martedì 10 giugno 2025

Siamo in riserva, anche di buon senso


 Siamo in riserva, anche di buon senso

di Antonio Bruno Dottore in Scienze Agrarie

 

Mi ricordo quando da ragazzo, d’estate, si portavano le bottiglie di vetro alla fontanella e si faceva la fila sotto il sole per prendere un po’ d’acqua fresca. Era un gesto semplice, ma dentro c’era un rispetto profondo per le cose essenziali. Oggi l’acqua la sprechiamo come se fosse infinita. Ma non lo è più. E ce ne stiamo accorgendo, amaramente, anche in Puglia, terra bellissima e martoriata, dove il caldo bussa sempre più forte e la pioggia arriva sempre meno.

 

L’Acquedotto Pugliese lancia un grido d’allarme: siamo nella crisi idrica più dura del nuovo millennio. E io, che mi tolgo il camice del tecnico, mi limito a fare il cronista della vita. L’acqua è poca, i campi cominciano a crepare, e gli agricoltori del Salento – che già avevano fatto i conti con la Xylella – adesso devono fare i conti con i rubinetti secchi e i cieli avari.

 

Questa non è solo una crisi idrica: è una crisi culturale. Perché l’acqua non è solo una risorsa: è una responsabilità. E lo è per tutti, dal cittadino che si lava i denti con il rubinetto aperto, al politico che rimanda da anni gli investimenti sulla rete idrica, fino all’agricoltore che lotta ogni giorno con una zappa, un sole spietato e un bilancio sempre più rosso.

 

Io dico: basta piangersi addosso. Basta aspettare la pioggia come se fosse un miracolo. Servono soluzioni. Concrete. Immediate. Ma anche intelligenti. Per esempio, riutilizzare l’acqua depurata: già ci sono 45 impianti pronti, ma vanno collegati ai campi, non lasciati sulla carta. Oppure sostenere l’agricoltura di precisione, che permette di dare a ogni pianta la giusta quantità d’acqua, senza sprechi. E ancora: coltivare prodotti che resistono alla sete, come si fa in Israele o in Spagna.

 

Poi, permettetemi una cosa: serve anche rispetto per chi lavora la terra. Perché il contadino non è un residuo del passato: è un presidio del futuro. In provincia di Lecce, se abbandoniamo l’agricoltura, abbandoniamo anche un pezzo della nostra identità.

 

Infine, un appello. Non agli scienziati, ma a tutti noi. In questa estate, ogni goccia conta. Non è retorica, è realtà. Le fonti si svuotano, le falde si abbassano, e l’acqua – quella cosa che diamo per scontata – torna ad avere il valore che aveva una volta: quello dell’oro.

 

Abbiamo il dovere di cambiare abitudini, di sostenere chi produce cibo, e di capire che l’emergenza climatica non è un titolo di giornale, è la nostra nuova normalità.

 

Siamo in riserva, sì. Ma non solo d’acqua. Anche di attenzione, di cura, di lungimiranza. Recuperiamole, prima che sia troppo tardi.

 

 

Conseguenze della crisi idrica sull’agricoltura salentina (provincia di Lecce)

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali della Provincia di Lecce

La crisi idrica che sta colpendo la provincia di Lecce e più in generale la Puglia rappresenta una sfida senza precedenti per l’agricoltura, già fortemente provata dal cambiamento climatico, dall’aumento delle temperature e dalla desertificazione. Di seguito una sintesi basata sulla letteratura scientifica recente e una serie di proposte concrete per affrontare la crisi.

 

1. Riduzione delle rese agricole

Colture come ulivo, vite, orticole e frutteti sono tra le più esposte. Studi dell’ISPRA e del CREA segnalano un calo fino al 40% della produttività in presenza di stress idrico prolungato.

 

La scarsità d'acqua influisce negativamente sulla qualità dei prodotti agricoli, in particolare sull’olio extravergine e sul vino.

 

2. Salinizzazione dei suoli

L’eccessivo sfruttamento delle falde comporta risalita di acqua salmastra, fenomeno già presente nel basso Salento. Questo rende i terreni meno fertili e compromette le colture.

 

3. Incremento dei costi di produzione

Gli agricoltori devono ricorrere a sistemi di irrigazione più costosi, spesso con acqua proveniente da autobotti o impianti di microfiltrazione, che incidono pesantemente sui bilanci aziendali.

 

4. Rischio di abbandono dei terreni

Le imprese agricole familiari, già marginali in termini di redditività, rischiano la cessazione delle attività, accentuando la desertificazione sociale e ambientale.

 

Linee di intervento proposte (con supporto dalla letteratura scientifica)

1. Irrigazione di precisione e tecnologie smart

Soluzione: Installazione di sensori di umidità del suolo, irrigazione a goccia automatizzata, uso di immagini satellitari per monitoraggio idrico.

 

Evidenze: Secondo la FAO, tecnologie di precisione possono ridurre l’uso idrico del 30-50% senza ridurre la produttività.

 

2. Riuso delle acque reflue depurate

Soluzione: Potenziamento dell’uso dei 45 depuratori già predisposti da AQP per l’agricoltura, accelerando la messa in rete dell’acqua affinata.

 

Evidenze: Studi su casi in Israele e Spagna dimostrano come il riuso delle acque trattate possa coprire fino al 25% del fabbisogno agricolo in regioni aride.

 

3. Introduzione di colture resistenti alla siccità

Soluzione: Promozione di varietà autoctone o geneticamente migliorate di olivo, fico d’India, carrubo, grano duro a basso fabbisogno idrico.

 

Evidenze: Il CNR e CREA hanno sviluppato linee genetiche resistenti al caldo estremo e scarsità d'acqua, con buoni risultati sperimentali in Salento.

 

4. Incentivi alla transizione agroecologica

Soluzione: Sostegno a tecniche di agricoltura conservativa, come pacciamatura organica, agroforestazione e rotazioni colturali.

 

Evidenze: Studi pubblicati su Nature Sustainability mostrano che questi metodi riducono il consumo idrico fino al 40% e migliorano la resilienza dei sistemi agricoli.

 

5. Formazione e governance territoriale partecipata

Soluzione: Creare cabine di regia locali tra agricoltori, consorzi di bonifica, università (es. UniSalento), enti idrici per definire piani irrigui stagionali e priorità.

 

Evidenze: L’UNEP sostiene che la governance inclusiva nelle regioni semi-aride migliora l’efficacia delle misure idriche del 60% rispetto ad approcci centralizzati.

 

Azioni operative prioritarie per Lecce

Priorità Azione  Enti coinvolti

Breve termine  Mappatura zone agricole critiche e turnazione irrigua     Regione Puglia, Consorzi irrigui

Medio termine Rete agricola per riuso delle acque reflue AQP   AQP, ARPA, agricoltori

 Lungo termine Piano di transizione a colture resistenti e modelli rigenerativi     Università, CREA, GAL locali

 

Conclusione

La crisi idrica che sta colpendo Lecce e il resto della Puglia è un segnale concreto dell’urgenza climatica. L’agricoltura, uno dei settori più esposti, non può più basarsi su modelli produttivi ad alta intensità idrica. Servono interventi integrati, basati su innovazione, riuso, resilienza e governance territoriale.

 

Se vuoi, posso aiutarti a preparare un documento tecnico da inviare alle istituzioni locali o un progetto per accedere a fondi regionali o PNRR. Vuoi procedere in quella direzione?

 

 

 

 

 

 

 

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