di governi e istituzioni europee. Tra le iniziative emergono studi su cultivar resistenti, metodi di controllo del batterio e degli insetti vettori, nonché nuove tecniche di diagnosi. Tuttavia, questo impegno rischia di essere vano senza un’effettiva traduzione sul campo.

Xylella: scienza senza governance

Il monitoraggio in Puglia rappresenta un’eccellenza mondiale, analizzando oltre 100.000 campioni all’anno. Tuttavia, l’assenza di una cabina di regia nazionale, capace di coordinare le varie attività di ricerca, ostacola l’efficacia delle azioni. Inoltre, come emerso in una recente audizione alla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, il batterio continua ad avanzare, complice l’inerzia climatica e istituzionale. Mentre gli scienziati propongono misure pratiche, come l’utilizzo di varietà resistenti attraverso sovrainnesti, l’implementazione su larga scala rimane frammentaria.

Nella Piana degli Ulivi Monumentali, patrimonio unico che si estende da Carovigno a Polignano a Mare, l’avanzata del batterio è meno rapida rispetto al basso Salento, ma non per questo meno allarmante. Il mancato intervento tempestivo potrebbe tradursi in una perdita irrimediabile di questo paesaggio iconico.

Il fallimento del neoliberismo agrario

Il caso della Xylella dimostra l’inadeguatezza di un approccio neoliberista al paesaggio agrario, dove la competizione tra soggetti privati e la delega esclusiva ai singoli imprenditori agricoli non garantiscono soluzioni efficaci. Come accaduto per la Royal Navy nel XVIII secolo, anche oggi l’assenza di un intervento centralizzato e coordinato comporta il rischio di sacrificare intere economie locali e patrimoni culturali sull’altare dell’inerzia politica e della frammentazione.

L’agricoltura pugliese, e in particolare il suo paesaggio, è un bene collettivo che va preservato non solo per ragioni economiche, ma anche culturali ed ecologiche. Questo obiettivo richiede un approccio integrato e pubblico, che solo lo Stato può garantire. Serve un Ente apposito, con risorse adeguate e una visione strategica, per salvaguardare un patrimonio che appartiene a tutti noi.

Conclusione

La lezione di James Lind e dello scorbuto, così come quella odierna della Xylella fastidiosa, ci ricorda che la scienza, da sola, non basta. Il neoliberismo, con la sua fede nella gestione privata, non può rispondere a emergenze collettive come quelle del paesaggio agrario. È tempo che lo Stato torni a essere protagonista, istituendo un Ente dedicato alla protezione del nostro patrimonio agricolo, per garantire un futuro sostenibile e condiviso.

mercoledì 20 novembre 2024

Giornata degli Alberi 2024

 


Giornata degli Alberi 2024

Tre giorni di eventi per celebrare il verde

Il Coordinamento per gli Alberi e il Verde Urbano di Lecce, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, organizza Talee 2024, un’iniziativa già alla terza edizione, che ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Lecce e la collaborazione del Polo Biblio-museale di Lecce, dedicata agli alberi in città, che si svolgerà a Lecce con tre appuntamenti per divulgare nuove conoscenze e prassi per la gestione del rischio arboreo, far conoscere le diverse specie botaniche esistenti e le loro capacità di adattamento e resilienza in ambiente urbano e, in ultimo, per diffondere la cultura ecologista e le prassi e politiche necessarie per l’ambiente e la società umana.

Oggi 21 novembre 2024 dalle 11 alle 12.30, viale San Nicola (nei pressi di Porta Napoli), la dimostrazione di valutazione del rischio arboreo e divulgazione del Protocollo Areté, metodo per indagare il Sistema Albero nella sua complessità. Questo evento, aperto come i seguenti a tutta la cittadinanza, è dedicato anche al personale tecnico dell’Amministrazione Comunale e a tutti i professionisti interessati al tema della gestione degli alberi in città.

