sabato 7 giugno 2025

Un fico sul campanile: la forza della natura che non si arrende


 

Un fico sul campanile: la forza della natura che non si arrende

di Antonio Bruno Dottore in Scienze Agrarie


Ora, io non so se vi è mai capitato di passare da Soleto, in provincia di Lecce. È un paesino del Salento, bello, antico, silenzioso. Ma lì, in mezzo al centro storico, c’è qualcosa che lascia di stucco. Su un campanile alto 45 metri, quello degli Orsini Del Balzo — una bellezza del '300, pensate un po' — è spuntato un albero di fico. Proprio così. Un albero vero, con le foglie larghe, i rami, tutto quanto.

Uno si ferma, lo guarda, e si chiede: “Ma come ha fatto a salire fin lassù? E che ci fa, un fico, su un campanile?”

Ecco, questa storia è una di quelle che mi piacciono. Perché parla della tenacia della natura, ma anche di quanto poco ci serva, a volte, per sorprenderci ancora.


Il seme, il vento, un piccione (forse)

Cominciamo dall’inizio. I fichi — e parliamo di quelli veri, Ficus carica, mica quelli secchi che si mangiano a Natale — sono piante toste. Figli della terra arida, del sole battente, capaci di crescere nei posti più improbabili. Un loro seme, portato dal vento, oppure magari dal becco di un uccello, si sarà infilato in una crepa di quella torre.

E lì, tra un granello di polvere, qualche escremento di piccione e un po’ di pioggia raccolta per caso, ha deciso di mettere radici. Come dire: “Io resto. Da qui non mi muovo”.


Ma che albero è questo, il fico?

Il fico è un albero testardo. Si adatta, resiste, si arrampica dove nessun altro osa. Non ha bisogno di molto. Basta una fessura in un muro e ti cresce una foresta. Ha radici forti, addirittura capaci di spaccare la pietra. E lo fa con calma, con quella pazienza tipica delle cose vere.

Ne abbiamo visti altri di fichi così in giro per il mondo. Sui templi antichi dell’India, sui santuari nascosti nella giungla cambogiana, perfino tra i palazzi di New York. Sempre là, dove nessuno li voleva. Eppure ci sono. Ci stanno. E crescono.


La lezione del fico

Vedete, a me questa storia fa pensare a una cosa: la natura trova sempre il modo. In un mondo in cui tutto sembra controllato, misurato, chiuso in regole e cemento, ecco che arriva lui, un albero, e ti fa capire che non si può fermare la vita. Neanche col marmo e col ferro.

Certo, gli ingegneri adesso saranno preoccupati. Quelle radici, se vanno avanti, rischiano di rovinare il campanile. Ma forse prima di tagliare tutto, varrebbe la pena fermarsi un attimo, guardare in su, e riflettere.

Perché quel fico, lassù, ci racconta qualcosa anche di noi: che possiamo crescere anche nelle difficoltà, che possiamo farcela anche se il terreno sembra poco, o se siamo soli, o se nessuno ci guarda. Basta volerlo.


Conclusione

Io non so quanto durerà quell’albero. Forse un giorno lo taglieranno. Ma intanto, ogni volta che qualcuno alza lo sguardo, può vedere un piccolo miracolo: un fico che ha deciso di vivere in cima al mondo, su una torre di pietra, sotto il cielo del Salento.

E per me, questo, è già poesia.


Vegetazione arborea su edifici storici: il caso del fico (Ficus carica) sul campanile degli Orsini Del Balzo a Soleto (LE)

Autore: Antonio Bruno

Istituzione: Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali della Provincia di Lecce

Abstract

La crescita di un esemplare di Ficus carica sul campanile gotico-rinascimentale degli Orsini Del Balzo a Soleto, in provincia di Lecce, rappresenta un caso eccezionale di colonizzazione vegetale su struttura antropica in ambiente urbano. Il presente studio analizza i fattori ecologici, fisiologici e strutturali che permettono a tale specie di attecchire in ambienti estremi, con un confronto con altri casi documentati a livello internazionale. Il fenomeno viene interpretato alla luce della letteratura scientifica sulla vegetazione spontanea urbana e sulla resilienza ecologica.


1. Introduzione

L’interazione tra vegetazione e architettura urbana è un ambito di crescente interesse nella ricerca ecologica e nel campo della conservazione dei beni culturali. In particolare, la colonizzazione da parte di specie arboree su edifici storici può rappresentare un rischio per la stabilità strutturale, ma anche un indicatore significativo di dinamiche ecologiche spontanee. Il caso in oggetto riguarda la crescita di un albero di fico (Ficus carica) sulla sommità del campanile degli Orsini Del Balzo, una struttura di circa 45 metri risalente al XIV secolo.


