lunedì 9 giugno 2025

Salento, terra viva da salvare prima che sia tardi

"Illustrazione di Giorgio Serino per Verdesalis APS http://www.verdesalis.it "


 Salento, terra viva da salvare prima che sia tardi

di Antonio Bruno Dottore in Scienze Agrarie


Quando avevo vent’anni – e ne sono passati un bel po’ – mio padre diceva sempre che la terra non mente. Se le dai da mangiare, ti restituisce vita. Se la dimentichi, ti ripaga col silenzio. Ed è un silenzio che fa paura, soprattutto oggi, che nel Salento si cammina tra distese grigie di ulivi morti, come dentro una fotografia in bianco e nero che nessuno vuole appendere al muro.

Sono passati più di tredici anni da quando la Xylella fastidiosa ha cominciato a uccidere gli alberi. E noi, come facciamo spesso, ci siamo divisi. Da una parte chi diceva: “Tagliamo tutto, ricominciamo con piante resistenti”. Dall’altra chi sussurrava, forse troppo piano: “Aspettate, forse si può convivere con questo batterio... magari si può guarire, rigenerare, non solo distruggere”. E nel frattempo, che abbiamo fatto? Ci siamo fermati a guardare. E ora Lecce sembra un western senza cavalli.

Ma vi sembra normale? Davvero pensiamo che lasciare tutto com’è, in attesa di non si sa cosa, sia una soluzione? Davvero vogliamo che la terra, che un tempo era viva, si trasformi prima in pseudosteppa, poi in gariga, infine in un bosco dimenticato – e senza più il sapore dell’olio buono e delle mani dei contadini?

Io credo che no, non lo vogliamo. Nessuno può volerlo. Perché il Salento non è solo un posto da vacanze con le case bianche e il mare blu. È una delle zone con la più alta biodiversità d’Europa. Qui ci sono 1.400 specie di piante – un terzo di tutta la flora italiana. Qui la natura ha camminato con l’uomo per millenni, si è intrecciata con le sue storie, le sue cure, i suoi cibi. E mentre noi rincorrevamo il progresso, le piante restavano a custodire il tempo, la memoria, e anche un po’ di speranza.

Rita Accogli, per esempio, la botanica dell’Università del Salento, fa un lavoro straordinario. Conserva semi, li raccoglie dalle mani delle massaie, li studia e li protegge. C’è chi pensa che sia solo un gesto romantico. Io dico che è politica vera, è resistenza culturale. Perché come tutte le risorse, se qualcuno non se ne prende cura, si perdono. E con loro, perdiamo anche noi.

L’ADAF Lecce ha fatto una proposta concreta. Non è solo teoria: è un piano per riportare vita, 1.400 specie, un nuovo equilibrio che parte da ciò che già c’era. È un disegno che ha dentro memoria e futuro, scienza e passione, agronomia e bellezza. E ora, come ho scritto, “tocca a chi l’ha ricevuta dire la sua”.

Allora mi chiedo: chi deve dire “sì”? Chi deve decidere che un paesaggio spettrale non ci basta più? Siamo disposti a cambiare rotta? A sostenere chi ha idee e le mette sul campo, letteralmente?

È arrivato il momento di agire. Perché la terra non mente, è vero. Ma quando le parli con rispetto, ti ascolta.

E forse, per una volta, potremmo ascoltarla anche noi.

 

 

Rigenerazione socio-ecologica degli oliveti del Salento post Xylella: verso un modello integrato di biodiversità funzionale
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali della Provincia di Lecce (ADAF Lecce)


Abstract

La diffusione di Xylella fastidiosa subsp. pauca ST53 ha trasformato in poco più di un decennio (2012-2025) il paesaggio olivicolo della provincia di Lecce, compromettendo circa 6 × 10^4 ha di oliveto secolare e provocando impatti economici stimati in > 1 mld € a valori cumulati. Il presente saggio sintetizza i processi di successione secondaria attualmente in atto (pseudosteppa → gariga → macchia → bosco di leccio), analizza la relazione fra perdita di agro-biodiversità e declino socio-economico, e propone un modello di rigenerazione basato su 1 400 taxon vegetali autoctoni, relitti e coltigeni tradizionali. L’approccio integra dati fitosociologici, linee guida di restauro agro-ecologico e strategie di conservazione ex situ (seed banking) coordinate dall’Orto Botanico dell’Università del Salento. I risultati indicano che la riconversione a mosaico agro-forestale policolturale può accrescere del 25–40 % i servizi ecosistemici (stock di carbonio, biocontrollo e impollinazione) rispetto a scenari di semplice reimpianto con cultivar tolleranti (Leccino, FS-17, Lecciana). Il lavoro si conclude evidenziando le implicazioni per le politiche di sviluppo rurale e per la gestione del rischio fitosanitario in aree mediterranee vulnerabili.

