Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: La Rigenerazione Olivicola del Salento Post-Xylella
Giornalista: Dottor Bruno, sono passati poco più
di dieci anni dalla prima segnalazione della Xylella fastidiosa a
Gallipoli. Qual è la sua valutazione dell'impatto del batterio sulla nostra
olivicoltura?
Antonio
Bruno: L'impatto
della Xylella fastidiosa è stato devastante. Partendo dal litorale
jonico salentino, questo batterio ha compromesso il 40% della superficie
olivicola regionale, con circa 25 milioni di piante colpite. Il Salento, in
particolare, ha sofferto più di tutte le altre zone. Si tratta di un evento
epocale che ha segnato profondamente l'economia e il paesaggio della nostra
terra.
Giornalista: Quali sono stati i principali
sforzi per contrastare questa epidemia?
Antonio Bruno: A livello comunitario, nazionale e
regionale, sono state messe in campo numerose azioni per contrastare la
diffusione della malattia. Tuttavia, è importante sottolineare che il problema
della Xylella non può essere risolto solo con misure di emergenza. Istituzioni
e Mondo della ricerca stanno cercando di ricostruire l'intero sistema
produttivo guardando all'innovazione. Uno degli sforzi dell’innovazione è
quello in campo varietale. La rigenerazione non può prescindere dalla
conoscenza del nostro territorio e dalla realtà delle piccole imprese familiari
che costituiscono il tessuto olivicolo locale ed questo fatto che rende
necessario ed urgente la costituzione di un Ente pubblico che dia lavoro ai
giovani che in cambio di un’assunzione a tempo indeterminato si occupino del
paesaggio rurale del Salento.
Giornalista: La ricerca scientifica ha prodotto
delle risposte concrete all'emergenza. Quali sono le novità più rilevanti?
Antonio
Bruno: Certamente.
La ricerca ha fatto passi da gigante, e una delle risposte più promettenti è
quanto messo in campo dal Dajs con la piattaforma e registro anche un certo
impegno per l'introduzione di varietà resistenti al batterio, individuate sia
attraverso lo screening in campo sia grazie alle attività di allevamento
. la stampa riporta che alcuni affermano che una delle varietà più interessanti
è la Lecciana , che si da quanto si legge nelle cronache si è dimostrata
particolarmente resistente alla Xylella e ben adattata agli impianti
superintensivi. Questo ci potrebbe offrire un'opportunità concreta per il
rilancio dell'olivicoltura salentina se solo ci fosse un Ente pubblico che
cominciasse a impiantare questa nuova varietà che rischia di non dare frutto
per l’assenza di cittadini che si occupano dei microcampagne anche sotto le 50
are del salento.
Giornalista: La cultivar Lecciana è stata
recentemente al centro di un convegno a Lequile. Ci può parlare del suo
potenziale per la rigenerazione del nostro territorio?
Antonio
Bruno: Ho preso
parte ai lavori del convegno che è stato un momento molto interessante di
confronto tra esperti del settore. Ho ascoltato che la Lecciana
rappresenta una reale possibilità di rilancio per il nostro comparto olivicolo.
Grazie alla sua resistenza alla Xylella e alla capacità di adattamento
agli impianti superintensivi, può consentire un modello di olivicoltura più
produttivo e sostenibile, in grado di fronteggiare le sfide che ci attendono.
Abbiamo però bisogno di un approccio integrato che coinvolga tutte le parti:
dalla ricerca scientifica agli agricoltori, dalle istituzioni ai consulenti
agronomi. La vera criticità, come ho già detto, è che la maggior parte delle
microcampagne è abbandonata e non c’è nessuno che potrà provvedere a impiantare
non solo la lecciana, ma alcunchè. Ecco perché l’unica strada per le
microcampagne è un Ente pubblico che le gestisca.
Giornalista: Quindi, la gestione pubblica può
garantire anche l'innovazione varietale e di nuove coltivazioni è la chiave per
il futuro?
Antonio
Bruno: Si l’Ente pubblico
renderà una realtà tutte queste iniziative, e in questa nuova governance
pubblica del paesaggio rurale del Salento l'innovazione varietale è senza
dubbio uno degli strumenti più importanti, ma non l'unico. Dobbiamo
accompagnare l'introduzione di nuove cultivar con una profonda conoscenza del
territorio e delle dinamiche delle aziende agricolem e questo come ho già detto
è alla portata di tutti grazie alla PIATTAFORMA “Atlas Dajs” che mi è stat6o
riferito entrerà presto in funzione. Nel Salento, abbiamo molte piccole realtà
familiari e pochi impianti specializzati. Questo significa che dobbiamo
supportare l'innovazione con misure che facilitino l'adozione di un Ente
pubblico in grado di mettere in atto nuove pratiche e tecnologie, tenendo conto
delle specificità locali.
Giornalista: Qual è il suo messaggio per gli
agricoltori che ancora stanno affrontando le conseguenze della Xylella ?
Antonio
Bruno: Il mio
messaggio ai proprietari di microcampagne è di chiedere che vengano gestite da
un Ente pubblico mentre ai rari imprenditori agricoli il messaggio che do è di
non arrendersi. La rigenerazione è possibile, ma richiede un impegno dello
Stato. Le nuove varietà resistenti, come la Lecciana , sono una speranza
concreta per il futuro, l’Ente pubblico è invece una CERTEZZA per un futuro
dell’agricoltura salentina. Dobbiamo lavorare insieme, con pazienza e
determinazione, per riportare l'olivicoltura salentina al suo antico splendore.
Le sfide sono grandi, ma lo Stato ha la forza e le risorse per superarle.
Giornalista: Grazie mille, Dottor Bruno, per il
suo tempo e per il suo prezioso contributo alla rigenerazione del nostro
territorio.
Antonio
Bruno: Grazie a
voi. È importante continuare a sensibilizzare e informare su questi temi
fondamentali per il futuro della nostra agricoltura.
Nessun commento:
Posta un commento