Costruzione solidale dello sviluppo
globale ed equo fra i popoli
La riflessione della FIDAF ed il suo
appello
Luglio 2001 – G8 di Genova
La globalizzazione è un processo
inarrestabile di trasferimento e diffusione di conoscenze, cultura,
informazioni, innovazioni, tecnologie, prodotti, servizi e capitali
su tutto il pianeta. Se ciò avviene alle condizioni di massima
convenienza economica e di minima protezione doganale, vengono
favorite le più competitive combinazioni dei fattori produttivi e i
maggiori ritorni economici. Questo fenomeno, che sicuramente crea
nuove opportunità scientifiche, tecnologiche ed economiche e la più
estesa partecipazione della mente e dell’inventiva umana, per la
produzione di ricchezza non può essere basato su di una filosofia
economico-politica che di fatto finisca per favorire un sistema
produttivo improntato al liberismo deregolato e addirittura
selvaggio.
Solo un “Governo Mondiale nella
democrazia” potrebbe contemperare efficacemente i benefici
dell’economia di mercato con i princìpi di salvaguardia sociale,
di rispetto dei diritti umani e dei valori delle diversità
culturali, della tutela delle risorse naturali e delle esigenze della
sostenibilità ambientale. L’assenza di un tale “Governo” mette
in luce un vuoto preoccupante che giustifica la nascita di:
•movimenti anti-globalizzazione,
rappresentati dal cosiddetto popolo di Seattle, pacifico, ma anche
incline a qualche forma di violenza,
•organizzazioni di solidarietà e di
assistenza (ONG), che operano da tempo in tutto il variegato mondo
dei Paesi in via di Sviluppo (PVS) e anche nei Paesi cosiddetti “in
transizione”.
Nelle società civili dei Paesi
Sviluppati e non, si sta fortunatamente facendo strada il Principio
della Responsabilità Planetaria Individuale. Per una prospettiva di
sicurezza per le generazioni attuali e per quelle future, occorre una
impetuosa mobilitazione delle capacità umane e tecnico-scientifiche
di tutti i Paesi, necessariamente sostenute da adeguate risorse
finanziarie, per innescare un circolo virtuoso capace di
autoalimentarsi.
E’ infatti troppo spesso ignorato il
ruolo della ricerca scientifica pubblica che da sempre è stata
prodiga di conoscenze, formazione e di know-how attinenti un più
equo sviluppo delle popolazioni delle regioni economicamente meno
sviluppate. Si tende, infatti, poiché più lontani dal comune
sentire, ad omettere la scienza e l’innovazione tecnologica dai
fattori del progresso che, come p.e.: telecomunicazioni, informatica,
trasporti, stanno rendendo irreversibile la globalizzazione.
La situazione sociale ed economica del
mondo sottosviluppato indica, e non da oggi, nella povertà,
nell’insufficienza e insicurezza alimentare e nutrizionale, nel
degrado ambientale, nel depauperamento delle risorse naturali ed
energetiche, le emergenze più gravi di questi tempi. Di queste
preoccupanti situazioni l’agricoltura, il settore primario lato
sensu, per le sue deficienze è causa o concausa, ma –
paradossalmente – è anche la soluzione grazie alle sue
potenzialità fondate sulla scienza, sulla tecnica e sulle vaste e
diffuse capacità dei suoi addetti.
L’agricoltura è l’attività
produttiva umana – in confronto agli altri grandi fattori
macroeconomici, imprese e servizi – più soggetta alle influenze ed
alle variazioni fisiche e biologiche occorrenti negli ambienti
terrestri; ma è anche la forma di lavoro umano, quella
insostituibile e fondamentale industria che, attraverso le
biofabbriche, le piante verdi, accumula, utilizza, trasferisce e
trasforma in prodotto l’energia più pulita e gratuita del mondo:
la solare.
