Viaggio nella Preistoria Agricola: Dal Primitivo all'Aratro di Metallo
Viaggio nella Preistoria Agricola: Dal Primitivo all'Aratro di Metallo
Nel vasto campo della preistoria agricola, dove la sapienza antica si mescola con la polvere dei millenni, ci addentriamo come moderni archeologi dell'ironia, armati di piccone e sarcasmo, alla ricerca del significato profondo della coltivazione e dell'allevamento. La nostra guida è il testo di Gaetano Forni, una sorta di manuale dell'agricoltura preistorica che ci svela le intricatissime relazioni tra l'uomo (antroposfera), l'ambiente biologico (biosfera) e quello fisico (geosfera). Un viaggio che ci fa "tremare le vene dei polsi", come suggerisce il nostro autore, e non solo per l'entusiasmo.
Forni inizia la sua epopea preistorica con un'affermazione che potrebbe far rabbrividire gli agronomi di oggi: "L'agricoltura, come in nuce già aveva evidenziato Cavazza, illustre docente di agronomia all’Università di Bologna, viene a comprendere l’insieme delle relazioni interattive di tipo sinergico tra uomo e ambiente biologico e fisico." In poche parole, l'agricoltura è la madre di tutte le connessioni, il Facebook degli albori umani.
Ma, attenzione, non si tratta solo di seminare grano e fare l'allevatore nel tempo libero. L'agricoltura è una simbiosi, un'arte che abbraccia non solo il terrestre, ma anche il marino. Non possiamo fare a meno di immaginare gli antichi agricoltori preistorici con reti da pesca, somiglianti ai pescatori moderni, lanciando ami nella biosfera oceanica per raccogliere gli ortaggi marini.
E se pensavate che l'agricoltura fosse solo questione di produttività, siete rimasti fermi al Mesolitico! L'era moderna dell'agricoltura implica un "equilibrio mutualistico tra le varie componenti della simbiosi", un concetto così avanzato che fa sembrare il concetto di "raccolto" come il pinnacolo della stupidità umana.
Forni ci spinge a riflettere sulle origini istintive dell'agricoltura. Gli antichi agricoltori, come i moderni ecologisti, erano dei visionari. Gettavano semi di frutta lungo i sentieri, diffondevano semi con le feci e trasformavano i loro depositi di rifiuti alimentari in mini-orti spontanei. L'agricoltura, quindi, è una sorta di arte contemporanea, con l'uomo che si esprime attraverso il lancio creativo di noccioli e torsoli.
Ma la vera rivelazione giunge con l'analisi zoologica. Buttare ossi e avanzi di cibo attira lupi, topi e passeri, che diventano involontariamente i primi animali domestici. Chi l'avrebbe mai detto che l'uomo preistorico stava contribuendo allo sviluppo di quella che poi sarebbe diventata la selezione naturale domestica?
Concludendo, l'agricoltura non è solo un atto di semina e raccolto; è un balletto sinfonico tra uomo e ambiente, un'opera d'arte evolutiva che ha visto la nascita dell'aratro come il nostro iPhone preistorico. Mentre noi oggi affrontiamo la rivoluzione degli organismi transgenici, dobbiamo ammettere che gli antichi agricoltori erano i veri ribelli, trasformando piante e animali selvatici in creature dipendenti dall'assistenza umana.
In questo viaggio nella preistoria agricola, scopriamo che l'aratro di legno di ieri è il trattore di oggi. Ma non dimentichiamoci mai delle radici, sia quelle delle piante che quelle dei nostri discutibili antenati agricoli, che con ogni passo calpestavano le basi della nostra futura civilizzazione. E mentre ci allontaniamo con il nostro aratro di metallo, lasciamo che l'ironia preistorica ci guidi, sorridendo alle origini del nostro quotidiano pane quotidiano, coltivato con tanto amore e forse qualche torsolo di mela lanciato da un antico agricoltore sognatore.
Bibliografia
GAETANO FORNI, NATURA E SIGNIFICATO DI PREISTORIA E DI AGRICOLTURA Validità dell’assioma vichiano in Accademia dei Georgofili STORIA DELL’AGRICOLTURA ITALIANA L’ETÀ ANTICA
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