A mo' di introduzione
Livio Ruggiero
Nel primo di questi incontri si è
detto come forse non sia possibile parlare di identità salentina e
che, qualora si cercasse di definire un concetto di questo tipo, non
lo si potrebbe ancorare solo al passato storico del territorio e
della sua popolazione, ma lo si dovrebbe costruire dinamicamente,
legandolo all'evoluzione in corso e alle prospettive future, verso le
quali essi sembrano indirizzarsi nel quadro complesso della
globalizzazione in atto.
In ogni caso, però, si è detto che i
tentativi di definire in qualche modo questa identità non possono
prescindere da una conoscenza di base del territorio in questione in
ordine alle sue caratteristiche geomorfologiche, climatiche,
biologiche e antropologiche, tenendo conto delle profonde
trasformazioni da esse subite nel corso del tempo.
A questo proposito sembra ovvio notare
come l'assenza di significative elevazioni del terreno, che sulle
Serre nella zona di Alessano raggiungono la quota massima di circa
200 metri, e di cospicui corpi d'acqua, se si prescinde dai Laghi
Alimini, abbia consentito un'antropizzazione diffusa del territorio,
ostacolata soltanto dalla presenza di paludi costiere almeno fino al
periodo delle grandi opere di bonifica, che ha relegato la cosiddetta
naturalità essenzialmente sulle falesie rocciose costiere.
D'altro canto è proprio dalle parole
di due naturalisti famosi, Oronzo Gabriele Costa e Giovan Battista
Brocchi, che si può considerare come alla penisola salentina possano
essere riconosciute delle peculiarità, per così dire ambientali,
che ben potrebbero contribuire alla definizione di una identità
salentina.
Il Costa, il grande naturalista nato ad
Alessano, così conclude le sue Osservazioni meteorologiche fatte a
Lecce, pubblicate nel 1834 negli "Annali Civili del Regno delle
due Sicilie":
"Queste sono le principali
osservazioni, che per il non breve spazio di 13 anni facemmo nella
meteorologia di Terra d'Otranto. Sicché, per servirmi delle parole
di profondo scrittore, potrebbe dirsi essere la natura in questa
provincia in opposizione con sé stessa, imperrocchè riunisce tutte
le stagioni nel medesimo istante e nel medesimo luogo."
Il Brocchi, una delle figure più
eminenti della nascente Geologia italiana, così si esprime nelle sue
Osservazioni geologiche fatte nella Terra d'Otranto del 1818: . . .
nella Terra d'Otranto, gioverebbe bensì che per altri rami fosse
quel suolo accuratamente esplorato dai geologi,... Nè i geologi
solamente, ma i botanici ancora troverebbero colà ampio compenso
alle loro fatiche, se fatica può essere l'aggirarsi per quelle
popolate e deliziose pianure. Io non conosco di fatto verun altro
luogo ove più comodamente si possano intraprendere siffatte
peregrinazioni. Nè io so tampoco quale altra situazione in Italia
possa meglio corrispondere a quanto i poeti ci narrano della
felicissima Arcadia, che certo non mancano ivi nè il dolce clima e
salubre, nè gli ubertosi pascoli, nè le campagne vestite di rosmarino, di timo e di
mille altre piante odorose ...". È sulla base di queste
considerazioni che si è deciso di dedicare uno degli incontri ad
alcuni aspetti floristico-vegetazionali riguardanti non solo
l'ambiente naturale ma anche quelli agrario e urbano. La relazione
del dottor Francesco Minonne tratterà alcuni aspetti relativi alle
specie arboree da frutto, con particolare riguardo alla storia dei
loro nomi e delle loro varietà. Negli interventi programmati il
professor Silvano Marchiori illustrerà gli aspetti particolari della
flora salentina legati alle specie endemiche e subendemiche, la
professoressa Gabriella Sava metterà in risalto l'importanza della
figura di Martino Marinosci, cui si deve la prima e ancora unica
opera generale sulla flora salentina, e, infine, la dottoressa
Mirella Signore traccerà un profilo storico dell'Olivo, come albero
caratterizzante in ogni epoca il paesaggio anche umano di questa
terra. Si tratta di un'occasione preziosa per aprire una finestra
sugli aspetti per così dire, anche se impropriamente, "scientifici"
del patrimonio culturale e ambientale salentino, che troppo spesso
sono stati ignorati in passato nelle descrizioni di un territorio che
potrebbe essere un vero laboratorio in cui ricostruire
quell'unitarietà della Cultura di cui tanto si sente la necessità.
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