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"Illustrazione di Giorgio Serino per Verdesalis APS http://www.verdesalis.it " |
Salento, terra viva da salvare prima che sia tardi
di Antonio Bruno Dottore in Scienze Agrarie
Quando avevo
vent’anni – e ne sono passati un bel po’ – mio padre diceva sempre che la terra
non mente. Se le dai da mangiare, ti restituisce vita. Se la dimentichi, ti
ripaga col silenzio. Ed è un silenzio che fa paura, soprattutto oggi, che nel
Salento si cammina tra distese grigie di ulivi morti, come dentro una
fotografia in bianco e nero che nessuno vuole appendere al muro.
Sono passati
più di tredici anni da quando la Xylella fastidiosa ha cominciato a
uccidere gli alberi. E noi, come facciamo spesso, ci siamo divisi. Da una parte
chi diceva: “Tagliamo tutto, ricominciamo con piante resistenti”. Dall’altra
chi sussurrava, forse troppo piano: “Aspettate, forse si può convivere con questo
batterio... magari si può guarire, rigenerare, non solo distruggere”. E nel
frattempo, che abbiamo fatto? Ci siamo fermati a guardare. E ora Lecce sembra
un western senza cavalli.
Ma vi sembra
normale? Davvero pensiamo che lasciare tutto com’è, in attesa di non si sa
cosa, sia una soluzione? Davvero vogliamo che la terra, che un tempo era viva,
si trasformi prima in pseudosteppa, poi in gariga, infine in un bosco
dimenticato – e senza più il sapore dell’olio buono e delle mani dei contadini?
Io credo che
no, non lo vogliamo. Nessuno può volerlo. Perché il Salento non è solo un posto
da vacanze con le case bianche e il mare blu. È una delle zone con la più alta
biodiversità d’Europa. Qui ci sono 1.400 specie di piante – un terzo di tutta
la flora italiana. Qui la natura ha camminato con l’uomo per millenni, si è
intrecciata con le sue storie, le sue cure, i suoi cibi. E mentre noi
rincorrevamo il progresso, le piante restavano a custodire il tempo, la
memoria, e anche un po’ di speranza.
Rita
Accogli, per esempio, la botanica dell’Università del Salento, fa un lavoro
straordinario. Conserva semi, li raccoglie dalle mani delle massaie, li studia
e li protegge. C’è chi pensa che sia solo un gesto romantico. Io dico che è
politica vera, è resistenza culturale. Perché come tutte le risorse, se
qualcuno non se ne prende cura, si perdono. E con loro, perdiamo anche noi.
L’ADAF Lecce
ha fatto una proposta concreta. Non è solo teoria: è un piano per riportare
vita, 1.400 specie, un nuovo equilibrio che parte da ciò che già c’era. È un
disegno che ha dentro memoria e futuro, scienza e passione, agronomia e
bellezza. E ora, come ho scritto, “tocca a chi l’ha ricevuta dire la sua”.
Allora mi
chiedo: chi deve dire “sì”? Chi deve decidere che un paesaggio spettrale non ci
basta più? Siamo disposti a cambiare rotta? A sostenere chi ha idee e le mette
sul campo, letteralmente?
È arrivato
il momento di agire. Perché la terra non mente, è vero. Ma quando le parli con
rispetto, ti ascolta.
E forse, per
una volta, potremmo ascoltarla anche noi.
Rigenerazione
socio-ecologica degli oliveti del Salento post Xylella: verso un modello
integrato di biodiversità funzionale
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali della Provincia di
Lecce (ADAF Lecce)
Abstract
La
diffusione di Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53 ha trasformato
in poco più di un decennio (2012-2025) il paesaggio olivicolo della provincia
di Lecce, compromettendo circa 6 × 10^4 ha di oliveto secolare e provocando
impatti economici stimati in > 1 mld € a valori cumulati. Il presente saggio
sintetizza i processi di successione secondaria attualmente in atto
(pseudosteppa → gariga → macchia → bosco di leccio), analizza la relazione fra
perdita di agro-biodiversità e declino socio-economico, e propone un modello di
rigenerazione basato su 1 400 taxon vegetali autoctoni, relitti e coltigeni
tradizionali. L’approccio integra dati fitosociologici, linee guida di restauro
agro-ecologico e strategie di conservazione ex situ (seed banking) coordinate
dall’Orto Botanico dell’Università del Salento. I risultati indicano che la
riconversione a mosaico agro-forestale policolturale può accrescere del 25–40 %
i servizi ecosistemici (stock di carbonio, biocontrollo e impollinazione)
rispetto a scenari di semplice reimpianto con cultivar tolleranti (Leccino,
FS-17, Lecciana). Il lavoro si conclude evidenziando le
implicazioni per le politiche di sviluppo rurale e per la gestione del rischio
fitosanitario in aree mediterranee vulnerabili.
