Disastro Xylella, prospettive
oltre il danno.
Un problema agricolo, sociale, ambientale e culturale
CONFERENZA
STAMPA
Venerdì
29 luglio 2016, ore10.30
Hotel Hilton Garden Inn - Lecce
Premessa
Da circa tre anni la
preoccupazione degli operatori agricoli e l'attenzione dell'opinione pubblica
del Salento sono rivolte in massima parte alla problematica connessa al
disseccamento rapido dei nostri olivi, causato dal diffondersi del batterio da
quarantena Xylella fastidiosa.
L'insediamento del batterio Xylella fastidiosa nel Salento è senz'altro un disastro agricolo,
ma anche sociale, ambientale e culturale.
Le soluzioni che la
Commissione Europea ha inteso fin qui adottare per affrontare la minaccia di Xylella fastidiosa come un patogeno
delle piante, chiedendo misure di gestione e di contenimento, si scontrano con
la realtà della nostra olivicoltura.
Le piante di olivo
nel Salento hanno rappresentato da sempre la ricchezza del territorio
esprimendo valori economici-produttivi, ma anche sociali, ambientali e
culturali.
Per tale motivo le
strategie di controllo del parassita devono andare oltre gli aspetti
tecnico-economici, considerando, quindi, anche quelli sociali, ambientali e
culturali.
Considerazioni
tecnico-scientifiche
Al momento, dal punto di vista
tecnico-scientifico, le uniche certezze sulle quali concordano tutti gli
studiosi ed esperti del settore sono:
a) mai nel Mondo una
pianta infetta da Xylella fastidiosa
è sopravvissuta all'infezione; ciò sembra non lasciare nessuna speranza ad
interventi curativi, alcuni dei quali prospettati con non poca fantasia.
Fra l'altro, la percezione dello stato di
infezione avviene soltanto ad un livello avanzato di manifestazione dei
sintomi, per non parlare poi della difficoltà di affidare all'endoterapia
l'introduzione e la diffusione di una sostanza curativa all'interno dello
xilema di un olivo secolare.
Ne deriva, al momento, l'assoluta inutilità
di lasciare in piedi una pianta certamente malata o addirittura morta;
b) mai in un'area nella
quale Xylella fastidiosa si è
insediata è stato possibile eradicare il batterio. Quindi ne consegue che il
Salento sia condannato a convivere con il batterio;
c) esiste
un'eccezionale diversificazione nel campo degli ospiti delle sottospecie di Xylella fastidiosa (per ora 4, Xf
fastidiosa; Xf multiplex; Xf sandyi; Xf pauca; per un totale di oltre 300
specie).
Il ceppo salentino di Xylella fastidiosa è una variante della sottospecie pauca ed
esclude dall'infezione, fino a questo momento, la vite;
d) Xylella fastidiosa è un batterio limitato allo xylema ed è
esclusivamente trasmesso da insetti xilemomizi appartenenti all'ordine degli
Hemiptera, sottordine Cicadomorpha. Il contrasto a tali vettori è determinante
per contenere il diffondersi dell'infezione;
e) il "Rapporto Xylella" dell'Accademia dei Lincei
del 23 giugno 2016, redatto da un gruppo di lavoro che ha studiato il caso, ha
concluso che "l'agente causale della
malattia è Xylella fastidiosa, una
conclusione che abbiamo accettato come non più discutibile";
f) in generale le buone
pratiche agricole e le cure con prodotti più o meno naturali hanno dato
risultati per la maggior parte negativi. In alcuni casi apparentemente hanno
stimolato la pianta a vegetare, ma dopo pochi mesi la stessa è tornata a
disseccare.
