Siamo in riserva, anche di buon senso
di Antonio Bruno Dottore in Scienze Agrarie
Mi ricordo quando da ragazzo, d’estate, si portavano le
bottiglie di vetro alla fontanella e si faceva la fila sotto il sole per
prendere un po’ d’acqua fresca. Era un gesto semplice, ma dentro c’era un
rispetto profondo per le cose essenziali. Oggi l’acqua la sprechiamo come se
fosse infinita. Ma non lo è più. E ce ne stiamo accorgendo, amaramente, anche
in Puglia, terra bellissima e martoriata, dove il caldo bussa sempre più forte
e la pioggia arriva sempre meno.
L’Acquedotto Pugliese lancia un grido d’allarme: siamo nella
crisi idrica più dura del nuovo millennio. E io, che mi tolgo il camice del
tecnico, mi limito a fare il cronista della vita. L’acqua è poca, i campi
cominciano a crepare, e gli agricoltori del Salento – che già avevano fatto i
conti con la Xylella – adesso devono fare i conti con i rubinetti secchi e i
cieli avari.
Questa non è solo una crisi idrica: è una crisi culturale.
Perché l’acqua non è solo una risorsa: è una responsabilità. E lo è per tutti,
dal cittadino che si lava i denti con il rubinetto aperto, al politico che
rimanda da anni gli investimenti sulla rete idrica, fino all’agricoltore che
lotta ogni giorno con una zappa, un sole spietato e un bilancio sempre più
rosso.
Io dico: basta piangersi addosso. Basta aspettare la pioggia
come se fosse un miracolo. Servono soluzioni. Concrete. Immediate. Ma anche
intelligenti. Per esempio, riutilizzare l’acqua depurata: già ci sono 45
impianti pronti, ma vanno collegati ai campi, non lasciati sulla carta. Oppure
sostenere l’agricoltura di precisione, che permette di dare a ogni pianta la
giusta quantità d’acqua, senza sprechi. E ancora: coltivare prodotti che
resistono alla sete, come si fa in Israele o in Spagna.
Poi, permettetemi una cosa: serve anche rispetto per chi
lavora la terra. Perché il contadino non è un residuo del passato: è un
presidio del futuro. In provincia di Lecce, se abbandoniamo l’agricoltura,
abbandoniamo anche un pezzo della nostra identità.
Infine, un appello. Non agli scienziati, ma a tutti noi. In
questa estate, ogni goccia conta. Non è retorica, è realtà. Le fonti si
svuotano, le falde si abbassano, e l’acqua – quella cosa che diamo per scontata
– torna ad avere il valore che aveva una volta: quello dell’oro.
Abbiamo il dovere di cambiare abitudini, di sostenere chi
produce cibo, e di capire che l’emergenza climatica non è un titolo di
giornale, è la nostra nuova normalità.
Siamo in riserva, sì. Ma non solo d’acqua. Anche di
attenzione, di cura, di lungimiranza. Recuperiamole, prima che sia troppo
tardi.
Conseguenze della crisi idrica sull’agricoltura salentina
(provincia di Lecce)
Autore: Antonio Bruno
Istituzione: Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali
della Provincia di Lecce
La crisi idrica che sta colpendo la provincia di Lecce e più
in generale la Puglia rappresenta una sfida senza precedenti per l’agricoltura,
già fortemente provata dal cambiamento climatico, dall’aumento delle
temperature e dalla desertificazione. Di seguito una sintesi basata sulla
letteratura scientifica recente e una serie di proposte concrete per affrontare
la crisi.
1. Riduzione delle rese agricole
Colture come ulivo, vite, orticole e frutteti sono tra le
più esposte. Studi dell’ISPRA e del CREA segnalano un calo fino al 40% della
produttività in presenza di stress idrico prolungato.
La scarsità d'acqua influisce negativamente sulla qualità
dei prodotti agricoli, in particolare sull’olio extravergine e sul vino.
2. Salinizzazione dei suoli
L’eccessivo sfruttamento delle falde comporta risalita di
acqua salmastra, fenomeno già presente nel basso Salento. Questo rende i
terreni meno fertili e compromette le colture.
3. Incremento dei costi di produzione
Gli agricoltori devono ricorrere a sistemi di irrigazione
più costosi, spesso con acqua proveniente da autobotti o impianti di
microfiltrazione, che incidono pesantemente sui bilanci aziendali.
4. Rischio di abbandono dei terreni
Le imprese agricole familiari, già marginali in termini di
redditività, rischiano la cessazione delle attività, accentuando la
desertificazione sociale e ambientale.
Linee di intervento proposte (con supporto dalla letteratura
scientifica)
1. Irrigazione di precisione e tecnologie smart
Soluzione: Installazione di sensori di umidità del suolo,
irrigazione a goccia automatizzata, uso di immagini satellitari per
monitoraggio idrico.
Evidenze: Secondo la FAO, tecnologie di precisione possono
ridurre l’uso idrico del 30-50% senza ridurre la produttività.
2. Riuso delle acque reflue depurate
Soluzione: Potenziamento dell’uso dei 45 depuratori già
predisposti da AQP per l’agricoltura, accelerando la messa in rete dell’acqua
affinata.
Evidenze: Studi su casi in Israele e Spagna dimostrano come
il riuso delle acque trattate possa coprire fino al 25% del fabbisogno agricolo
in regioni aride.
3. Introduzione di colture resistenti alla siccità
Soluzione: Promozione di varietà autoctone o geneticamente
migliorate di olivo, fico d’India, carrubo, grano duro a basso fabbisogno
idrico.
Evidenze: Il CNR e CREA hanno sviluppato linee genetiche
resistenti al caldo estremo e scarsità d'acqua, con buoni risultati
sperimentali in Salento.
4. Incentivi alla transizione agroecologica
Soluzione: Sostegno a tecniche di agricoltura conservativa,
come pacciamatura organica, agroforestazione e rotazioni colturali.
Evidenze: Studi pubblicati su Nature Sustainability mostrano
che questi metodi riducono il consumo idrico fino al 40% e migliorano la
resilienza dei sistemi agricoli.
5. Formazione e governance territoriale partecipata
Soluzione: Creare cabine di regia locali tra agricoltori,
consorzi di bonifica, università (es. UniSalento), enti idrici per definire
piani irrigui stagionali e priorità.
Evidenze: L’UNEP sostiene che la governance inclusiva nelle
regioni semi-aride migliora l’efficacia delle misure idriche del 60% rispetto
ad approcci centralizzati.
Azioni operative prioritarie per Lecce
Priorità Azione Enti coinvolti
Breve termine Mappatura
zone agricole critiche e turnazione irrigua Regione
Puglia, Consorzi irrigui
Medio termine Rete
agricola per riuso delle acque reflue AQP AQP,
ARPA, agricoltori
Lungo termine Piano di transizione a colture resistenti e
modelli rigenerativi Università, CREA,
GAL locali
Conclusione
La crisi idrica che sta colpendo Lecce e il resto della
Puglia è un segnale concreto dell’urgenza climatica. L’agricoltura, uno dei
settori più esposti, non può più basarsi su modelli produttivi ad alta
intensità idrica. Servono interventi integrati, basati su innovazione, riuso,
resilienza e governance territoriale.
Se vuoi, posso aiutarti a preparare un documento tecnico da
inviare alle istituzioni locali o un progetto per accedere a fondi regionali o
PNRR. Vuoi procedere in quella direzione?
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