mercoledì 14 aprile 2010

Per combattere la siccità seminare rado e concimare lento


Il termine siccità proviene dal latino siccus, col significato di secco, arido. Lo sappiamo che la siccità è la prolungata mancanza d'acqua che si verifica perché avvengono piogge insufficienti conseguentemente si avrà l'aridità del terreno. E perché allora la siccità è così presente nella cultura umana come un cataclisma da scongiurare con ogni mezzo? Perchè non è semplicemente un fenomeno fisico, ma piuttosto un evento che segna la rottura dell'equilibrio tra la naturale disponibilità d'acqua e il consumo che ne fanno le attività umane, Questo cataclisma sordo può causare gravi danni sia all'ecosistema naturale sia alle attività agricole delle zone colpite.
Sulla crisi idrica del 1990 l' arcivescovo di Lecce di allora, monsignor Francesco Ruppi, inviò una nota ai responsabili della vita pubblica e, in particolare, alla giunta regionale e ai parlamentari pugliesi, invocando interventi tecnici ed economici immediati e cospicui in favore della intera popolazione del Salento. Il vescovo così scriveva: “La crisi idrica delle nostre regioni e in particolare del Salento ha raggiunto ormai dimensioni catastrofiche ed è doveroso, da parte della Chiesa, prendere posizione non solo per solidarizzare con le categorie più colpite, ma con l' intera popolazione, che si vede privata di uno dei beni, l' acqua, più necessari per la vita e per l' igiene dell' uomo. Mi rivolgo con ansia e con trepidazione prosegue l' arcivescovo a tutti coloro che sono preposti al governo perché venga adottato, con sollecitudine, un piano di emergenza acqua.”
Dalle cronache consultabili, si può inferire che più o meno dal 1710 (pur permanendo un clima generalmente freddo d’inverno) le precipitazioni medie annuali siano aumentate, per raggiungere i massimi nel secolo successivo (il XIX°). Ciò che colpisce è che nel cuore della Piccola Era Glaciale vaste zone della Puglia (e chissà se non dell’Italia in generale) soffrivano di ricorrenti siccità, che si ripercuotevano notevolmente sulle dinamiche economiche e, probabilmente, anche su quelle demografiche. Colpisce perché chi come noi vive in un periodo di vero o presunto riscaldamento climatico globale, è abituato a sentirsi dire che un aumento della temperatura dovrà necessariamente essere correlato, per il sud Italia, ad una diminuzione delle precipitazioni medie annue.
Nel 1928 c'è stata una grande siccità che è rimasta memorabile per lunghi anni, anche se noi ne abbiamo perduto la memoria in quanto la mente umana obbedisce al detto “se non è successo negli ultimi vent'anni beh! Allora non è mai successo” Ma non è così!
Ma memoria a parte è possibile sfuggire ai danni della siccità? Ci sono accorgimenti che, se messi in atto, ne attenuano i danni?
Ti vedo sai? Lo so che si può irrigare, e sempre tu ti vedo che pensi alle lavorazioni profonde che consentono di avere maggiori riserve d'acqua, lo so , lo so che mi stai dicendo di fare i lavori superficiali, le famose sarchiature per rompere i capillari che fanno evaporare l'acqua dal terreno. Naturalmente questi sono rimedi alla siccità assolutamente efficaci, ma tutti voi che avete un pezzettino di terra siete perfettamente a conoscenza di tali pratiche.
E' interessante a questo proposito conoscere i suggerimenti di Ugo Pratolongo dell'Istituto superiore di agricoltura di Milano che condusse molte esperienze su terreni di molte zone irrigue che per la loro composizione facevano registrare rendimenti decrescenti delle coltivazioni sia pure in presenza di lavorazioni accurate e di un largo ricorso alla concimazione naturale ed artificiale.
C'è una relazione tra il numero delle piante e i danni da siccità perché se aumentiamo il numero delle piante ecco che queste poi hanno dei danni e la ragione risiede nel fatto che se la quantità d'acqua disponibile alle colture è inferiore rispetto alle esigenze la coltura che sia stata piantata fitta, con molte piante per unità di superficie, assorbe l'intera quantità d'acqua disponibile nelle prime fasi vegetative e poi quando nella fase di fruttificazione sopraggiunge la siccità la produzione risulta compromessa.
Quindi se le piante per unità di superficie sono in numero inferiore ecco che le piante arrivano a frutto e la produzione pur essendo inferiore non è compromessa.
Ascoltando la voce della saggezza degli agricoltori ecco che secondo loro siccome ci sono tre anni siccitosi su cinque se si effettuano semine rade si ottengono due produzioni buone e tre discrete sui cinque mentre le semine fitte danno due anni di produzione ottima e tre anni di produzione scarsa. Ecco la saggezza e la conseguente decisione da prendere di fare semine rade.
Anche la concimazione è un'arma valida contro la siccità . Se si fa abuso della concimazione si possono avere ulteriori danni dalla siccità.
Un terreno ben concimato fa si che le piante che sono coltivate abbiano esigenze inferiori di acqua. In pratica se si ha poca acqua, avendo a disposizione i fertilizzanti a parità di quantità d'acqua si hanno maggiori produzioni. I fertilizzanti possono far si che nella fase iniziale si abbia un maggiore rigoglio vegetativo che rapidamente e prematuramente consuma la riserva d'acqua nel terreno in conseguenza quando la pianta arriva alla fase più importante che è quella della fruttificazione ecco che non ha più a disposizione l'acqua che gli necessita.
Ecco che bisogna regolare il rigoglio iniziale con una semina intelligente e in seguito con i diradamenti è facile ottenere di salvaguardare la produzione.
Occorre seminare rado e concimare lento, e seminare tanto più rado se si teme che possa sopraggiungere la siccità quanto più lentamente si è concimato.
In conclusione è bene tenere presenti i suggerimenti tecnici per ottenere la produzione agricola anche in presenza di una insufficiente disponibilità agricola nel rispetto della sostenibilità.


Bibliografia
L'Agricoltura Salentina Gennaio 1928 numero 1
Anna Giulia Argentieri Gli agronomi in Lombardia: dalle cattedre ambulanti ad oggi
LECCE, IL VESCOVO CHIEDE AIUTO AL GOVERNO PER LA SICCITA'24 luglio 1990 pagina 20 sezione: CRONACA
Anselmo Caputo Ricorsività di episodi siccitosi in Puglia dalla fine del 1500 all’inizio del 1800
DECRETO 15 febbraio 2002 - Dichiarazione dell'esistenza del carattere eccezionale degli eventi calamitosi verificatisi nelle province di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto. (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale italiana n. 63 del 15 marzo 2002)

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