All’agricoltura è oggi riconosciuto
un ruolo multifunzionale, dalla produzione vegetale e animale alla
tutela dell’ambiente antropizzato e del paesaggio,
dall’ecocompatibilità alla sostenibilità di una produzione capace
di soddisfare le esigenze dei consumatori, di tutti gli uomini, sia
dei Paesi industrializzati che di quelli in via di sviluppo, dove
vivono 800 milioni di persone con il rischio costante di morire di
fame. In nessun Paese l’agricoltura può essere più concepita come
un’attività residuale a cui riservare il solo ruolo di produzione
di materia prima per uso alimentare e, su scala ridotta, anche
materia prima per uso industriale e farmaceutico. Nei PVS, il decollo
del settore primario si è verificato con un ritardo di almeno un
secolo rispetto ai Paesi economicamente più avanzati. A partire
dagli anni Ô60, la cosiddetta “Rivoluzione Verde” ha consentito
un aumento medio di produttività dei cereali più importanti
(frumento, mais, riso e sorgo) del 2,5% annuo, grazie al ricorso alla
ricerca scientifica ed in particolare alla genetica, all’uso dei
prodotti agrochimici ed all’estensione della irrigazione.
Senza la “Rivoluzione Verde”,
salto epocale, si sarebbero dovuti mettere a coltura – distruggendo
preziose foreste e riducendo le già scarse risorse idriche – altri
1.500 milioni di ettari soltanto per i cereali: una superficie vasta
50 volte la superficie agricola italiana! L’agricoltura intensiva
ad alto impiego di mezzi tecnici non è stata e non è scevra di
conseguenze negative sull’ambiente (acqua, suolo, biodiversità,
desertificazione), sull’assetto sociale e sulla cultura delle
popolazioni rurali nelle varie zone agroecologiche del pianeta.
Tutti gli studi concordano nel
ritenere che, sull’onda del rinnovamento avviato dalla “Rivoluzione
Verde” e dalle nuove agrobiotecnologie, sia attendibile nei
prossimi 20-30 anni il conseguimento di livelli di produzione
agrozootecnica sufficiente a nutrire e garantire la sicurezza
alimentare per tutti i popoli della Terra. Lo sviluppo del capitale
umano e della ricerca scientifica è la condizione indispensabile per
accrescere la produttività, per un ulteriore forte progresso
tecnologico, per una “Rivoluzione Sempreverde”, che coniughi i
necessari aumenti produttivi con la conservazione e l’uso
sostenibile delle risorse naturali e determini e sostanzi uno
sviluppo rurale foriero di miglioramento delle condizioni sociali ed
economiche delle popolazioni agricole che, in molti paesi,
costituiscono la maggioranza dei cittadini.
Dal 2000 al 2025 la popolazione
mondiale crescerà di oltre 2 miliardi di persone e, tenuto conto
dell’esigenza di adeguare il livello alimentare di tutti i popoli,
occorre raddoppiare l’attuale produzione agroalimentare. Per far
fronte a tale fabbisogno, oltre ad una più equilibrata distribuzione
della produzione, si dovrà aumentare la superficie coltivata e/o la
produttività. Il possibile aumento di superficie è molto limitato e
comunque sul piano ambientale non consigliabile. Tale aumento può
contribuire soltanto al 7%, il restante 93% (la quasi totalità) deve
essere fornito dagli incrementi di produzione per unità di
superficie. Come fare? Quali nuove tecnologie?
La risposta non è così semplice. È
l’uomo, con la sua identità culturale e le sue conoscenze
tradizionali, che deve essere posto al centro del progetto di
sviluppo.
