martedì 10 aprile 2012

I 500 chilometri di un canale lungo da Lecce a Napoli


I 500 chilometri di un canale lungo da Lecce a Napoli




Nel Salento leccese non ci sono fiumi, lo sanno tutti! Ma quando cade la pioggia l’acqua che non viene assorbita dal terreno come tutti i corpi presenti su questo pianeta risente della forza di gravità. Pertanto l'acqua caduta con la pioggia sul tuo terreno o sulla tua casa scorrerà sempre dall'alto verso il basso lungo una percorso chiamato alveo di un canale. L’insieme dei canali del Salento leccese prende il nome di reticolo idrografico ed ha una lunghezza complessiva di oltre 500 chilometri.

Insomma nella provincia di Lecce se i canali fossero messi uno davanti all’altro si ne formerebbe uno unico lungo 500 chilometri ovvero più o meno la distanza che separa Lecce da Napoli. E’ come se nella nostra provincia si fosse un lunghissimo canale che si attiva divenendo pieno d’acqua solo con le piogge lungo 500 chilometri.

C’è da rilevare che si è consolidata l’opinione che sia necessario un impegno concreto per evitare gli errori del passato di “canalizzare” il reticolo idrografico del Salento leccese in genere con l’intenzione, risultata poi essere palesemente inadatta, di poter contenere le acque in alvei sempre più stretti e regolati con la riduzione delle aree di naturale esondazione e la eliminazione degli ambienti ripariali.


In realtà, queste azioni, contestualmente alla “impermeabilizzazione” diffusa dei suoli e quindi alla perdita della intrinseca capacità di ritenzione del territorio, provocano l’aumento della velocità di corrivazione dell’acqua contribuendo a repentini colmi di piena e a danni da alluvione in molti Comuni che ricadono nel Bacino idrografico del reticolo.


Gli effetti negativi di questa artificializzazione del reticolo idrografico del Salento leccese hanno ripercussioni sul rischio idrogeologico che tradotto significa rischio alluvioni!

Vi è la necessità di pensare ai canali del Salento leccese come ad ecosistemi e non come a corpi idrici inanimati con funzione di canalizzazione o via idrica. Deve prevalere l’approccio interdisciplinare, la ricerca degli interventi di conservazione e di recupero della naturalità, evitando le emergenze e gli interventi localizzati che non hanno riscontro con la globalità delle dinamiche del bacino idrografico del canale.

Ed ecco la mia proposta di risistemazione idraulica, rinaturalizzazione e manutenzione di tutti i canali e impluvi, e che costituiscono la rete idrografica del territorio del Salento leccese.

I corsi d’acqua possono assumere valenza paesaggistica e naturalistica se mantengono caratteristiche naturaliformi. I canali a sezione geometrica ristretta rappresentano elementi monofunzionali con elevata semplificazione dell’ecosistema.

La morfologia variata favorisce condizioni diverse di illuminazione, temperatura, depositi, profondità, velocità dell’acqua, vegetazione, elementi trofici, e permette la formazione di habitat e nicchie ecologiche diversificate sulle sponde e in alveo, in grado di costituire importanti elementi per la riqualificazione del paesaggio, incrementare la biodiversità e la complessità ecosistemica, ridurre il rischio idraulico, migliorare la qualità delle acque, con conseguente miglioramento della percezione e fruizione antropica.

I canali a sezione geometrica ristretta e costante, rappresentano elementi monofunzionali con elevata semplificazione dell’ecosistema. Limitano pertanto una serie di funzioni dei corsi d’acqua, tra cui la denitrificazione e la formazione di habitat.

Riporto un esempio di rinaturalizzazione che ha agito sulla morfologia rendendo sinuoso l’alveo. La diversità morfologica determina un aumento della diversità di elementi di paesaggio, di biodiversità e di funzioni fluviali che agiscono positivamente anche sulla qualità dell’acqua.

La morfologia diversificata favorisce:

• La formazione di fasce di vegetazione riparia in grado di filtrare e depurare l’acqua, e di ridurre l’erosione spondale;

• La formazione di zone a diversa velocità e profondità dell’acqua, funzionali al miglioramento dell’ecosistema fluviale;

• La ritenzione di materia organica con un incremento della trofia del;

• La variabilità della luce e delle ombre con effetti positivi non solo visivi, ma anche sulla diversità d’uso degli ambienti da parte della fauna.

Spero che questo mio contributo serva a scoprire un mondo che sino ad ora non è stato valorizzato ma che potrebbe divenire una delle attrattive del Salento leccese.

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