domenica 25 aprile 2010

La "Crociera Bio" invece del "Premio Bio"?


La Crociera Bio invece del Premio Bio?
di Antonio Bruno
--------------------------------------------------------
Da domani lunedì 26 aprile 2010, Bari sarà capitale mondiale dell’olio biologico. Apre infatti i battenti il XV Premio Biol.
l 9 febbraio 1923 Angelo Titi Presidente della Camera di Commercio e Industria della Provincia di Lecce pubblica con i tipi della N. Tipografia ed. Salentina di Lecce un opuscolo intitolato “Sulla decadenza della Olivicoltura Nazionale.
Dopo 15 anni di tentativi fatti in casa, a Bari, in Puglia forse non è il caso di prendere una nave e fare per l'anno prossimo invece del Premio Bio“La Crociera BIO”?
--------------------------------------------------------

Da domani lunedì 26 aprile 2010, Bari sarà capitale mondiale dell’olio biologico. Apre infatti i battenti il XV Premio Biol, la più grande kermesse internazionale dedicata all’olivicoltura biologica che pone, come ormai da tradizione, l’Italia e la Puglia al centro dello scenario mondiale del settore. La nuova edizione è in programma dal 26 al 30 aprile nel centro storico e in periferia, con corsi e convegni nonché un “Festival dell’Olivicoltura Etica e dell’Agricivismo” a base di incontri, laboratori, mostre, degustazioni e appuntamenti culturali.
Il 9 febbraio 1923 Angelo Titi Presidente della Camera di Commercio e Industria della Provincia di Lecce pubblica con i tipi della N. Tipografia ed. Salentina di Lecce un opuscolo intitolato “Sulla decadenza della Olivicoltura Nazionale. In questo opuscolo dopo l'elencazione dei dati nazionali si afferma che la Terra d'Otranto può dirsi un immenso oliveto e, da sola, vale per produzione quanto Campania, gli Abruzzi, il Molise e l'Umbria prese insieme, quanto la Sicilia e più della Calabria.
Sempre nell'opuscolo sono resi noti i dati relativi all'olivicoltura nazionale confrontati con quelle della Spagna, Portogallo, Grecia, Tunisia e dell'Albania che rendono evidente la decadenza, che viene definita impressionante, dell'olivicoltura nazionale.
Una domanda che viene posta e cioè: “Quali sono le cause dell'impressionante decadenza della produzione, dell'esportazione, del consumo interno e del commercio interno dell'Olio d'Oliva? Quali i rimedi?”
E' interessante rilevare che le cause erano state rilevate ampiamente dalla Società Nazionale degli Olivicoltori che aveva stigmatizzato l'attenzione rilevando che si era verificato l'abbattimento di oliveti il cui mantenimento si era dimostrato economicamente non conveniente, l'invecchiamento degli oliveti, la mancanza di cure colturali razionali, l'irrazionalità dei nuovi impianti, l'improduttività degli olivi, i danni delle avversità e delle malattie specialmente della mosca delle olive ed infine la madre di tutte le cause erano le delusioni e i danni incontrati specie in quegli anni nell'esito del prodotto tali da rendere niente affatto convenienti le spese e le cure per i miglioramenti della cultura e della produzione.
Inoltre nella nota veniva rilevato che mancava in Italia un Istituto scientifico di studi e di realizzazioni pratiche nel campo della difesa dell'olivicoltura nazionale. Nel 1923 ne aveva quattro la Spagna con fitte diramazioni di stazioni secondarie in tutto il territorio e ne avevano anche la Francia e la Grecia.
Detto ciò si suggeriva l'istituzione di una realtà di questo tipo anche in Italia affidandogli la direzione dello svolgimento di un programma tecnico di difesa della olivicoltura che qui accennerò in grandi linee. In primo luogo il programma dovrebbe affrontare la conoscenza scientifica della genetica, della biologia e della fecondità dell'olivo, dovrebbe istituire dei vivai e diffondere dei semi selezionati, istituire stazioni sperimentali di olivicoltura, corsi temporanei di olivicoltura e di oleificio per contadini e proprietari; provvedere a diffondere direttive semplici e pratiche per la cura degli oliveti deperiti, per il rimpiazzo dei vecchi oliveti o per l'impianto di quelli nuovi, inoltre dovrebbe fare in modo di ottenere delle facilitazioni per l'acquisto di fertilizzanti artificiali specie nelle zone ubicate meno agevolmente.
In quella nota del Presidente Angelo Titi si specificava che l'applicazione di questo programma dovrebbe essere integrata da opportune provvidenze statali quali la concessione del credito agrario per l'impianto di nuovi oliveti e il ringiovanimento dei vecchi, l'esenzione dell'imposta per gli oliveti di nuovo impianto e la costituzione dei consorzi obbligatori di difesa dalle avversità, dalle malattie crittogamiche e dai parassiti animali.
