Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno: "L'Innovazione Robotica come Svolta per l'Agricoltura Italiana"
Intervistatore: Dottor Bruno, in Giappone i robot come
Akebono e Aigamo stanno rivoluzionando l'agricoltura, in particolare nella
gestione del diserbo nelle risaie. Come vede l'introduzione di simili
tecnologie in Italia, in contesti rurali magari più tradizionali?
Dott. Antonio Bruno: L'agricoltura italiana è ricca di
tradizioni, ma come in molte altre parti del mondo, stiamo affrontando problemi
legati al calo della forza lavoro, all'invecchiamento degli agricoltori e ai
costi crescenti. L'introduzione di robot come Akebono potrebbe rappresentare
una svolta anche qui. La possibilità di automatizzare compiti complessi, come
il diserbo, libererebbe gli agricoltori da lavori manuali estenuanti,
migliorando l'efficienza e la qualità del raccolto. L'Italia, con la sua
varietà di colture e microclimi, potrebbe beneficiare di queste innovazioni,
specialmente nelle aree dove la manodopera scarseggia.
Intervistatore: La robotica può davvero avere un impatto
significativo nel rilanciare le economie rurali, come si spera che avvenga a
Niigata?
Dott. Antonio Bruno: Assolutamente sì. L'Italia, con le sue
numerose piccole e medie aziende agricole, spesso si trova a dover affrontare
problemi di competitività. La robotica agricola può aumentare la produttività e
ridurre i costi, ma soprattutto può attirare giovani verso questo settore. I
giovani italiani sono molto legati alla tecnologia, e la possibilità di gestire
un'azienda agricola con l'ausilio di macchine all'avanguardia può rendere
l'agricoltura più appetibile. L'esperienza del Giappone è illuminante:
tecnologie come quelle sviluppate da FieldWorks non solo migliorano
l'efficienza, ma rendono anche l'agricoltura più sostenibile.
Intervistatore: Il progetto in Giappone mira anche a
rendere l'agricoltura biologica più accessibile. In che modo i robot possono
favorire un'agricoltura più sostenibile in Italia?
Dott. Antonio Bruno: I robot possono giocare un ruolo chiave nella riduzione dell'uso dei prodotti chimici detti fito farmaci o pesticidi, grazie alla loro precisione. In Giappone, Akebono e Aigamo eliminano le erbacce meccanicamente, riducendo la necessità di diserbanti chimici e, di conseguenza, l'impatto ambientale. In Italia, una maggiore diffusione di queste tecnologie potrebbe incentivare la transizione verso pratiche biologiche. Inoltre, queste soluzioni tecnologiche possono monitorare la salute del suolo e delle colture, permettendo interventi mirati e riducendo lo spreco di risorse come l'acqua e i fertilizzanti.
Intervistatore: L'idea di una "bioeconomia
circolare" in cui la tecnologia gioca un ruolo centrale è affascinante.
Pensa che questo modello possa essere replicato in Italia?
Dott. Antonio Bruno: Assolutamente. Il concetto di
bioeconomia circolare è molto in linea con le politiche agricole europee e
italiane, che puntano a un'agricoltura più sostenibile e innovativa. I robot
potrebbero diventare una componente cruciale per creare sinergie tra
agricoltura, industria e tecnologia. Immaginiamo un sistema dove i rifiuti
agricoli vengono riutilizzati per produrre energia, o dove le nuove tecnologie
permettono di integrare l'agricoltura con altre industrie locali, creando nuove
opportunità di lavoro e sviluppo economico. L'Italia ha le capacità e le
risorse per intraprendere questa strada.
Intervistatore: Dal punto di vista pratico, quali sarebbero
le principali sfide per l'introduzione dei robot agricoli nel nostro paese?
Dott. Antonio Bruno: Le sfide principali riguardano
soprattutto l'investimento iniziale e lo scarso numero degli agricoltori. Molti
agricoltori italiani potrebbero vedere queste tecnologie come un costo elevato
o come qualcosa di complicato da gestire. È qui che entra in gioco il ruolo
delle istituzioni e delle università, le prime devono prendere direttamennte la
gestione del paesaggio rurale abbandonato istituendo un Ente pubblico, le università
devono fornire il supporto tecnico e finanziario necessario per rendere queste
soluzioni accessibili. Iniziative come quelle della Nagaoka University of Technology,
che coinvolgono diversi attori, dai governi locali alle cooperative agricole,
potrebbero essere un modello da seguire anche qui.
Intervistatore: In conclusione, quali sono le prospettive
future per l'agricoltura robotica in Italia?
Dott. Antonio Bruno: Le prospettive sono molto promettenti.
Stiamo entrando in un'era in cui l'agricoltura diventerà sempre più
tecnologica. Se riusciamo a superare le barriere iniziali, i robot agricoli
potrebbero diventare una parte integrante delle nostre aziende. Non si tratta
solo di migliorare la produttività, ma di ripensare completamente il modo in
cui facciamo agricoltura, rendendola più sostenibile, più efficiente e più
attraente per le nuove generazioni. Sono fiducioso che, come sta avvenendo a
Niigata, anche in Italia i robot possano essere uno strumento di rinascita per
le nostre aree rurali.
Intervistatore: Grazie, Dottor Bruno, per aver condiviso
con noi queste riflessioni.
Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi, è sempre un piacere
parlare di come l'innovazione può migliorare il nostro settore.
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