Dal
produttore al consumatore: il divario che penalizza gli agricoltori
Antonio
Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore
e giornalista pubblicista divulgatore scientifico
La filiera
agroalimentare italiana continua a mostrare un significativo squilibrio nella
distribuzione del valore generato lungo il percorso "dal campo alla
tavola". I dati relativi al 2024 evidenziano una contrazione del 2,1% nei
prezzi pagati agli agricoltori per i prodotti agricoli rispetto all'anno
precedente. Tuttavia, l’inflazione alimentare ha registrato un aumento del
2,3%, secondo i dati ISTAT, creando un paradosso evidente: i consumatori
spendono di più, ma i produttori ricevono meno.
Secondo
l'indice FAO, il 2024 ha segnato un calo dei prezzi globali dei cereali del
13,3% rispetto al 2023. Questo dato, combinato con l'analisi della catena del
valore realizzata da ISMEA sulla base dei dati ISTAT, conferma l'accentuarsi di
una forbice dei prezzi tra il valore alla produzione e quello al consumo. In
Italia, i prodotti agricoli freschi generano appena 20 euro di valore aggiunto
agli agricoltori per ogni 100 euro spesi dal consumatore, di cui solo 7 euro
rappresentano un utile netto, mentre il macro-settore del commercio e del
trasporto trattiene circa 19 euro.
Il problema
strutturale della filiera
Le catene del valore agroalimentare mostrano un’evidente sproporzione, in linea
con dinamiche riscontrabili a livello internazionale. Uno studio di von Braun e
Mirzabaev (2021) sul rapporto tra produzione agricola e prezzi finali
sottolinea come le pratiche di intermediazione eccessive e le distorsioni di
mercato penalizzino in modo sistematico i piccoli agricoltori, soprattutto in
contesti di elevata inflazione alimentare.
L’Italia non
è immune da questo fenomeno. La distribuzione del valore lungo la filiera è
stata oggetto di attenzione anche a livello legislativo, con l’introduzione di
normative volte a contrastare le pratiche commerciali sleali. Queste normative
prevedono il divieto di imporre ai fornitori prezzi inferiori ai costi standard
definiti, un passo necessario per garantire una maggiore equità nella
ripartizione dei guadagni.
Possibili
soluzioni
La promozione di filiere corte, come i mercati contadini e i gruppi di acquisto
solidale (GAS), è stata identificata da diversi studi (Galli & Brunori,
2013) come una strategia efficace per ridurre i costi di intermediazione e
garantire agli agricoltori un reddito più equo. Inoltre, la trasparenza nei
processi di determinazione dei prezzi potrebbe rappresentare un ulteriore
strumento per ridurre il divario tra produzione e consumo.
Conclusioni
I dati del 2024 evidenziano la necessità di interventi strutturali per
riequilibrare il sistema agroalimentare, favorendo una maggiore equità nella
distribuzione del valore lungo la filiera. Soluzioni come la regolamentazione
delle pratiche commerciali sleali e la promozione di filiere corte possono rappresentare
un passo importante verso un’agricoltura più sostenibile e inclusiva.
Bibliografia
- von Braun, J., & Mirzabaev,
A. (2021). The Economics of Land Degradation: Methods and Case Studies.
Springer.
- Galli, F., & Brunori, G.
(2013). Short Food Supply Chains as drivers of sustainable development. Evidence
Document, FAO.
- Istituto Nazionale di
Statistica (ISTAT). (2024). Rapporto annuale sull'inflazione alimentare.
- FAO. (2024). Food Price
Index Report.
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