mercoledì 21 aprile 2010

Ricostruire il Paesaggio Agrario


Ricostruire il Paesaggio Agrario
di Antonio Bruno*

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Nel Salento leccese si potrebbe attuare un progetto culturale ed educativo, esteso anche alle scuole, con l'obiettivo del recupero dei sapori delle innumerevoli varietà di frutti abbandonati nel territorio con particolare riferimento alle aree demaniali dove il paesaggio ha subito una minore pressione antropica e ai tanti Giardini abbandonati.
A Roma si terrà un festival dal 20 al 23 maggio per celebrare la biodiversità con musica, scienza, video, rappresentazioni, arte.
Il progetto potrebbe partire da una ricerca pubblicata da Russo che ricostruisce attraverso il catasto Murattiano e poi con quello dello stato italiano, mutamenti del paesaggio agrario e degli assetti colturali della Puglia tra Ottocento e Novecento.
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Le notizie servono, fanno accendere la curiosità. La curiosità di donne e uomini di una terra che, come un virus, contagia quelli con cui viene a contatto e determina azioni motivate dalla sete di sapere, di capire, per ottenere ciò che è più vicino possibile alla nostra natura.
Perché quella donna che andava in giro a raccogliere il cibo è presente e viva dentro di me e dentro di te che leggi. Il suo anelito alla ricerca di nuovi frutti, alla scoperta di nuovi sapori ed odori, è il mio stesso anelito, è il tuo stesso anelito. Ecco perché scoprire che intorno a Savona la coltura del chinotto si concentra da tre secoli è per me motivo di meraviglia. E' stato interessante riscoprire questo antico agrume di origine orientale da cui si ricavano bevande, canditi, marmellate e mostarde, e venire a sapere che c'è chi lo propone assieme a una sessantina tra ortaggi e frutti da non dimenticare in negozietti dove la donna che cerca il cibo, quella che è presente nell'anima di ognuno di noi, può annusare nuovi odori, guardare i nuovi colori di varietà antiche che qualcuno ha conservato affinché lei, l'anima, potesse venire di nuovo in contatto con loro e poi potesse esultare, a casa, quando la famiglia si ritrova nella tavola. Quella donna mostrerà la sua scoperta, e tu, la vedi la tua donna? E tu che sei la donna che ha cercato e raccolto quel frutto, io lo so che inciterai a guardarne il colore, ad annusarne il profumo per poi resterai li, compiaciuta di osservare il tuo uomo e i tuoi figli abbandonarsi al sapore unico, intenso, diverso che da quel frutto o da quella varietà antica verrà sprigionato nel gusto di tuo marito e dei tuoi figli che si nutrono, il gusto di quel cibo che tu hai raccolto per loro e che diverrà la carne e il sangue del corpo di tutti i componenti della tua famiglia.
Nomi insoliti si mescolano a profumi e forme curiose come quelle di alcune varietà di fico del Salento leccese “Dell’Abate”, “Fracazzano”, “Della Signura”, “Paradiso” certo che sarebbe bello che la donna che cerca, la donna raccoglitrice sapesse che c'è il negozio degli ortaggi e della frutta di un tempo, il negozio dove quella donna che alberga in ognuno di noi possa trovare piante da orto antiche e rare o magari possa avere la possibilità di accedere in una Fiera degli orti in cui poter esercitare la vista, l'olfatto e il gusto in avventure fatte di colori, sapori ed odori che inebriano, che sollecitano fantasie esotiche piene di riferimenti al paradiso terrestre.
Sarebbe davvero interessante che si unissero le forze per realizzare tutto questo individuando e mappando nel territorio del Salento leccese le "Antiche varietà”, realizzando un catalogo, ottenendo la promozione in rete attraverso le Masserie didattiche e gli Agriturismo esistenti nel Salento leccese anche in collegamento con i Centri di Educazione Ambientale.
Insomma un progetto culturale ed educativo, esteso anche alle scuole con l'obiettivo del recupero dei sapori delle innumerevoli varietà di frutti abbandonati nel territorio del Salento leccese con particolare riferimento alle aree demaniali dove il paesaggio ha subito una minore pressione antropica e ai tanti Giardini abbandonati.
Alcune specie non sono mai state numerose, soprattutto quelle che si sono adattate a vivere in habitat molto particolari. Queste specie sono definite “naturalmente rare”. Poi ci sono le specie divenute “rare di recente” il numero delle quali è in declino per la pressione esercitata da eventi come quelli che si stanno concretizzando attraverso l'introduzione di opere dell'uomo che sottraggono superficie agraria e che rappresentano una perdita dell'habitat o gli stessi cambiamenti climatici che rappresentano mutamenti delle caratteristiche dell'habitat. Sia la riduzione della dimensione della popolazione sia l'aumento dell'isolamento hanno rilevanti conseguenze perché determinano l'aumento del rischio di perdita della biodiversità.
La prima fase dovrebbe partire da una approfondita analisi del territorio per mettere in luce, anche attraverso testimonianze storiche, la straordinaria ricchezza di varietà locali di piante erbacee e di alberi da frutto diffuse nel Salento leccese, nonché la pregevole qualità del patrimonio naturalistico, storico-culturale, artistico, gastronomico ecc., che caratterizza ed individua il nostro Paesaggio rurale.
Voglio ricordare che le attività di conservazione delle risorse genetiche agrarie sono state condotte inizialmente da istituzioni di ricerca internazionale in particolare l'International Plant Genetic Resources Institute con sede in Roma. E in occasione di quest'anno che è l’Anno Internazionale della Diversità Biologica , la campagna Diversity for Life, diretta da Bioversity International, sponsorizzerà un festival per celebrare la biodiversità con musica, scienza, video, rappresentazioni, arte.
