Estratto
della memoria del socio corrispondente Samuele Pasquali sullo allevamento de'
bachi da seta a cielo scoverto.
jl in dal
1824, primaché fossero noti tra noi i tentativi fatti nella Dalmazia per
allevare i bachi da seta a cielo scoverto e ne fossero pubblicate le analoghe
istruzioni col programma del premio propostone da questo Istituto , il signor
Pasquali guidato dal solo suo genio ebbe la felice idea di far dementativi
dello stesso genere che gli riuscirono piuttosto felici. Tuttavia , prendendone
occasione dal programma anzidetto, nel i829 volle occuparsi di proposito di ciò
che dapprima lo aveva esercitato per puro passatempo. Egli istituì a tal nono
una serie di sperimenti che , essendogli riusciti felicissimi , in seguito
delle verifiche fattene a norma delle istruzioni succennate, più estesamente ripetuti
e confermati nel seguente anno i83o, sulla proposizione di questo Istituto
mossero la clemenza dj S. M. a conferirgli il premio promesso nel Programma consistente
in una medaglia di oro di quelle solite a distribuirsi agl' inventori di nuovi
trovati e di una gra tificazione di ducati cinquanta. Riconoscente a cosi segnalato
benefizio, il signor Pasquali ripetè nel i85i gli esperimenti anzidetti e
quindi in apposita scrittura minutamente espose i metodi da lui praticati e le
giornaliere osservazioni che lo allevamento de' bachi a cieloscoverto li ha
suggerite ed i risultamenti ottenuti. Atte
( 282 )
so la
lunghezza de' particolari che vi sono inseriti , la memoria del signor Pasquali
non potendo esser pubblicata per tenore negli atti del Reale Istituto , si è perciò
creduto conveniente di darne per estratto le notizie che sono sembrate le più
conducenti al conse^guimento dello scopo, che lo stesso erudito autore si ha
proposto e che meglio gioverà divulgare tra i cultori di questo importante ramo
d' industria rurale.
Il primo
sperimento per 1' allevamento de' bachi a cielo scoperto fu dal signor Pasquali
effettuato su di un arboscello di Gelso-moro piantato nell'Orto botanico della
società economica di Lecce. Egli cominciò dal tessere con paglia e giunchi un'
ampia cesta tutto
cingendone
il tronco dell'arboscello nel luogo ove cominciavano i rami, onde porvi gli
animaletti che servir dovevano al suo sperimento ; cosicché avessero potuto a
loro bel agio spaziai visi prima di rampicarsi ai rami per ricercarvi il
nutrimento necessario , e trovarvi un morbito letto se dai rami stessi
venissero bruscamente a cadere. Quindi al di sotto della cesta suddetta cinse
il tronco dell'arboscello con un cencio inzuppato di catrame , onde difendere i
bachi dai ragnatcli , dalle lumache , dagli scorpioni e più di tutto dalle
formiche che ne sono le più terribili nemiche. Ciò fatto nel dì 25 aprile tolse
da una bigattiera dello stesso Orto botanico cento bachi nati da 24 giorni che
dispose sulla cesta, apprestandogli de' minuzzoli di foglie di Gelso bianco
onde nutrirli in quel primo periodo dello sperimento. L' indomani
( 283 )
con
piacevole sorpresa osservò che i bachi poco curando le foglie loro apprestate
si erano rampicati ai rami dell'arboscello e si nudrivano invece delle fra sche
e foglie del medesimo.
Nel giorno
27 aprile , 1' aria essendosi mostrata piucché mai agitata da violentissimo
vento tremò il Pasquali per la sorte de' suoi bachi , ma recatosi perciò nel
giardino , vide con sua meraviglia che men tre il vento piegava e scuoteva per
tutt' i versi i rami dell' arboscello , i bachi vi si tenevano così tenacemente
aggavigliati da non lasciarsene cadere un solo.
Altra più
grave sventura minacciò la rovina dello sperimento nel giorno 3 maggio per lo
rapido abbassamento di temperatura che provò 1' aria e che insieme coll'
arboscello in discorso ricoprì tutta la campagna di gelate brine. Accorse il
Pasquali ad osservare in
sul
mattino lo stato de' suoi bachi. Egli li trovò tuttora assiderati dal freddo,
ma non poté sul momento assicurarsi dell' effetto che quel sinistro accidente
operato ne avesse ; tuttavia gli parve osservare che la maggior parte de' suoi
bachi tollerato ne avesse l' aspro
cimento.
Anche al disagio di una dirotta pioggia sopravvenuta in quei giorni camparono i
bachi; cosicché presone animo maggiore altri ne aggiunse dalla bigattiera il
Pasquali fino al numero di 9o: cosicché tutt' i bachi assoggettati a questo
primo sperimento ammontarono a igo. Successivamente non avendo mancato di tener
dietro al progressivo andamento de'
suoi
bachi, ebbe la soddisfazione di vederli applicarsi
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alla
costruzione de' loro bozzoli , e quindi gli riuscì alla purtìne di raccoglierne
belli e formati in tal numero da potersene calcolare il rapporto tra essi ed i bachi
adoperati nella ragione del 22 per 100 di perdite.
Sul quale
risultamento il signor Pasquali fa osservare, che quantunque la perdita de'
bachi allevati con questo nuovo metodo possa alle volte trovarsi maggiore di quella
che se ne prova ne' metodi ordinari , tuttavia questo soprappiù di perdita é
largamente compensato
dal
risparmio delle spese e delle fatiche che i metodi delle ordinarie bigattiere
richiedono. Cosi avendone egli replicato lo sperimento ne' seguenti anni, in
quello del 1831 sopra 24o individui, ha dimostrato averne salvato 2i6:
confermando cosi pienamente non solo la
possibilità
della riuscita dell' allevamento de' bachi a cielo scoperto, ma anche la
facilità di procacciarne una quantità di bufoli maggiore aeil' ordinaria.
Ad oggetto
di rendere sempreppiù agevole l' allevamento de' bachi a cielo scoverto, il
signor Pasquali ha corredato la sua memoria di una serie di considerazioni
dirette a chiarirne i dubbi che potrebbero sorgere in cotal disamina ed a
descrivere le norme che
T
esperienza ha mostrato più sicure e convenevoli a rassodarne la riuscita.
Limitandoci a trascriverne que ste ultime, le porgeremo qui appresso
registrate.
1. I
tronchi de' Gelsi che si destinano a simile allevamento debbono condursi all'
altezza di sei in sette palmi, tagliandone i rami a bicchiere, e facendone cadere
i più bassi sulla cesta che ne accerchia il tronco.
( a85 )
2.«. Per
questo allevamento converrà prescegliere gli alberi più prossimi alle abitazioni,
affinché col rumore e cogli spauracchi possano allontanarsene gli uccelli.
3. Per la
scelta delle specie sembra indifferente adoperare i Gelsi-mori o i bianchi, i
selvaggi o i gentili, ovvero quelli detti Morettiano e delle Filippine.
4. Bisogna
porre la maggior cura nel tessere la cesta tra il tronco ed i rami che servir
debbe ad un tempo di letto e di paracaduta pe' bachi.
5. Né
minor cura bisogna avere per allontanare dagli alberi gl' insetti e gli altri
animali che fan la guerra ai bigatti, ricorrendo perciò agli espedienti di sopra
accennati ed a quanti altri ne sapranno suggerire T esperienza e le circostanze
locali.
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