Sei tu, si! Proprio tu, che stai distruggendo la foresta degli ulivi del Salento leccese
Ieri è venuto a trovarmi Angelo Amato, il mio amico presidente di Olivinopoli, che si sta spendendo generosamente per salvare quegli 8mila alberi d’olivo che dovranno essere espiantati dall’Anas nei terreni che ha espropriato e che serviranno per l’allargamento della Strada Statale 16 che da Maglie del Salento leccese arriva a Otranto.
Il rischio della possibile distruzione di 8mila olivi ha sollevato grande interesse e apprensione nell’opinione pubblica e non nascondo che questo mi incoraggia a proseguire nell’impegno della tutela del paesaggio rurale del Salento leccese che ha nella foresta degli ulivi la sua massima espressione.
Ma se vi dicessi che a rischiare di essere espiantati e distrutti non sono solo gli 8mila alberi della Maglie Otranto? Se vi dicessi che a rischiare la distruzione sono tutti i 9milioni di olivi del Salento leccese?
Magari ti stai grattando la testa e leggendo queste parole ti stai chiedendo: “Perché? “
Ti stai chiedendo perché mai i 220mila proprietari di un pezzetto di paesaggio agrario del Salento leccese che ospita degli alberi di olivo dovrebbero espiantare quegli alberi che da generazioni continuano a vivere e a produrre ogni anno le olive che poi daranno l’olio buono che condirà ogni giorno le tue pietanze esaltandone il sapore, facendone emergere il gusto per rendere piacevole e soddisfacente la tua mensa.
Ho letto nella relazione di Claudio Peri (un professore che ha riacceso le mie speranze sulla foresta degli ulivi del Salento leccese) tenuta a Città del Vaticano presso la Pontificia Academia Scientiarum, una riflessione di Oddone Longo che è professore emerito di letteratura greca nell’Università di Padova che riporto:
“C’è una tale somiglianza fra l’olio, il frutto da cui deriva -l’oliva- e l’albero che lo produce -l’olivo- che questi tre elementi hanno quasi lo stesso nome: olivo, oliva e olio. Per prodotti che derivano da una trasformazione tecnologica questo caso è unico. Non è così, ad esempio, per vite e vino che, pur avendo qualche assonanza, hanno in realtà radici completamente diverse, oppure per grano e pane. La pianta e il prodotto hanno, in tutte le lingue, nomi diversi per dire la profonda trasformazione nella quale la tecnica ha svolto un ruolo decisivo, caratterizzante. Invece l’olio ha lo stesso nome dell’albero che lo ha prodotto. E’ così anche in latino (olea (olivo), olea (oliva) e oleum (olio)) e in greco (elàia (olivo) , elàia (oliva) e élaion (olio)), per dire che esiste una intima identità fra questi tre elementi e che dunque l’olio è dell’olivo più che della tecnologia e dell’uomo.”
Ma questa affermazione ovvero “l’olio è dell’olivo più che della tecnologia e dell’uomo “ è confermata da quello che accade nei grossi Centri Commerciali della Grande distribuzione organizzata?
I dati in mio possesso mettono in luce che in Paesi come gli USA si consuma moltissimo olio rettificato, che è prodotto della rettificazione chimica dell'olio lampante, quindi che è frutto della tecnologia dell’uomo volta ad eliminarne il contenuto in acidità.
I dati in mio possesso dicono che negli Stati Uniti si consuma olio lampante rettificato e i ristoratori e consumatori non riescono a distinguerlo dall’olio extra vergine.
Ma questa totale mancanza di capacità di distinguere l’olio d’oliva extra vergine non è solo dei ristoratori e dei consumatori esteri. Infatti il 23 dicembre 2011 il quotidiano “La Repubblica” riferiva in un lungo articolo i risultati delle indagini su bottiglie di olio d’oliva extravergine acquistate dalla grande distribuzione organizzata. Analizzando quelle bottiglie gli esperti evidenziavano nel 40% dei casi presenza di muffe, nel 16% di campioni olio proveniente da olive alterate e nell’8% di olio ottenuto da olive rancide . Questo è accaduto qualche mese fa in Italia, nel paese che ha il secondo posto nella produzione di olio d’oliva e il primo per il consumo.
I dati riferiti al commercio mondiale di olio di oliva indicano che il prezzo medio di vendita dell’olio extravergine è di pochissimo (qualche decina di centesimi di euro) superiore al prezzo dell’olio di oliva rettificato…
Ecco che, secondo il prof. Claudio Peri, “la qualifica di olio extra vergine, meritoria ed essenziale per proteggere l’identità legale di questo prodotto, è del tutto insufficiente a discernere tra un olio eccellente e un olio banale.”