Domenica 24 novembre, dalle 10 alle 12, passeggiata botanica itinerante da Porta Napoli al giardino delle Mura Urbiche - aperto per l’occasione - attraverso i parchi arborei del Circolo tennis “Mario Stasi” e dell’area c.d. “ex Carlo Pranzo”. La passeggiata sarà un’occasione di conoscenza di alcune specie botaniche esistenti e delle loro strategie di adattamento e resilienza in ambiente urbano e si articolerà in momenti divulgativi alternati a letture e accompagnamenti musicali. Mercoledì 4 dicembre, infine, dalle 18 alle 20, presso la Biblioteca Bernardini, ex Convitto Palmieri, presentazione del libro “Le parole giuste. Glossario ecologista”, una collettanea a cura di A Sud, edita da Fandango editore. La presentazione ha l’obiettivo di divulgare conoscenze e strumenti indispensabili per la partecipazione dei cittadini al dibattito e alle scelte su ambiente ed ecologia.

Città più ’green’ : "Così si riduce il rischio di danni alluvionali"

Le piante in città: benefici ambientali, gestione sostenibile e risparmio energetico. Intervista a Francesco Ferrini sull'importanza del verde urbano per migliorare la qualità della vita e contrastare il dissesto idrogeologico.


Un mondo più verde per migliorare la vivibilità delle città e favorire il risparmio energetico. Le piante possono contribuire non poco alla qualità della vita dei centri urbani. Ne abbiamo parlato con Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso il Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (Dagri) dell’Università di Firenze e presidente del Distretto Vivaistico Ornamentale di Pistoia.
Quali sono gli effetti delle piante nei centri abitati?
"Oltre a sottrarre anidride carbonica e rilasciare ossigeno, le piante contribuiscono a ridurre l’inquinamento atmosferico, mitigano l’effetto "isola di calore" rendendo l’ambiente più confortevole durante l’estate. Inoltre, aiutano a trattenere l’acqua piovana, riducendo il rischio di allagamenti. Non secondari sono gli effetti su salute e benessere mentale. Dal punto di vista psicologico, il verde riduce lo stress e favorisce l’interazione sociale, migliorando il senso di comunità e la qualità della vita urbana".
Qual è il giusto approccio per gestire il verde in città? E quanti alberi servono?
"Occorre un approccio integrato e sostenibile, tenendo conto sia dei benefici ambientali che delle esigenze della comunità. Questo implica una pianificazione a lungo termine, con la scelta di specie vegetali non solo autoctone, ma soprattutto in grado di far fronte ai cambiamenti climatici, l’adozione di tecniche di gestione ecologiche e l’implementazione di spazi verdi accessibili a tutti. È essenziale coinvolgere i cittadini nella cura del verde, creando un senso di responsabilità collettiva. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda almeno 9 mq di verde urbano per abitante, e uno studio dell’Onu suggerisce di piantare almeno un albero per ogni tre abitanti. Un parametro attualmente considerato è il 30% almeno di copertura arborea, percentuale che pochissime città italiane possono raggiungere".
Le piante possono contribuire a limitare il dissesto idrogeologico?
"Svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione e limitazione del dissesto idrogeologico. Le radici stabilizzano il suolo, riducendo l’erosione. Le radici trattengono il terreno, migliorandone la struttura e riducendo la possibilità che piogge intense provochino cedimenti. Inoltre, gli alberi intercettano grandi quantità di acqua piovana con le chiome e attraverso le radici, rallentando il flusso superficiale dell’acqua. La chioma aiuta anche a disperdere la forza delle precipitazioni, riducendo il rischio di erosione. In aree collinari e montuose, dove il dissesto idrogeologico è comune, la presenza di vegetazione è essenziale per mitigare questi rischi. La riforestazione e la corretta gestione del verde possono quindi contribuire significativamente alla riduzione dei fenomeni di dissesto, migliorando la capacità di assorbimento del terreno e la sua stabilità".
Alberi ed energia: quali legami ci sono?
"Le piante convertono l’energia solare in energia chimica, immagazzinata sotto forma di zuccheri. E questa capacità è alla base di molte fonti energetiche rinnovabili. Poi le piante possono essere utilizzate per produrre energia rinnovabile. Biomasse vegetali, come legna, scarti agricoli e colture dedicate (mais, canna da zucchero), vengono trasformate in biocarburanti (bioetanolo, biodiesel) o utilizzate direttamente per produrre calore ed elettricità. A questo si aggiunge il loro uso come isolanti naturali: la vegetazione urbana, come tetti e pareti verdi, riduce il consumo energetico degli edifici".
L’uso delle piante può quindi contribuire al risparmio energetico?
"Certamente, soprattutto in contesti urbani. Ad esempio, alberi e vegetazione ben posizionati possono ridurre la necessità di condizionamento durante i mesi estivi, abbassando il consumo energetico. Le coperture vegetali sugli edifici (tetti e pareti verdi) agiscono come isolanti termici, riducendo la dispersione di calore in inverno e mantenendo gli edifici freschi d’estate. Questo migliora l’efficienza energetica, riducendo il bisogno di riscaldamento e raffreddamento. Alberi e siepi possono fungere da barriere naturali contro il vento, proteggendo edifici e spazi aperti. Riducendo la velocità del vento, aiutano a diminuire la dispersione termica degli edifici e quindi la richiesta energetica per il riscaldamento. In sintesi, la corretta gestione del verde urbano e l’uso strategico delle piante non solo migliorano l’efficienza energetica degli edifici, ma contribuiscono anche a rendere le città più sostenibili e vivibili".

