Li pipigialli te acquarica
Se da Lecce ci spostiamo verso Sud Est ecco che, passata la
frazione di Merine arriviamo nel territorio del Comune di Vernole. Tra le sue
frazioni Acquarica di Lecce dove c’è una sagra popolare che ha origine dalla
coltivazione di prodotti della terra di quel territorio, che nel secolo scorso
costituivano il mezzo di sussistenza economica per le famiglie abitanti in quel
territorio.
Il peperone di Acquarica di Lecce è famoso anche se per
coltivarlo c’era bisogno dell’acqua che, come noto, nel Salento è tutta sotto
terra, lo sappiamo che da noi è nascosta agli occhi da una terra ricoperta in
estate da una vegetazione gialla e secca.
Ma può essere tirata su dai pozzi scavati sino alla falda
superficiale di questo territorio a sud est che ha, a qualche metro di
profondità, le impermeabili argille che la fermano prima che si depositi nella
falda di fondo a 100 metri di profondità.
In linguaggio tecnico il tutto si spiega così:
“I depositi del
Pleistocene medio–superiore, permeabili per porosità, fessurazione e carsismo,
ospitano una falda superficiale a regime stagionale, sostenuta dal livello
argilloso impermeabile sottostante.”
Questo significa che se scaviamo, a pochi metri dal piano di
campagna troviamo acqua e questa costruzione per noi salentini era “lu puzzu”.
Già lu puzzu! C’erano “li sicchi” (secchi) in numero di due
legati “cullu nzartu” (corda) che passava “intra alla trozzula te leuna te
fica” (carrucola di legno di fico). Una volta che il secchio veniva tirato su
dal pozzo, l’acqua veniva messa “intra allu pilazzu” (in una vasca scavata
nella calcarenite) e da qui “culle menze” (recipienti di zinco) si provvedeva a
“ndacquare le chiante” (irrigare le piante coltivate).
Il territorio della frazione di Acquarica di Lecce è bagnato
dal mare Adriatico e i terreni che avevano l’acqua a disposizione perché la
falda era particolarmente superficiale erano quelli che stavano verso il mare.
Ogni mattina i contadini con la loro famiglia, tutti in bicicletta,
raggiungevano i loro terreni vicino al mare e li stavano dall’alba al tramonto
a coltivare “li pipigialli te acquarica”.
Come sempre in campagna c’è chi lavora e chi invece
gironzola per sottrarre il frutto del lavoro dell’uomo! Ecco perché alcuni
contadini rimanevano a dormire in campagna nei “pagghiari” per prevenire i
furti di quei preziosi peperoni.
Nei primi anni del secolo scorso i contadini caricavano i
peperoni sulle loro biciclette e li andavano a vendere nei paesi. I trasporti
erano tutti frutto dell’energia delle braccia e delle gambe dei contadini, la
stessa energia di braccia e gambe che serviva a produrre in campagna i
peperoni.
Gli anni 1970 e seguenti furono quelli della fortuna di
Acquarica di Lecce. L’introduzione delle pompe sommerse che tiravano l’acqua e
quella delle macchine agricole che rendevano possibile la coltivazione di più
vaste aree di terreni, insieme alla possibilità per i trasportatori di avere a
disposizione camion frigo che venivano da Bologna e da Milano, decretarono la
fortuna economica di questo territorio.
Si coltivava e si vendeva per i ricchi mercati del Nord
Italia ed Acquarica aveva una fiorente economia agricola.
Si piantarono peperoni dappertutto, anche tra gli alberi di
olivo. Nulla a che vedere con la terra incolta di questo terzo millennio! Se
prendevi la strada di Acquarica di Lecce vedevi peperoni e ortaggi oltre che
verdure dappertutto!
Le piante di peperoni portate in Europa dopo la scoperta
dell’America, si sono diffuse in particolar modo nei paesi più caldi che si
affacciano sul mare Mediterraneo e tra questi, luogo ideale, è stato da sempre
il nostro Salento.
Per ricordare tutto questo, la popolazione fu d’accordo
nella decisione di fare un giorno di festa e, quando ancora nei paesi vicini
non si conoscevano le “Sagre”, Acquarica iniziò con la prima Sagra popolare “lu
pipigiallu” te Acquarica .