La Politica di Cooperazione
Internazionale per lo Sviluppo, se si limita alla cancellazione del
debito, ai mega progetti avulsi dal contesto sociale, al
potenziamento e alla ridefinizione dei compiti degli Enti
sovranazionali (FAO ed altri), non può fornire una risposta adeguata
ai problemi della povertà, della sicurezza alimentare e della
salvaguardia dell’ambiente. Il coinvolgimento dei cittadini sui due
versanti Nord-Sud, le Istituzioni locali, le Associazioni piccole e
grandi, possono e devono diventare le maglie basilari per costruire
una rete di scambio capace di governare la globalizzazione,
contrastandone gli effetti deleteri, e utilizzandone le immense
opportunità per la crescita sociale ed economica di tutti
indistintamente.
Maccarese, 13 luglio 2001
CARTA DI MACCARESE (13 luglio 2001)
FIDAF (Federazione Italiana Dottori in
Agraria e Forestali), consapevole, anche per memoria storica, dei
problemi inerenti le grandi emergenze dell’umanità, povertà,
fame, malattie, diritti civili, degrado ambientale, depauperamento
delle risorse naturali ed energetiche, ha voluto, nella imminenza
della riunione del G8 di Genova, raccogliere a Maccarese (località
nelle vicinanze di Roma, punto di incontro di ricerca, anche
internazionale con particolare riguardo alla biodiversità,
formazione e attività produttiva agricola) persone sensibili e
competenti per dibattere ed elaborare una proposta in merito.
Le persone riunite a Maccarese fanno
appello ai governanti dei Paesi del G8, a cominciare dall’Italia e
propongono la Carta di Maccarese, articolata secondo i seguenti
principi, linee e parole guida:
1.“globo dei villaggi” per
salvaguardare la ricchezza delle identità culturali e territoriali
dei popoli di questo pianeta, piuttosto che un solo “villaggio
globale” uniformato culturalmente;
2.affermazione della “ruralità”,
intesa anche come capacità imprenditoriale radicata nel territorio,
valore e motore primo dell’innesco dello sviluppo socio-economico;
3.promozione dello sviluppo rurale –
favorendo anche l’accesso alla terra e al credito – primo
strumento per contrastare lo spopolamento delle campagne, il degrado
del territorio e l’urbanizzazione massiccia, madre di baraccopoli;
4.riconoscimento della forestazione,
come elemento insostituibile della difesa dell’ambiente, la lotta
alla desertificazione ed il contenimento dell’esodo delle
popolazioni dalle regioni montane del pianeta;
5.salvaguardia della diversità delle
culture rispetto alla pressione della monocultura consumistica e
invadente delle città-metropoli;
6.promozione di consumi consapevoli e
responsabili piuttosto che corsa al consumismo indotto in modo
ossessivo (accanimento consumistico);
7.sostegno a ricerca, formazione e
divulgazione attinenti il miglioramento delle colture locali, l’uso
razionale delle risorse idriche e del suolo, la tutela e la
valorizzazione della biodiversità delle piante e degli animali;
8.accesso alle conoscenze tecnico
scientifiche, in un quadro di compatibilità etica e morale, che
possono portare sollievo alle emergenze suddette;
9.sviluppo di rete di “gemellaggi tra
comunità/villaggi” delle società avanzate ed emergenti;
10.mobilitazione delle risorse umane e
tecnico-scientifiche per la progettazione e realizzazione di “realtà”
sostenibili, responsabili e rispettose delle diversità culturali,
sociali, biologiche e ambientali.
Le persone riunite a Maccarese fanno
appello inoltre al Capo dello Stato, al Parlamento e al Governo
Italiano affinché:
•la cooperazione per lo sviluppo sia
considerata parte integrante della politica estera e fornisca il
quadro per una efficace moltiplicazione di interventi significativi,
quali i programmi bi -multilaterali, i consorzi intergovernativi;
•siano attivate risorse dirette e
indirette, istituzionali e non, adeguate sul piano finanziario e tali
da promuovere nella società civile una impetuosa mobilitazione delle
capacità umane e tecnico-scientifiche.