fonte: https://www.quotidiano.net/speciali/energia/citta-piu-green-cosi-a8fbd5b5?fbclid=IwY2xjawGrvLlleHRuA2FlbQIxMAABHX6XCT-iDpSY434hyDp_LKMYYjoW-XXBDwFlvmtA5FvCmrzXmr4nfrcGFA_aem_c71EKM97Y2DHW99r3D-WHg&live

Un nuovo paradigma per la gestione del paesaggio rurale del Salento: tra agricoltura, ambiente ed energia verde

 


Un nuovo paradigma per la gestione del paesaggio rurale del Salento: tra agricoltura, ambiente ed energia verde 

di Antonio Bruno

Il paesaggio rurale del Salento, segnato dalle drammatiche conseguenze della diffusione del batterio Xylella fastidiosa, è un simbolo della necessità di ripensare la gestione territoriale in Puglia. Le province di Lecce e Brindisi, in particolare, testimoniano gli effetti di una crisi ambientale che non si limita all’olivicoltura, ma interessa l’intera struttura socio-economica e paesaggistica del territorio.

Il recente decreto del Ministero dell’Ambiente delinea un approccio contestuale nella pianificazione regionale, ponendo un’urgenza: ripartire da una ricognizione dello stato del paesaggio rurale. Questo obbliga a considerare non solo le dinamiche agricole, ma anche l’integrazione con la produzione di energia verde, in un’ottica di sviluppo sostenibile e tutela ambientale.

La Xylella e il degrado del paesaggio salentino

Il disseccamento della foresta di ulivi nel Salento rappresenta una delle crisi ambientali più gravi della storia recente del Mediterraneo. Secondo il rapporto EFSA (European Food Safety Authority, 2020), la diffusione della Xylella fastidiosa è stata favorita da un complesso intreccio di fattori, tra cui l’incuria diffusa, la frammentazione della proprietà fondiaria e l’assenza di una strategia coordinata per la gestione del territorio.

Le province di Lecce e Brindisi hanno subito un fenomeno di desertificazione che non può essere affrontato con misure frammentarie. La rigenerazione del paesaggio richiede un intervento organico che coniughi agricoltura e innovazione. La produzione di energia verde, se integrata in maniera armonica, può costituire un’occasione per ridare vitalità al territorio, creando nuovi modelli di sostenibilità e sviluppo.