Considerazioni
politiche
Fin dall'inizio di questa "brutta
storia", almeno dal mese di ottobre 2013 quando fu ufficialmente
individuata la presenza del batterio da quarantena Xylella fastidiosa sul nostro territorio, è mancata dapprima la
volontà di costituire una "cabina
di regia" (con la partecipazione dei rappresentanti dei Sindaci della
provincia di Lecce e delle Istituzioni, Enti ed Organismi interessati a vario
titolo alla problematica Xylella), e
successivamente dal 12 dicembre 2014 (data di approvazione della delibera
dell'Assemblea dei Sindaci della provincia di Lecce relativa all'Ordine del
Giorno in merito alla problematica Xylella
fastidiosa) di farla funzionare.
Già in
detta occasione, nell'Ordine del Giorno, fu comunque sottolineato che: "la
situazione si rileva estremamente grave non solo dal punto di vista economico,
sociale, ambientale, paesaggistico, ma anche e soprattutto per le ricadute di
carattere generale che si avranno sull'intera comunità salentina che certamente
coinvolgeranno tutte le attività del territorio".
Provvedimenti
di carattere normativo e giudiziario di maggiore impatto sul territorio
In questi ultimi due anni sono stati adottati
numerosi provvedimenti di carattere normativo e giudiziario, emessi dalla
Commissione e dalla Corte di Giustizia UE, dalla Procura della Repubblica di
Lecce e dalla Regione Puglia.
Fra i più significativi per il loro impatto
sul territorio, vanno segnalati:
- il divieto di impianto di piante ospiti (fra le quali
naturalmente l'olivo) del batterio nelle zone infette (art. 5 - Decisione di
esecuzione (UE) 2015/789 della Commissione del 18 maggio 2015);
Per quanto concerne detta prescrizione,
avendo ormai classificato l'intera provincia di Lecce zona infetta, è evidente
che il batterio Xylella fastidiosa
sub specie pauca non può essere più considerato da quarantena (mentre per l'UE è e resta batterio da quarantena)
ma ormai, a tutti gli effetti, endemico.
Per tale motivo non ha senso impedire la
sostituzione delle piante estirpate con altre piante di olivo o, comunque,
procedere a nuovi impianti di olivo, utilizzando cultivar più tolleranti al
batterio.
Ad
ogni buon conto rimane insoluto un problema fondamentale:
a prescindere dall'equo ristoro per una
pianta di olivo per la maggior parte secolare e in presenza di divieto di reimpianto
e, quindi, di sostituzione di una pianta infetta con una pianta sana di olivo, e
in assenza di vincolo di destinazione delle somme ricevute, quali investimenti possono
essere autorizzati in una azienda agricola? Si corre il concreto rischio di
investire tali risorse in altre attività esterne all'agricoltura;
- l'estirpazione delle piante sane entro un raggio di 100
metri intorno alle piante infette da Xylella
fastidiosa nei focolai esterni alla provincia di Lecce e nella zona
cuscinetto (art. 6 - Decisione di esecuzione (UE) 2015/789 della Commissione
del 18 maggio 2015);
Per quanto concerne
detta prescrizione, per la verità non implementata in larga scala a causa del
sopraggiunto decreto di sequestro
preventivo d'urgenza disposto dalla Procura della Repubblica di Lecce il 18
dicembre 2015 e convalidato con ordinanza del GIP del 28 dicembre 2015,
avrebbe avuto senso solo nella fase iniziale quando fu individuata la presenza
del batterio in un'area circoscritta nei dintorni di Gallipoli.
Molto probabilmente
si sarebbe potuta contenere l'infezione, ma solo attraverso l'immediata
attuazione di misure impopolari.
Ormai l'area infetta è oltremodo vasta e il
paesaggio irrimediabilmente stravolto, senza tener conto che gli insetti
xilemomizi si spostano sia in maniera attiva che in modo passivo (approfittando
di "passaggi" su auto, moto, ecc.);
- la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea
del 9 giugno 2016 che, in merito all'emergenza Xylella fastidiosa, afferma che la Commissione UE può obbligare gli
Stati membri a rimuovere tutte le piante potenzialmente infette dal batterio,
ancorché non manifestino sintomi di infezione, qualora esse si trovino in
prossimità delle piante già infettate.
