venerdì 1 novembre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sul dibattito sugli abbattimenti dei lupi in Italia

 


Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno sul dibattito sugli abbattimenti dei lupi in Italia

Dottor Bruno, qual è la sua opinione sull’approvazione dell’emendamento al disegno di legge Montagna, che consente gli abbattimenti controllati dei lupi?

Dott. Antonio Bruno: "L’introduzione dell’emendamento ha sollevato molte questioni, non solo in termini di tutela dell’agricoltura, ma anche rispetto alla conservazione ambientale e alla biodiversità. Comprendo le preoccupazioni degli allevatori per i danni causati dai lupi al bestiame, ma è fondamentale considerare anche il ruolo ecologico del lupo come regolatore naturale delle specie, come i cinghiali, che altrimenti diventano invasivi e difficili da gestire."

In Salento, qual è la situazione della popolazione dei lupi e dei danni associati alla loro presenza?

Dott. Antonio Bruno: "Secondo i dati dell’ASL di Lecce, parliamo di una popolazione di pochi lupi, e i danni al bestiame sono stati riscontrati in un numero limitato di casi, pari a circa lo 0,3% sugli animali censiti. Il lupo sta gradualmente tornando nel Salento dopo decenni di assenza, e alcune iniziative locali si sono impegnate a monitorarne la presenza e a promuovere una convivenza sostenibile tra questo predatore e le comunità umane."

Le associazioni ambientaliste hanno fortemente criticato l’emendamento, temendo un rischio di eradicazione della specie dal territorio italiano. Condivide questa preoccupazione?

Dott. Antonio Bruno: "Sì, questa è una preoccupazione legittima. L'Unione Europea protegge il lupo come specie, e l'emendamento potrebbe esporre l'Italia a violazioni della direttiva Habitat. Mentre gli allevatori necessitano di tutele per il loro bestiame, dobbiamo essere cauti nel modificare l'equilibrio ecologico. Eradicare un predatore come il lupo potrebbe portare a un aumento incontrollato di altre specie, come cinghiali e cervi, con effetti negativi per l’ambiente e per l’economia rurale."

C’è chi sostiene che i lupi non trovino, nelle aree antropizzate del Salento, le condizioni adatte per coesistere con le altre specie e le attività umane. È d’accordo?

Dott. Antonio Bruno: "Il Salento è sicuramente una zona molto antropizzata e, in queste condizioni, è più complesso garantire un habitat adeguato ai grandi predatori. Tuttavia, ciò non significa che si debba ricorrere agli abbattimenti: si potrebbero sperimentare metodi non letali, come i recinti protettivi o l’introduzione di cani da guardia. In molti altri Paesi, l’uso di soluzioni preventive ha ridotto le predazioni senza compromettere l’equilibrio naturale."

Dal punto di vista agronomico, qual è il ruolo del lupo nell’ecosistema e che impatto ha sulla biodiversità del territorio?

Dott. Antonio Bruno: "Il lupo è un predatore apicale che svolge una funzione di regolazione delle specie erbivore, come i cinghiali, contribuendo a mantenere l’equilibrio della biodiversità. Se interveniamo riducendo la popolazione di lupi, rischiamo di alterare profondamente questo equilibrio. La ‘semplificazione’ della biodiversità, cioè la riduzione del numero di specie, rende l’ecosistema più vulnerabile, come abbiamo visto con l’invasione della Xylella, che ha devastato gli ulivi del Salento."

Cosa pensa della gestione degli abbattimenti in altre nazioni europee? Potrebbe essere un modello per l’Italia?

Dott. Antonio Bruno: "Gli esperimenti di abbattimenti controllati in Paesi come la Francia hanno spesso avuto risultati limitati. Eliminare alcuni esemplari senza un piano specifico spesso destabilizza il branco, che, privo del lupo Alfa, tende a disperdersi e a cercare cibo in maniera disordinata, causando ulteriori problemi. Non si tratta semplicemente di rimuovere qualche animale: la gestione del lupo è complessa e richiede un piano basato su dati scientifici e studi ecologici."

Quale soluzione propone per trovare un equilibrio tra la tutela degli allevatori e quella dell’ecosistema?

Dott. Antonio Bruno: "Il dialogo è essenziale per trovare soluzioni che rispondano alle esigenze di tutte le parti coinvolte. Credo che sia possibile mettere in atto strategie di difesa non letali e prevedere dei rimborsi economici per i danni subiti dagli allevatori. A livello locale, bisognerebbe proseguire i monitoraggi come quello del progetto ‘Hic Sunt Lupi’ e coinvolgere agricoltori e cittadini per costruire una convivenza più armoniosa. Solo così, potremo garantire la protezione del lupo e la sostenibilità delle attività agricole nel lungo periodo."

Grazie per il suo tempo, Dottor Bruno. Un ultimo commento?

Dott. Antonio Bruno: "Dobbiamo ricordare che l’equilibrio della natura è delicato, e ogni intervento umano lascia delle tracce. È necessario lavorare insieme per trovare soluzioni sostenibili che rispettino l’ecosistema e, al contempo, sostengano le comunità agricole. È un lavoro complesso, ma anche una sfida che non possiamo ignorare."

 

Nessun commento:

Posta un commento