•Adesioni:
Rossi Luigi – Presidente della FIDAF,
Scarascia Mugnozza Gian Tommaso – Presidente Consorzio Agrital
Ricerche – Maccarese, Poppi Sergio – Presidente Consiglio per la
Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura Giordano Ervedo –
Professore – Dipartimento Forestale – Università “La Tuscia”
Giorgi Benito – Ricercatore ENEA Sonnino Andrea – FAO Ancora
Giorgio – Ricercatore ENEA Bagnara Domenico –
Agronomo-Ricercatore
Basso Giovanni – Agronomo Bertoni
Giuseppe – Professore Università Cattolica “S. Cuore” Bozzini
Alessandro – FAO Braggio Paolo – Agronomo libero professionista
Brunetti Nicola – Chimico – Ricercatore
Carrano Stefano – Agrital
RicercheColucci Federica – Agronomo – Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali
Di Luozzo Vincenzo – Agronomo libero
professionista Donini Basilio – Agronomo-Ricercatore Guerrieri
Giovanni – Agronomo Iannetta Massimo – Ricercatore ENEA Lomonaco
Fabio – Agronomo – Sviluppo Italia
Lucatello Gian Filippo – Agronomo
libero professionista Marconi Emanuele – Professore Università del
Molise
Mathis Agostino – Dirigente ENEA
Menafra Francesco – Dirigente Ministero Attività Produttive
Paolinelli Franco – Agronomo Picchi
Antonio – Economista agrario Porceddu Enrico – Professore –
Università “La Tuscia” Porfiri Oriana – Agronomo libero
professionista Ravà Pietro – Agronomo tropicalista Santoro Nicola
– Giornalista Schiavone Panni Maurizio – Agronomo – Sviluppo
Italia Sorrenti Domenico – Ministero Affari Esteri
Tarsitani Luciano – Agronomo
Tomassetti Giuseppe – Dirigente ENEA Vita Gianni – Ricercatore
ENEA
Vedana Cecilia – FORMEZ Ceccarelli
Annalisa – APRE Giuliano Giovanni – Ricercatore ENEA Benvenuto
Eugenio -Ricercatore ENEA Dini Mario – Prof. Univ. Firenze
Trifiletti Filippo – CONFAGRICOLTURA Laneri Ugo – Ricercatore
ENEA Pizzichini Massimo – Ricercatore ENEA Porta-Puglia Angelo –
Istituto Patologia Vegetale Olivieri Angelo – Univ. Udine Castelli
Maurizio – Presidente Associazione Dottori in Agraria e Forestali
di Mantova Lucioli Luana – ASL Roma Magini Mauro – Ricercatore
ENEA Ajmone Marsan Paolo – Università cattolica Piacenza
Triglia Antonio – FORMEZ Zaniboni
Evaristo – Imprenditore agricolo Baroncini Claudio – IRCE
Federighi Tiziano – Consorzio Train
Kosturkova Georgina – Genetista, Bulgaria Innocenti Franca –
Casalinga, Imola Boesso Annamaria – Casalinga, Roma Mantovani
Giovanni – ENPAIA Filippi Pierluigi – Coldiretti
Cella Agostino – Spazio Verde
Bassani Luigi – ENPAIA Lucretti Sergio – ENEA Testa Gabriele –
Presidente Associazione Provinciale di Bologna Giannantoni Ugo –
Presidente del Consorzio della Bonificazione Umbra
Commenti pervenuti: Min. Plen.
Giandomenico, Sergio Dompé, Agostino Mathis, , Paolo Braggio
Joint construction of peoples’ global
and fair development
FIDAF ideas and call
Globalization is a relentless process
of transfer and spread of knowledge, culture, information,
innovation, technologies, products, services and capitals all over
the planet. If all this occurs at conditions of both highest economic
convenience and minimum custom protection, favoured will be the most
competitive combinations of productive factors, as well as the best
economic returns.This phenomenon surely creates new scientific,
technological and economic opportunities and the widest contribution
of the human mind and imagination. However, the production of wealth
cannot be based on a economic and political philosophy ultimately
favouring a productive system based on a deregulated, if not wild,
liberalism.