Questa misura, infatti, si ritiene
proporzionata all'obiettivo di protezione fitosanitaria dell'Unione Europea ed
è giustificata dal principio di precauzione, tenuto conto delle prove
scientifiche di cui la Commissione disponeva al momento della sua adozione
(maggio 2015);
- l'avvio da parte della Commissione UE di una nuova
procedura di infrazione contro l'Italia per i ritardi accumulati nella lotta al
batterio Xylella fastidiosa,
comunicata il 22 luglio 2016 con lettera di messa in mora alle Autorità
italiane (la precedente era datata 11 dicembre 2015), in quanto è
"estremamente importante che l'Italia attui pienamente la decisione UE e
fermi l'avanzare della Xylella";
- il Decreto di dissequestro disposto in data 28 luglio
2016 da parte della Procura della Repubblica di Lecce degli alberi di olivo
oggetto di sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla stessa Procura il 18
dicembre 2015.
Nel Decreto viene sottolineato come sia
venuto meno lo stato di emergenza, rimarcando "i cambiamenti degli scenari
grazie alle buone pratiche agricole attuate in particolare con il rame che
hanno rafforzato lo stato di salute delle piante che hanno reagito al batterio
in particolare nella zona nord".
Il provvedimento conclude sottolineando che:
"non può essere che devoluto alle Istituzioni regionali e nazionali la
rappresentazione in sede europea delle nuove evenienze nella lotta alla Xylella al fine di adottare tutte le
iniziative necessarie per il contenimento del batterio e alla tutela e
salvaguardia del paesaggio salentino";
-
la Legge Regione
Puglia 11 aprile 2016, n. 7 recante la "Modifica all'articolo 1 della
legge regionale 8 ottobre 2014, n. 41 (Misure di tutela delle aree colpite da Xylella fastidiosa)".
L'obiettivo della
norma è di tutelare le aree interessate da infezione a causa della Xylella fastidiosa o dal complesso del
disseccamento rapido degli olivi, al fine di evitare possibili speculazioni.
Nello specifico nei
terreni interessati da espianto, abbattimento o spostamento di alberi di olivo,
non possono cambiare per i successivi sette anni la tipizzazione urbanistica
vigente al momento dell'espianto, dell'abbattimento o dello spostamento di
alberi di olivo, né essere interessati dal rilascio di permessi di costruire in
contrasto con la precedente destinazione urbanistica.
La norma è apparsa
subito discriminatoria in quanto impedisce agli agricoltori la possibilità di
cambiare la destinazione d'uso dei terreni con olivi abbattuti per la presenza
del batterio, rispetto ad altri agricoltori che non hanno dovuto subire la
malattia e possono continuare ad ottenere, secondo la legge, modifiche
urbanistiche. I produttori onesti verrebbero danneggiati due volte in quanto
dopo aver subito la malattia e le eradicazioni e non potendo procedere al
reimpianto, non potrebbero neanche chiedere il cambio di destinazione.
Oltre al danno la beffa.
Lo scorso 10 giugno il Consiglio dei Ministri ha
impugnato la suddetta legge in quanto ritenuta incostituzionale perché lede, in
particolare, gli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione che tutelano la libera
iniziativa economica e la proprietà privata, nonché i principi comunitari in
materia di libera circolazione delle persone e di stabilimento.
Conclusioni
L'attività agricola è fondamentale non solo per la
produzione di beni alimentari ma anche per il suo contributo a disegnare il
paesaggio, proteggere l'ambiente e il territorio e conservare la biodiversità.
Da sola,
comunque, l'agricoltura non può determinare lo sviluppo di un territorio.
Diviene fondamentale, quindi, sensibilizzare le Istituzioni, i produttori e
le loro organizzazioni a definire scelte strategiche comuni per il futuro
dell'agricoltura salentina ed iniziare ad immaginare un nuovo modello di
sviluppo del territorio che tenga conto della presenza ormai endemica del
batterio Xylella fastidiosa, con il
quale dobbiamo convivere nella speranza di contenerlo.
