domenica 3 novembre 2024

Intervista al Dottor Antonio Bruno, Agronomo: “Rigenerazione del Salento: Un Nuovo Inizio per un Futuro Verde e Sostenibile”


 Intervista al Dottor Antonio Bruno, Agronomo: “Rigenerazione del Salento: Un Nuovo Inizio per un Futuro Verde e Sostenibile”


Intervistatore: Dottor Bruno, grazie per essere qui con noi oggi. Vorrei partire da una riflessione sullo stato attuale del Salento. La Xylella Fastidiosa ha devastato il paesaggio olivicolo locale, e i terreni appaiono sempre più abbandonati. Qual è la sua valutazione della situazione?

Dottor Antonio Bruno: Grazie a voi per avermi invitato a discutere di un tema così importante. Dal 2012 assistiamo a una lenta ma inesorabile crisi del nostro territorio. La Xylella ha colpito il cuore dell’economia agricola salentina, distruggendo migliaia di ulivi e lasciando dietro di sé distese di terreni morti e abbandonati. Il problema è stato affrontato principalmente con finanziamenti a fondo perduto, che però, purtroppo, non hanno prodotto risultati concreti e duraturi. Questi fondi, anche se ingenti, non hanno creato un vero cambiamento né sul piano ambientale né su quello economico.

Intervistatore: Quindi, secondo lei, qual è la principale causa di questo insuccesso?

Dottor Antonio Bruno: Direi che c’è stata una gestione frammentata, priva di una visione strutturale. I fondi europei e nazionali sono stati spesso usati in modo disorganico e senza una reale pianificazione che considerasse la sostenibilità a lungo termine. Mancava un coordinamento tra enti e istituzioni per mettere in campo strategie integrate. A peggiorare la situazione, abbiamo visto una burocrazia lenta e complessa che ha ostacolato l'accesso agli aiuti e, di conseguenza, ha demotivato agricoltori e investitori. E così, a distanza di oltre un decennio, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Intervistatore: Si parla quindi di un “fallimento” del sistema di sostegno attuale. Cosa pensa serva per invertire la rotta?

Dottor Antonio Bruno: Prima di tutto, occorre una nuova visione. Non possiamo continuare a replicare le soluzioni che in passato non hanno funzionato. Serve un piano che vada oltre il mero finanziamento e che si concentri sulla creazione di un sistema di gestione sostenibile e condiviso del territorio. Io credo che affidare la gestione del paesaggio a un ente pubblico potrebbe essere una soluzione. Questo ente dovrebbe avere la capacità di impiegare giovani tecnici specializzati e attuare progetti di rigenerazione mirati. Così facendo, il Salento potrebbe non solo recuperare parte del suo patrimonio agricolo ma diventare un modello di sostenibilità.

Intervistatore: Sappiamo che alcune personalità locali, come Cesare Spinelli, propongono di diversificare le coltivazioni per evitare il rischio di un’economia agricola dipendente dagli ulivi. Lei cosa ne pensa?

Dottor Antonio Bruno: Sono pienamente d’accordo con l’idea della diversificazione. L’olivicoltura resterà sempre un pilastro della nostra tradizione, ma non possiamo più basare tutta la nostra economia su di essa, specialmente in un contesto di cambiamento climatico e di scarsità idrica. Colonie di frutta secca, frutti esotici come l’avocado, o coltivazioni di carrubo e noce sono valide alternative che consumano meno acqua e si adattano meglio al nostro clima sempre più arido. Diversificare significa non solo ridurre i rischi per gli agricoltori, ma anche creare un’economia agricola più solida e variegata.

Intervistatore: E la Camera di Commercio di Lecce, tramite il suo presidente Mario Vadrucci, chiede interventi coordinati tra enti locali e governo. Pensa che una cooperazione di questo tipo possa realmente fare la differenza?

Dottor Antonio Bruno: Assolutamente sì. La rigenerazione del Salento è una sfida che non può essere affrontata in modo isolato. Occorre un’azione concertata tra istituzioni locali, regionali e nazionali per poter finalmente superare le barriere burocratiche che hanno bloccato molti progetti. Un piano di rinascita condiviso è essenziale per avere una visione integrata e coordinata, in cui ognuno—dai piccoli agricoltori ai grandi investitori—abbia un ruolo chiaro e proattivo.

Intervistatore: Parlando proprio dei piccoli agricoltori, come vede il loro ruolo in questa rigenerazione?

Dottor Antonio Bruno: I piccoli agricoltori hanno sempre rappresentato la spina dorsale del nostro territorio, ma oggi molti di loro sono anziani e senza ricambio generazionale, anche a causa del disinteresse dei giovani verso l’agricoltura. Dobbiamo offrire un futuro concreto anche a loro, creando condizioni che permettano ai giovani di tornare alla terra. Incentivi, sgravi fiscali e soprattutto una semplificazione burocratica sono necessari affinché questi agricoltori possano essere parte attiva di un nuovo modello di sviluppo.

Intervistatore: Concludendo, cosa vede nel futuro del Salento?

Dottor Antonio Bruno: Io credo fermamente che la crisi della Xylella possa essere trasformata in un’opportunità. Se riusciremo a superare il modello di intervento basato solo su aiuti economici senza un impatto reale, e se coinvolgeremo tutte le parti interessate in un sistema di gestione pubblico e partecipativo, potremo far rinascere il Salento. Con il giusto approccio, il nostro territorio potrebbe diventare un esempio di rigenerazione ambientale per tutta l’Europa, un luogo dove sostenibilità e tradizione convivano in armonia. Questo è il futuro verde che il Salento merita e che dobbiamo costruire.

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