Superare i nodi strutturali dell’agricoltura locale

Il rilancio del Salento deve partire dalla rimozione degli ostacoli strutturali che bloccano l’agricoltura locale. Tra questi spiccano:

  1. La rendita agraria delle grandi proprietà terriere, spesso orientata più alla conservazione che alla produzione.
  2. La parcellizzazione del territorio agricolo, aggravata dai processi ereditari che frammentano ulteriormente le proprietà, rendendone complessa la gestione.

Questa situazione richiede un progetto di rigenerazione territoriale che superi le logiche del latifondo e della piccola agricoltura di sussistenza, promuovendo forme cooperative e innovative di gestione agricola. Come sottolineato da Fleskens et al. (2014), il recupero dei terreni abbandonati attraverso pratiche sostenibili può migliorare la resilienza agricola e ridurre l’erosione del suolo, un problema critico per le aree mediterranee.

 

Un Ente per la Rigenerazione e la Gestione Integrata del Paesaggio Salentino

Il Salento, devastato dal batterio Xylella fastidiosa e da decenni di incuria e crisi strutturali, necessita di un intervento sistemico che guardi oltre le logiche emergenziali. La Regione Puglia deve assumere il ruolo di promotrice di un Ente Statale per la rigenerazione e gestione integrata del paesaggio agrario, capace di coniugare produzione agricola e transizione ecologica attraverso un approccio innovativo e sostenibile.

Un modello integrato di agricoltura e energia: l’agrivoltaico

Un elemento chiave per la rinascita del Salento è l’introduzione dell’agrivoltaico, una soluzione che permette di integrare la produzione di energia rinnovabile con l’agricoltura. L’agrivoltaico consente di:

  • Massimizzare l’uso del suolo, con impianti fotovoltaici sopraelevati che permettono il mantenimento della coltivazione sottostante.
  • Ridurre l’impatto ambientale rispetto agli impianti fotovoltaici tradizionali a terra.
  • Incrementare la resilienza climatica, migliorando la qualità del suolo e proteggendo le colture da eventi meteorologici estremi.

L’Ente Statale proposto deve essere incaricato della gestione congiunta dell’agrivoltaico e della produzione agricola. In questo modo, la produzione di cibo ed energia diventa una funzione strategica dello Stato, con il duplice obiettivo di garantire la sicurezza alimentare e accelerare la transizione energetica.

I compiti dell’Ente Statale

L’Ente, con finanziamenti adeguati e una visione di lungo periodo, deve svolgere le seguenti funzioni:

  1. Sviluppo e gestione dell’agrivoltaico:
    • Identificare le aree idonee per impianti agrivoltaici, privilegiando terreni degradati o abbandonati.
    • Promuovere progetti che rispettino le caratteristiche paesaggistiche e culturali del Salento, come previsto dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR).
    • Realizzare un sistema di co-gestione che coinvolga agricoltori e tecnici dell’energia, garantendo che la produzione agricola non sia sacrificata.
  2. Rigenerazione del paesaggio agrario:
    • Incentivare il reimpianto di ulivi resistenti alla Xylella e la diversificazione delle colture.
    • Promuovere una gestione agricola sostenibile, attraverso pratiche di agroecologia e conservazione del suolo.
  3. Produzione di energia rinnovabile:
    • Integrare la produzione di energia verde con la rigenerazione del paesaggio, contribuendo agli obiettivi di decarbonizzazione del Paese.
    • Coordinare la distribuzione dell’energia prodotta dall’agrivoltaico, destinandola in parte alle comunità locali per contrastare la povertà energetica.
  4. Promozione di ricerca e innovazione:
    • Sostenere lo sviluppo di tecnologie per migliorare l’efficienza degli impianti agrivoltaici e la produttività agricola.
    • Collaborare con università e centri di ricerca per studiare gli effetti dell’agrivoltaico sul paesaggio, sul suolo e sulle comunità locali (Amaducci et al., 2018).

