lunedì 24 gennaio 2011

Il Cece (Cicer arietinum L.) del Salento leccese

Il Cece (Cicer arietinum L.) del Salento leccese

di Antonio Bruno*





L’incremento della coltivazione del cece



C’è stato nel Salento leccese un incremento della coltivazione del cece. Questa pianta è molto resistente all’aridità perché un sistema radicale di tipo verticale molto sviluppato, che può raggiungere e superare il metro di profondità e una serie di radici secondarie di piccole dimensioni.

Inoltre ha una intesa attività di fissazione dell’azoto atmosferico tanto che è in grado di fissare azoto per una quantità che oscilla tra i 67 e i 141 chilogrammi per ettaro.



“Le Ciceri e tria”



C’è un il trio al femminile della comicità made in Salento leccese “Le Ciceri e tria”. Tre donne che ormai hanno conquistato dall palcoscenico di Zelig il grande pubblico italiano.



Ma che cosa sono i “Ciceri e tria”?



E’un piatto di pasta e ceci. Vediamo di capire quali sono gli ingredienti. C’è la pasta che viene regolarmente cotta e poi c’è la pasta che viene fritta (la Tria) oltre ai ceci.



La “Tria”

Il termine "tria" infatti deriva dall'arabo "itrya" che è un tipo di impasto di farine, fritto in modo da essiccarlo e da poterlo trasportare sulle vie del deserto ove far da mangiare sarebbe stato disagevole.



Origine del Cece



Il Cece non esiste allo stato selvatico, ma solo coltivato. Deriva probabilmente dal Cicer reticulatum Ladiz. e dal Cicer echinospermum Davis, forme selvatiche del genere Cicer, distribuite in alcune zone sud-orientali della Turchia. La parola Kiker è etrusca o ebraica, e si chiama arietinum per la forma del seme che ricorda una testa d’ariete. La regione di origine è l’Asia occidentale da cui si è diffuso in India, in Africa e in Europa in tempi molto remoti: era conosciuto dagli antichi Egizi, Ebrei e Greci. E’ stato cotto e mangiato dai nostri avi ma solo gli Arabi ci hanno insegnato ad aggiungere la pasta fritta che insieme alla pasta rende questo un piatto gustosissimo del Salento leccese.



Il Cece nero di Muro Leccese



Questa caratteristica varietà di cece è originaria di Cassano delle Murge, in provincia di Bari. Sull'onda del successo per la riscoperta di "antichi semi locali", la coltivazione è tornata sia a Cassano che a Muro Leccese nel Salento dove alcuni agricoltori veri e propri “custodi delle piante” hanno continuato a coltivarlo faccendo giungere la pianta sino ai nostri giorni.



Le esigenze



Il Cece richiede un clima caldo e asciutto, un terreno sciolto calcareo, poco umido ma non secco. Questo cece è una varietà molto resistente alla avversità, non viene mai irrigato, non teme il freddo e la siccità. Viene seminato da febbraio a marzo. Attenzione al terreno in cui coltiveremo il cece perché cresce molto bene ed è più facile da cuocere nei terreni poveri di calcare, specialmente le “Terre rosse”.



Coltivazione



Non bisogna utilizzare il letame! Infatti favorisce la rabbia del cece (Ascochyta rabiei) patogeno che può attaccare così gravemente la coltura da distruggerla completamente. La distanza di semina e di 30 centimetri sulla fila tra una piantina e l’altra e di 50 centimetri tra le file. Consiglio di immergere il seme in acqua 48 ore prima della semina per farlo rigonfiare, infatti è un seme che presenta un rigonfiamento lento.

Si effettua una sola rincalzatura e sarchiatura.



Lo studio del Salento leccese



Nel Salento leccese sono state studiate le caratteristiche morfofisiologiche, nei diversi stadi fenologici della pianta di cece, ed i fattori della produzione. La prova sperimentale è stata condotta nell'azienda dell'Istituto "S. Anna" di Monteroni (LE), prevedendo la semina dei 5 genotipi di cece: Pascià, Cairo, Visir, Sultano, Zollino.

L'ecotipo Sultano ha mostrato un maggiore investimento alla raccolta con un valore di 29,81 piante al metro quadrato.

La produzione media di granella (al 13% di umidità) ottenuta dal genotipo Zollino è stata di 107.77 grammi al metro quadrato, seguito dal genotipo Pascià con 105.04 grammi al metro quadrato. Il genotipo Pascià ha espresso in media il maggior peso di 1000 semi (al 13 % di umidità) pari a 506.6 grammi, seguito da Visir risultato avere grammi 509.7.

I genotipi in prova Zollino e Cairo hanno fatto registrare un maggior numero medio di baccelli per pianta, rispettivamente di 15,6 e 13,0 baccelli per pianta. Il genotipo Visir, è risultato avere l'inserimento del primo baccello ad un'altezza media di centimetri 25,2, mentre i genotipi Cairo e Pascià l'inserimento è avvenuto, rispettivamente, a centimetri 23,37 e centimetri 23,47 dal terreno

Il genotipo Sultano di Cicer arientinum è risultato esprimere in media il maggior accumulo di dry matter (dm) raggiungendo grammi 43,11 seguito dal genotipo Zollino con grammi 41.82.

Il DM (dry matter) dell’alimentazione è una unità di misura che tiene in considerazione i dati senza l’umidità. Così i valori dei nutrienti contenuti nel cibo possono essere paragonati sullo stesso principio.

Mentre il miglior accumulo di dm nella granella è risultato avere l'ecotipo Zollino facendo registrare in media grammi 18,54 per cespo



Il cece per risollevare la puerpera



I risultati delle prove forniscono indicazioni utili e di elevato interesse riguardo alla possibilità di inserire la coltura del cece negli ordinamenti colturali aziendali del salento leccese.

Questo permetterebbe di ottenere produzioni di granella di cece di più ampia scala nel territorio in quanto abbiamo potuto apprendere che sono stati osservati risultati particolarmente interessanti in termini di rese granellari con gli ecotipo Zollino del Salento leccese associata ad una buona dimensione del seme.

A questo si aggiunga il cece nero di Muro leccese la cui buccia di questo è nerissima, anche se con l'ammollo e la cottura tende a perdere colore, divenendo marroncina; l'interno invece e' chiaro che veniva utilizzato nelle Murge Baresi nella nerissima zuppa di ceci neri per risollevare la puerpera dalle fatiche del parto una pratica in vigore sino agli anni sessanta, quando la carne ha definitivamente sostituito e seppellito i legumi.







*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master’s Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).



Bibliografia

Fabio Di Gioia, La salvaguardia e la coltivazione delle varietà antiche di CECE

Ciceri e Tria alla leccese http://www.lineaverde.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-1c9b4b69-6b14-4b19-81e4-c1913bc57662.html

Angelo Fiore, Il cece: alternativa colturale nelle aree meridionali

Orto Botanico Laboratorio di Botanica Sistematica ed ecologia vegetale, Ortaggi del Salento

Enrico Pantalelli, Il cece

Angelo Passalacqua, Cece nero di Cassano Murge

Lombardi D.A., Marchiori S., Accogli R., Brunetti F., Capano M.,Raimo F.Valutazione degli aspetti fisiologici e produttivi di alcune leguminose da granella.

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