Tra le leguminose da granella, il cece è una delle specie di
più antica coltivazione; le più remote tracce di utilizzazione di questa specie
risalgono a oltre 7400 anni fa nell’attuale Turchia, come provato da
ritrovamenti archeologici, mentre testimonianze successive di questa specie
sono state trovate in diversi siti neolitici del Medio-oriente, in Irak (dal 4°
millennio avanti Cristo), nella civiltà egizia (dal 2° millennio a. C.), in
India (dall’inizio del 2° millennio a. C.) e in Grecia (dall’8° secolo a.C.).
La specie è originaria dell’Asia occidentale, a partire
dalla quale si è diffusa a ovest nell’area mediterranea e ad est nel
subcontinente indiano; solo in tempi molto più recenti ha raggiunto dal Mediterraneo
il continente africano, diffondendosi soprattutto in Etiopia. Nel corso del 16°
secolo il cece fu introdotto nelle Americhe ad opera dei conquistatori spagnoli
e portoghesi. Ultimo continente ad essere raggiunto da questa coltura, in tempi
relativamente recenti, è l’Australia.
Attualmente (dati FAO 1998) il principale bacino di
produzione del cece è costituito dall’India, con 6,2 milioni di t annue, pari a
circa il 69% della produzione mondiale (8,9 Mt); altri Paesi grandi produttori
di cece sono: Pakistan (8,6% della produzione mondiale) e Turchia (6,7%), seguiti
(con valori compresi tra il 3 e il 2%) da Iran, Messico e Australia.
In Europa, l’unico Paese a realizzare una consistente
produzione di cece è la Spagna, con circa 66 mila t annue (0,7% della
produzione mondiale), seguito (a notevole distanza) dall’Italia, con poco più
di 4 mila t annue. Quest’ultimo valore è l’attuale risultato di un notevole
declino delle superfici dedicate nel nostro Paese a questa specie nell’ultimo
trentennio (dati FAO).
Il Cece “Sultano”
Il Cece “Sultano” è una cultivar del “cicer arietinum”,
pianta erbacea annuale della famiglia delle leguminose originaria del Medio
Oriente e coltivata da tempo immemore in tutto il bacino del Mediterraneo.
Presenta piccoli semi lisci di forma sferica e di colore giallo paglierino
dalle notevoli qualità organolettiche.
Sono molto ricchi di amido e contengono anche buone quantità
di fibre e vitamine A e C, oltre alle saponine, sostanze che aiutano
l’organismo ad eliminare il colesterolo dall’intestino.
Il Cece Sultano ha la peculiarità di essere un seme piccolo,
saporito e si cuoce rapidamente, di eccellenti caratteristiche, di sapore e di
finezza della pelle, dovute alla varietà, al metodo di coltivazione e
soprattutto ai terreni in cui vengono prodotti, si distingue nettamente dagli
altri che comunemente si possono trovare in commercio. Il cece coltivato nel
Salento leccese è una varietà molto rustica e resistente alle fitopatologie. A
queste doti si aggiunge un gusto particolarmente saporito ed una pelle sottile
che in cottura non si stacca (come spesso avviene per i comuni ceci). Le sue
grandi qualità organolettiche gli derivano, oltre che dalla varietà, dai
terreni in cui viene coltivato, terre siccitose, ma ricche di microelementi.
Importanti per il loro apporto di proteine ad alto valore nutritivo, sono il
legume più digeribile degli altri, ricchi di vitamina A e C, fibre alimentari,
calcio e ferro, tanto che risulta essere un ottimo ausilio nella prevenzione e
cura dell’osteoporosi. Sono anticolesterolo, indicati nelle malattie
coronariche da ipercolesterolemia, sono indicati per gli ipertesi, gli obesi ed
i sofferenti di malattie circolatorie.
Il cece è coltivato in un territorio in cui terra e il clima
conferiscono particolare dolcezza e morbida consistenza.
Le ricette che utilizzano il cece sono semplici ma richiedono
una cura nella cottura tale da renderli particolarmente e sensualmente teneri.
L’aggiunta poi dei profumi mediterranei quali il rosmarino,
l’aglio e l’alloro impartiscono all’insieme un aroma ed un gusto garbato ed
inconfondibile.