Finanziamento e governance

La Regione Puglia deve avanzare al Governo la proposta di un Ente pubblico interamente finanziato dallo Stato, con un modello di governance che coinvolga:

  • Rappresentanti delle istituzioni locali e regionali.
  • Associazioni di agricoltori e operatori del settore energetico.
  • Esperti di pianificazione territoriale e gestione del paesaggio.

I fondi possono provenire da programmi europei per la sostenibilità, come il Green Deal Europeo, il Programma LIFE e il Fondo per una Transizione Giusta.

Conclusione: un futuro resiliente e sostenibile

La creazione di un Ente Statale per la rigenerazione del Salento rappresenta un passo decisivo per trasformare una crisi profonda in un’opportunità di innovazione e sviluppo sostenibile. Attraverso l’agrivoltaico, l’Ente diventerà il motore di un modello che integra agricoltura, energia e tutela ambientale, restituendo vitalità a un territorio unico e prezioso.

Questo approccio sistemico garantisce non solo il recupero del paesaggio salentino, ma anche la creazione di un paradigma replicabile in altre aree del Paese colpite da sfide simili. È un’occasione per ridisegnare il futuro del territorio, unendo tradizione e innovazione in una visione condivisa di benessere e sostenibilità.

 Antonio Bruno

Guida pratica alla coltivazione della Setcreasea viola (Tradescantia pallida)

 


Guida pratica alla coltivazione della Setcreasea viola (Tradescantia pallida)

La Tradescanthia , meglio nota come Erba Miseria, è chiamata così perché capace di sopravvivere in condizioni estreme.

La Tradescantia pallida, comunemente chiamata "setcreasea viola" o "pianta porpora", è una pianta ornamentale molto apprezzata per le sue foglie di un vivace colore viola, ideali per ravvivare gli interni. Di seguito trovi una guida pratica per coltivarla al meglio, con spiegazioni scientifiche e consigli applicabili.


1. Luce e Posizione

  • Consiglio: Posiziona la pianta in un luogo ben illuminato, evitando però la luce solare diretta.
  • Spiegazione: La luce intensa stimola la produzione di antociani, i pigmenti responsabili del colore viola delle foglie. Tuttavia, l’esposizione diretta può causare scottature alle foglie, compromettendo la fotosintesi【1】【2】.

2. Temperatura

  • Consiglio: Mantieni una temperatura tra i 18-20°C, evitando correnti fredde.
  • Spiegazione: Temperature costanti favoriscono l’attività metabolica della pianta, mentre il freddo riduce la circolazione dei nutrienti e il metabolismo delle cellule, causando decolorazione o arresto della crescita【2】【3】.

3. Irrigazione

  • Consiglio: Annaffia solo quando il substrato è asciutto, circa ogni 3-4 giorni, evitando ristagni.
  • Spiegazione: La setcreasea ha radici sensibili all’asfissia causata da ristagni idrici. Un’umidità controllata permette alle radici di assorbire ossigeno necessario alla respirazione cellulare【4】【5】.

4. Potatura

  • Consiglio: Pota ogni 2-3 anni per stimolare la crescita e mantenere una forma compatta.
  • Spiegazione: La potatura rimuove le parti invecchiate o danneggiate, riducendo il consumo di risorse da parte di tessuti non più funzionali e stimolando la crescita di nuove gemme【6】.

5. Propagazione

  • Consiglio: Prendi talee dai gambi durante il trapianto e radicale in acqua o direttamente nel terreno.
  • Spiegazione: Le talee sfruttano la capacità delle cellule meristematiche di rigenerare tessuti mancanti, formando nuove radici in pochi giorni grazie alla presenza di ormoni vegetali naturali come le auxine【7】【8】.

6. Substrato

  • Consiglio: Usa un substrato ben drenante, mescolato con materiali come corteccia, perlite o ghiaia.
  • Spiegazione: Un substrato poroso permette il corretto drenaggio dell’acqua, prevenendo il ristagno e favorendo una buona ossigenazione delle radici, essenziale per il loro metabolismo【5】【9】.

