martedì 14 gennaio 2025

Dal produttore al consumatore: il divario che penalizza gli agricoltori

 


Dal produttore al consumatore: il divario che penalizza gli agricoltori

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

La filiera agroalimentare italiana continua a mostrare un significativo squilibrio nella distribuzione del valore generato lungo il percorso "dal campo alla tavola". I dati relativi al 2024 evidenziano una contrazione del 2,1% nei prezzi pagati agli agricoltori per i prodotti agricoli rispetto all'anno precedente. Tuttavia, l’inflazione alimentare ha registrato un aumento del 2,3%, secondo i dati ISTAT, creando un paradosso evidente: i consumatori spendono di più, ma i produttori ricevono meno.

Secondo l'indice FAO, il 2024 ha segnato un calo dei prezzi globali dei cereali del 13,3% rispetto al 2023. Questo dato, combinato con l'analisi della catena del valore realizzata da ISMEA sulla base dei dati ISTAT, conferma l'accentuarsi di una forbice dei prezzi tra il valore alla produzione e quello al consumo. In Italia, i prodotti agricoli freschi generano appena 20 euro di valore aggiunto agli agricoltori per ogni 100 euro spesi dal consumatore, di cui solo 7 euro rappresentano un utile netto, mentre il macro-settore del commercio e del trasporto trattiene circa 19 euro.

Il problema strutturale della filiera
Le catene del valore agroalimentare mostrano un’evidente sproporzione, in linea con dinamiche riscontrabili a livello internazionale. Uno studio di von Braun e Mirzabaev (2021) sul rapporto tra produzione agricola e prezzi finali sottolinea come le pratiche di intermediazione eccessive e le distorsioni di mercato penalizzino in modo sistematico i piccoli agricoltori, soprattutto in contesti di elevata inflazione alimentare.

L’Italia non è immune da questo fenomeno. La distribuzione del valore lungo la filiera è stata oggetto di attenzione anche a livello legislativo, con l’introduzione di normative volte a contrastare le pratiche commerciali sleali. Queste normative prevedono il divieto di imporre ai fornitori prezzi inferiori ai costi standard definiti, un passo necessario per garantire una maggiore equità nella ripartizione dei guadagni.

Possibili soluzioni
La promozione di filiere corte, come i mercati contadini e i gruppi di acquisto solidale (GAS), è stata identificata da diversi studi (Galli & Brunori, 2013) come una strategia efficace per ridurre i costi di intermediazione e garantire agli agricoltori un reddito più equo. Inoltre, la trasparenza nei processi di determinazione dei prezzi potrebbe rappresentare un ulteriore strumento per ridurre il divario tra produzione e consumo.

Conclusioni
I dati del 2024 evidenziano la necessità di interventi strutturali per riequilibrare il sistema agroalimentare, favorendo una maggiore equità nella distribuzione del valore lungo la filiera. Soluzioni come la regolamentazione delle pratiche commerciali sleali e la promozione di filiere corte possono rappresentare un passo importante verso un’agricoltura più sostenibile e inclusiva.

Bibliografia

  1. von Braun, J., & Mirzabaev, A. (2021). The Economics of Land Degradation: Methods and Case Studies. Springer.
  2. Galli, F., & Brunori, G. (2013). Short Food Supply Chains as drivers of sustainable development. Evidence Document, FAO.
  3. Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). (2024). Rapporto annuale sull'inflazione alimentare.
  4. FAO. (2024). Food Price Index Report.

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