Per tale motivo, i cittadini e i produttori
agricoli salentini, unitamente alle
Istituzioni regionali e locali, sia pubbliche che private, dovranno
assumere impegni precisi nel mettere in atto azioni, condotte e scelte che
garantiscano, anche per le generazioni future, da un lato la tutela del
territorio e il diritto al cibo e dall'altro un equo reddito ai produttori
agricoli.
Questo perché la crescita sociale ed economica
di un territorio non può che essere il risultato della convinta adesione della
popolazione e della necessità di collaborazione fra i vari soggetti
interessati.
Per quanto precedentemente riportato ed in
attesa che la ricerca possa giungere nel medio e lungo periodo ad una cura delle
piante infette dal batterio Xylella
fastidiosa, tenendo conto, altresì, che la gestione di detta epidemia deve
necessariamente prevedere anche altre competenze di tipo economico, ambientale,
politico e sociale, è ormai giunto il momento di condividere
UNA NUOVA STRATEGIA PER IL FUTURO DEL NOSTRO
TERRITORIO
In
tal senso uno sforzo è stato già intrapreso lo scorso anno con la "Carta di Galatina", che
dettava gli impegni che intendevano assumere i produttori agricoli, i membri
della Società civile e i rappresentanti delle Istituzioni al fine di:
Salvaguardare il futuro del Salento ed il diritto delle
generazioni future
a vivere in un contesto più sano, equo e sostenibile
In
tale ottica la nuova strategia dovrà prevedere:
a) l'adozione di una legge speciale, finanziata
con specifici fondi straordinari comunitari, nazionali e regionali, finalizzata
ad un progetto unico di sviluppo che coinvolga l'agricoltura e tutte le altre
attività produttive presenti sul territorio, evitando anche che il ristoro dei
danni (se e quando arriverà!) fin qui subiti dalla nostra olivicoltura vada
disperso in mille rivoli;
b) uno specifico progetto di rilancio
dell'olivicoltura salentina attraverso la razionalizzazione degli oliveti
tradizionali, il rinnovamento degli impianti (almeno semi intensivi, 300-400
piante per ettaro) e l'introduzione di nuovi sistemi produttivi.
In
tale ottica sono elementi fondamentali:
- l'autorizzazione al reimpianto degli olivi seccati
o, comunque, colpiti da Xylella fastidiosa con cultivar che risultino
più tolleranti al batterio;
- l'utilizzo dell'irrigazione, anche attraverso
l'impiego delle acque reflue opportunamente
trattate, prevedendo in tal senso la ristrutturazione e il rilancio delle attività dei Consorzi di
Bonifica, attualmente commissariati;
- il sostegno all'aggregazione e
all'organizzazione economica nell'ambito della filiera olivicolo-olearia
attraverso un progetto di rilancio della cooperazione e dell'associazionismo
che preveda, fra gli altri interventi, l'adozione di un unico marchio
commerciale che identifichi il territorio di produzione;
c) interventi di carattere ambientale, paesaggistico
e culturale, quali:
- la
salvaguardia degli olivi monumentali con specifiche azioni di sostegno per
monitorarne l'eventuale patogenicità, prevedendo specifici interventi anche con
la collocazione di reti anti-insetto;
- la predisposizione
nelle aree compromesse di specifici Piani di zona i cui interventi siano
improntati, oltre alla salvaguardia degli interessi agro-economici, anche alla
riqualificazione paesaggistica e alla salvaguardia idrogeologica;
- nelle
aree maggiormente compromesse, oltre al reimpianto con olivi più tolleranti al
batterio, la possibilità di impianto di alberi da frutto delle specie autoctone
(ritorno alla biodiversità) e il rimboschimento (anche di bosco ceduo),
utilizzando i reflui affinati.
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