martedì 28 gennaio 2025

Agricoltura in crisi: è ora di ripensare il modello di sostegno al settore

 


Agricoltura in crisi: è ora di ripensare il modello di sostegno al settore

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Gli agricoltori del Foggiano sono tornati in piazza, ancora una volta, per protestare contro una crisi che sembra non avere fine. La siccità, i costi di produzione insostenibili, la concorrenza sleale e la fauna selvatica incontrollata stanno mettendo in ginocchio un settore già fragile. Le richieste sono sempre le stesse: interventi urgenti, giusti prezzi per i prodotti agricoli, misure straordinarie per salvaguardare il lavoro e il territorio. Ma forse è il momento di guardare oltre le solite rivendicazioni e ripensare radicalmente il modello di sostegno all’agricoltura.

La Politica Agricola Comune (PAC), da decenni pilastro del sostegno europeo al settore, non basta più. Gli agricoltori chiedono una rendita, ma questa rendita già esiste ed è finanziata dai cittadini attraverso la fiscalità generale. Il problema è che il sistema attuale non è più sostenibile. Le imprese agricole, così come le conosciamo, faticano a sopravvivere in un’economia di mercato che premia la competitività e l’efficienza. Eppure, non possiamo permetterci di perdere il paesaggio rurale, che è parte integrante della nostra identità e del nostro benessere.

Una proposta radicale: un Ente pubblico per la gestione del paesaggio rurale

Se le imprese agricole non riescono a sopravvivere senza un sostegno pubblico continuo, forse è il caso di ammettere che il modello attuale è fallimentare. La mia proposta è semplice ma rivoluzionaria: istituire un Ente pubblico che si assuma la responsabilità di gestire e rigenerare le aziende agricole in difficoltà. Questo Ente, finanziato interamente dalla fiscalità generale, avrebbe il compito di rilanciare le aziende, modernizzarle e renderle sostenibili, per poi restituirle ai proprietari che desiderano continuare a fare impresa.

In pratica, si tratterebbe di nazionalizzare temporaneamente le aziende agricole in crisi, per poi restituirle al mercato una volta risanate. Questo approccio permetterebbe di preservare il paesaggio rurale, garantire la sicurezza alimentare e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Inoltre, darebbe agli agricoltori una seconda possibilità, senza costringere i cittadini a finanziare indefinitamente un sistema che non funziona.

Le proteste degli agricoltori: un grido d’aiuto che non può essere ignorato

Le proteste degli agricoltori del Foggiano, così come quelle in altre regioni d’Italia, sono un grido d’aiuto che non può essere ignorato. Antonio De Rosa, rappresentante dell’Associazione agricoltori italiani di Puglia, ha sottolineato come la situazione sia peggiorata drasticamente a causa della siccità e dei costi di produzione insostenibili. Elia Fornari, del Coordinamento Agricoltori e Pescatori italiani, ha chiesto lo stato di crisi per le aziende agricole e della pesca, annunciando nuove mobilitazioni fino all’ottenimento di misure straordinarie.

Salvatore Fais, di Agricoltori italiani, ha ricordato come le richieste presentate al ministro Lollobrigida un anno fa siano rimaste inascoltate. Gli agricoltori chiedono un intervento forte, come una moratoria sull’indebitamento e l’applicazione di clausole di salvaguardia per bloccare le importazioni selvagge. Ma forse è il momento di andare oltre le solite richieste e ripensare il modello di sostegno al settore.

Il ruolo dei cittadini: assumersi la responsabilità del paesaggio rurale

Noi cittadini non possiamo fare a meno del paesaggio rurale. È parte della nostra cultura, della nostra storia e del nostro benessere. Ma se vogliamo preservarlo, dobbiamo assumerci la responsabilità di sostenerlo in modo diverso. Non possiamo continuare a finanziare un sistema che non funziona, né possiamo permetterci di perdere le nostre campagne.

L’istituzione di un Ente pubblico per la gestione del paesaggio rurale potrebbe essere la soluzione. Questo Ente avrebbe il compito di rigenerare le aziende agricole in difficoltà, modernizzarle e renderle sostenibili, per poi restituirle al mercato. In questo modo, potremmo preservare il paesaggio rurale, garantire la sicurezza alimentare e ridurre la dipendenza dalle importazioni.

Conclusione: è ora di agire

Le proteste degli agricoltori sono un segnale chiaro: il sistema attuale non funziona. È ora di ripensare il modello di sostegno all’agricoltura, assumendoci la responsabilità del paesaggio rurale e istituendo un Ente pubblico per la gestione e la rigenerazione delle aziende in difficoltà. Solo così potremo preservare le nostre campagne, garantire la sicurezza alimentare e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Il futuro dell’agricoltura italiana dipende dalle scelte che faremo oggi. Non possiamo permetterci di sbagliare.


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