Only a “World Government in
democracy” could effectively conciliate the market economy benefits
with the principles of social safeguard, of respect of human rights
and values of cultural diversity, as well as of protection of
natural resources and of the requirements of environmental
sustainability. The absence of such “Government “ points out a
worrying gap which justifies the origin of:
•Anti-globalization movements,
represented by the so called people of Seattle, pacific although
showing inclination to some kind of violence;
•Organizations for solidarity and
assistance (NGO), operative after a long time in all the multiform
world of the Developing Countries, as well as in the so called
countries “in transition”.
In the societies of the Developed and
Non-developed Countries, a Principle of Individual World
Responsibility is fortunately making its way. For a perspective of
safety for both the present and future generations, a strong
mobilization of human and technical-scientific skills in all
Countries is needed, duly supported by adequate financial resources,
in order to trigger a virtuous circle capable of self-feeding.
In fact, all too often the role of
public scientific research is ignored, although always source of
knowledge, training and know-how, linked to a more equitable
development of populations in the economically less developed
region. Indeed, there is now a tendency to disregard, in as much as
farther from the popular feeling, science and technological
innovation as factors of progress, although they are contributing ,
along with telecommunications, informatics, transports, etc., to
making globalization irreversible.
The social and economic situation of
the developing countries identifies now, as much as in the past, the
alimentary and nutritional insufficiencies, the environmental decay,
the impoverishment of natural and energetic resources as the most
serious emergencies of our time. Agriculture, or, at large, the
primary sector, is the cause, or one of the causes of this reality.
But it is also, paradoxically, the solution of it, thanks to its
potentialities based on science and the vast and widespread skills
of its operators.
As compared to other great
macro-economic factors, enterprises and services, agriculture is the
human productive activity most prone to influences and physical and
biological variations occurring in terrestrial environments. It also
represents, however, that irreplaceable and fundamental industry
which, through
the bio-factories, i.e., the green
plants, accumulates, utilizes and transfers into a product the
cleanest and cheapest energy in the world: the solar energy.
Today, a multi-functional role is also
recognized to agriculture: from animal and plant production to the
safeguard of human environment and the countryside, from the
eco-compatibility to the sustainability of a production capable of
meeting the needs of all consumers, in industrialized countries as
well as in the developing ones, where 800 million people live under
permanent risk of starving to death. In no country agriculture can be
any longer conceived as a residual activity with the only role of
producer of raw material, primarily for food and, on a smaller scale,
for industry and pharmaceutics. In the Developing Countries, the
take-off of the primary sector has taken place at least a century
later than in the economically most advanced Countries. Starting
from the Sixties, the so called “Green Revolution” has consented
an average increase in productivity of the most important cereals
(wheat, corn, rice and sorghum) of 2,5% per year, thanks to
scientific research (particularly genetics), the use of
agro-chemical inputs and the spread of irrigation.
Without the “Green Revolution”, a
true milestone, an area 50 times as much as the entire Italian
farming land should have been converted into arable land, of which
1500 million hectares only for cereals, dooming to destruction
precious forestry resources and further reducing the already scarce
water resources. A highly intensive agriculture with large use of
technical inputs has not been, and is not, without negative
consequences on environment (water, soil, biodiversity,
desertification), on social equilibrium and on culture of rural
populations in all agro-ecological areas of the planet.
All studies agree that, as an effect of
the revival promoted by the “Green Revolution” and by the
agro-biotechnologies, it can be expected that, in the next 30-40
years, levels of plant and animal production can be attained,
sufficient to feed and guarantee food supplies for all peoples of
the planet. The development of human resources and of scientific
research is the basic requirement for increasing productivity and for
a further strong technological progress. In a word, for an “Evergreen
Revolution” capable to combine the needed productive increase with
the conservation and sustainable use of natural resources. It shall
also determine and strengthen a rural development leading to an
improvement of social and economic conditions of farmers, which, in
many countries, represent the majority of the population.