In cucina sono protagonisti nella preparazione di minestre e
zuppe tipiche, purèe e creme, lessati possono essere assaporati da soli conditi
con l’olio di oliva. Si accompagnano anche molto bene ai piatti di pesce.
Il miglioramento
genetico del cece
Il miglioramento genetico del cece (Cicer arietinum L.), ha
subito un rallentamento negli ultimi decenni in conseguenza delle abitudini
alimentari che si sono orientate più verso fonti proteiche di origine animale.
Da alcuni anni si assiste a una rivalutazione di questa coltura sia da parte
degli agricoltori sia dei consumatori. Entrambi però, esigono varietà in grado
di garantire produttività e standard qualitativi adeguati.
Nell'annata agraria 2013/14 sono state condotte due prove
sperimentali, una in regime di agricoltura convenzionale e l’altra in regime di
agricoltura biologica, nelle quali sono stati confrontati 15 genotipi di cece
(varietà commerciali, ecotipi locali e linee) che si differenziano per le
caratteristiche morfologiche del seme, la precocità di fioritura e maturazione
e per la provenienza.
I risultati ottenuti hanno evidenziato un'ampia variabilità
produttiva tra sistemi di coltivazione e genotipi. In generale, la resa in seme
non è stata elevatissima considerato l'andamento climatico caldo e piovoso che
ha favorito lo sviluppo dell'apparato vegetativo, dell'antracnosi e delle erbe
infestanti (specie nel sistema biologico). Il cece coltivato con il sistema convenzionale
ha fatto registrare una produzione di seme doppia rispetto a quello biologico (1.31
vs 0.66 t ha-1). Alcuni genotipi si sono mostrati più suscettibili
all'antracnosi, altri molto resistenti.
In conclusione, nel primo anno di prova si è ottenuto da un
lato di caratterizzare il materiale genetico e dall’altro di confermare le
principali problematiche nella coltivazione del cece, e cioè il controllo delle
infestanti, specie in biologico, e dell'antracnosi. Questi risultati, insieme
alle determinazioni in corso sulle caratteristiche qualitative e nutrizionali
potranno fornire un valido supporto in futuri programmi di breeding, per
l’ottenimento di varietà di cece migliorate per produttività e caratteristiche
nutrizionali.
Testimonianze:
Primo contadino
Ho seminato 1 ettaro di ceci ne ho raccolto 20 quintali ho arato il terreno
in estate e a primavera ho fresato il terreno e alla meta di aprile con una
macchina trainata dal mio motocoltivatore ho seminato circa 3O kg di semi
grandi.
Ho effettuato due sarchiature a mano ossia con una zappetta
a spinta manuale per togliere le erbacce e trebbiato con un contoterzista il 23
agosto. Poi con un po’ di pazienza a mano ho ventilato i ceci e venduti a
privati a 4 Euro al kg ricavando 8mila euro.
Secondo Contadino
Io quest'anno ne ho seminato 15 di ettari a cece.
Metà con preparazione del terreno con aratro a due vomere e
profondità di circa 30 cm e due ripassi con thiller, e l'altra metà con un solo
ripasso con thiller.
Poi ho seminato 200 kg x Ha di cece e coperto il cece con
una barra a strascino. Ho provveduto a pacciamare per controllare la crescita
delle erbe spontanee.
Non ho utilizzato concimi.
Comunque la giusta dose per sopperire alle esportazioni
della coltivazione è di 40 unità di fosforo ad ettaro.
Nei terreni poco dotati di azoto la coltura si avvale di 18
unità di azoto x Ha.
La resa normalmente è variata da 17,5 a 27,5 quintali per
Ha.
La resa è molto influenzata dall'epoca di semina che da noi avviene
tra fine gennaio e prima quindicina di Febbraio.
Per avere un resa alta è importante anticipare l'epoca ai
primi quindi giorni di dicembre.
Normalmente non richiede altro, ma bisogna controllare in
campo che tutto proceda bene.
Per la seminatrice va benissimo quella del grano e diminuire
le dosi a 175 kg x Ha
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