Il festival include lectio magistralis, dibattiti, concerti, mostre e laboratori per bambini. Tutto questo si terrà a Roma all’Auditorium Parco della Musica dal 20 al 23 maggio che costituirà un fondamentale momento di riconoscimento dell’importante ruolo che l’Italia ha avuto e tuttora ha nella conservazione e uso della biodiversità agraria nel mondo. Questa occasione unica ci deve sensibilizzare sul valore della biodiversità agraria nella vita dell’uomo, e il progetto culturale ed educativo che propongo potrebbe essere un possibile contributo del Salento leccese. Nel nostro territorio i partecipanti al progetto avrebbero il ruolo primario di custodi delle risorse genetiche. Un ruolo che per 10.000 anni è stato svolto dall'agricoltura che collegherebbe anche la possibilità di accedere ai dati degli etnoantropologi per comprendere gli stretti legami tra gli agricoltori e la cultura, o meglio, le culture del Salento leccese. Come tutti noi sappiamo la cultura dei paesi che sono nella cinta di Lecce è diversa dai paesi che sono a Nord di Lecce, da quelli della Grecia Salentina e da quelli del capo di Leuca, si tratta insomma di mettere in luce il rapporto tra le diverse culture presenti nei 100 Comuni del Salento leccese.
La domanda che sono certo vi state facendo è relativa all'erosione genetica che dovrebbe essere fermata dal cercatore e conservatore informale di vecchie varietà locali o di agrobiodiversità non autoctone soggette a fenomeni di erosione genetica, affinché non si estinguano. Insomma mi state chiedendo quanta erosione genetica c'è già stata nell'ambiente del Salento leccese (varietà ormai perdute definitivamente) e nello stesso tempo quante varietà sarà possibile recuperare.
Purtroppo per specie di grande interesse agrario come le piante da orto è ormai difficile trovare qualcosa che non siano le moderne varietà o prodotti ottenuti dalle industrie sementiere, e poi c'è un altro dato legato al fatto che i nostri agricoltori sono 10 volte su 11 ultra 65enni e quindi c'è il fondato rischio i materiali da loro tanto accuratamente conservati vadano perduti.
Ma quali sono queste fonti che rischiano di essere perdute? Sono le varietà locali (landreces) antiche popolazioni costituitesi e affermatesi nel Salento leccese per le disponibilità del nostro ambiente naturale e per le tecniche colturali imposte dai nostri antenati. Queste varietà sono interessantissime perché hanno un notevole adattamento al nostro ambiente dando prodotti con caratteristiche di qualità e di produttività anche in quelli meno fertili e che non potrebbero essere coltivati in altro modo. Poi ci sono gli ecotipi (local races) del Salento leccese ovvero quelle popolazioni che sono sopravvissute alla selezione operata esclusivamente dall'ambiente, cioè dai fattori relativi al tipo dei terreni e del clima. Tale selezione è avvenuta nel corso di un lungo periodo di tempo. Ma non dobbiamo assolutamente dimenticare i progenitori selvatici e le specie spontanee affini a quelle coltivate (wild relatives) perché sono molto resistenti ad altissimi livelli di stress derivati sia dal terreno che dal clima oltre che dalle malattie.
Il progetto potrebbe partire da una ricerca pubblicata da Russo che ricostruisce attraverso il catasto Murattiano e poi con quello dello stato italiano, mutamenti del paesaggio agrario e degli assetti colturali della Puglia tra Ottocento e Novecento.
Sul piano della ricerca agronomica, ed in particolare di quella rivolta agli studi sui sistemi colturali sia su scala aziendale che a livello territoriale è indispensabile individuare le zone del territorio del Salento leccese in base a criteri oggettivi di potenzialità produttive e di sensibilità ambientale. Inoltre è essenziale affrontare la problematica dei rischi di impatto, individuando delle possibili misure tecniche ci contenimento per salvaguardare il nostro Paesaggio rurale dal pericolo sempre incombente di fare riferimento a modelli precostituiti. Tale pericolo si deve evitare attraverso le valutazioni oggettive degli impatti riferiti a quel determinato territorio.
Le valutazioni si devono fare strada affrontando i problemi connessi alla gestione degli agroecosistemi delle aree protette, quelli delle superfici a particolare vocazione faunistico venatoria, i problemi relativi all'agricoltura biologica nelle sue diverse accezioni, con riferimento alla biodiversità e alla ricerca. Attraverso questo progetto di conservazione di varietà che sono magari meno produttive ma qualitativamente più ricercate e più resistenti alle malattie si può arrivare a prendere in considerazione la rinaturalizzazione delle aree in cui non vi è più interesse economico per la produzione agraria convenzionale.
Sempre relativamente al progetto in questione la valorizzazione di varietà del passato dimenticate potrebbe essere legata ai temi della conservazione o per meglio dire ricostruzione dei caratteristici paesaggi agrari del Salento leccese che possono integrarsi con quegli operatori che stanno proponendo la valorizzazione economica della nostra cucina tipica.
Se sei arrivato sino a qui significa che l'argomento ti interessa, ese sei davvero interessato perché non progettare insieme? Non essere timida o timido ti aspetto per fare insieme questa bellissima avventura!

