sabato 14 settembre 2024

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno “Patto per il futuro”

 

Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno “Patto per il futuro”


Intervistatore: Dottor Bruno, lei è una figura di riferimento nel campo dell'agronomia e della sostenibilità ambientale. Di recente, in ambito politico e sociale, si parla molto della necessità di ristabilire un equilibrio tra l'uomo e la natura, anche partendo dalla Costituzione italiana, come sottolineato dal giurista Giovanni Maria Flick nel suo libro. Qual è la sua opinione in merito a questo “Patto per il futuro” di cui parla Flick?

Dott. Antonio Bruno: Credo che Flick tocchi un tema cruciale per il nostro tempo. Non può esserci un futuro sostenibile senza ristabilire l'equilibrio spezzato tra l'uomo e la natura, e questo deve avvenire non solo attraverso le azioni individuali, ma anche con un approccio istituzionale guidato dalla Costituzione. L'idea di un "Patto per il futuro", che sottolinea la convivenza tra uomo e ambiente, è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. La nostra Costituzione, soprattutto con le recenti integrazioni dell'articolo 9, dimostra di essere uno strumento capace di guidarci verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile, dove la tutela ambientale diventa una priorità per il benessere delle generazioni future.

Intervistatore: Nel libro di Flick, viene sottolineata l'importanza di una transizione ecologica. In che modo questa può essere attuata concretamente nel suo settore?

Dott. Antonio Bruno: La transizione ecologica è una necessità ormai impellente, e il settore agricolo gioca un ruolo fondamentale in questo processo. L'agricoltura deve evolvere verso pratiche più sostenibili che non solo riducano l'impatto ambientale, ma che favoriscono un vero e proprio ritorno a un rapporto armonico con la natura. Si parla di agricoltura rigenerativa, permacultura e riduzione dell'uso di pesticidi chimici. Inoltre, dobbiamo promuovere la biodiversità e l'uso efficiente delle risorse idriche. Un'agricoltura che rispetta il ciclo naturale delle piante e del suolo è la chiave per garantire che le risorse naturali siano disponibili anche per le generazioni future.

Intervistatore: Lei ritiene che la tecnologia e l'intelligenza artificiale possano essere un'opportunità per il settore agricolo, o c'è il rischio che prevalgano logiche di profitto a scapito dell'ambiente?

Dott. Antonio Bruno: L'intelligenza artificiale ha sicuramente il potenziale per rivoluzionare il settore agricolo, migliorando l'efficienza e riducendo lo spreco di risorse. Pensiamo ai sistemi di monitoraggio climatico, ai droni per l'irrigazione mirata o ai sensori che rilevano lo stato di salute del terreno in tempo reale. Tuttavia, Flick ha ragione a sottolineare che c'è anche un rischio: la tecnologia non deve essere messa al servizio esclusivo del profitto. Dobbiamo vigilare affinché gli strumenti tecnologici siano utilizzati per migliorare la sostenibilità e non per accelerare pratiche che depauperano le risorse naturali. La chiave, come sempre, è trovare un equilibrio e avere una visione di lungo termine, anche grazie al supporto di normative chiare e trasparenti.

Intervistatore: Flick parla anche della necessità di una transizione culturale. In che modo questo concetto si riflette sul mondo agricolo e sulla relazione con la natura?

Dott. Antonio Bruno: La transizione culturale è fondamentale. Se non cambiamo il nostro modo di pensare e di agire, ogni progresso tecnologico o legislativo sarà inutile. Dobbiamo insegnare alle nuove generazioni, ma anche alle attuali, l'importanza del rispetto per la terra, e questo deve partire dalla scuola e dalle famiglie. In agricoltura, significa riconoscere il valore delle tradizioni ma anche accogliere l'innovazione sostenibile. La cultura della sostenibilità deve diventare parte del nostro quotidiano, e questo implica una riconciliazione con la natura. Dobbiamo vedere la terra non solo come una risorsa da sfruttare, ma come un ecosistema complesso di cui facciamo parte.

Intervistatore: Un tema molto dibattuto è quello dell'autonomia differenziata. Quali potrebbero essere le conseguenze di questa riforma per il settore agricolo, specialmente nelle regioni meno sviluppate?

Dott. Antonio Bruno: L'autonomia differenziata rischia di creare un divario ancora più profondo tra regioni ricche e regioni povere. Il settore agricolo potrebbe esserne gravemente colpito, soprattutto nel Sud Italia, dove le risorse per innovare e sostenere le nuove pratiche agricole sono più scarse. Se le regioni più ricche potranno permettersi politiche agricole avanzate, quelle meno sviluppate potrebbero trovarsi ancor più indietro, con effetti devastanti sulla produttività e sulla qualità della vita dei lavoratori agricoli. La frammentazione del Paese sarebbe un grosso ostacolo alla creazione di un'agricoltura sostenibile e unitaria, che dovrebbe invece essere supportata da politiche nazionali coese e coordinate.

Intervistatore: In conclusione, cosa ci insegna la Costituzione rispetto alla tutela dell'ambiente e al ruolo che l'agricoltura deve giocare per il futuro?

Dott. Antonio Bruno: La Costituzione, soprattutto con le recenti modifiche, ci ricorda che la tutela dell'ambiente non è solo una questione di sopravvivenza, ma di convivenza. L'agricoltura ha il compito di prendersi cura della terra in modo sostenibile, e questo non riguarda solo il presente, ma anche le generazioni future. Il nostro compito, come agronomi e cittadini, è assicurarci che l'agricoltura non diventi solo un mezzo per il profitto, ma uno strumento per proteggere la biodiversità, la salute del suolo e il benessere delle persone. La Costituzione ci offre la cornice giuridica per farlo, ma tocca a noi applicarla con responsabilità e lungimiranza.

Intervistatore: Grazie mille per la sua disponibilità, Dottor Bruno.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi.

 

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