2. Ecologia e biologia del Ficus carica

2.1. Habitat e adattabilità

Il Ficus carica è una specie eliofila, tipica del bacino del Mediterraneo, con una spiccata capacità pioniera. È in grado di germinare in substrati poveri e tollera condizioni di aridità e insolazione estrema (Pignatti, 2017). La presenza di semi nei frutti consumati dagli uccelli favorisce una disseminazione ornitocora, che consente alla pianta di raggiungere luoghi elevati o poco accessibili (Herrera, 1984).

2.2. Morfologia radicale

La specie sviluppa un apparato radicale fittonante con ramificazioni secondarie aggressive, in grado di penetrare crepe e fessurazioni nei materiali lapidei, generando effetti meccanici di espansione e danni strutturali significativi (Signorini & Mazzanti, 2006).


3. Meccanismi di colonizzazione su strutture antropiche

La vegetazione arborea su edifici si sviluppa in genere per:

  • Deposizione accidentale di semi (es. da parte di uccelli o vento);

  • Microhabitat favorevoli, come fessure con accumulo di detriti, umidità, materiale organico (Mazzoleni et al., 2004);

  • Assenza di manutenzione, che consente alle piante di maturare fino allo stadio arboreo.

Nel caso specifico del campanile di Soleto, l’altezza della struttura suggerisce un’origine ornitocora dei semi e una germinazione in un punto con ristagno d’acqua e accumulo di substrato organico.


4. Casi di studio comparativi

4.1. Templi di Angkor, Cambogia

Il sito archeologico di Angkor, in Cambogia, è noto per la presenza di alberi di Tetrameles nudiflora e Ficus religiosa che crescono sulle strutture templari. Le radici penetrano nella pietra arenaria e creano un'iconografia vegetale-archeologica unica, ma anche altamente distruttiva (Aymonier, 1900; De Casparis, 1996).

4.2. Edifici storici italiani

L’ISPRA (2016) ha documentato oltre 300 casi di vegetazione arborea su edifici storici italiani. Le specie più comuni sono Ailanthus altissima, Ficus carica e Robinia pseudoacacia, che mostrano grande adattabilità e potenziale invasivo.

4.3. Piante urbane in città globali

In città come Tokyo, Berlino e New York, molte specie arboree crescono spontaneamente su tetti, muri e grondaie. La ricerca di Kowarik & Körner (2005) ha evidenziato come queste "foreste urbane spontanee" costituiscano ecosistemi in miniatura in contesti metropolitani.


5. Implicazioni per la conservazione

Il fico sul campanile di Soleto rappresenta un paradosso: da un lato è un rischio per la struttura storica, dall’altro è una dimostrazione straordinaria della resilienza ecologica. Interventi conservativi devono bilanciare la tutela architettonica con il valore naturalistico e culturale del fenomeno. Alcuni propongono approcci conservativi integrati, che documentano e gestiscono la vegetazione anziché eradicarla sistematicamente (Zerbe et al., 2010).


6. Conclusione

La presenza del Ficus carica sul campanile degli Orsini Del Balzo dimostra la capacità della natura di rigenerarsi in ambienti antropizzati estremi. Il confronto con casi globali mostra che questo tipo di colonizzazione vegetale non è un’anomalia, ma parte di una dinamica ecologica più ampia. La gestione di questi fenomeni richiede approcci interdisciplinari che uniscano botanica, architettura, ecologia urbana e restauro.


Bibliografia

  • Aymonier, E. (1900). The Ruins of Angkor. London: Hakluyt Society.

  • De Casparis, J.G. (1996). The Impact of Vegetation on Southeast Asian Monuments. Journal of Archaeological Science, 23(3), 267–279.

  • Herrera, C. M. (1984). A study of avian frugivores, bird-dispersed plants, and fruit removal in Mediterranean scrublands. Ecological Monographs, 54(1), 1–23.

  • ISPRA (2016). Vegetazione spontanea su edifici storici in Italia. Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

  • Kowarik, I., & Körner, S. (2005). Wild Urban Woodlands: New Perspectives for Urban Forestry. Springer.

  • Mazzoleni, S., Di Pasquale, G., Mulligan, M., et al. (2004). Recent Dynamics of the Mediterranean Vegetation and Landscape. John Wiley & Sons.

  • Pignatti, S. (2017). Flora d’Italia (Vol. 1–3). Edagricole.

  • Signorini, M.A., & Mazzanti, M.B. (2006). Vegetazione spontanea e danni alle murature nei centri storici della Toscana. Bollettino della Società Botanica Italiana, 140(1), 3–11.

  • Zerbe, S., Maurer, U., Schmitz, S., & Sukopp, H. (2010). Biodiversity in Berlin and its potential for nature conservation. Landscape and Urban Planning, 95(3), 138–146.


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