lunedì 16 settembre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: la vendemmia 2024 e le sfide del cambiamento climatico

 

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: la vendemmia 2024 e le sfide del cambiamento climatico


Intervistatore: Dottor Bruno, la vendemmia 2024 è iniziata con anticipo. Quali sono le maggiori difficoltà che i viticoltori stanno affrontando quest'anno?

Antonio Bruno: La vendemmia 2024 è stata senza dubbio influenzata da diverse problematiche. Siamo ridotti dalla devastante peronospora del 2023, un anno che possiamo definire annus horribilis per i viticoltori. Quest'anno, però, non è stata solo la peronospora a metterci in difficoltà. La siccità ha anticipato in maniera inconsueta la vendemmia, e le rese produttive sono inferiori, in alcuni casi addirittura sotto la media degli anni precedenti. A ciò si aggiunge un altro problema: i prezzi delle uve, che sembrano dettati più dalla speculazione che dalla reale situazione di mercato. Questi elementi rendono particolarmente il lavoro dei viticoltori complesso, sia dal punto di vista produttivo che economico.

Intervistatore: Il cambiamento climatico sembra avere un impatto sempre più importante sulla viticoltura. Quali segnali ci stanno dando le vigne?

Antonio Bruno: Il cambiamento climatico si sente chiaramente. Le piante, in particolare le vigne, sono un sensore estremamente sensibile. Quando curate bene, le viti riescono ad adattarsi, ma ci troviamo davanti a fenomeni sempre più intensi e frequenti. Temperature medie più alte, siccità prolungata, colpi di calore improvvisi, tempeste violente e grandinate. Tutti questi eventi si concentrano spesso sui distretti vitivinicoli più importanti. Se non agiamo con strategie concrete, il futuro del vino potrebbe essere compromesso. C'è uno studio dell'Università di Bordeaux che stima che se la temperatura globale dovesse aumentare di 2°C entro la fine del secolo, fino al 70% delle attuali regioni produttrici di vino nel mondo potrebbe non essere più idonea alla viticoltura. In Italia, il rischio riguarda addirittura il 90% delle aree viticole.

Intervistatore: Di fronte a questi cambiamenti, quali sono le strategie per limitare gli effetti della crisi climatica sulla viticoltura?

Antonio Bruno: L'adattamento è fondamentale, ma deve agire su più fronti. Le malattie fungine, come la peronospora, sono sempre una minaccia, ma la mancanza d'acqua e gli sbalzi termici sono altrettanto pericolosi. Serve innovazione, non solo nelle pratiche di conduzione e coltivazione, ma anche nelle caratteristiche dei vitigni e dei porta-innesti. I nostri vigneti storici, come l'alberello pugliese, erano pensati per difendersi dalla siccità, ma oggi ne sono rimasti pochi e, comunque, un ritorno al passato non sarebbe sufficiente. È necessario investire nella ricerca, soprattutto collaborando con il sistema universitario nazionale e internazionale, per trovare soluzioni efficaci che possano essere applicate a tutto il settore vitivinicolo.

Intervistatore: Parlando di innovazione, quali sono i provvedimenti necessari a livello politico e istituzionale per sostenere il settore?

Antonio Bruno: Le politiche nazionali e regionali devono andare oltre le misure emergenziali. Bisogna sostenere la ricerca e l'innovazione, mettendo a disposizione risorse concrete per aiutare i viticoltori a fronteggiare i cambiamenti climatici. Consorzi di tutela e valorizzazione delle DOC e IGP, ad esempio, devono ripensare il loro ruolo: non basta promuovere il vino nei ristoranti, è necessario fornire servizi reali alle aziende, che le aiutino a innovare ea resistere alle crisi.

Intervistatore: Tornando alla vendemmia di quest'anno, che risultati possiamo aspettarci?

Antonio Bruno: Come accennato, le rese produttive saranno inferiori rispetto al 2023 e molto sotto la media degli anni precedenti. Questo perché l'uva è stata stressata dal caldo. Tuttavia, se non si verificheranno eventi meteo estremi nelle prossime settimane, potremo avere un prodotto di buona qualità. Spesso, la qualità è inversamente proporzionale alla quantità. Detto ciò, i prezzi delle uve rimangono bassi, il che fa pensare a fenomeni di speculazione. Ancora una volta, l'agricoltura si conferma un settore dove il prezzo del prodotto non viene deciso dai produttori stessi, ma da dinamiche che sfuggono al loro controllo.

Intervistatore: Infine, quali prospettive vede per il futuro della viticoltura, soprattutto in Puglia?

Antonio Bruno: Dopo questa vendemmia, sarà indispensabile unire le forze. Dobbiamo superare le ipocrisie, gli individualismi ei narcisismi che troppo spesso caratterizzano il settore. Il futuro del vino, anche qui in Puglia, dipenderà dalla nostra capacità di affrontare le nuove sfide climatiche e di mercato con coraggio e innovazione. È tempo di definire una politica di sviluppo del settore vitivinicolo italiano che tenga conto delle profonde trasformazioni in atto, sia dal punto di vista del cambiamento climatico, sia dalle nuove tendenze di consumo. E non dimentichiamo che stiamo affrontando anche un'iniziativa "salutista" contro il vino in alcuni ambienti europei. Dobbiamo reagire, con politiche e interventi adeguati, per garantire un futuro sostenibile ai nostri vini.

Intervistatore: Grazie, Dottor Bruno, per il suo prezioso contributo.

Antonio Bruno: Grazie a voi.

 

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