Può un professionista fornire una prestazione
intellettuale come prestazione senza compenso materiale?
Antonio
Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore
e giornalista pubblicista divulgatore scientifico
La
possibilità per un professionista di fornire una prestazione intellettuale come
prestazione senza compenso materiale solleva interrogativi di natura giuridica,
etica ed economica. La vicenda della Giunta del sindaco Adriana Poli Bortone,
che ha introdotto una short list di professionisti per collaborazioni gratuite
con l’amministrazione pubblica, rappresenta un caso studio significativo per
analizzare il fenomeno.
Contesto giuridico e costituzionale
La normativa
italiana sul lavoro professionale è saldamente radicata nei principi
costituzionali, tra cui l’articolo 36 della Costituzione, che sancisce il
diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro
svolto. Tale principio è rafforzato dalla legge n. 172/2017 sull’equo compenso,
che tutela i professionisti contro compensi inadeguati, riconoscendo il valore
economico e sociale delle loro attività.
La Legge n.
49 del 21 aprile 2023, che disciplina l’equo compenso, reintroduce in Italia il
concetto di tariffe professionali, abrogando la norma del Decreto Bersani del
2006 che aveva eliminato le tariffe minime per i liberi professionisti. L’equo
compenso, definito come un compenso proporzionato alla quantità e qualità del
lavoro svolto, si applica solo a determinate categorie professionali, in
particolare quelle che operano per grandi imprese o nella pubblica
amministrazione. La legge stabilisce parametri ministeriali per il calcolo
degli onorari, con aggiornamenti biennali. Inoltre, le clausole contrattuali
che prevedono compensi inferiori ai parametri sono nulle e possono essere
contestate dal professionista. Vengono introdotte sanzioni disciplinari per
gli iscritti agli Ordini professionali che non rispettano la legge, e viene
semplificata la procedura di recupero dei crediti tramite il parere di
congruità, che diventa titolo esecutivo. Infine, la legge consente ai
professionisti di proteggere i propri diritti anche attraverso l’azione di
classe.
Nonostante
ciò, la prestazione intellettuale può essere fornita a titolo gratuito, purché
questa scelta sia libera, volontaria e non contrasti con il principio di equo
compenso. La prestazione senza compenso materiale di una prestazione
professionale è dunque legittima, ma deve avvenire nel rispetto della dignità
del professionista e senza creare distorsioni nel mercato del lavoro.
Il caso della short list per incarichi gratuiti
La delibera
della Giunta Poli Bortone, che ha istituito una short list per collaborazioni
occasionali e gratuite, ha generato un acceso dibattito. L’amministrazione ha
giustificato la misura come risposta a esigenze straordinarie e specifiche,
limitate nel tempo. Tuttavia, gli Ordini professionali — avvocati, architetti,
geometri e ingegneri — hanno sollevato forti critiche, evidenziando possibili violazioni
del principio di equo compenso e della dignità professionale.
Tra le
principali criticità si segnalano:
- Violazione del principio di
equo compenso: Il
ricorso presentato dall’Ordine degli avvocati di Lecce al TAR sottolinea
il rischio di contravvenire all’articolo 36 della Costituzione, proponendo
prestazioni gratuite senza adeguate garanzie.
- Svalutazione del lavoro
intellettuale:
L’offerta di collaborazioni gratuite rischia di alimentare una cultura che
deprezza il valore del lavoro professionale.
- Squilibri competitivi: Una short list per incarichi
gratuiti potrebbe distorcere il mercato, favorendo chi è disposto a
lavorare gratuitamente a scapito di altri professionisti.
Prestazione senza compenso materiale professionale e
limiti etici
Sul piano etico,
la prestazione senza compenso materiale di una prestazione intellettuale può
essere vista come un gesto di responsabilità sociale, ma solo se è frutto di
una scelta libera e consapevole. La gratuità imposta da regolamenti o delibere
rischia di compromettere la libertà del professionista e di incentivare una
percezione distorta del valore del lavoro.
Un altro
aspetto rilevante è la distinzione tra:
- Prestazioni occasionali
volontarie:
Queste possono rappresentare un contributo legittimo alla collettività,
purché non compromettano la dignità del professionista.
- Collaborazioni strutturate
gratuite:
Quando le prestazioni richiedono un impegno continuativo, il rischio di
sfruttamento aumenta sensibilmente.
Il
procedimento corretto per la prestazione senza compenso materiale della
prestazione professionale
Per
rispettare i principi di libertà e dignità del lavoro, il procedimento corretto
prevede che l’affidamento degli incarichi avvenga attraverso un avviso pubblico
che contempli un corrispettivo per la prestazione professionale. Una volta
completato l’incarico e definita la parcella, il professionista deve avere la
libertà di scegliere se effettuare una prestazione senza compenso materiale al
Comune dell’importo corrispondente alla propria parcella.
