Intervista al Dottore Agronomo Antonio Bruno “Patto per il futuro”
Intervistatore: Dottor Bruno, lei è una figura di
riferimento nel campo dell'agronomia e della sostenibilità ambientale. Di
recente, in ambito politico e sociale, si parla molto della necessità di
ristabilire un equilibrio tra l'uomo e la natura, anche partendo dalla Costituzione
italiana, come sottolineato dal giurista Giovanni Maria Flick nel suo libro.
Qual è la sua opinione in merito a questo “Patto per il futuro” di cui parla
Flick?
Dott. Antonio Bruno: Credo che Flick tocchi un tema
cruciale per il nostro tempo. Non può esserci un futuro sostenibile senza
ristabilire l'equilibrio spezzato tra l'uomo e la natura, e questo deve
avvenire non solo attraverso le azioni individuali, ma anche con un approccio
istituzionale guidato dalla Costituzione. L'idea di un "Patto per il
futuro", che sottolinea la convivenza tra uomo e ambiente, è esattamente
ciò di cui abbiamo bisogno. La nostra Costituzione, soprattutto con le recenti
integrazioni dell'articolo 9, dimostra di essere uno strumento capace di
guidarci verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile, dove la tutela
ambientale diventa una priorità per il benessere delle generazioni future.
Intervistatore: Nel libro di Flick, viene sottolineata
l'importanza di una transizione ecologica. In che modo questa può essere
attuata concretamente nel suo settore?
Dott. Antonio Bruno: La transizione ecologica è una
necessità ormai impellente, e il settore agricolo gioca un ruolo fondamentale
in questo processo. L'agricoltura deve evolvere verso pratiche più sostenibili
che non solo riducano l'impatto ambientale, ma che favoriscono un vero e
proprio ritorno a un rapporto armonico con la natura. Si parla di agricoltura
rigenerativa, permacultura e riduzione dell'uso di pesticidi chimici. Inoltre,
dobbiamo promuovere la biodiversità e l'uso efficiente delle risorse idriche.
Un'agricoltura che rispetta il ciclo naturale delle piante e del suolo è la
chiave per garantire che le risorse naturali siano disponibili anche per le
generazioni future.
Intervistatore: Lei ritiene che la tecnologia e l'intelligenza
artificiale possano essere un'opportunità per il settore agricolo, o c'è il
rischio che prevalgano logiche di profitto a scapito dell'ambiente?
Dott. Antonio Bruno: L'intelligenza artificiale ha
sicuramente il potenziale per rivoluzionare il settore agricolo, migliorando
l'efficienza e riducendo lo spreco di risorse. Pensiamo ai sistemi di
monitoraggio climatico, ai droni per l'irrigazione mirata o ai sensori che
rilevano lo stato di salute del terreno in tempo reale. Tuttavia, Flick ha ragione
a sottolineare che c'è anche un rischio: la tecnologia non deve essere messa al
servizio esclusivo del profitto. Dobbiamo vigilare affinché gli strumenti
tecnologici siano utilizzati per migliorare la sostenibilità e non per
accelerare pratiche che depauperano le risorse naturali. La chiave, come
sempre, è trovare un equilibrio e avere una visione di lungo termine, anche
grazie al supporto di normative chiare e trasparenti.
Intervistatore: Flick parla anche della necessità di una
transizione culturale. In che modo questo concetto si riflette sul mondo
agricolo e sulla relazione con la natura?
Dott. Antonio Bruno: La transizione culturale è
fondamentale. Se non cambiamo il nostro modo di pensare e di agire, ogni
progresso tecnologico o legislativo sarà inutile. Dobbiamo insegnare alle nuove
generazioni, ma anche alle attuali, l'importanza del rispetto per la terra, e
questo deve partire dalla scuola e dalle famiglie. In agricoltura, significa
riconoscere il valore delle tradizioni ma anche accogliere l'innovazione
sostenibile. La cultura della sostenibilità deve diventare parte del nostro
quotidiano, e questo implica una riconciliazione con la natura. Dobbiamo vedere
la terra non solo come una risorsa da sfruttare, ma come un ecosistema
complesso di cui facciamo parte.
Intervistatore: Un tema molto dibattuto è quello
dell'autonomia differenziata. Quali potrebbero essere le conseguenze di questa
riforma per il settore agricolo, specialmente nelle regioni meno sviluppate?
Dott. Antonio Bruno: L'autonomia differenziata rischia di
creare un divario ancora più profondo tra regioni ricche e regioni povere. Il
settore agricolo potrebbe esserne gravemente colpito, soprattutto nel Sud
Italia, dove le risorse per innovare e sostenere le nuove pratiche agricole
sono più scarse. Se le regioni più ricche potranno permettersi politiche
agricole avanzate, quelle meno sviluppate potrebbero trovarsi ancor più
indietro, con effetti devastanti sulla produttività e sulla qualità della vita
dei lavoratori agricoli. La frammentazione del Paese sarebbe un grosso ostacolo
alla creazione di un'agricoltura sostenibile e unitaria, che dovrebbe invece
essere supportata da politiche nazionali coese e coordinate.
Intervistatore: In conclusione, cosa ci insegna la
Costituzione rispetto alla tutela dell'ambiente e al ruolo che l'agricoltura
deve giocare per il futuro?
Dott. Antonio Bruno: La Costituzione, soprattutto con le
recenti modifiche, ci ricorda che la tutela dell'ambiente non è solo una
questione di sopravvivenza, ma di convivenza. L'agricoltura ha il compito di
prendersi cura della terra in modo sostenibile, e questo non riguarda solo il
presente, ma anche le generazioni future. Il nostro compito, come agronomi e
cittadini, è assicurarci che l'agricoltura non diventi solo un mezzo per il
profitto, ma uno strumento per proteggere la biodiversità, la salute del suolo
e il benessere delle persone. La Costituzione ci offre la cornice giuridica per
farlo, ma tocca a noi applicarla con responsabilità e lungimiranza.
Intervistatore: Grazie mille per la sua disponibilità,
Dottor Bruno.
Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi.
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