7. Fertilizzazione

  • Consiglio: Applica fertilizzante ricco di fosforo e potassio ogni 1-2 settimane durante il periodo di crescita attiva.
  • Spiegazione: Il fosforo favorisce lo sviluppo radicale e la fioritura, mentre il potassio rafforza le pareti cellulari, migliorando la resistenza della pianta a stress ambientali e parassiti【10】【11】.

8. Pulizia delle Foglie

  • Consiglio: Usa un pennello morbido per rimuovere polvere o sporco dalle foglie.
  • Spiegazione: Una superficie fogliare pulita migliora l’assorbimento della luce, essenziale per la fotosintesi. Inoltre, la rimozione regolare previene l’accumulo di spore di funghi o larve di parassiti【12】【13】.

9. Protezione contro i Parassiti

  • Consiglio: Controlla la comparsa di parassiti e utilizza un mix di acqua, sapone e alcool per combatterli.
  • Spiegazione: La miscela rompe la cuticola protettiva dei parassiti, causando la loro disidratazione e morte. È una soluzione efficace e rispettosa dell’ambiente【14】【15】.

10. Ventilazione

  • Consiglio: Evita correnti fredde durante la ventilazione. Se necessario, sposta la pianta in un ambiente più caldo.
  • Spiegazione: Le correnti fredde riducono rapidamente la temperatura delle foglie, provocando stress termico e rallentando i processi fotosintetici e metabolici【16】【17】.

Fonti

  1. Taiz, L., Zeiger, E. (2015). Plant Physiology and Development. Sinauer Associates.
  2. Lichtenthaler, H.K. (1987). "Chlorophylls and carotenoids: Pigments of photosynthetic biomembranes." Methods in Enzymology, 148.
  3. Nobel, P.S. (1999). Physicochemical and Environmental Plant Physiology. Academic Press.
  4. Jones, H.G. (2013). Plants and Microclimate: A Quantitative Approach to Environmental Plant Physiology. Cambridge University Press.
  5. Soil and Water Journal, articoli sull'irrigazione ottimale e drenaggio del substrato.
  6. European Journal of Horticulture Studies (2020). "Potatura e strategie di mantenimento per piante ornamentali".
  7. Raven, P.H., Evert, R.F., Eichhorn, S.E. (2005). Biology of Plants. Freeman.
  8. Chapman, G.P. (1996). The Biology of Grasses. CAB International.
  9. Baker, K.F., & Cook, R.J. (1982). Biological Control of Plant Pathogens. W.H. Freeman and Company.
  10. Marschner, H. (2011). Marschner's Mineral Nutrition of Higher Plants. Academic Press.
  11. Mortensen, L.M. (1992). "Effects of temperature and light on the growth and yield of some ornamental pot plants." Scientia Horticulturae.
  12. Powell, C.C., & Lindquist, R.K. (1997). "Fungal pathogens on ornamental plants." Journal of Plant Protection.
  13. Richardson, M.D. (2003). "Foliar diseases of ornamental plants: Management and control." HortScience.
  14. Arnold, S.E.J. (2020). "Biopesticidi e protezione ambientale." Agricultural Science Review.
  15. Pimentel, D. (2009). Environmental and Economic Costs of the Application of Pesticides Primarily in the United States. Springer.
  16. Berry, J.A., Björkman, O. (1980). "Photosynthetic response and adaptation to temperature in higher plants." Annual Review of Plant Biology.
  17. Zhu, X.G., Long, S.P., Ort, D.R. (2010). "Improving photosynthetic efficiency for greater yield." Annual Review of Plant Biology.