Questo
approccio garantisce che:
·
Venga
riconosciuto il valore economico della prestazione professionale, evitando
qualsiasi rischio di svilimento.
·
La prestazione
senza compenso materiale rimanga un atto volontario e libero, che il
professionista può decidere in autonomia senza pressioni o condizionamenti.
·
Si
rispettino i principi costituzionali e normativi, tutelando sia i diritti del
professionista che l’integrità del procedimento amministrativo.
In questo
modo, si realizza un equilibrio tra la necessità di far fronte a esigenze
straordinarie della macchina amministrativa e il rispetto della dignità del
lavoro professionale.
Recenti sviluppi giurisprudenziali
Un
contributo rilevante alla discussione è stato fornito dalla sentenza del
Consiglio di Stato n° 4614 del 3 ottobre 2017. La sentenza ammette la
possibilità di collaborazioni tra professionisti e pubbliche amministrazioni
senza compenso economico diretto, riconoscendo come legittimi altri vantaggi
immateriali derivanti dalla collaborazione. Tali benefici possono includere
visibilità professionale, accesso a reti di relazioni e opportunità di
crescita, che la sentenza considera elementi di valore per il professionista.
Questo orientamento apre nuove prospettive sul tema, ma richiede una
valutazione attenta per evitare che la gratuità comprometta il rispetto della
dignità e della libertà professionale.
Ulteriori sviluppi si sono registrati nel 2023, con l’approvazione della
legge sull’equo compenso e la sentenza del Consiglio di Stato n. 2084/2023. La
proposta di legge sull’equo compenso, approvata il 12 aprile 2023, ha segnato
la conclusione di un iter legislativo durato oltre un decennio. Tuttavia, poco
prima, la sentenza n. 2084/2023 del Consiglio di Stato aveva ribadito che le
prestazioni professionali gratuite possono coesistere con il principio
dell’equo compenso.
La sentenza ha chiarito che il comma 3 dell’art. 13 bis della L. 247/2012,
pur garantendo la necessità di un compenso congruo, lascia aperta la
possibilità che la prestazione sia resa gratuitamente. Inoltre, la selezione
dei professionisti da parte della Pubblica Amministrazione non può basarsi
esclusivamente sul prezzo offerto, ma deve considerare criteri qualitativi e
rispettare procedure di imparzialità.
Secondo i giudici, la Pubblica Amministrazione deve adottare modalità di
selezione che siano:
·
Efficaci: produrre un effetto
utile per i soggetti interessati.
·
Oggettive: basate su criteri
verificabili e attinenti ai dati curriculari.
·
Trasparenti: fondate su dati e
documenti accessibili.
·
Imparziali: consentire una
valutazione equa e imparziale.
·
Procedimentalizzate: garantire
l’assenza di favoritismi o discriminazioni.
·
Paritarie: trattamenti distinti
devono rispondere a criteri di necessità e proporzionalità.
·
Proporzionali: assicurare la
corrispondenza tra il profilo scelto e l’oggetto dell’incarico.
·
Pubbliche: prevedibili e
conoscibili.
·
Rotative: compatibili con
l’efficacia dell’azione amministrativa.
Questo quadro normativo e giurisprudenziale evidenzia come la prestazione
gratuita debba essere regolata da principi rigorosi, che tutelino la dignità e
i diritti dei professionisti.
Conclusioni
La prestazione
senza compenso materiale di una prestazione intellettuale è consentita dal
punto di vista giuridico, ma deve rispettare i principi di libertà e dignità
del lavoro sanciti dalla Costituzione. Il caso della short list istituita dalla
Giunta Poli Bortone evidenzia i rischi connessi all’istituzionalizzazione della
gratuità nel lavoro professionale, che potrebbe portare a una svalutazione del
ruolo dei professionisti e a un indebolimento delle tutele dell’equo compenso.
Per
salvaguardare il valore del lavoro intellettuale, la prestazione gratuita deve
rimanere una scelta individuale e volontaria, non una prassi amministrativa.
Solo così è possibile garantire un equilibrio tra l’interesse pubblico e i
diritti dei professionisti.
Bibliografia
- Costituzione della Repubblica
Italiana, art. 36.
- Legge n. 172/2017, "Norme
in materia di equità del compenso e di responsabilità professionale".
- Sentenza
del Consiglio di Stato n° 4614 del 03/10/2017
- Legge n° 49 del 21 aprile 2023
- Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali
- pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 104 del 5 maggio 2023 ed in
vigore dal 20 maggio 2023
- Sentenza del
Consiglio di Stato n. 2084/2023
- Delibera di Giunta n. 307 del
13 settembre 2024, Comune di Lecce.
- Ricorso al TAR dell’Ordine
degli avvocati di Lecce (ottobre 2024).
- Intervento del sindaco Adriana
Poli Bortone, Consiglio Comunale del 20 dicembre 2024.
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