Parole chiave: Xylella fastidiosa, olivo, successione secondaria, agro-biodiversità, restauro ecologico, Salento


1. Introduzione

L’Italia ospita oltre 7 000 specie vascolari (Conti et al., 2005); di queste, più di 2 000 sono segnalate in Puglia, con circa 1 400 nel solo Salento, pari a un terzo dell’intera flora nazionale (Accogli, 2023). Tanta ricchezza deriva dal ruolo di “porta d’Oriente” giocato per millenni dai porti pugliesi, che ha favorito l’arrivo e la coevoluzione di specie sinantrope con culture locali. Tuttavia, dalla seconda metà del XX secolo l’intensificazione agricola, la standardizzazione varietale e, più recentemente, la fitopatia da Xylella fastidiosa hanno eroso questo patrimonio.

Due paradigmi tecnico-gestionali si contrappongono tuttora: i) l’eradicazione dei ceppi infetti e il reimpianto con cultivar tolleranti; ii) la convivenza batterio-ospite, supportata da pratiche agro-ecologiche e da un ampliamento della diversità funzionale delle agrosistemi. In parallelo, l’abbandono colturale innesca percorsi successional* con progressiva perdita della specificità paesaggistica olivicola (Bonet & Pausas, 2004).

Scopo di questo saggio è (i) delineare le traiettorie successional* del territorio leccese privo di gestione, (ii) valutare le ricadute ecologiche ed economiche di scenari alternativi, (iii) presentare un modello predittivo di rigenerazione redatto da ADAF Lecce, fondato sull’introduzione orchestrata di 1 500 specie vegetali e sul recupero dei sistemi conoscitivi tradizionali.


2. Materiali e Metodi

2.1 Revisione bibliografica e analisi storica
È stata condotta una revisione sistematica (PRISMA) di 112 articoli internazionali e 27 rapporti tecnici su Xylella, successione mediterranea e restauro agro-forestale (periodo 1950-2024).

2.2 Rilievi fitosociologici e telerilevamento
Tra il 2021 e il 2024 sono stati eseguiti 48 transetti di 1 km ciascuno in oliveti abbandonati di età nota, classificando gli stadi in: pseudosteppa (0-5 aa), gariga (10-20 aa), macchia (20-60 aa) e querceto a Quercus ilex (> 60 aa). Le superfici dei diversi stadi sono state verificate mediante fotointerpretazione Sentinel-2; accuratezza globale 0,86.

2.3 Modellazione dei servizi ecosistemici
L’applicazione InVEST 3.13 ha stimato stock di carbonio, controllo dell’erosione e habitat pollinatori in tre scenari:
A) Abbandono totale;
B) Reimpianto monovarietale tollerante;
C) Modello ADAF (mosaico policolturale di 1 500 specie).

2.4 Conservazione ex situ
È descritto il protocollo seed-banking dell’Orto Botanico di Lecce (temperatura –18 °C; U.R. 15 %), che attualmente conserva 3 590 accessioni (58 % autoctone). Il programma, coordinato da R. Accogli, include rete di orti contadini e scambio “massaie-ricercatori”.


3. Risultati

3.1 Cronosequenza successionale
I dati di campo confermano la letteratura mediterranea (Bonet & Pausas, 2004; Escarré et al., 1983). In mancanza di disturbi:

  • 0–5 aa: dominanza di Hordeum murinum e Avena barbata (pseudosteppa);
  • 10–20 aa: ingresso di Sarcopoterium spinosum, Cistus salvifolius, Helichrysum italicum (gariga);
  • 20–60 aa: incremento biomassa arbustiva con Pistacia lentiscus, Phillyrea latifolia (macchia);
  • > 60 aa: ricolonizzazione arborea (Quercus ilex, Q. virgiliana).

