Intervista al Dott. Antonio Bruno, esperto in diagnostica urbana e territoriale, sul cambiamento climatico e le sue implicazioni per l’agricoltura in Puglia
Dott. Bruno, il cambiamento climatico è ormai una realtà innegabile. Quanto è preoccupante la situazione in Puglia?
La situazione in Puglia è decisamente critica. I dati presentati dall'ultimo Rapporto Città-Clima di Legambiente sono allarmanti: la regione è al terzo posto in Italia per numero di eventi meteorologici estremi, con 17 episodi registrati nel 2024. Questo include grandinate, trombe d’aria e piogge intense che danneggiano i raccolti e mettono a rischio l’economia agricola, un pilastro fondamentale del nostro PIL. Inoltre, la siccità, con una riduzione delle piogge del 46% nei primi sette mesi del 2024 rispetto alla media trentennale, ha avuto effetti devastanti su colture chiave come l’olivo, i vigneti, gli alberi da frutto e il grano.
Quali sono le ripercussioni economiche di questa situazione?
Le ripercussioni sono profonde. Solo per il 2024, si stima che la produzione di olio d'oliva in Puglia sarà all'80% rispetto al 2023, con conseguenze pesantissime per una regione che rappresenta circa il 50% della produzione nazionale. L’impatto non riguarda solo l’olio: la mancanza di piogge e l’aumento delle temperature hanno colpito la produzione di miele, con una riduzione stimata fino al 95%, e danneggiato gravemente altre colture strategiche. Se consideriamo le stime nazionali del Piano di adattamento climatico, senza interventi concreti, il settore agroalimentare rischia perdite economiche annuali pari a 12,5 miliardi di euro entro il 2050.
Come si può affrontare questa emergenza? Quali soluzioni suggerisce?
Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici del 2023 individua 361 misure, di cui 28 dedicate all’agricoltura. Tuttavia, queste misure necessitano di attuazione immediata. Per adattarci ai nuovi scenari, è essenziale un cambio di paradigma: dobbiamo passare all’agroecologia, ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, e investire in pratiche sostenibili. La micro-irrigazione, ad esempio, è una soluzione efficace per ridurre lo spreco idrico, specialmente se combinata con l’uso di acque reflue depurate.
E per quanto riguarda il consumo di suolo, un altro tema critico?
Una legge contro il consumo di suolo è indispensabile. In Puglia, la pressione sulle aree agricole è forte, ma dobbiamo proteggere i terreni coltivabili e promuovere sistemi di agroforestazione, che combinano alberi e colture per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici. È importante anche ridurre il carico zootecnico, una delle principali fonti di emissioni di gas serra.
Quale ruolo possono giocare le tecnologie e la ricerca in questo processo di adattamento?
Le tecnologie moderne offrono strumenti cruciali per monitorare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Non si tratta di massimizzare le produzioni, ma di ridurre gli input negativi, ottimizzando l’uso delle risorse e supportando gli agricoltori con dati e modelli predittivi. Anche la promozione del biologico, incentivandone l’adozione nelle mense scolastiche o negli ospedali, può contribuire a un’agricoltura più sostenibile.
Ci sono altre strategie a cui pensa per rilanciare l’agricoltura pugliese?
Un aspetto da non sottovalutare è il rilancio dell’occupazione agricola, oggi limitata a un milione di occupati in tutta Italia. Favorire il lavoro in agricoltura, soprattutto nelle aree interne e nelle zone colpite da eventi estremi, può contribuire a ricostruire il tessuto economico e sociale. Inoltre, dovremmo rivalutare le colture tradizionali in base alla loro resilienza climatica, magari spostandole in aree più alte o meno soggette a condizioni climatiche avverse.
In conclusione, qual è la priorità assoluta per il futuro?
La priorità è agire subito, senza rimandare. Il cambiamento climatico non aspetta, e ogni ritardo costa caro in termini di vite umane, economia e ambiente. Implementare il Piano di adattamento, proteggere il nostro suolo, investire in sostenibilità e tecnologie sono passi fondamentali per garantire un futuro all’agricoltura pugliese e all’intero Paese. La consapevolezza è alta, ora servono azioni concrete.
Grazie, Dott. Bruno, per il suo contributo prezioso.
Grazie a voi per l’attenzione su un tema così cruciale.
Come sta andando la Puglia nella lotta al cambiamento climatico? Dal database CIRO una panoramica delle performance aggiornate della regione, con punti di forza e fronti su cui migliorare.
EMISSIONI: la Puglia registra emissioni pro capite più alte della media nazionale, soprattutto per via delle alte emissioni industriali; anche gli assorbimenti naturali non sono alti in rapporto alla superficie della Regione.
ENERGIA: i consumi di energia pro-capite della Puglia sono fra i più bassi del Paese e il mix energetico si discosta particolarmente dalla media nazionale, soprattutto per gli alti consumi di carbone.
RINNOVABILI: la Puglia è la seconda regione italiana per kW installati nel 2022 con 17,8 kW pro capite (contro una media nazionale di 10,2); tuttavia la quota di rinnovabili è ancora leggermente inferiore alla media nazionale.
TRASPORTI: la Puglia presenta performance abbastanza positive per quanto riguarda il settore dei trasporti, come testimoniato dalle basse emissioni settoriali pro-capite e da uno dei tassi di motorizzazione più bassi del Paese; per quanto riguarda le auto elettriche, la quota sulle immatricolazioni nel 2022 è stata inferiore alla media nazionale, così come anche il numero di passeggeri in rapporto alla popolazione trasportati dal trasporto pubblico locale.
EDIFICI: la performance del settore degli edifici in Puglia è molto positiva, sia in termini di efficienza generale dei consumi delle abitazioni (201 kWh/mq, contro una media nazionale di 227) che di emissioni settoriali pro-capite e di quota di consumi elettrici (pari al 30%); meno positivi invece i risultati sulla quota di edifici in classe A.
Fonte: https://italyforclimate.org/puglia-le-performance-per-contrastare-il-cambiamento-climatico/
Nessun commento:
Posta un commento