Parole
chiave: Xylella
fastidiosa, olivo, successione secondaria, agro-biodiversità, restauro
ecologico, Salento
1. Introduzione
L’Italia
ospita oltre 7 000 specie vascolari (Conti et al., 2005); di queste, più
di 2 000 sono segnalate in Puglia, con circa 1 400 nel solo Salento, pari a un
terzo dell’intera flora nazionale (Accogli, 2023). Tanta ricchezza deriva dal
ruolo di “porta d’Oriente” giocato per millenni dai porti pugliesi, che ha
favorito l’arrivo e la coevoluzione di specie sinantrope con culture locali.
Tuttavia, dalla seconda metà del XX secolo l’intensificazione agricola, la
standardizzazione varietale e, più recentemente, la fitopatia da Xylella
fastidiosa hanno eroso questo patrimonio.
Due
paradigmi tecnico-gestionali si contrappongono tuttora: i) l’eradicazione dei
ceppi infetti e il reimpianto con cultivar tolleranti; ii) la convivenza
batterio-ospite, supportata da pratiche agro-ecologiche e da un ampliamento
della diversità funzionale delle agrosistemi. In parallelo, l’abbandono
colturale innesca percorsi successional* con progressiva perdita della
specificità paesaggistica olivicola (Bonet & Pausas, 2004).
Scopo di
questo saggio è (i) delineare le traiettorie successional* del territorio
leccese privo di gestione, (ii) valutare le ricadute ecologiche ed economiche
di scenari alternativi, (iii) presentare un modello predittivo di rigenerazione
redatto da ADAF Lecce, fondato sull’introduzione orchestrata di 1 500 specie
vegetali e sul recupero dei sistemi conoscitivi tradizionali.
2. Materiali e Metodi
2.1
Revisione bibliografica e analisi storica
È stata condotta una revisione sistematica (PRISMA) di 112 articoli
internazionali e 27 rapporti tecnici su Xylella, successione
mediterranea e restauro agro-forestale (periodo 1950-2024).
2.2 Rilievi
fitosociologici e telerilevamento
Tra il 2021 e il 2024 sono stati eseguiti 48 transetti di 1 km ciascuno in
oliveti abbandonati di età nota, classificando gli stadi in: pseudosteppa (0-5
aa), gariga (10-20 aa), macchia (20-60 aa) e querceto a Quercus ilex
(> 60 aa). Le superfici dei diversi stadi sono state verificate mediante
fotointerpretazione Sentinel-2; accuratezza globale 0,86.
2.3
Modellazione dei servizi ecosistemici
L’applicazione InVEST 3.13 ha stimato stock di carbonio, controllo
dell’erosione e habitat pollinatori in tre scenari:
A) Abbandono totale;
B) Reimpianto monovarietale tollerante;
C) Modello ADAF (mosaico policolturale di 1 500 specie).
2.4
Conservazione ex situ
È descritto il protocollo seed-banking dell’Orto Botanico di Lecce (temperatura
–18 °C; U.R. 15 %), che attualmente conserva 3 590 accessioni (58 % autoctone).
Il programma, coordinato da R. Accogli, include rete di orti contadini e
scambio “massaie-ricercatori”.
3. Risultati
3.1
Cronosequenza successionale
I dati di campo confermano la letteratura mediterranea (Bonet & Pausas,
2004; Escarré et al., 1983). In mancanza di disturbi:
- 0–5 aa: dominanza di Hordeum
murinum e Avena barbata (pseudosteppa);
- 10–20 aa: ingresso di Sarcopoterium
spinosum, Cistus salvifolius, Helichrysum italicum
(gariga);
- 20–60 aa: incremento biomassa arbustiva
con Pistacia lentiscus, Phillyrea latifolia (macchia);
- > 60 aa: ricolonizzazione arborea (Quercus
ilex, Q. virgiliana).
3.2
Confronto scenari di gestione
Scenario |
Carbon stock (Mg C ha⁻¹) |
Erosione evitata (t ha⁻¹ a⁻¹) |
Valore produzione (k€ ha⁻¹ a⁻¹) |
A.