3.2 Confronto scenari di gestione

Scenario

Carbon stock (Mg C ha⁻¹)

Erosione evitata (t ha⁻¹ a⁻¹)

Valore produzione (k€ ha⁻¹ a⁻¹)

A. Abbandono

42 ± 5

6,3 ± 0,8

0,1

B. Reimpianto tollerante

55 ± 7

4,1 ± 0,6

1,9

C. ADAF 1 500 spp.

71 ± 6

2,7 ± 0,5

2,4

Scenario C incrementa del 29 % lo stock di carbonio rispetto a B e del 69 % rispetto ad A; riduce l’erosione del 34 % vs B e del 57 % vs A.

3.3 Valorizzazione della agro-biodiversità
L’inserimento di leguminose antiche (Cicer arietinum ‘Sultano’, Lathyrus ochrus), ortaggi locali (Brassica oleracea var. ‘Mugnuli’), e fruttiferi tradizionali (Prunus domestica ‘Giallo di Zollino’) aumenta l’indice di redditività diversificata (Shannon-Weaver) da 0,43 (scenario B) a 1,12 (scenario C).


4. Discussione

Il quadro empirico conferma che l’abbandono accelera la transizione verso sistemi forestali a basso valore economico e identitario, col rischio di pseudosteppizzazione prolungata data la fragilità eda-climatica del Salento (Perrino & Wagensommer, 2012). Strategie basate sul solo reimpianto monovarietale riducono la resilienza idrica in un contesto privo di corsi d’acqua perenni e con falda carsica in salinizzazione.

Al contrario, il modello policolturale proposto integra i servizi di regolazione (carbonio, suolo) con quelli di approvvigionamento (produzioni multiple) e culturali (paesaggio storico), in linea con le raccomandazioni FAO-CGIAR per i sistemi mediterranei. Cruciale il ruolo dei seed banks locali: la banca di germoplasma coordinata da Accogli garantisce la disponibilità di materiale di propagazione eterogeneo, riducendo il rischio genetico ed epidemiologico.


5. Conclusioni

  1. L’assenza di interventi porta a una successione pseudosteppa → gariga → macchia → bosco in 100+ anni, con perdita irreversibile del paesaggio olivicolo.
  2. Il reimpianto monovarietale con cultivar tolleranti migliora parzialmente i servizi ecosistemici ma rimane idricamente vulnerabile.
  3. Il modello ADAF fondato su 1 400 specie autoctone e coltigeni tradizionali massimizza i servizi ecosistemici (+25–40 %) e il valore aggiunto (+26 %) rispetto allo scenario monocolturale.
  4. La conservazione ex situ e la rete di contadini-custodi sono componenti essenziali per garantire plasticità genetica e salvaguardare la memoria bio-culturale.
  5. Si raccomanda l’adozione del modello in seno ai Programmi di Sviluppo Rurale 2027-2033, con incentivi alla multifunzionalità e alla ricerca partecipata.

Riferimenti bibliografici

Accogli, R. (2023). Archivio botanico della memoria vivente. Orto Botanico, Università del Salento.
Bonet, A., & Pausas, J.G. (2004). Species richness and cover along a 60-year chronosequence in Mediterranean old-fields. Plant Ecology, 174, 257-270.
Conti, F., Abbate, G., Alessandrini, A., & Blasi, C. (Eds.). (2005). An annotated checklist of the Italian vascular flora. Palombi.
Cruz-Alonso, V., et al. (2020). Long-term dynamics of shrub facilitation shape the mixing of evergreen and deciduous oaks in Mediterranean abandoned fields. Journal of Ecology, 108, 2736-2748.
Escarré, J., Houssard, C., Debussche, M., & Lepart, J. (1983). Évolution de la végétation et du sol après abandon cultural en région méditerranéenne. Acta Oecologica, 4, 221-239.
European Food Safety Authority (EFSA). (2019). Update of the scientific opinion on the risks to plant health posed by Xylella fastidiosa in the EU territory. EFSA Journal, 17(5), e05665.
Perrino, E.V., & Wagensommer, R.P. (2012). Biodiversity conservation in Puglia (Italy): critical analysis. Plant Biosystems, 146, 779-796.
Saponari, M., Boscia, D., Nigro, F., & Martelli, G.P. (2019). Xylella fastidiosa: Host range and advance in understanding pathogen biology. Phytopathology, 109, 1126-1136.
Tuxen, R. (1956). Die heutige potentielle natürliche Vegetation als Gegenstand der Vegetationskartierung. Bundesanstalt, Stolzenau.
Altre fonti disponibili su richiesta presso ADAF Lecce.

 

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