venerdì 18 maggio 2012

Caratteristiche della Terra d'Otranto

Caratteristiche della Terra d'Otranto

Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, divise il Regno di Napoli in 15 Province, tra cui Terra d’Otranto, che si articola in 4 distretti: Taranto, Brindisi, Gallipoli e Lecce.

La popolazione iniziò ad aumentare, ma la superficie abitata era poca, quindi era necessario ESEGUIRE delle bonifiche, che vennero effettuate in seguito dallo Stato, a Brindisi.

Una volta bonificate le terre, le più importanti erano quelle con le coltivazioni di olive, olio e uva, quest’ultima subì una crisi di esportazione per via della chiusura dei trattati con la Francia e per l’esportazione dei parassiti. Per quanto riguarda l’olio, il porto più importante era quello di Gallipoli, dal quale veniva esportato ovunque.

Mentre per quanto riguarda il vino, a Gallipoli si produceva vino da taglio, nel circondariato di Brindisi vino raffinato, e a Taranto la produzione veniva suddivisa in:

- Vini da taglio

- Primitivo di gioia (Martina Franca)

Si ebbero difficoltà economiche dal punto di vista della conservazione della merce, di dazi doganali ed altre tariffe, soprattutto per quanto riguarda il trasporto della merce che provocava gravi danni al momento della consegna. Grande importanza ebbe nell’800 la cerealicoltura (grano, orzo, avena, mais). Queste attività subirono una crisi dovuta ai prodotti americani, importati ad un prezzo più basso, tanto da portare alla coltivazione di nuovi prodotti come il tabacco e il gelso (importante ----- per il frutto da baco da seta).

Un altro frutto molto coltivato era il fico, per cui era facile reperire manodopera. Altre coltivazioni furono la catalogna e la patata:

- yuly, diversa da quella di Avezzano che era la più diffusa nel Salento

- primitiva

- patata zuccherina

- trombetta detta “cocomazzo”



Altre colture erano quelle del lino della seta, usate per la tessicoltura.

Le principali industrie erano riferite all’agricoltura, ed erano piccole industrie comunemente dette opifici.

Collegati alla coltura del vino e dell’olivo erano le industrie delle botti, (molto famose quelle gallipoline). Ma anche fabbriche di distillazione di vino o vinaccio. Ci furono delle opere di bonifiche per migliorare il territorio, queste opere erano molto costose, per questo lo Stato decise di non intervenire. Le poche opere di bonifica in terra d’Otranto, si devono ai privati (Libertini).

Lecce era una città importante perché era la capitale della provincia.

Taranto, invece era una città secondaria diventata importante grazie all’arsenale ----- marittimo.

Brindisi, con l’apertura del canale di Suez e il passaggio della valigia delle Indie, aumentò la sua importanza.

Gallipoli aveva il centro dell’esportazione dell’olio.



Viticoltura ed enti vinicoli nella Terra d'Otranto



Abbiamo detto che il territorio di Otranto garantiva nell’800 la coltivazione di viti e ulivi. Nella zona di lecce, vi erano 3 zone:

- In una era difficile produrre per via del terreno argilloso e calcareo

- In un’altra si ebbe l’incremento del vino che superò sia quello dell’olio che dei cereali

- In un’altra ancora vi erano molti vini ricercati e differenziati

Mentre a Gallipoli c’erano invece: vini robusti alcolici, ed era prodotto il “vino del capo”.

Iniziarono ad esserci dei problemi quando si produssero dei parassiti: “zigena della vite”, “erniosi” che erano parassiti animali che attaccavano le foglie, in particolare c’era il malbianco che poteva essere ucciso con la solforazione, la fillossera (il parassita più importante) che comparve in Francia con un’importazione americana, dannoso tanto da far costituire a Lecce un consorzio anti-fillosserico.

Per quanto riguarda l’aumento della produzione di vino, si ebbero problemi per lo sbarco commerciale, data per la chiusura del trattato Francese, tanto da far vedere vino pregiato come vino cattivo. Un altro problema relativo all’esportazione fu la politica protezionista dello Stato, successivamente interrotta con l’apertura di un nuovo trattato con la Francia.

Il vino della Terra d’Otranto aveva problemi relativi alla sua produzione, con tecniche obsolete e molto lente. Infatti erano ancora utilizzati i palamenti (usati anche oggi) e la classica pigiatura. Questo problemi si riscontrarono anche a Parigi dove si evidenziò ancor di più la nostra lacuna, all’esposizione internazionale di Parigi nel ‘900, dove furono presentati 12 vini, e per colpa di bottiglie non adatte, etichette sbagliate, e troppo fermentate; furono ammesse solo 5 tipologie di vino al concorso.

Nel 1883, il consorzio agrario di Lecce, istituì un laboratorio di assaggio dei vini che inoltre consigliava nuove tecniche di produzione e di conservazione e un museo che aveva lo scopo di promuovere le tecniche di coltura.



Federico Libertini e la bonifica di Fricule



Le opere di bonifica di Terra d’Otranto erano ritenute necessarie per il miglioramento dell’agricoltura e della situazione sanitaria delle zone palustri, dove c’era la malaria. Solo nel 1872 lo stato prese in considerazione qualche richiesta giunta dal Salento.

Nel circondario di Lecce molte erano le zone che necessitavano lavori urgenti di bonifica (Leverano, Copertino, S.Pietro Vernotico, Torre Chianca, San Cataldo). In base alla legge Baccarini del 1882 possiamo parlare di opere di bonifica di:

Federico Libertini di Lecce, ricco e nobile proprietario terriero, fece il primo tentativo di operare delle bonifiche, interessandosi, in particolar modo, al fondo macchioso “Frigoli”.

Situazione pre- bonifica

Il fondo era privo di strade, privo di alberi, soggetto a “forti uragani” vista la sua posizione vicina al mare.

Opere di bonifica

Libertini preparò un piano che prevedeva, in ordine:

-prosciugamento;

-canalizzazione;

-eliminazione terre macchiose;

-dissodamento del terreno.

Situazione post-bonifica

- Il Libertini fece costruire una villa,

- furono aperte strade principali e secondarie fiancheggiate da muri a secco,

- le pietre erano utilizzate per creare mucchi o per costruire i cosiddetti “Truddi” (piccole costruzioni di forma tronco conica),

- miglioramento agrario, produzione di ottimo frumento, avena e granturco,

- coltivazione del cotone,

- allevamento di pecore per la produzione di lana e latticini,

- utilizzo dei migliori strumenti rurali.

Il Libertini era stato nominato Cavaliere dal Governo e riconosciuto come bonificatore dalla Provincia e dalle istituzioni. Ma negli anni 90 la sua situazione economica cambiò tanto da chiedere un sussidio allo Stato per la bonifica di altre zone, sussidio che non fu mai dato. Fu costretto dunque a vendere alcune sue proprietà e ad abbandonare anche la tenuta di Frigole al Credito Fondiario della Banca d’Italia.


di Marco D'andrea


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