Between 2000 and 2025, the world
population will increase of other 2 billion persons. Considering the
need of
equalizing the food level for all peoples, a doubling of the present
food production will be needed. In order to face this task, besides a
better distribution of the production, an increase of arable land
and/or productivity will be necessary. The former presents serious
limits and, at any rate, is not advisable from an environmental point
of view . Besides, it could only contribute a 7 per cent of the
needed increase. The remaining 93 per cent will have to be the result
of an increase of productivity. What to do and how?
There is no simple answer. It is the
man, with his cultural identity and his traditional knowledge, to
have to be put at the center of the project of development.
A policy of International Cooperation
for Development confined to debt remission, mega-projects having no
connection with the social reality, and a strengthening and
redefinition of aims of international organizations (FAO and others)
cannot offer an adequate response to problems of poverty, food
security and environmental safeguard. An involvement of citizens in
both southern and northern regions of the planet, as well as of the
local institution and the small and large Associations, can and must
become the basic structures to build a network of exchange capable to
govern the globalization, countering its deleterious effects and
utilizing the immense opportunities for social and economic growth
for all.
Maccarese, July 13 2001
The Maccarese Manifesto
The FIDAF (Italian Federation of
Agriculture and Forestry Graduates), aware, also for historical
memory, of the problems related to the great emergencies of
humanity, poverty, hunger, diseases, civil rights, environmental
decay, impoverishment of natural and energetic resources, at the eve
of the G8 Meeting in Genoa wishes to convene to Maccarese (a site
near Rome known as a meeting point also at international level,
particularly relative to biodiversity, training and farming activity)
sensitive and qualified people in order to debate and elaborate a
proposal on the subject.
Persons gathered in Maccarese address
an appeal to the rulers of the G8 countries, starting with Italy, and
propose the “Maccarese Manifesto”, worded according to the
following principles and guidelines:
1.“globe of the villages” in order
to safeguard the wealth of the territorial and cultural identities of
peoples of this planet, rather than a single “global village”
culturally uniformed;
2.assertion of “rurality”, also
intended as entrepreneurial capacity rooted in the territory, value
and primary engine for the triggering of a socio-economic
development;
3.promotion of the rural development –
also favouring the access to land and credit – primary instrument
to counter the country depopulation, the decay of the territory and a
massive urbanization, origin of slums.
4.recognition of forestation as
irreplaceable factor in the defense of the environment, the struggle
against deforestation and the restraint of population exodus from the
mountainous regions of the planet;
5.safeguard of crop diversity in front
of the pressure of a consumeristic and invasive mono-culture in large
metropolitan cities;
6.encouragement of responsible and
conscious consumption, rather than a rush to consumerism obsessively
induced;
7.support to research, training and
spread of knowledge related to improvement of local cultures, a
rational use of soil and water resources, the safeguard and
development of biodiversity in plants and animals;
8.access to technical and scientific
knowledge, in a frame of ethical and moral compatibility, in order to
relieve the aforementioned emergencies;
9.development of networks of “twinnings
between communities/villages” of developing and advanced societies;
10.mobilization of human and technical
and scientific resources to project and realize sustainable
“realities”, responsible and respectful of cultural, social,
biologic and environmental diversities.
People meeting in Maccarese further
appeal to the Chief of State, the Parliament and the Italian
Government to the end of:
•Considering the cooperation for
development an integral part of the foreign policy, able to supply a
frame for an effective multiplication of meaningful interventions,
such as the bi-multilateral and the intergovernmental consortia;
•Activating direct and indirect
resources , both international and national, financially adequate and
capable of promoting in the society a strong mobilization of human
and technical and scientific resources.
Maccarese, July 13, 2001
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