Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: la vendemmia 2024 e le sfide del cambiamento climatico
Intervistatore: Dottor Bruno, la vendemmia 2024 è iniziata
con anticipo. Quali sono le maggiori difficoltà che i viticoltori stanno
affrontando quest'anno?
Antonio Bruno: La vendemmia 2024 è stata senza dubbio
influenzata da diverse problematiche. Siamo ridotti dalla devastante
peronospora del 2023, un anno che possiamo definire annus horribilis
per i viticoltori. Quest'anno, però, non è stata solo la peronospora a metterci
in difficoltà. La siccità ha anticipato in maniera inconsueta la vendemmia, e
le rese produttive sono inferiori, in alcuni casi addirittura sotto la media
degli anni precedenti. A ciò si aggiunge un altro problema: i prezzi delle uve,
che sembrano dettati più dalla speculazione che dalla reale situazione di
mercato. Questi elementi rendono particolarmente il lavoro dei viticoltori complesso,
sia dal punto di vista produttivo che economico.
Intervistatore: Il cambiamento climatico sembra avere un
impatto sempre più importante sulla viticoltura. Quali segnali ci stanno dando le
vigne?
Antonio Bruno: Il cambiamento climatico si sente chiaramente.
Le piante, in particolare le vigne, sono un sensore estremamente sensibile.
Quando curate bene, le viti riescono ad adattarsi, ma ci troviamo davanti a
fenomeni sempre più intensi e frequenti. Temperature medie più alte, siccità
prolungata, colpi di calore improvvisi, tempeste violente e grandinate. Tutti
questi eventi si concentrano spesso sui distretti vitivinicoli più importanti.
Se non agiamo con strategie concrete, il futuro del vino potrebbe essere
compromesso. C'è uno studio dell'Università di Bordeaux che stima che se la
temperatura globale dovesse aumentare di 2°C entro la fine del secolo, fino al
70% delle attuali regioni produttrici di vino nel mondo potrebbe non essere più
idonea alla viticoltura. In Italia, il rischio riguarda addirittura il 90%
delle aree viticole.
Intervistatore: Di fronte a questi cambiamenti, quali sono
le strategie per limitare gli effetti della crisi climatica sulla viticoltura?
Antonio Bruno: L'adattamento è fondamentale, ma deve agire
su più fronti. Le malattie fungine, come la peronospora, sono sempre una minaccia,
ma la mancanza d'acqua e gli sbalzi termici sono altrettanto pericolosi. Serve
innovazione, non solo nelle pratiche di conduzione e coltivazione, ma anche
nelle caratteristiche dei vitigni e dei porta-innesti. I nostri vigneti
storici, come l'alberello pugliese, erano pensati per difendersi dalla siccità,
ma oggi ne sono rimasti pochi e, comunque, un ritorno al passato non sarebbe
sufficiente. È necessario investire nella ricerca, soprattutto collaborando con
il sistema universitario nazionale e internazionale, per trovare soluzioni
efficaci che possano essere applicate a tutto il settore vitivinicolo.
Intervistatore: Parlando di innovazione, quali sono i
provvedimenti necessari a livello politico e istituzionale per sostenere il
settore?
Antonio Bruno: Le politiche nazionali e regionali devono
andare oltre le misure emergenziali. Bisogna sostenere la ricerca e
l'innovazione, mettendo a disposizione risorse concrete per aiutare i
viticoltori a fronteggiare i cambiamenti climatici. Consorzi di tutela e
valorizzazione delle DOC e IGP, ad esempio, devono ripensare il loro ruolo: non
basta promuovere il vino nei ristoranti, è necessario fornire servizi reali
alle aziende, che le aiutino a innovare ea resistere alle crisi.
Intervistatore: Tornando alla vendemmia di quest'anno, che
risultati possiamo aspettarci?
Antonio Bruno: Come accennato, le rese produttive saranno
inferiori rispetto al 2023 e molto sotto la media degli anni precedenti. Questo
perché l'uva è stata stressata dal caldo. Tuttavia, se non si verificheranno
eventi meteo estremi nelle prossime settimane, potremo avere un prodotto di
buona qualità. Spesso, la qualità è inversamente proporzionale alla quantità.
Detto ciò, i prezzi delle uve rimangono bassi, il che fa pensare a fenomeni di
speculazione. Ancora una volta, l'agricoltura si conferma un settore dove il
prezzo del prodotto non viene deciso dai produttori stessi, ma da dinamiche che
sfuggono al loro controllo.
Intervistatore: Infine, quali prospettive vede per il
futuro della viticoltura, soprattutto in Puglia?
Antonio Bruno: Dopo questa vendemmia, sarà indispensabile
unire le forze. Dobbiamo superare le ipocrisie, gli individualismi ei
narcisismi che troppo spesso caratterizzano il settore. Il futuro del vino,
anche qui in Puglia, dipenderà dalla nostra capacità di affrontare le nuove
sfide climatiche e di mercato con coraggio e innovazione. È tempo di definire
una politica di sviluppo del settore vitivinicolo italiano che tenga conto
delle profonde trasformazioni in atto, sia dal punto di vista del cambiamento
climatico, sia dalle nuove tendenze di consumo. E non dimentichiamo che stiamo
affrontando anche un'iniziativa "salutista" contro il vino in alcuni
ambienti europei. Dobbiamo reagire, con politiche e interventi adeguati, per
garantire un futuro sostenibile ai nostri vini.
Intervistatore: Grazie, Dottor Bruno, per il suo prezioso
contributo.
Antonio Bruno: Grazie a voi.
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