La sagra continua anche ai giorni nostri anche se di
“pipigialli” non ce ne siano quasi più! Solo pochi proprietari terrieri di
Acquarica di Lecce continuano a coltivare questo splendido ortaggio.
Il peperone dolce da tavola (Capsicum annuum) appartiene
alla famiglia delle Solanacee (la stessa della patata e del pomodoro) e al
genere Capsicum.
In Europa l’ortaggio fu chiamato col termine botanico di
Capsicum, parola latina derivante dal greco kapto che significa “mordo con
avidità” a causa del sapore piccante, anche se in realtà il nome volgare era
inizialmente “pepe d’India” e solo in seguito peperone, per via del sapore
simile a quello del pepe.
Per coltivare i peperoni il terreno deve essere soffice e
non ci devono essere ristagni d’acqua. Un consiglio se avete un balcone e
volete preparare il terreno per i vostri “pipigialli te Acquarica” le
condizioni migliori si ottengono adottando terreno leggermente acido,
agriperlite, argilla espansa e, all'occorrenza, anche sabbia di fiume per
rendere sufficientemente areato il vaso-contenitore, assolutamente da evitare
il sottovaso. I vasi di terracotta mantengono più costante l'umidità rispetto
ai cugini in plastica e il consueto strato basale di argilla espansa sul fondo
aiuta a scongiurare pericolosi ristagni d'acqua.
Potete acquistare piantine con 4-6 foglie ben formate e
procedere al trapianto e, quando le temperature minime notturne restano sopra i
20 °C potete finalmente lasciarli all’aria aperta. Appena le piante avranno
attecchito potrete aggiungere al terreno concimi naturali a base di fosforo e
potassio (cornunghia naturale o guano di pipistrello) per favorire e
incrementare la fioritura.
I “pipigialli te Acquarica” gradiscono annaffiature abbondanti
ma non eccessive, per tutta la durata della loro coltivazione mantenete il loro
substrato fresco e areato.
Oltre ai “pipigialli te Acquarica” che come è possibile
capire dal nome sono di colore giallo i peperoni hanno caratteristiche diverse
a seconda del loro colore.
Il peperone ha il colore verde quando viene raccolto in
anticipo e ha un gusto pungente e sull’organismo ha un effetto depurativo.
Il peperone di colore Rosso, è quello che sazia di più
infatti ha una polpa croccante, spessa e zuccherina sazia in fretta ed è il più
ricco di principi nutritivi.
Lu pipigiallu te acquarica è Giallo quindi ha un effetto
antiossidante sull’organismo ed è il più tenero e succoso contiene molta
vitamina C 126 milligrammi in 100 grammi.
Come anche negli altri peperoni sono presenti anche magnesio, ferro, rame,
zinco e calcio.
Un gruppo di ricercatori dell’UCLA Center for Human
Nutrition (California) ha scoperto che il peperone dolce aiuta a dimagrire
anche se non contiene capsaicina come il peperoncino, responsabile della
piccantezza e dell’azione snellente della spezia. Lo studio era volto a
individuare la capacità del diidro capsiato (DTC), una sostanza non piccante
presente nei peperoni dolci da tavola, di aumentare la produzione di calore nel
corpo (termogenesi), causando la perdita di peso. I risultati hanno dimostrato
che la DTC del peperone dolce aumentava significativamente l’ossidazione dei
grassi, spingendo l’organismo a incrementare il metabolismo utilizzando più
grassi come carburante.
Voglio concludere con un auspicio, spero che i giovani di
Acquarica di Lecce capiscano l’importanza della storia “te lu pipigiallu”
perché adesso è necessario credere fortemente nel recupero e nelle potenzialità
di successo commerciale di un prodotto tipico che rischia di essere dimenticato
per sempre. Per rilanciare questo prodotto bisogna modificare sostanzialmente
la propria attività commerciale e la propria vita.
Se questa sfida verrà accettata dai giovani di questa
sperduta frazione e se capiranno le potenzialità di sviluppo di un’antica
produzione tipica mettendo in atto il suo miglioramento e il rilancio sul
mercato ecco che una nuova generazione arriverà alla ricchezza e al benessere
con lu pipigiallu te Acquarica igp (indicazione geografica protetta).
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