Nei mercati esteri la situazione era difficilissima poiché erano stati abbandonati dal prodotto italiano per un divieto di esportazione in seguito alla guerra del 1915 – 18. Chi li aveva conquistati era la Spagna e la Tunisia. In quella pubblicazione del Presidente Angelo Titi si suggerisce un percorso per riguadagnare il mercato estero lavorando nei mercati esteri, studiandone i gusti, le preferenze ed adattare ad essi i processi di manipolazione del prodotto e organizzare una efficace pubblicità e dei fattivi uffici di vendita. Questo compito già allora si prendeva atto non potesse essere assolto dai produttori singoli e quindi si suggeriva che fosse affrontato da un organismo che si occupi di questo a cui dovrebbero essere messi a disposizione i mezzi necessari.
Nella nota del Presidente Angelo Titi del 1923 si legge che se alla diminuita esportazione avesse corrisposto un maggior assorbimento di prodotto da parte del mercato interno anche se la bilancia commerciale ne avrebbe sofferto avremmo avuto una diminuzione di importazioni di surrogati dell'olio d'oliva come il succo di semi oleosi e i grassi animali.
Invece nel 1923 si consumava una grande quantità di olio vegetale derivato da semi e inoltre il Presidente Angelo Titi riferisce di una “deviazione del gusto” dei consumatori per effetto di una frode consumata attraverso al quale si spaccia per olio d'oliva una miscela che ne contiene in quantità insignificante. Si era calcolato che ogni anno veniva venduto per olio d'oliva un milione di quintali di olio miscelato in proporzioni che nella pubblicazione del Presidente Angelo Titi vengono definite “rivoltanti” e solo qualche centinaio di migliaio di quintali di olio di cotone viene offerto “come tale” sul mercato. Nel 1881 l'unico concorrente per l'olio d'oliva era quello di cotone e la legge permetteva di miscelare l'olio di cotone a quello di oliva, ma nel 1923 le cose erano cambiate per gli altri semi oleosi che invadevano il mercato.
La proposta che arriva per rilanciare il Commercio Estero dell'olio d'oliva è davvero interessante e, sotto gli auspici del Presidente del Consiglio dei Ministri, autorevoli esponenti dei ceti industriali, commerciali ed agricoli organizzarono nel 1923 una “Crociera Navigante” per la propaganda della espansione economica dell'Italia negli Stati dell'America latina centrale e meridionale. Lo stato aveva concesso una grande nave da guerra che nello spazio di 16 mesi ha toccato i porti dell'America latina dove già affluivano in quegli anni le correnti dei lavoratori italiani e dove allora si riteneva auspicabile che trovasse sbocco la produzione agraria dell'Italia. Il 30 gennaio 1923 presso il Ministero dell'Industria e del Commercio si tenne una riunione presieduta dal conte Teofilo Rossi nella quale l'On. Grassi, Presidente della Società Nazionale degli Olivicoltori, anche in rappresentanza della Camera di Commercio di Lecce, sottoscrisse una caratura di 25.000 Lire per la costituzione del capitale d'impianto dell'Ente organizzatore della mostra.
In questo modo la Società aveva il diritto di tutelare direttamente all'interno del Consiglio di amministrazione della, Crociera gli interessi dei produttori e dei commercianti di olio d'oliva che partecipano alla mostra.
La Camera di Commercio di Lecce assunse l'impegno di sottoscrivere il 25% della caratura e Associazioni Agrarie e commerciali del Salento avevano già fatto pervenire alla Società offerte per la copertura della caratura. Tutti gli olivicoltori del Salento contribuirono alcuni anche in misura modesta. Tutto questo lavorio aveva alla base la consapevolezza che i migliori alleati della espansione agricola e commerciale dell'Italia erano gli emigranti.
Mi rivolgo agli organizzatori del XV Premio Biol, che presuppone l'incontro a Bari di produttori dal lontano 1995. Mi rivolgo a te che sei proprietario di parte dei 114mila ettari dedicati alla produzione di olio biologico di qualità pari al 26% della superficie mondiale (segue la Spagna col 23%). Mi rivolgo soprattutto a te che hai parte della superficie bio della Puglia (dati dicembre 2008) che ha superato i 118mila ettari, mi rivolgo a te che sei uno dei 5.371 imprenditori biologici. Dopo 15 anni di tentativi fatti in casa, a Bari, in Puglia forse non è il caso di prendere una nave e fare per l'anno prossimo invece del Premio Bio“La Crociera BIO”?

Nessun commento:

Posta un commento