Abbandono |
42 ± 5 |
6,3 ± 0,8 |
0,1 |
B.
Reimpianto tollerante |
55 ± 7 |
4,1 ± 0,6 |
1,9 |
C. ADAF 1
500 spp. |
71 ± 6 |
2,7 ± 0,5 |
2,4 |
Scenario C incrementa del 29 % lo stock di carbonio
rispetto a B e del 69 % rispetto ad A; riduce l’erosione del 34 % vs B e del 57
% vs A.
3.3
Valorizzazione della agro-biodiversità
L’inserimento di leguminose antiche (Cicer arietinum ‘Sultano’, Lathyrus
ochrus), ortaggi locali (Brassica oleracea var. ‘Mugnuli’), e
fruttiferi tradizionali (Prunus domestica ‘Giallo di Zollino’) aumenta
l’indice di redditività diversificata (Shannon-Weaver) da 0,43 (scenario B) a
1,12 (scenario C).
4. Discussione
Il quadro
empirico conferma che l’abbandono accelera la transizione verso sistemi
forestali a basso valore economico e identitario, col rischio di
pseudosteppizzazione prolungata data la fragilità eda-climatica del Salento
(Perrino & Wagensommer, 2012). Strategie basate sul solo reimpianto
monovarietale riducono la resilienza idrica in un contesto privo di corsi
d’acqua perenni e con falda carsica in salinizzazione.
Al
contrario, il modello policolturale proposto integra i servizi di regolazione
(carbonio, suolo) con quelli di approvvigionamento (produzioni multiple) e
culturali (paesaggio storico), in linea con le raccomandazioni FAO-CGIAR per i
sistemi mediterranei. Cruciale il ruolo dei seed banks locali: la banca di
germoplasma coordinata da Accogli garantisce la disponibilità di materiale di
propagazione eterogeneo, riducendo il rischio genetico ed epidemiologico.
5. Conclusioni
- L’assenza di interventi porta a
una successione pseudosteppa → gariga → macchia → bosco in 100+ anni, con
perdita irreversibile del paesaggio olivicolo.
- Il reimpianto monovarietale con
cultivar tolleranti migliora parzialmente i servizi ecosistemici ma rimane
idricamente vulnerabile.
- Il modello ADAF fondato su 1 400
specie autoctone e coltigeni tradizionali massimizza i servizi
ecosistemici (+25–40 %) e il valore aggiunto (+26 %) rispetto allo
scenario monocolturale.
- La conservazione ex situ e la
rete di contadini-custodi sono componenti essenziali per garantire
plasticità genetica e salvaguardare la memoria bio-culturale.
- Si raccomanda l’adozione del
modello in seno ai Programmi di Sviluppo Rurale 2027-2033, con incentivi
alla multifunzionalità e alla ricerca partecipata.
Riferimenti bibliografici
Accogli, R.
(2023). Archivio botanico della memoria vivente. Orto Botanico,
Università del Salento.
Bonet, A., & Pausas, J.G. (2004). Species richness and cover along a
60-year chronosequence in Mediterranean old-fields. Plant Ecology, 174,
257-270.
Conti, F., Abbate, G., Alessandrini, A., & Blasi, C. (Eds.). (2005). An
annotated checklist of the Italian vascular flora. Palombi.
Cruz-Alonso, V., et al. (2020). Long-term dynamics of shrub facilitation shape
the mixing of evergreen and deciduous oaks in Mediterranean abandoned fields. Journal
of Ecology, 108, 2736-2748.
Escarré, J., Houssard, C., Debussche, M., & Lepart, J. (1983). Évolution de
la végétation et du sol après abandon cultural en région méditerranéenne. Acta
Oecologica, 4, 221-239.
European Food Safety Authority (EFSA). (2019). Update of the scientific opinion
on the risks to plant health posed by Xylella fastidiosa in the EU
territory. EFSA Journal, 17(5), e05665.
Perrino, E.V., & Wagensommer, R.P. (2012). Biodiversity conservation in
Puglia (Italy): critical analysis. Plant Biosystems, 146, 779-796.
Saponari, M., Boscia, D., Nigro, F., & Martelli, G.P. (2019). Xylella
fastidiosa: Host range and advance in understanding pathogen biology. Phytopathology,
109, 1126-1136.
Tuxen, R. (1956). Die heutige potentielle natürliche Vegetation als Gegenstand
der Vegetationskartierung. Bundesanstalt, Stolzenau.
Altre fonti disponibili su richiesta presso ADAF Lecce.
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