La Zucca e la Cucuzza Genovese a Supersano (LE) è la “Cucuzza paccia”: Delizie Salentine Ricche di Proprietà e Benefici


 La Zucca e la Cucuzza Genovese a Supersano (LE) è la “Cucuzza paccia”: Delizie Salentine Ricche di Proprietà e Benefici

L'agricoltura salentina si distingue per la sua varietà di prodotti, tra cui spiccano la zucca e la Cucuzza Genovese, ortaggi che non solo soddisfano il palato ma offrono anche numerosi benefici per la salute e la bellezza.
La Versatilità delle Zucche Salentine: Cucurbita Maxima, Cucurbita Pepo, Cucurbita Moschata
Le zucche della Cucurbitaceae, come la Cucurbita maxima, la Cucurbita pepo e la Cucurbita moschata, arricchiscono l'agricoltura salentina con la loro varietà di forme e sapori. La Cucurbita maxima, imponente e adatta alla conservazione, trova spazio nelle zuppe e nei purè. La Cucurbita pepo, regina da tavola, offre polpa succulenta ideale per molteplici preparazioni. La Cucurbita moschata, con la sua dolcezza delicata, è protagonista di zuppe, risotti e dolci.
La Misteriosa Cucuzza Genovese e la Storia dell'Agricoltura Salentina
Nel ricco panorama agricolo salentino, la Cucuzza Genovese emerge come una figura affascinante. Consumabile sia verde che matura, questa cucurbitacea dalla forma bizzarra ha conquistato le tavole salentine. L'origine dell'appellativo "genovese" potrebbe risalire a secoli fa, durante i traffici tra Liguria e Puglia. Documenti storici confermano la sua presenza già nel XIX secolo, e un antico Codice ebraico di Parma del 1072 menziona la "cucuzza longa", termine ancora in uso per identificarla.
Proprietà e Benefici della Zucca: Un Alleato per la Salute
Oltre al suo ruolo nelle ricette e nelle tradizioni, la zucca si distingue per le sue proprietà salutari. Povera di calorie ma ricca di fibre, la zucca è un ortaggio dalle qualità antiossidanti, diventando un alleato per la salute del cuore. La presenza di carotene, vitamina A, vitamina C e vitamina B1, unitamente a minerali come calcio, fosforo, sodio e potassio, rendono la zucca un alimento nutriente e benefico per il nostro organismo.
I Benefici della Zucca nella Dieta e nella Cosmesi
La zucca, con il suo contenuto di acqua elevato e la bassa presenza di zuccheri, è un elemento consigliato nelle diete per la sua alta digeribilità e capacità di stimolare la diuresi. Contribuisce alla riduzione del colesterolo, proteggendo il cuore e le arterie. Inoltre, i suoi semi, ricchi di cucurbitina, sono utili nella prevenzione di disfunzioni dell'apparato urinario.
La zucca non è solo una delizia culinaria; le sue proprietà benefiche si estendono anche alla cosmesi. Amica della pelle, la zucca è utilizzata in maschere nutrienti per il viso e nelle creme fai-da-te per lenire le infiammazioni cutanee, particolarmente adatte al periodo autunnale.
Valori Nutrizionali della Zucca: Un Regalo dalla Natura
La tabella dei valori nutrizionali della zucca, riconosciuta da CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria, conferma la ricchezza di questo ortaggio. Con soli 18 kcal per 100 grammi, la zucca offre un concentrato di sostanze benefiche, tra cui vitamine, minerali, aminoacidi e fibre.
Conclusioni: Celebrare la Zucca e la Cucuzza Genovese nelle Tradizioni Salentine
In conclusione, la zucca e la Cucuzza Genovese si rivelano non solo delizie per il palato ma veri e propri elisir di salute. Da protagonisti nelle cucine salentine a alleati per la bellezza della pelle, questi ortaggi rappresentano un patrimonio agricolo e culinario da celebrare. Che siano utilizzati in zuppe, risotti, creme viso o maschere nutrienti, la zucca e la Cucuzza Genovese aggiungono colore e benessere alle tradizioni salentine, rendendo ogni boccone e ogni trattamento un omaggio alla ricchezza della terra e alla saggezza delle antiche tradizioni.
La foto è del profilo Facebook BIODIVERSO
Nessuna descrizione della foto disponibile.
Tutte le reazioni:
Patrizia Micali, Sergio Abaterusso e altri 4
Commenti: 3
Condivisioni: 3
Condividi