*Dottore Agronomo

Bibliografia
Nicoletta Pennati Alla ricerca dell'orto perduto
Francesco Minonne Custodire la Biodiversità agraria: vecchie varietà e nuovi custodi
COMUNITA’ MONTANA ALTO E MEDIO METAURO “Antiche varietà” Progetto di recupero e valorizzazione di varietà locali di piante di interesse agrario
Andrea Arzeni,Roberto Esposti,Franco Sotte Agricoltura e natura
International Plant Genetic Resources Institute http://www.bioversityinternational.org/
Gianni Barcaccia,Mario Falcinelli Genetica e genomica
Guido Ferrara,Giulio G. Rizzo,Mariella Zoppi Paesaggio: didattica, ricerche e progetti : 1997-2007
Imperio, Vendittelli Complessità del territorio e progetti ambientali
G. L. Rota,G. Rusconi Ambiente. Con CD-ROM
William S. Klug,Charlotte A. Spencer Concetti di genetica
Renata De Lorenzo Storia e misura: indicatori sociali ed economici nel Mezzogiorno d'Italia
S. Russo Paesaggio Agrario ed assetti colturali in Puglia tra Otto e Nocecento
Enrico Bonari,Paolo Ceccon Verso un approccio integrato allo studio dei sistemi colturali

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