Da questa affermazione ne deriva una conseguenza scientificamente provata che potete leggere di seguito:
“In queste condizioni la competizione commerciale si fa sul prezzo e la qualità media del prodotto tende a diminuire, a banalizzarsi. Non è colpa di nessuno, è la legge del mercato. Quando i consumatori non sono in grado di giudicare e scegliere in base alla qualità, il mercato evolve verso un prodotto sempre più scadente perché sempre più remunerativo per il venditore e i produttori migliori vengono così dissuasi dal perseguire la qualità (George Ackerlof, Nobel dell’economia nel 2001, teoria della “Asymmetric Information”).”
Sapete come possono essere tradotte queste parole se riferite ai 9milioni di alberi di olivo del Salento leccese?
Non lo sapete? Allora ve lo dico io:
L’olio extra vergine d’oliva del Salento leccese è eccellente e per essere remunerativo per il produttore, deve essere venduto a un prezzo molto più alto di quello a cui è venduto nei centri della grande distribuzione organizzata.
Siccome i consumatori non sanno giudicare e scegliere in base alla qualità, l’olio extra vergine di oliva del Salento leccese non lo compra nessuno.
A questo punto i produttori, siano essi i migliori o gli ordinari, vengono dissuasi dal perseguire la qualità e non essendo remunerativo produrre olive ecco che tutti i 220mila proprietari del paesaggio rurale del Salento leccese espianteranno i 9milioni di alberi di olivo.
Come dici? Non te l’aspettavi?
Certo che non te l’aspettavi, perché magari sei un ambientalista e hai fatto ferro e fuoco per combattere gli “Attila” dell’Anas che stavano assistendo inermi, o forse anche un po’ compiaciuti, alla mattanza degli olivi della SS 16 Maglie – Otranto.
Certo che non te l’aspettavi la “mattanza dei 9 milioni di olivi del Salento leccese” quando ti sei commosso sino alle lacrime quando hai visto i servizi televisivi con quegli olivi capitozzati della Maglie – Otranto, quando sei inorridito alla vista di quei monconi che erano ciò che restava dei bei rami che, attraversati dal vento del Mediterraneo, riempiono di dolci fruscii le campagne del Salento leccese.
Si, ma lo sapevi che è tutta colta tua! Lo sapevi che sei stato tu a determinare questo rischio?
Tu sei responsabile della molto probabile uccisione dei 9 milioni di alberi di olivo del Salento leccese ogni volta che acquisti una bottiglia di olio extra vergine di oliva senza sapere se è un prodotto eccellente ottenuto dai produttori del Salento leccese oppure se è un prodotto banale ottenuto chissà dove e chissà da chi.
Tu sei responsabile dell’uccisione dei 9 milioni di alberi di olivo del Salento leccese ogni volta che acquisti una bottiglia di olio extra vergine di oliva e lo paghi meno di quanto è necessario per produrlo.
Domani, lunedì 16 aprile alle 18.00 presso l’Hotel Tiziano a Lecce il mio amico Angelo Amato mi ha chiesto di moderare la Tavola Rotonda da titolo “Dall'espianto degli olivi sulla Maglie - Otranto alla creazione del parco diffuso degli olivi salvati. Un progetto di coesione per la tutela e la valorizzazione del territorio.” Ti invito a venire per dire la tua opinione, per contribuire a salvare tutti gli olivi del Salento leccese, perché puoi farlo tu! http://www.facebook.com/media/set/?set=a.418546624841674.113495.100000590208517&type=1#!/events/207165512729450/
Come dici? Sei tu che puoi salvare i 9 milioni di alberi d’olivo del Salento leccese?
E’ come se ti vedessi, stai pensando che questa è roba per gli Amministratori locali che devono mettere fuori i soldi per i finanziamenti!
Invece no!
Se ci sarà la mattanza dei 9 milioni di olivi del Salento leccese sarai tu il colpevole, sarai tu il desertificatore, sarai tu l’Attila che da dove passa “non cresce più olivo!” ed adesso ti spiego il perché!
In Italia i consumi medi di olio d’oliva si aggirano intorno a 650 mila t l'anno, con un consumo pro-capite di 12 kg annui. Nel Salento leccese siamo 850mila abitanti che potremmo consumare più di 10mila tonnellate di olio d’oliva d’eccellenza del Salento leccese. A queste si può aggiungere la potenzialità rappresentata dai 2milioni di turisti che ogni anno vengono nel Salento ed ecco che grazie a te la foresta degli ulivi del Salento leccese, sarebbe salva.
Non solo! Grazie a te, grazie al tuo gesto potente dell’acquisto di olio extra vergine del Salento leccese gli 85mila ettari di oliveto con i 9milioni di alberi rappresentano il vero sviluppo “sostenibile” del nostro territorio!
E allora cosa aspetti? Vieni domani alle 18.00 presso l’Hotel Tiziano e ne ragioneremo insieme!
di Antonio Bruno
e ci avete pure ragione!! purtroppo io abito molto lontana.. ma da tanto tempo ormai non compro più olio di dubbia provenienza!! soprattutto controllo quando lo acquisto .. e se ha un prezzo troppo basso non lo prendo.. succede la stessa cosa con il parmiggiano reggiano ;).....!!!
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